lunedì 22 luglio 2013

“Svendono l’Italia e la chiamano modernità” Piano privatizzazioni, parla Maurizio Zipponi

Zipponi, Lei più volte, anche su questo giornale,  ha denunciato il progetto governativo di  vendere gli ultimi “gioielli di famiglia” pubblici come Eni, Enel e Finmeccanica. Il ministro Saccomanni, al G20 di Mosca,  ha annunciato che proprio queste aziende sono a rischio privatizzazione a causa della necessità di abbattere il debito pubblico. Ci può spiegare meglio quello che sta accadendo? 
Quello che sta accadendo è che in autunno finiranno praticamente i soldi per tutti: per lo Stato, per le imprese, per le famiglie. Altro che pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, qui sono a rischio gli stipendi pubblici! Andiamo incontro a un periodo drammatico, forse non ai livelli della Grecia,  ma  le conseguenze sociali saranno comunque disastrose e la classe dirigente invece che intaccare i privilegi vuole ancora una volta scaricare il costo della crisi sui ceti più deboli, su lavoratori e pensionati. La vendita di Eni o di pezzi di Finmeccanica è una follia, un modo per distruggere il sistema Italia che aggraverà ancora di più il nostro declassamento industriale rendendoci di fatto una colonia.
Chi si avvantaggerà dell’eventuale vendita di questi asset strategici italiani? 
Sicuramente ne trarrà beneficio l’economia tedesca: la Siemens sembra già interessata allo shopping industriale così come alcune aziende francesi. L’Italia è ormai un immenso supermercato a cielo aperto in cui in saldo si vendono i nostri pezzi migliori come è già accaduto con importanti marchi di moda.

La svendita del nostro patrimonio pubblico non sarà ostacolata nemmeno da quelle aree del Partito Democratico più spostate a sinistra? 
Me lo auguro perché ritengo il Pd un pezzo fondamentale della ricostruzione di un centro-sinistra che sia davvero alternativo alle destre liberiste. Credo che il Pd, in virtù delle sue note divisioni interne, sia destinato a scomporsi anche perché quando in autunno i soldi davvero saranno pochi sarà tempo di scelte: si taglieranno gli stipendi pubblici o si farà una patrimoniale? Non ci si potrà più nascondere dietro un astratto “interesse generale” e i democratici dovranno finalmente prendere una posizione netta.
Il suo partito, L’Italia dei Valori, invece come pensa di poter agire sullo scacchiere politico dato che, nonostante il recente congresso, sembra ancora condannato alla invisibilità almeno mediatica?
In questa fase non mi interessa parlare di partito, ma dell’Italia. Qui c’è in gioco un pezzo fondamentale del nostro futuro: vogliamo rimanere la seconda potenza industriale d’Europa e l’ottava al mondo? Solo dopo aver risposto a questa domanda si può per me parlare di partiti, alleanze e strategie politiche. Destra e sinistra in questo contesto sono parole sempre più svuotate di significato: dobbiamo ripartire da un discorso sull’economia, da un progetto sociale che unisca tutti coloro che hanno a cuore l’Italia. L’Idv in questo senso è pronta a fare la sua parte, portando avanti i nostri temi e le nostre battaglie come quelle sulla legalità, un concetto imprescindibile che non ha nulla a che vedere con il giustizialismo ma piuttosto con la stessa idea di giustizia. In un Paese in cui l’illegalità è pratica di massa ma soprattutto pratica diffusa nelle classi dirigenti il ripristino del principio di legalità è un atto di igiene sociale.

Fonte: glialtrionline.it

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