L’INIZIO DELLA STORIA. A guidare il Centro nazionale Aids in seno all’Istituto superiore di sanità (Iss) che nel 1998 annuncia la scoperta è Barbara Ensoli, la quale affermava che il suo team di ricerca aveva scoperto come ottenere un vaccino sia preventivo che terapeutico tramite una proteina virale, la Tat. Tra a la fine del 2003 e l’inizio del 2004 prende quindi avvio la fase di sperimentazione, che coinvolge il Policlinico Umberto I di Roma, l’Istituto Spallanzani di Roma e il San Raffaele di Milano. Mentre a verificare i risultati è l’Istituto San Gallicano di Roma, la cui guida viene affidata poco dopo a Fabrizio Ensoli, fratello di Barbara. Non esattamente una garanzia di indipendenza.
RICERCHE FLOP E FINANZIAMENTI PUBBLICI. Pochi mesi dopo, mentre le ricerche sono ancora in corso, il team guidato dalla Ensoli annuncia che i test stanno dando “risultati esaltanti”. Così, nel 2005 il ministro della Sanità Francesco Storace attiva un finanziamento di 21 milioni di euro, seguiti da un altro finanziamento da 28 milioni concesso dal ministero degli Esteri, per attivare una seconda fase di sperimentazione in Sud Africa. La sperimentazione sul vaccino terapeutico (efficace sui sieropositivi) è tuttora in corso, mentre quella sul vaccino preventivo, teoricamente in grado di impedire di contrarre l’Hiv alle persone sane, è stata improvvisamente bloccata il 24 marzo 2014, quando si è scoperto che una delle proteine utilizzate, la Env (prodotta della multinazionale Novartis), era “non conforme alle linee guida europee sulle sperimentazioni”.
L’ENNESIMO SCANDALO ALL’ITALIANA. Quindi, ricapitolando: lo Stato ha finanziato per 16 anni la ricerca del vaccino, e ora l’unica parte dei brevetti potenzialmente remunerativa e utile per i malati (quella sul vaccino terapeutico) è stata ceduta a costo zero ad una società privata posseduta dalla stessa direttrice della ricerca. A chiedere di far luce sulla vicenda è ora Vittorio Agnoletto, già europarlamentare e fondatore della Lega italiana per la lotta all’Aids (Lila), che ha pubblicato una lettera aperta con 10 domande sulla vicenda, rivolte al presidente dell’Istituto superiore di sanità, mentre il Movimento 5 stelle ha presentato un’interrogazione alla presidente della Commissione sanità del Senato, Emilia De Biasi.
Fonte: dolcevitaonline.it