DI BRIAN CLOUGHLEY
atimes.com
Sin dal collasso sovietico –così come Mosca aveva temuto- l’alleanza NATO si è spiegata verso est, espandendosi lungo una linea immaginaria che va dall’Estonia a nord fino a Romania e Bulgaria a sud. Il Cremlino dichiara però di aver precedentemente avuto rassicurazioni dall’occidente che ciò non sarebbe accaduto. Ora, gli unici stati a ostacolare un completo accerchiamento di Mosca lungo i suoi confini occidentali sono la Finlandia, la Bielorussia e l’Ucraina. Non sarebbe a questo punto da biasimare una concreta preoccupazione del Cremlino di fronte all’odierno assetto geopolitico della cartina (“Stars and Stripes ”,giornale delle forze armate USA),13 Febbraio 2015.
L’accordo di Minsk del 12 Febbraio 2015,è stato coordinato dai leader di Francia,Germania,Russia e Ucraina e conteneva importanti provvedimenti riguardo il futuro trattamento dei cittadini di cultura e lingua russa nelle province orientali di Donetsk e Luhansk in Ucraina dove si sono verificati violenti scontri tra separatisti e truppe governative supportate dalle milizie.
La maggior parte dei media occidentali non ha riportato che l’accordo era stato firmato dai leader delle province di Donetsk e Luhansk così come dai rappresentanti di Ucraina e Russia,ma i primi hanno avuto un peso decisamente maggiore nell’adempimento dei provvedimenti.
A suscitare il disappunto di numerosi paesi occidentali,soprattutto degli Stati Uniti, è il fatto che ad una grande maggioranza degli abitanti di queste regioni verranno assicurate molte delle garanzie richieste tra cui il diritto di parlare e ricevere un’educazione nella loro lingua madre; la restituzione delle pensioni e altre entrate che erano state bloccate da Kiev;una riforma della Costituzione ucraina con l’approvazione di un emendamento che concedesse statuto speciale ai distretti di Donetsk e Luhansk e libere elezioni in entrambe le regioni.
La strada per raggiungere la pace non sarà semplice ma i punti sostanziali dell’accordo costituiscono un passo fondamentale nel convincere la popolazione delle regioni orientali che in futuro non verranno trattati come cittadini di second’ordine. Verrà concesso loro un giusto grado di libertà nelle decisioni all’interno dei loro distretti e qualora Kiev si mostrasse bendisposta a riguardo,c’è motivo di credere in un’equa risoluzione. Un problema più rilevante è invece l’approccio di Stati Uniti e Inghilterra nei confronti di Russia e Ucraina.
Né Stati Uniti né Inghilterra erano alla luce di quanto accordato tra i partecipanti al dibattito di Minsk se non grazie a intercettazioni dell’intelligence e relazioni più riservate ma necessariamente parziali del presidente ucraino Petro Poroshenko,riportate dai suoi sottoposti tramite canali inglesi e statunitensi.
Londra e Washington erano state escluse dalle negoziazioni dal momento che nessuna delle due si era mostrata propensa ad una soluzione che potesse essere accettata dalla Russia e dalle regioni di cultura russa dell’est dell’Ucraina.
Entrambe sono decise ad umiliare Mosca, e nonostante l’Inghilterra sia ormai quasi irrilevante nel mondo degli affari a parte per una decadente e parziale alleanza con gli Stati Uniti in qualsiasi campagna militare Washington dichiari di intraprendere e portare avanti, il Congresso statunitense e la Casa Bianca sono per una volta d’accordo e determinati a distruggere l’economia russa e far cadere il suo presidente e stanno agendo in modo prevaricante e provocatorio nel tentativo di raggiungere questi scopi.
Un così risoluto schierarsi politicamente e militarmente non si verificava dai tempi della guerra fredda.I discorsi del presidente Barack Obama riguardo la Russia e il presidente Vladimir Putin sono stati aggressivi, oltraggiosi e personalmente sfacciati spingendosi al limite dell’immatura irrazionalità. Non si rende conto forse che il suo sprezzo e le sue minacce non saranno perdonate dal popolo russo il quale,nonostante ciò venga troppo spesso sorvolato,è orgoglioso di essere russo e comprensibilmente risentito per gli insulti ricevuti.
Appena un anno fa Obama dichiarava che gli Stati Uniti “sono e rimarranno l’unica nazione davvero vitale per l’equilibrio mondiale”,affermazione cui molte nazioni guardarono con leggero scherno;solo ora i russi stanno realizzando il vero significato di quelle parole dal momento che l’America ha incoraggiato i disordini in Ucraina nel tentativo di giustificare la sua presa di posizione dura e irremovibilmente aggressiva nei loro confronti.
Ma l’Ucraina non ha niente a che fare con gli Stati Uniti. Si colloca sui confini russi,non americani. Non è membro NATO .Non fa parte dell’Unione Europea. Non ha nessuna sorta d’accordo politico o di difesa con gli Stati Uniti. Tra Washington e Kiev intercorrono cinquemila miglia –ottomila chilometri- ed è probabile che appena una manciata di membri del Congresso sappia trovare l’Ucraina su una cartina geografica.
Risale al marzo 2014 la dichiarazione d’indipendenza dall’Ucraina della provincia di Crimea. In occasione del referendum sull’autonomia che coinvolse i suoi 2,4 milioni di abitanti venne richiesto all’OSCE (Organization for Cooperation and Security in Europe) di monitorare e documentare il referendum;l’organo rifiutò tperò la proposta di presiedere alla votazione. Sia il referendum che la dichiarazione d’indipendenza vennero fortemente ostacolate dagli Stati Uniti.
Il 60% degli abitanti della Crimea è di cultura e madrelingua russa,ha ricevuto un’educazione di stampo russo e ha votato per essere riannessa alla Russia dalla quale era stata costretta a separarsi dal diktat del capo del partito sovietico Nikita Khrushcev-un ucraino. Sarebbe piuttosto strano se non fossero impazienti di unirsi ad una nazione che li accoglie ed è propensa ad investire economicamente su di loro.
Il supporto russo alla popolazione dell’Ucraina orientale-ed indubbiamente l’entità del supporto è considerevole sia militarmente che politicamente,un po’ come fece l’alleanza USA-NATO per le popolazioni della regione separatista serba del Kosovo nel 2008-si basa sul fatto che la maggior parte degli abitanti in queste zone parlano russo e sono di cultura russa e vengono discriminate dal governo ucraino,proprio come gli abitanti del Kosovo venivano perseguitati dai serbi.
Non sorprende dunque che gran parte dei cittadini delle regioni orientali di Donetsk e Luhansk desiderino “sciogliere ogni legame politico che li ha resi dipendenti da altri” e che sia loro garantito un alto margine d’autonomia –o addirittura riunirsi alla Russia. Gli USA rifiutano di ammettere che essi abbiamo la benché minima ragione a favore di queste richieste.
Una campagna mediatica guidata dagli Stati Uniti aveva l’obiettivo di persuadere il pubblico, con la voce di John Herbst,ex ambasciatore USA in Ucraina,che “le provocazioni del presidente Putin rivolte agli stati baltici e al Kazakistan,indicano che i suoi veri scopi sono più ambiziosi dell’Ucraina. Se non fermiamo Mr Putin in Ucraina,dovremo forse avere a che fare con lui in Estonia.”
Tutto ciò non ha senso poiché la Russia non ha alcun interesse economico,politico o militare ad invadere gli stati baltici o nessun’altro stato sui suoi confini. Tantomeno è stata preannunciata una mossa del genere – se si escludono bizarre dichiarazioni come quella di Mr Herbst o distorti resoconti di media occidentali. Risulta assurdo e intellettualmente degradante e illusorio insinuare diversamente,ed è deplorevole che qualcuno dall’indubbia intelligenza come Mr Herbst si possa abbassare a tanto.
Tuttavia si tratta di ottima propaganda
Analogamente, la dichiarazione del presidente Putin al presidente ucraino Poroshenko “se volessi,in due giorni potrei schierare le truppe russe non solo a Kiev,ma anche a Riga,Vilnius,Tallinn,Varsavia e Bucarest” fu riportata dal Daily Telegraph inglese con queste parole : “Il presidente Vladimir Putin ha privatamente minacciato di invadere la Polonia,la
Romani e gli stati baltici.” –in una rappresentazione fuorviante e maliziosa della frase originaria.
In realtà Putin stava chiarendo che le forze armate russe avrebbero facilmente avuto la meglio contro le nazioni confinanti se fosse stato ordinato loro un attacco – ma che non aveva affatto intenzione di muoversi in modo così affrettato e stupido. Ciò che lui e il popolo russo vogliono è giustizia e libertà di scelta politica per la gente di etnia russa nell’Ucraina orientale,così come cercare accordi di mercato che siano bilateralmente e progressivamente vantaggiosi con i paesi limitrofi. Sarebbe infatti insensato per Mosca mettere a rischio anche solo uno dei suoi legami commerciali con i paesi adiacenti. Legami che Washington, d’altra parte,sta cercando di mettere in crisi.
In seguito l’accordo di Minsk viene accettato anche da Canada,Italia,Giappone,Regno Unito e Stati Uniti (che insieme a Francia e Germania costituiscono il Gruppo dei Sette) che se pur pubblicamente privi di alternative hanno colto l’occasione,per quanto riportato dalla Casa Bianca,di “condannare nuovamente l’illecita annessione russa della Crimea che viola le leggi internazionali”.
Sembra ora che le nazioni del G7 aizzate dagli Stati Uniti richiedano che la Crimea,con il suo 60% della popolazione di etnia russa,venga in qualche modo posta sotto il controllo del governo di Kiev contro la volontà della maggioranza dei cittadini di questa antica regione russa.
Ciò soddisferebbe le mire dell’alleanza USA-NATO che sperava e ancora spera che l’Ucraina diventi un membro dell’organizzazione,unendosi alle nazioni già situate sui confini con la Russia. Per Stati Uniti e NATO il problema ora è che l’imponente porto di Sebastopoli è indipendente da Kiev e non potrà pertanto essere usato come base NATO da cui dominare il Mar Nero.
L’alleanza anti-Russia capitanata dagli USA continua a estendere la sua influenza lungo i confini russi,ed è ovvio che a prescindere da quanto accade nelle regioni orientali dell’Ucraina continuerà ad esistere un confronto americano con la Russia.
Mikhail Gorbachev –l’uomo il cui buon rapporto con Ronal Reagan fu così utile per la fine della prima Guerra Fredda- osservò riguardo il progetto di USA e NATO che “non posso essere sicuro che una nuova guerra fredda non ne preannunci una “calda”. Temo che correranno tale rischio”.
Date le recenti prese di posizione progressivamente conflittuali e poco inclini a compromessi da parte degli Stati Uniti e alcuni dei suoi sostenitori interni alla NATO,il rischio sembra essere alto. E stanno mettendo a repentaglio le vite di tutti noi.
Brian Cloughley
Fonte: www.atimes.com
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13.02.2015
Fonte: Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANZIS H