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martedì 10 maggio 2016

Banca pubblica o privata? Questo è il dilemma

Grazie a un articolo del Prof Bagnai torna alla ribalta la questione: “la banca centrale deve essere pubblica o privata” ?
L’ articolo ci riporta a quanto affermava Auriti sul fatto che “ è indifferente se l'usuraio sia pubblico o privato, resta sempre usuraio
.
Su questo tema ne scrivemmo già nel 2013 http://www.giacintoauriti.eu/notizie/35-i-giochi-di-potere-ed-i-diktat-della-bce-allo-stato-italiano.html ), ricordando la legge 262/2005 che, al comma 10 dell’ art 19 prevedeva la pubblicizzazione di Banca d’Italia.
Tale provvedimento fu vanificato dal d.l. 133/2013, mediante il procedimento della tagliola, ossia senza discussione.
Decreto legge che ha modificato lo Statuto della Banca d'Italia ed i criteri delle quote di partecipazione, escludendo di fatto l'organismo pubblico.
Il tutto per assecondare quelle che sono le regole imposte dai Trattati Europei sull'indipendenza e autonomia delle banche dalla politica.
Per la BCE il fatto che il Ministro Tremonti previde la proprietà pubblica della Banca d'Italia , non rappresento’ certo un problema. La Banca d’ Italia avrebbe mantenuto l’ i indipendenza dai governi e l’ uso dell’ l'Euro di proprietà delle banche dell’Eurosistema.

lunedì 26 gennaio 2015

80 persone detengono metà della ricchezza mondiale

80 persone detengono metà della ricchezza
Negli ultimi anni è in atto uno “strano” fenomeno: i ricchi diventano sempre ricchi e i poveri sempre più poveri. Non tutti sanno che 80 uomini detengono la ricchezza del 50% della popolazione più povera(3,5 miliardi di persone). A dirlo è il rapporto “Wealth: Having it all and wainting more” dell’Oxfam.
Lo scorso anno, ricorda l’associazione, erano 85 i “paperon de’ paperoni”. Una diminuzione impressionante dai 388 del 2010. Alla vigilia del “World Economic Forum 2015” di Davos, il rapporto denuncia il fatto che “l’esplosione della disuguaglianza frena la lotta alla povertà in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare”. Dal rapporto emerge che emerge che l’1% della popolazione ha visto la propria quota di ricchezza mondiale crescere dal 44% del 2009 al 48% del 2014 e che a questo ritmo si supererà il 50% nel 2016. Gli esponenti di questa “elite” avevano una media di 2,7 miliardi di dollari pro capite nel 2014.

Quota di ricchezza globale

domenica 4 gennaio 2015

SARÀ MAI POSSIBILE UN FRONTE UNICO CONTRO IL NUOVO ORDINE MONDIALE?

Il fondamento di ogni dittatura, di ogni tirannia è sempre la centralizzazione del potere. E in tutto il mondo, da almeno un ventennio a questa parte, e in modo accelerato, stiamo assistendo esattamente a questo: grazie al sottostante della globalizzazione, infatti, siamo spettatori inermi sempre più di integrazioni e centralizzazioni continentali, le quali – è quasi superfluo aggiungere – evolveranno in qualcosa di ancora più grande che è già in agenda, ovvero un governo mondiale capitanato dalla finanza, che, già adesso, attraverso i suoi meccanismi fraudolenti di creazione e restituzione di moneta-debito, possiede tutte o quasi le nazioni del Pianeta. 
l’Unione Europea, per esempio, è tutto fuorché una democrazia: chi comanda è una Banca Centrale (del tutto privata e fuori controllo) che indebita le nazioni con “denaro dal nulla”, mentre una Commissione non eletta da nessuno si impone ormai per il 75% sulle varie legislazioni dei paesi che ne fanno parte. Il Parlamento Europeo, l’unico organo eletto dai cittadini, nonostante il Trattato di Lisbona disponga poteri uguali alla Comissione per colmare il famoso “deficit democratico”, non ha ancora questi poteri, e anche se li avesse, visto che i politici sono solo i camerieri della finanza internazionale, di certo non cambierebbe un granché, dato che ciascuno… ha il suo prezzo, purtroppo. 
Almeno fino a quando il “valore” del denaro sarà così importante per questa società, nonostante la sua stupida genesi.
Stessa centralizzazione, anche se in modo diverso, avviene nei “democratici” States: anche se qui vi sono diversi organi come il Presidente e il Congresso (quest’ultimo composto perlopiù da membri comprati da varie lobbies, comprese quelle finanziarie) i cosiddetti “ordini esecutivi” sono norme giuridicamente vincolanti emesse dal Presidente senza l’approvazione dei parlamentari; tuttavia hanno lo stesso peso legale delle comuni leggi. 
Se il Congresso approva un disegno di legge che contrasta un ordine esecutivo, il Presidente può porre il veto. Per revocare questo veto, servono i due terzi di ciascuna camera, cosa che visto il livello di corruzione delle stesse, non è poi così difficile trovare (sempreché si arrivi a questo punto, cosa che capita raramente). 

sabato 22 marzo 2014

Il ruolo criminogeno della Banca Mondiale

WorldBank Nello studio "La Banca Mondiale ed i Crimini della Globalizzazione", (Social Justice, vol 29, n 1-2 (87-88) i criminologi accademici David e Jessica Friederichs si pongono una domanda:
"Le attività della World Bank, che emergono nel contesto di una accelerata globalizzazione, possono essere utilmente caratterizzate come una forma di crimine e come un fenomeno criminologico?"
La risposta, analizzando alcuni casi, ed in particolare la politica delle enormi dighe finanziate
dalla Banca Mondiale è .

Parlando della globalizzazione della quale la Banca Mondiale è paladina, insieme a variealtre agenzie, dicono:
"Molti affermano che la globalizzazione ha portato un aumento del tenore di vita di diversi paesi... Certo, indubbiamente molti sono stati i "vincitori" nella corsa alla globalizzazione. Ma....i vincitori sono le smisuratamente ricche corporations multinazionali e i perdenti sono popoli sproporzionatamente poveri e svantaggiati, specialmente i popoli indigeni dei paesi in via di sviluppo. La globalizzazione contribuisce ad una generale crescita delle diseguaglianze economiche, determinando impoverimento e disoccupazione per moltissimi. ...La logica della globalizzazione viene dettata dal benessere del capitale piuttosto che da quello della gente."
Viene poi messo in evidenza il modo "non democratico di operare delle istituzioni finanziarie internazionali, che prende forma di globalizzazione dall'alto invece che globalizzazione dal basso."
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