«Il governo Samaras – scrive Marco Santopadre su “Contropiano” – non sembra molto interessato a cambiare rotta rispetto alle sue fallimentari – e criminali – scelte fin qui attuate. L’interesse degli esponenti dell’esecutivo telecomandato da Bruxelles e Francoforte mira più che altro a rimpinguare le casse dello Stato. Come? Estorcendo ai cittadini le tasse e i debiti non pagati, anche a costo di rinchiuderli in una specie di campo di concentramento. Dove – si sa come va il mondo – ovviamente finiranno tanti poveri cristi che allo Stato devono poche migliaia di euro, mentre naturalmente i grandi debitori – grossi imprenditori, armatori, esponenti politici – che in questi anni hanno spostato all’estero le proprie ricchezze, facendosi spesso passare come nullatenenti, la scamperanno, visti gli agganci con l’establishment, la possibilità di pagarsi avvocati di grido e di evitare la punizione elargendo qualche mazzetta quando occorre (l’Italia non è l’unico paese corrotto del continente…)».
La “proposta” sta generando non poche polemiche e proteste nel paese, anche se in molti – spiega Santopadre – sono convinti del fatto che quella del governo è una provocazione, o al massimo una minaccia che in pochissimi casi verrà messa in pratica. Vero obiettivo: spaventare gli insolventi e convincerli a pagare i loro debiti, riempiendo le casse dello Stato con qualche milioncino di euro «da destinare naturalmente non alla sanità o all’istruzione o all’assistenza sociale, ma al pagamento del debito», che in regime di sovranità monetaria non può neppure sfiorare il cittadino, dato che il debito è “coperto” dalla banca centrale. «Se si tratta di uno “scherzo” o di una “provocazione” lo vedremo presto», conclude l’analista di “Contropiano”. Fatto sta che nelle ultime ore il viceministro Kostas Karagkounis è intervenuto di nuovo sulla questione, cercando di minimizzate: niente lager di massa per chi non paga i
suoi debiti con lo Stato, ma piuttosto dei campi di rieducazione fiscale destinati ai recidivi.
Secondo Karagkounis, nelle nuove caserme-prigioni per greci disperati finiranno in pochi: la maggior parte dei “fortunati” che eviteranno il lager fiscale dovranno “semplicemente” portare un braccialetto elettronico, attraverso il quale le autorità potranno controllare i loro movimenti. La ex culla della civiltà occidentale, che inventò la filosofia e la democrazia, grazie alla catastrofe dell’Eurozona precipita definitivamente nel medioevo, l’epoca in cui i sospettati di eresia erano costretti a portare croci ben in vista, cucite sugli abiti. Inclina invece verso il modello schiavistico dei Gulag staliniani la misura più “morbida” che si appresterebbe ad applicare il governo di Atene: i greci impossibilitati a saldare il conto con il fisco dovranno lavorare gratuitamente in speciali “carceri agricole”, dove ogni giorno di lavoro equivarrebbe a due giorni di detenzione. Un “premio” agli schiavi più rassegnati. E un monito agli altri Piigs europei, se è vero che la Grecia è un grande test per misurare su scala ridotta le misure più disumane che domani potrebbero essere estese alla Spagna, al Portogallo e magari anche all’Italia.
Fonte: libreidee.org