“Sono state emozioni fortissime, perché non pensavamo più di riuscirci!”, descrive così le sue sensazioni il sub genovese Massimo Domenico Bondone dopo il ritrovamento del sommergibile inglese P311, rimasto sul fondo del mare sardo per 73 anni.
Davanti all'isola Tavolara nel pieno della II Guerra mondiale è affondato il sommergibile inglese con a bordo 71 marinai, di cui dal 1943 non c'erano più notizie… fino a qualche giorno fa. Il sub Bondone con il supporto tecnico dell'Orso Diving Club dopo diversi tentativi, quasi rassegnatosi, ha finalmente ritrovato a 100 metri di profondità il relitto, praticamente intatto.
Gli echi della II guerra mondiale arrivano fino ai giorni nostri. Tuttora vengono ritrovati, su quelli che erano all'epoca i campi di battaglia, resti delle vittime o dei semplici elmetti, degli oggetti come a ricordarci quei momenti di immane tragedia.
Il sommergibile della Royal Navy era in missione per mettere fuori uso gli incrociatori Trieste e Gorizia, il destino ha fatto sì che dopo 73 anni proprio un italiano abbia ritrovato il relitto, un vero cimitero di guerra. Il cerchio si è chiuso, le famiglie dei marinai inglesi, che ora sanno dove giacciono i loro parenti deceduti in guerra, hanno già espresso la loro gratitudine per quest'importante scoperta al sub italiano. Sputnik Italia ha raggiunto per una testimonianza il protagonista del ritrovamento, Massimo Domenico Bondone.
© FOTO: MASSIMO DOMENICO BONDONE
Corrado Azzali, Massimo Domenico Bondone, Luca Magliacca
— Massimo, come ha trovato il sommergibile inglese P311 sui fondali sardi?
— L'ho trovato perché avevo in programma un viaggio per immersioni in Sardegna, sono venuto qui per tanti anni, poi sono stato assente per oltre 15 anni. Poi ho voluto fare qualcosa di nuovo, ho iniziato a fare qualche ricerca storica sui relitti mai ritrovati, quelli più sconosciuti. Il primo è stato proprio questo sottomarino, perché adesso sto facendo un viaggio da nord a sud partendo da Genova, dove vivo. Sono partito in barca, un grosso gommone Zodiac e la prima tappa era proprio qui in Sardegna.
— Che emozioni ha provato trovando il relitto sui fondali marini?
© FOTO: WIKIPEDIA
Il sommergibile inglese P311
— C'è un grosso interesse per i relitti della I e la II Guerra mondiale, i sommergibili hanno sempre un fascino particolare per noi che andiamo sott'acqua. Le emozioni sono state fortissime, perché io e la squadra che mi ha aiutato non pensavamo più di riuscirci. È già da un mese che sono qui, il mare era sempre non buono, stavamo per rinunciarci. Abbiamo insistito fino all'ultimo e poi l'ultimo giorno l'abbiamo trovato!
— Lei sa già che ne sarà del sommergibile, verrà ridato all'Inghilterra o rimarrà in Italia?
— In genere la tradizione vuole che sia lasciato dov'è. Una volta riconosciuto ufficialmente il P311, credo verrà fatta una cerimonia alla presenza di rappresentanti inglesi e italiani, perché questo è da considerare come un cimitero di guerra.
— A bordo del sommergibile ci sono i 71 corpi dei marinai inglesi. Possiamo dire che questo ritrovamento ha un valore particolare anche da un punto di vista umano?
— Sì, i corpi sono tutti dentro, perché navigavano in sommersione e quindi tutto è completamente sigillato. Non c'è possibilità di entrare, per fortuna, aggiungo io. Sono passati 73 anni e credo che oramai, e come noi ben sappiamo, i nemici di una volta, ora sono amici.
© FOTO: FORNITA DA MASSIMO DOMENICO BONDONE
— A distanza di tutti questi anni il cerchio si è chiuso e i parenti hanno scoperto dove si trova il sommergibile, grazie alla sua scoperta.
— Ho già ricevuto segni di gratitudine da parte di parenti delle persone morte su questo sommergibile. Mi hanno scritto in privato. Sono molto sensibili in Inghilterra. Ci sono molti sommergibilisti, molte associazioni di famigliari e parenti delle vittime.
Sono tutti molto contenti, perché ho avuto il dovuto rispetto verso coloro che sono morti lì sott'acqua.
Fonte: sputniknews.com