L’8 giugno 1972 un aereo ha bombardato il villaggio di Trang Bang nel Vietnam del Sud, dopo che il pilota scambiò un gruppo di civili per delle truppe nemiche. Le bombe contenevano napalm, un combustibile altamente infiammabile che uccise e ustionò gravemente le persone a terra.
La famosa immagine iconica in bianco e nero di quella vicenda (qui a sinistra), che rappresenta dei bambini in fuga dal villaggio in fiamme, ha vinto il Premio Pulitzer ed è stata scelta al World Press Photo of the Year nel 1972. E’ divenuta il simbolo degli orrori della guerra del Vietnam, della crudeltà di tutte le guerre per i bambini e le vittime civili.
La protagonista della foto è una bambina di nove anni che corre nuda per la strada disperata, dopo che i suoi vestiti hanno preso fuoco. Lei si chiama Kim Phuc Phan Thi e in quel momento stava partecipando con la sua famiglia ad una celebrazione religiosa presso una pagoda.
Recentemente è intervenuta in occasione del 40° anniversario del bombardamento e ha raccontato che dopo quegli scatti è crollata a terra, soccorsa dal fotografo Nick Ut che l’ha portata in ospedale. E’ rimasta ricoverata per 14 mesi ed ha subito 17 interventi chirurgici. «Avrei voluto morire quel giorno, assieme alla mia famiglia», ha detto, «è stato difficile per me portare tutto quell’odio, quella rabbia». Nonostante le profonde cicatrici sul suo corpo ha studiato medicina e al secondo anno di università, a Saigon, ha scoperto il Nuovo Testamento nella biblioteca universitaria. Ha iniziato la lettura, si è impegnata nella sequela di Gesù Cristo e si è resa conto che Dio aveva un piano per la sua vita. Assieme a suo marito, anch’egli vietnamita, nel 1997 ha infatti fondato la prima Kim Foundation International negli Stati Uniti, con l’obiettivo di fornire assistenza medica e psicologica ai bambini vittime della guerra. Il progetto si diffuse e vennero istituiti altri centri.
La conversione cristiana, sopratutto, le ha dato la forza di perdonare. Oggi Kim Phuc ha 50 anni, vive vicino a Toronto (Canada), con il marito e due figli, Thomas e Stephen. Ha dedicato la sua vita alla promozione della pace, fornendo supporto medico e psicologico alle vittime della guerra in Uganda, Timor Est, Romania, Tagikistan, Kenya, Ghana e in Afghanistan. «Il perdono mi ha liberato dall’odio», ha scritto nella sua biografia, “The Girl in the Picture”. «Ho ancora molte cicatrici sul mio corpo e un forte dolore quasi tutti i giorni, ma il mio cuore è purificato. Il Napalm è molto potente, ma la fede, il perdono e l’amore sono molto più forti. Non avremo più la guerra se tutti imparassero a convivere con il vero Amore, la speranza, e il perdono. Se ha potuto farlo quella bambina nella foto, chiedetevi: “posso farlo anch’io?”».
Fonte: uccronline.it