Da oggi scattano le nuove sanzioni che l’UE ha introdotto contro 19 persone fisiche e 9 persone giuridiche, tra cui anche dei soggetti russi, che l’Occidente ritiene essere responsabili della destabilizzazione della situazione nell’Est dell’Ucraina. Le sanzioni prevedono il congelamento dei conti bancari e il divieto di ingresso nell’eurozona.
Inoltre è stato deciso di prolungare fino a settembre 2015 le sanzioni individuali varate dall’UE in precedenza. In totale la lista comprende 132 nomi tra personalità ufficiali della Russia e rappresentanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nonché 28 aziende, riferisce l’agenzia RIA Novosti.
La nuova versione della lista dei soggetti sanzionati, intitolata “Council impelenting regulation (EU) 2015/240”, era stata approvata dall’UE alla fine di gennaio dopo il bombardamento provocatorio di Mariupol che, a detta degli abitanti locali, è stato effettuato dai militari del Ministero della Difesa dell’Ucraina. Le autorità di Kiev sostengono però che la parte colpevole siano i miliziani filorussi. Non c’è stata nessuna inchiesta internazionale in merito, ma il 9 febbraio ai ministri degli Esteri dell’UE è stato proposto di approvare le nuove sanzioni che sono state puntualmente approvate e dovevano entrare in vigore il 16 febbraio.
Dopo le trattative di Minsk tra i leader dei “quattro della Normandia”, quando sono stati raggiunti accordi per il cessate il fuoco, il ritiro delle armi e su altre misure volte a risolvere la crisi ucraina, alcuni diplomatici hanno detto che le nuove restrizioni sarebbero state rinviate. Tuttavia al vertice dell’UE che è seguito non è stata presa nessuna decisione sul rinvio delle sanzioni.
Eppure il vice presidente della Commissione Europea Maroš Šefcovic, intervistato dalla televisione slovacca, ha detto che l’Europa sarebbe disposta ad allentare o addirittura revocare le sanzioni imposte alla Russia, ma solo se sarà certa che Mosca si impegna attivamente per la soluzione pacifica del conflitto in Ucraina.
Tuttavia a detta di Šefcovic, “affinché la Russia svolga un ruolo positivo in Ucraina, occorre mantenere le sanzioni economiche in quanto l’unico strumento di pressione su Mosca”.
“Siamo pronti ad allentare o anche revocare totalmente queste sanzioni, quando avremo delle prove convincenti che la Federazione Russa sta sinceramente facendo tutto il possibile per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina”, cita le parole di Šefcovic l’agenzia RIA Novosti.
In precedenza il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha detto che nel contesto degli accordi raggiunti a Minsk non sarebbe opportuno applicare nuove sanzioni. In maniera analoga si è pronunciato anche il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, rilevando che non esistono motivi per introdurre nuove sanzioni contro la Russia. Fabius ha anche detto che se fosse fallito il negoziato di Minsk, l’UE avrebbe certamente irrigidito la pressione su Mosca.
Ieri il presidente della Commissione Esteri della Duma russa Alexey Pushkov ha rilevato che l’introduzione delle nuove sanzioni da parte dell’UE sarebbe in contrasto con gli accordi di Minsk. “Queste sanzioni sono inutili, tuttavia renderanno più difficile il dialogo politico”, - ha scritto Pushkov su Twitter.
La Russia risponderà adeguatamente alle nuove sanzioni UE
Le nuove sanzioni varate dall’UE sono assurde, in contrasto con il buon senso e non resteranno senza una risposta adeguata, ha dichiarato oggi il Ministero degli Esteri della Russia.
Il Ministero ha rilevato che l’assurdità delle decisioni del genere è accentuata dal fatto che vengono prese “sullo sfondo degli accordi di Minsk sottoscritti il 12 febbraio”, al raggiungimento dei quali hanno contribuito i leader dei più grandi paesi d’Europa.
Si crea l’impressione – è detto nel comunicato del Ministero degli Esteri – che Bruxelles e le capitali europee non stiano più controllando la ruota delle pressioni o che abbiano fretta di spacciare i loro desideri per cose reali, cercando di far credere all’opinione pubblica che le sanzioni servano a rendere la Russia “più trattabile”.
Fonte: La Voce della Russia