di Eugenio Cipolla
Quando la scorsa settimana Christine Lagarde ha annunciato l’accordo quadriennale con l’Ucraina per unprestito da 17,5 miliardi di dollari, estensibile fino a 40, in molti a Kiev hanno tirato un sospiro di sollievo. Perché quasi un anno dopo l’inizio della guerra nell’est del Paese, l’Ucraina è a un passo dal default, stretta nella morsa di un conflitto che toglie dalle casse (vuote) dello Stato tra i cinque e i sette milioni di dollari al giorno. Così Poroshenko e Yatseniuk, la cui popolarità è in netto calo negli ultimi mesi, avranno una seconda possibilità per cercare di salvare il Paese. Anche se le previsioni sono tutt’altro che rosee.
Oggi intanto a Kiev è arrivata la mazzata dell’ufficio nazionale di statistica, che nell’ultimo trimestre del 2014 ha registrato una contrazione del Pil pari al 15,2%. La guerra in Donbass, infatti, ha privato l’Ucraina di un importante centro industriale (lì si concentrava circa un quarto della produzione industriale del Paese prima che scoppiasse la guerra), rendendo ancora più difficoltosa la risalita dell’economia post Maidan. Il futuro non promette nulla di buono. Proprio ieri Natalia Yaresko, ministro delle Finanze di Kiev, ha fatto sapere che nel 2015 il Pil dovrebbe contrarsi di 5,5 punti, dato in netta controtendenza rispetto alla volontà del governo ucraino di voler aumentare del 3% le spese per la difesa.
A farne le spese, ovviamente, saranno i cittadini ucraini. Negli ultimi 12 mesi la grivna, la moneta nazionale, si è svalutata del 200%, l’inflazione è schizzata sopra il 20% e Kiev non ha adeguato stipendi e pensioni. Il risultato è che il potere di acquisto dei cittadini è nettamente diminuito e sempre più famiglie sono costrette a risparmiare persino sullo stretto necessario (cibo, luce e gas). Da domani nel frattempo il prezzo del pane aumenterà ancora, di circa il 10-12%. Dal ministero dell’Agricoltura hanno fatto sapere che a causa della svalutazione della moneta ci dovrebbe essere un aumento di circa 9-10 grivne, promettendo di utilizzare le riserve dei fondi agricoli per evitare che la crescita dei prezzi schizzi alle stelle.
Ma, come si dice in gergo, al peggio non c’è mai fine. In questi giorni la Rada sta discutendo la legge sul bilancio dello Stato nel 2015 e il governo ha presentato una serie di emendamenti che, spiega il quotidiano ucraino Vesti, prevedono l’aumento delle tariffe del gas per uso domestico fino al 264% (qualcuno parla anche di un forte aumento dei canoni di locazione, ndr). E’ questo, quello dell’aumento del prezzo del gas, uno dei punti fondamentali dell’accordo che Kiev ha stretto con il Fondo Monetario Internazionale per accedere al pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari.
Già lo scorso aprile il governo ucraino, su indicazione del Fondo Monetario Internazionale, aveva deciso un aumento del 50% delle tariffe. I nuovi prezzi, spiegano fonti della Banca Centrale ucraina al quotidiano Vesti, porteranno a un aumento dell’inflazione pari al 9%, mentre il tasso complessivo dovrebbe attestarsi attorno al 27% entro la fine dell’anno in corso. E pensare che Viktor Yanukovich, nonostante non abbia mai spiccato in bravura nel governare il suo Paese, si era sempre rifiutato di piegarsi ai diktak del Fondo Monetario Internazionale. «Non siamo bambini, non devono umiliarci in questo modo», disse nel novembre 2013, rifiutando un prestito di 610 milioni di euro dell’Unione Europea legato al rispetto delle condizioni imposte dal Fondo Monetario Internazionale «che ci chiede – precisò - di aumentare il prezzo pagato dalle famiglie e dalle imprese per il gas».
Fonte: lantidiplomatico.it