Alcuni commentatori hanno già messo in evidenza l'ossimoro contenuto nello slogan renziano della "Buona Scuola".
Per il resto nel "progetto di riforma" di Renzi non c'è nulla che non sia stato già fatto o detto dai governi precedenti. Uno studio diffuso dalla UIL ha posto in evidenza che anche i famosi, e fumosi, premi al "merito" dei docenti annunciati da Renzi si riducono in effetti a spiccioli.
Ma il concetto di premio al "merito" va valutato in base al contesto. In un lager il premio consisteva nel sopravvivere, e lo stesso vale per la "Buona Scuola", dove si è ormai accesa una guerra per bande per poter accedere all'olimpo dei "tutor", dei "mentor" e del mitico "staff" dirigenziale, in vista del consolidamento di una mafia carrieristica intenta a giudicare gli altri per non essere giudicata essa stessa.
Per pagare gli insegnanti il meno possibile si è sempre avvolto l'insegnamento di retorica missionaria, ma in passato un sistema di potere più interessato all'effettivo funzionamento dell'istruzione, aveva elaborato la tronfia espressione della "libertà di insegnamento", per garantire anche al più timido dei docenti quel minimo di autonomia che gli consentisse di sfuggire alle ingerenze di dirigenti, colleghi e genitori.
Il demagogico slogan del "merito" si risolve invece in un generalizzato diritto all'ingerenza; ciò in nome di una finta didattica ideale che serva a distruggere quella reale.