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martedì 3 maggio 2016

Il pollo al cloro è l’ennesima minaccia ai consumatori grazie al TTIP

Se sarà approvato l’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti (TTIP) i polli allevati con antibiotici arriveranno sulle nostre tavole. Questo scenario non viene riportato dagli addetti ai lavori ma è l’inevitabile conclusione di un ragionamento supportato da troppe evidenze. Di diverso avviso sembra invece la riposta del commissario Vytenis Andriukaitis all’interrogazione dell’eurodeputata Mara Bizzotto, che chiedeva spiegazioni su come affrontare il problema degli antibiotici promotori della crescita regolarmente utilizzati negli allevamenti di polli americani, ma vietati in Europa. Nella risposta arrivata il 23 marzo scorso, Andriukaitis ha dichiarato che “il divieto dell’uso di antibiotici come promotori della crescita nell’alimentazione degli animali in tutta l’UE è entrato in vigore il primo gennaio 2006. Sebbene l’utilizzo di tali prodotti continui in alcuni paesi terzi, gli alimenti così prodotti possono essere importati nell’UE soltanto se è possibile dimostrare che non vi sono conseguenze sulla sicurezza alimentare. Gli animali e i prodotti importati nell’UE devono rispettare le prescrizioni dell’Unione sull’assenza di residui di antibiotici e di altre sostanze”. Il Commissario ha concluso dicendo che “gli Stati membri dell’UE sono tenuti a eseguire controlli ufficiali sugli alimenti di origine animale che entrano nell’Unione. Qualora le partite risultino contenere residui superiori ai limiti massimi o residui di sostanze proibite nell’UE, esse saranno respinte”. Basta però decodificare le parole per rendersi conto che se viene approvato il trattato TTIP i polli agli antibiotici saranno una realtà quotidiana dei prodotti venduti al supermercato.
Chiunque segua il settore sa che importare cosce o petti congelati dagli Stati Uniti non trattati con antibiotici o promotori della crescita è impensabile, anche se quanto dichiarato dal commissario lascia intendere il contrario. La filosofia europea e quella americana sono  contrapposte. Da noi esiste come riferimento il “principio di precauzione”. Negli Usa le regole sono meno restrittive e prevedono l’impiego regolare e su vasta scala di antibiotici come nitrofurani e biochina oltre a promotori della crescita come virginiamicina e zincobacitracina, tutte sostanze vietate in Europa dal 2006 (si stima che il 70% di tutti gli antibiotici distribuiti negli Stati Uniti sia usato negli allevamenti per la profilassi o la promozione della crescita; solo il 10% è usato per curare animali malati, mentre il restante 20% è impiegato nell’uomo; leggi articolo).
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