di Valentino Tocci
A distanza di 50 anni le conseguenze della guerra in Vietnam continuano ad affliggere la popolazione, specie nella sue fasce più deboli. A farne ancor oggi le conseguenze sono infatti perlopiù i bambini, vittime dei danni provocati dal famigerato “Agente arancio” prodotto dalla Monsanto e usato in dosi massicce dalle forze di invasione statunitensi fra il 1962 e il 1971. L’operazione di defoliazione era chiamata in codice “Ranch hand”.
L’”Agente arancio” era allora un espediente utilizzato per disboscare rapidamente le zone di giungla in cui si nascondevano i guerriglieri comunisti, spesso inafferrabili per i Marines americani. Tale composto è stato rilasciato in forma liquida da centinaia di aerei in vastissime zone del sud del paese.
Miscuglio 1:1 di 2,4-D (acido-2,4-diclorofenossiacetico) e 2,4,5-T (acido-2,4,5-triclorofenossiacetico), si calcola che oltre un milione di persone, fra cui 150,000 bambini, sia o sia stato affetto da problematiche legate alla esposizione a questo allucinante cocktail. Compresi molti soldati americani in zona d’operazione.
Le patologie derivanti sono tante e tutte agghiaccianti. Cecità, mutismo, sordità, cancro, mancanza di arti, deformazioni, disturbi della psiche. Gli Stati Uniti si sono sempre trincerati dietro l’assunto per cui all’epoca non si prevedevano le conseguenze sul piano medico-sanitario, l’intento sarebbe stato solo quello di disboscare per individuare il nemico. Anche se già alla fine dell’intervento in Vietnam, tra i G.I. iniziavano a girare voci sugli effetti del defoliante.