lunedì 31 marzo 2014

Va in porto il piano Gelli – Berlusconi

RenziGelliBerlusconiDopo quasi trent’anni le aspirazioni della P2 e del peggio della società italiana, trovano la loro realizzazione. Berlusconi non era riuscito ad imporle grazie all’esistenza di una sorta di opposizione che dapprima ha lottato contro i progetti del Tycoon, ma via via ha finito per accettarne il nucleo, combattendo il tycoon e la sua corte dei miracoli, come se fossero eccezioni e non il manifestarsi, sotto forma di volgarità ad personam delle idee guida che inoculava al Paese. Ora ci sta riuscendo Renzi che non è miglior imbonitore del maestro, ma non ha più opposizione e tiene per le palle a sua volta una corte di piccoli e mediocri faccendieri della politica, aggrappati alle poltrone e ai privilegi senza i quali sarebbero niente. Ma il suo successo è dovuto anche all’attivo sostegno esterno di un’Europa favorevole ad ogni oligarchia o riduzione della democrazia purché garantiscano obbedienza ai diktat della troika.
Al netto delle continue prese per i fondelli, il piano di impedire con legge elettorale qualsiasi reale cambiamento politico, la sostituzione dei consigli provinciali e del senato con identici organismi però non elettivi, il premierato forte che voleva Berlusconi, il massacro della Costituzione portano chiaramente verso un regime oligarchico, vanamente mascherato dalla persistenza di ritualità democratiche e in perfetta linea con le premesse e gli obiettivi della loggia P2. Del resto che si stia navigando verso una svolta autoritaria per “tenere” il Paese anche con i massacri sociali in atto e il dominio del profitto, non lo dico io ma lo sostengono personaggi
come Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare che sono tra i firmatari di un appello contro questa deriva (lo trovate qui)  di cui riporto un passaggio:“Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti)  a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto. Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato”.

Ciò che manca a questa lucida analisi è il contesto nel quale è andata maturando la svolta di sapore piduista, ovvero la crisi, la presa di potere dei centri finanziari e bancari, la mutazione dell’Europa indotta prima dalla moneta unica e poi dai nuovi rapporti di forza che essa ha creato: come detto fino alla noia in questo blog, la creazione di un masaniello che potesse prendere il posto dell’ormai impresentabile e soprattutto inaffidabile Berlusconi, distruggendo al contempo l’opposizione è nata parecchio tempo fa. Di fatto Renzi non è una creatura autoctona dell’ambiente italiano, ma un drone al cui lancio hanno attivamente collaborato Blair, il governo tedesco e J.P. Morgan, come si può leggere qui. Alla fine la vernicetta del nuovo da esibire agli italiani è stata trovata con la garanzia firmata da Napolitano. E siccome si tratta appunto solo di una leggera copertura i poteri reali hanno messo la mano sotto il burattino e l’hanno animato con estrema facilità.

Questo per dire che un cambiamento  della situazione italiana non può che cominciare dalla messa in crisi concreta degli attuali assetti economici e monetari europei, cosa che la sinistra nelle sue più varie definizioni non sembra affatto cogliere, come è del tutto visibile nei “sovrumani silenzi”della lista Spinelli. “Più Europa” oggi vuol dire di fatto “Più Renzi”. E dunque anche meno democrazia. Purtroppo però i lunghi anni del berlusconismo hanno condizionato molti a vedere Bruxelles come una sorta di scudo e di garanzia contro i progetti del tycoon di Arcore. Chi glielo va a dire che, mutatis mutandis, siamo una docile Ucraina del mediterraneo?


Fonte: ilsimplicissimus
 

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