L'eccidio di Odessa, compiuto dalle bande naziste di Settore Destro il 2 maggio scorso, si sta con le ore rivelando assai più grave di quanto non sembrasse già in un primo tempo. Con il passare del tempo il bilancio delle vittime cresce, man mano che vengono trovati nuovi cadaveri all’interno degli scantinati e dei piani alti della Casa dei Sindacati della città costiera ucraina.
Ciò che appare ormai chiaro è che soltato una parte delle molte decine di vittime è morta arsa viva o soffocata dal fumo a causa dell’incendio appiccato dai fascisti all’edificio all’interno del quale si erano rifugiati gli antifascisti rincorsi da un migliaio di ultras di estrema destra e di miliziani di Pravyi Sektor e della Guardia Nazionale reduci da un incontro di calcio autorizzato dalle autorità nonostante l’evidente pericolo di scontri.
Alcune delle vittime sono state uccise a bastonate mentre tentavano di scappare dall’edificio in fiamme, altre hanno perso la vita lanciandosi nel vuoto dai piani alti del palazzo, altri ancora spinti giù dai fascisti. Ma alcuni dei corpi ritrovati nell’edificio dimostrano che alcune delle vittime sono state assassinate a freddo dai tagliagole di estrema destra a colpi di arma da fuoco, altri sono morti perché gli aggressori gli hanno versato in testa liquido infiammabile e hanno appiccato il fuoco. Una giovane segretaria incinta è stata invece soffocata con il filo del telefono della sua scrivania – un video mostra alcuni ultras che sventolano una bandiera ucraina dalla finestra del suo ufficio dopo l’omicidio - mentre secondo le testimonianze dei medici legali di Odessa alcune giovani donne sarebbero state stuprate prima di essere assassinate.
Alcune delle vittime sono state uccise a bastonate mentre tentavano di scappare dall’edificio in fiamme, altre hanno perso la vita lanciandosi nel vuoto dai piani alti del palazzo, altri ancora spinti giù dai fascisti. Ma alcuni dei corpi ritrovati nell’edificio dimostrano che alcune delle vittime sono state assassinate a freddo dai tagliagole di estrema destra a colpi di arma da fuoco, altri sono morti perché gli aggressori gli hanno versato in testa liquido infiammabile e hanno appiccato il fuoco. Una giovane segretaria incinta è stata invece soffocata con il filo del telefono della sua scrivania – un video mostra alcuni ultras che sventolano una bandiera ucraina dalla finestra del suo ufficio dopo l’omicidio - mentre secondo le testimonianze dei medici legali di Odessa alcune giovani donne sarebbero state stuprate prima di essere assassinate.
Il bilancio dell’eccidio, come dicevamo, rimane ancora incerto. Ieri le autorità locali confermavano 46 morti accertati, ma ben 48 altre possibili vittime mancavano all’appello, e negli obitori giacciono decine di corpi non identificati. Secondo alcune stime il reale bilancio della strage potrebbe essere addirittura superiore alle 110 vittime.
http://contropiano.org/internazionale/item/23801-quel-che-e-accaduto-davvero-ad-odessa
Il governo fantoccio di Kiev tende a ridimensionare l’entità dell’eccidio, affermando che i morti sarebbero ‘solo’ 42 e che comunque la responsabilità dell’incendio dell’edificio sarebbe da addebitare agli stessi antifascisti – definiti naturalmente ‘filorussi’ – che avrebbero prima provocato i manifestanti ‘proMajdan’ e poi avrebbero appiccato ‘per errore’ il fuoco al palazzo non riuscendo poi a scappare in tempo.
Sui media nazionalisti e fascisti ucraini circolano poi notizie di dubbia provenienza che affermano che ‘la maggior parte dei morti di Odessa’ sarebbero non cittadini della località ma stranieri: russi, moldavi, ceceni ecc.
Sui media nazionalisti e fascisti ucraini circolano poi notizie di dubbia provenienza che affermano che ‘la maggior parte dei morti di Odessa’ sarebbero non cittadini della località ma stranieri: russi, moldavi, ceceni ecc.
Fatto sta che basta leggere le cronache dei funerali in corso per rendersi conto della reale identità delle vittime dell’eccidio di venerdì scorso. E non mancano i video che ritraggono gli ultras delle squadre di calcio di Kiev e di Odessa, insieme a militari in divisa della Guardia Nazionale e a estremisti di destra di Pravyi Sektor, ritratti mentre lanciano molotov contro la Casa dei Sindacati, sprangano le porte del palazzo per impedire la fuga dei suoi occupanti o pestare, in alcuni casi a morte, coloro che riescono a scappare dalle fiamme. Significativa una foto che ritrae delle giovani donne mentre preparano con cura le molotov che poi faranno strage di innocenti.
In queste ore, man mano che procedono le penose identificazioni delle vittime da parte dei parenti, si stanno svolgendo infatti i partecipatissimi funerali di quelli che ormai in molti definiscono ‘i martiri di Odessa’. Sono decine di migliaia i cittadini di Odessa e delle località vicine che ormai da lunedì stanno affollando le chiese di una città in lutto.
Lunedì mattina è stata la volta, ad esempio, delle esequie di Vyacheslav Markin, deputato del Consiglio Regionale di Odessa. Un’altra delle vittime della strage è il poeta Vadim Negaturov (nativo di Odessa tradotto e pubblicato anche all'estero): estratto vivo dall'edificio, è morto nel reparto di rianimazione di un ospedale della città.
Non si è salvato neanche Andrej Brazhevskij, giovane militante dell'organizzazione di sinistra Borot'ba: era riuscito a scappare dalla Casa dei Sindacati incendiata dai fascisti saltando da una finestra dell'edificio, ma una volta caduto a terra è stato picchiato a morte.
Tra le vittime ci sono, finora, sei donne di età compresa tra i 18 e i 62 anni, di cui due incinte, e anche alcuni ragazzi minorenni. Tra questi il giovanissimo militante della gioventù comunista Vadim Papura. Scrivono dall’Ucraina i suoi compagni:
“Il 2 maggio, nella Casa dei Sindacati di Odessa, è stato tragicamente ucciso il nostro compagno Vadim Papura. Il diciassettenne Vadim era tra coloro che non sarebbero usciti vivi dal rogo della Casa dei Sindacati. Studente al primo anno dell'Università Nazionale di Odessa Mechnikov, attivista del Komsomol e del Partito Comunista d'Ucraina, quel giorno si trovava nel Campo di Kulikovo. Quando arrivò la notizia che ultras si muovevano in quella direzione, non volle scappare e assieme agli altri compagni si è rifugiato nella Casa dei Sindacati. Secondo le parole dela mamma Fatima, Vadim partecipava ad ogni possibile manifestazione e assemblea per le sue idee. Quella del 2 maggio è stata l'ultima. "Mio figlio è morto in quella terribile notte. Non aveva ancora 18 anni. Era lì per lil suo ideale e i suoi principi. E ora non c'è più. Quando hanno dato fuoco alla Casa dei Sindacati, lui era lì dentro. Provando a scappare dal fuoco è caduto dalla finestra. Il mio bambino era là steso a terra con la testa sanguinante".
L’Unione Europea, la Nato, l’Onu, l’Osce, i governi dei singoli stati e i media hanno girato gli occhi dall’altra parte, qualcuno ha flebilmente chiesto una ‘inchiesta ufficiale’ sull’accaduto che probabilmente mai partirà, così come non è partita alcuna inchiesta da parte del governo fascista di Kiev. Intanto, su siti e social network vari, ministro del governo fantoccio e dirigenti di Pravyi Sektor e Svoboda dileggiano i morti, festeggiano ‘la grande illuminazione’ di Odessa e l’eliminazione dei ‘terroristi’. Quando non rivendicano esplicitamente la strage...Fonte: http://contropiano.org/internazionale/item/23787-barbarie-nazista-a-odessa-stupri-torture-e-omicidi-a-freddo