mercoledì 4 maggio 2016

Armi biologiche? Sotto il controllo di nessuno

L’impiego di armi chimiche da parte del Daesh dimostra la disponibilità di un arsenale in mano ai terroristi. Si tratta di un pericolo limitato alle regioni sotto controllo del Daesh o rappresenta una minaccia globale?

Le notizie riguardanti attacchi chimici a firma dei tagliagole non possono che incutere terrore fra l'opinione pubblica e assumere toni eclatanti nei media, ma quanto è probabile un attacco terroristico di tipo chimico in Europa? Secondo il professore Trifirò non si tratterebbe di un pericolo globale, bensì limitato a determinate regioni in mano ai terroristi.
"Le armi chimiche sono sotto controllo dell'OPAC, mentre le armi biologiche non sono sotto il controllo di nessuno, come quelle nucleari. Lì ci vedo un grande pericolo",
sottolinea in un'intervista rilasciata a Sputnik Italia il chimico Ferruccio Trifirò, professore emerito all'Università di Bologna, unico esperto italiano nel Comitato scientifico dell'Organizzazione per la proibizione di armi chimiche, l'OPAC.
— Professore Trifirò, le armi chimiche a suo avviso oggi sono una vera minaccia per il mondo?
— No, non credo che siano una minaccia. Innanzitutto la gran parte delle armi chimiche, un 90%, è già stato distrutto. Per i terroristi fare armi chimiche non è così facile, quindi non la vedo come una grande minaccia in questo momento. Le industrie chimiche devono essere sotto controllo come lo sono oggi.
— I terroristi del Daesh però sono in possesso di armi chimiche. C'è chi non esclude il rischio di attacchi chimici anche in Europa. Secondo lei non è un rischio reale?


 
— Si sa che sono rimaste delle armi chimiche in Iraq, le quali ora si trovano sotto controllo dei terroristi. Queste armi erano state immagazzinate, ma non sono mai state distrutte, sembra che si tratti di mille tonnellate e pare si trovino in una zona controllata dai terroristi dell'ISIS. Questo senz'altro può rappresentare un vero pericolo in quella determinata zona. A mio avviso però non si tratta di un pericolo globale. I terroristi potrebbero comunque utilizzare benissimo quelle armi chimiche.

— Questo pericolo lei lo vede limitato a quella precisa zona? È un rischio che non minaccia l'Europa?
— A mio avviso è un pericolo limitato a quelle zone dell'Iraq. In Europa ci sono altri pericoli ben più probabili che quello delle armi chimiche.
— Le armi chimiche siriane furono trasportate proprio al porto di Gioia Tauro. Qual è il ruolo dell'Italia all'OPAC e nella distruzione di armi chimiche?
— Io sono membro scientifico dell'OPAC. L'Italia è presente in molte commissioni, dà un importate contributo nel settore dell'eliminazione delle armi chimiche. Le industrie chimiche italiane sono sotto controllo dell'OPAC.
Il problema grosso sta nella differenza fra le armi nucleari, le armi biologiche e quelle chimiche. Le armi chimiche sono sotto controllo dell'OPAC, mentre le armi biologiche non sono sotto il controllo di nessuno, come quelle nucleari. Lì ci vedo un grande pericolo. Invece le industrie chimiche in tutto il mondo sono ben controllate.
C'è un legame molto stretto fra il personale dei ministeri italiani e l'OPAC, fra la nostra Ambasciata e l'OPAC all'Aia. C'è un buon rapporto. L'Accademia delle Scienze di Bologna è un'organizzazione non governativa, che fa parte dell'OPAC ed è l'unica italiana presente in quel contesto. Abbiamo organizzato molti congressi e convegni, io personalmente mi sono molto interessato al processo di trasferimento di armi chimiche dall'Iraq in Italia, cercando di tranquillizzare l'opinione pubblica, perché me ne intendevo e di rischi non se ne correvano.
— Qual è l'importanza della collaborazione fra l'Italia e la Russia nel contesto dell'OPAC?

— La Russia è membro nel comitato scientifico di cui io faccio parte, c'è un rappresentante russo e uno ucraino. Sono membri fissi fin dall'inizio. Ecco, loro hanno ancora armi chimiche non distrutte, come anche gli americani. Il motivo è che ne hanno tantissime, le hanno distrutte per un 80-90%. C'è da tenere conto che ci sono dei problemi di costi, distruggere le armi chimiche non è per niente facile.

I costi sono molto elevati e ci sono problemi legati alla sicurezza. La Russia collabora fin dall'inizio in questa direzione comunque.
Inoltre nel contesto delle armi chimiche siriane passate sotto il controllo internazionale la Russia ha giocato il suo ruolo determinante. All'interno dell'OPAC con i suoi chimici Mosca collabora in maniera completa.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.


Fonte: it.sputniknews.com 



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