di Adriano Scianca
Roma, 4 ott – Gli anziani, a volte, dicono cose che ci lasciano di stucco. In taluni casi è perché non hanno più niente da perdere e possono permettersi di dire la verità, in altri è perché sono un po’ rimbambiti. Nel caso di Eugenio Scalfari c’è la tentazione di pensare che siano vere entrambe le cose, sia detto con il rispetto che si deve a colui che è pur sempre stato un ex caporedattore di Roma Fascista. Il suo editoriale di qualche giorno fa sul referendum costituzionale, e più precisamente sul dibattito televisivo tra Renzi e Zagrebelsky, è stato illuminante.
Il costituzionalista, in quella trasmissione, ha rimproverato al premier di voler modificare l’assetto istituzionale italiano in senso oligarchico. Una osservazione che non è andata giù a Scalfari: “L’oligarchia – ha tuonato – è la sola forma di democrazia, altre non ce ne sono salvo la cosiddetta democrazia diretta, quella che si esprime attraverso il referendum.
Pessimo sistema è la democrazia diretta. La voleva un tempo Marco Pannella, oggi la vorrebbero i 5 Stelle di Beppe Grillo”. Come, come? L’oligarchia è la sola forma di democrazia? Ma quindi la critica alla democrazia vecchia di due secoli che le rimproverava proprio di essere un finto sistema partecipativo aveva ragione? È una notizia. O, almeno, è una notizia che lo dica Scalfari. Ma non è un lapsus occasionale. Tutto l’articolo parla di questo.
Secondo Scalfari, “l’oligarchia è la classe dirigente, a tutti i livelli e in tutte le epoche”. Segue pistolotto su Platone, Pericle, le Repubbliche marinare, i Comuni, la Dc, il Pci (è peraltro curioso difendere la democrazia citando Platone, che Popper trattò più o meno da nazista – e i nazisti pure).
Arriva poi il rimprovero bonario all’amico: “Caro Zagrebelsky, oligarchia e democrazia sono la stessa cosa e ti sbagli quando dici che non ti piace Renzi perché è oligarchico. Magari lo fosse ma ancora non lo è. Sta ancora nel cerchio magico dei suoi più stretti collaboratori. Credo e spero che alla fine senta la necessità di avere intorno a sé una classe dirigente che discuta e a volte contrasti le sue decisioni per poi cercare la necessaria unità d’azione. Ci vuole appunto un’oligarchia”.
Bene. Se non altro da oggi affronteremo un nemico che non indossa più maschere di bellezza. Viva la sincerità (e la vecchiaia).
Fonte: Il Primato Nazionale