Visualizzazione post con etichetta Unione Europea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Unione Europea. Mostra tutti i post

martedì 19 luglio 2016

SENZA EURO LA GERMANIA CROLLA E L’ITALIA VOLA



Theo Waigel è stato per dieci anni ministro delle finanze di Helmut Kohl. Il 21 giugno scorso ha rilasciato un’intervista a “T-Online”.

Questo è un frammento delle sue dichiarazioni. Intervistatore: «I sondaggi sull’uscita dalla Ue mostrano che se si chiedesse ai francesi e ad altri, vincerebbe chi vuole uscire, con uno scarto minimo. Secondo lei da dove viene questa disaffezione per l’Ue?». Theo Waigel: «Al grado di sviluppo della globalizzazione e dei mercati aperti cui siamo arrivati – che non è più reversibile – ci sono forze che si oppongono, sostenendo la necessità di ritornare ai confini e alle regolamentazioni nazionali, che prima funzionavano bene, per tornare ad appropriarsi delle proprie capacità decisionali». E cosa gli si può rispondere? Waigel: «Gli si può rispondere in modo del tutto chiaro quali svantaggi ne scaturirebbero. Se la Germania oggi uscisse dall’unione monetaria, allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il 20% e il 30% del marco tedesco – che tornerebbe nuovamente in circolazione. Chiunque si può immaginare che cosa significherebbe per il nostro export, per il nostro mercato del lavoro, o per il nostro bilancio federale».
L’euro conviene alla Germania, ecco perché ci restiamo dentro. Va da sè che se il marco diventasse sconveniente, la lira diventerebbe conveniente per i mercati, per gli investitori e per i consumatori. Queste cose i commentatori nazionali non ve lo dicono. Queste notizie ai telegiornali non passano. Per chi lavora la stampa italiana? Per chi lavora la politica italiana? Per l’Italia o per Berlino? Se lavorasse per gli italiani, interviste come queste sarebbero in prima pagina su tutti i quotidiani, in luogo dello spettro dell’inflazione, e la gente inizierebbe a trarne le conclusioni. In Germania, invece, non si fanno problemi a dirlo con chiarezza. Anche perché hanno interessi opposti. Ci fu anche un pezzo dello “Spiegel Online”, che io riportai puntualmente sul blog, datato 13 giugno 2012 (ben 4 anni fa), che lo disse con altrettanta chiarezza:
«Con un’uscita dall’euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei. E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s’immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative. Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia statali e in pensione qualcuno possa avere un Interesse a un crollo dell’euro».
 Fonte : Byoblu.com



lunedì 11 luglio 2016

Mai sprecare una bella crisi: ecco cos’hanno in mente



“Draghi vuole un Nuovo Ordine Mondiale che i populisti ameranno odiare”: così “Bloomberg” all’indomani del Brexit.
 «Mai sprecare una bella crisi, e il Brexit lo è», scrive Maurizio Blondet: «I globalizzatori sono dunque all’attacco: mentre gli europeisti (che sembrano essere la cosca perdente) cercano di cavalcare la crisi per instaurare “più Europa”, Draghi e complici puntano al Nuovo Ordine Mondiale. Ciò sarà  venduto al pubblico come “necessario coordinamento fra lebanche centrali”, in seguito ad un collasso finanziario globale che è stato già (deliberatamente?) innescato». Per “Bloomberg”, oggi le banche centrali sono ancora «governate da leggi concepite in patria, che richiedono loro di perseguire certi scopi, a volte espliciti, in genere legati all’inflazione e alla disoccupazione». Per di più, «devono rispondere ai legislatori nazionali, eletti». Il che è un guaio  per i banchieri globali, commenta Blondet sul suo blog. Ecco perché, ora, «gli obbiettivi a breve termine dovrebbero essere sostituiti dagli obbiettivi globali». E cioè: più recessione e più disoccupazione. «La crisi ci farà  cadere dalla padella dell’euro alla brace della moneta globale governata contro gli interessi dei popoli».
Brandon Smith, economista e blogger, sostiene che il Brexit sia stato un evento artificiale, per preparare deliberatamente il prossimo collasso, che indurrà tutti – media e i governi – a «implorare il governo unico mondiale». Idea non peregrina,continua Blondet: come se l’uscita del Regno Unito dalla Ue sia stata voluta da Buckingham Palace «per posizionare la City come centrale globale di negoziazione dello yuan». La valuta cinese, infatti, «farà parte del paniere di monete che costituirà la moneta globale digitale, una volta tramontato il dollaro». Pechino s’è affrettata ad esprimere il proposito di collaborare, con la sua Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), con la Banca Mondiale? E’ la prova, per Smith, che «i cinesi non hanno mai avuto l’intenzione di fare di fare della Aiib un contro-Fmi», dato che «i cinesi lavorano con i globalizzatori, non contro di essi». Sta cambiando tutto. Anche per questo, oggi, Tony Blair viene scaricato come criminale di guerra 12 anni dopo l’Iraq. «Allo stesso modo, l’Unione Europea viene abbandonata come un  guscio vuoto». Persino Schaeuble dice: se alcuni Stati membri vogliono perseguire le loro politiche al di fuori delle istituzioni europee, che lo facciano pure. «Una Ue ridotta ad accordi fra governi, adesso gli va benissimo».
«Se il progetto è quello indicato da Bloomberg – salto nella globalizzazione totalitaria – si capisce anche l’imprevista pugnalata di Draghi al Montepaschi, a cui ha richiesto, ordinato,  di liberarsi di 10 miliardi di crediti inesigibili: certo con ciò ha precipitato il fallimento della banca (del Pd), e magari il collasso del sistema bancario italiano, il più fragile, e non può non averlo fatto apposta», scrive Blondet. «Con ciò ha decretato anche la disfatta di Matteo Renzi. Deliberatamente ha pugnalato alla schiena il giovine rottamatore, come già fece con il vecchio Berlusconi». Come Blair, Juncker e Schulz, «simili personaggi non servono più», se l’Ue si sbriciola in favore della globalizzazione definitiva. «Anche Matteo Renzi sarà dato in pasto alle folle inferocite, e ai suoi sicari di partito», con un’Italia precipitata «nel collasso del suo sistema bancario senza un governo funzionante, e magari –  il che è lo stesso –  con un governo grillino eletto a furor di popolo». “Mai sprecare una bella crisi”. Meglio aggravarla, piuttosto che alleviarla – così sospetta Brandon Smith. «Non a caso Soros continua a dire che sta per arrivare la catastrofe. Non a caso il Fondo Monetario e la Banca dei Regolamenti Internazionali hanno “lanciato l’allarme” prevedendo un crash colossale nel 2016». Previsioni di crisi difficilmente sballate, «perché sono loro che pongono le condizioni perché esplodano».


domenica 10 luglio 2016

Goldman Sachs assume Barroso, ex Presidente della Commissione Europea



Dopo avergli prestato indirettamente servizio nei suoi anni da presidente della Commissione Europea, Goldman ha deciso di assumere Jose Manuel Barroso come consigliere e direttore non esecutivo per le questioni economiche internazionali.
 
Barroso è stato presidente della Commissione europea dal 2004 al 2014 e primo ministro 2002 to 2004.
 
Secondo Reuters, Goldman e altre corporazioni finanziarie “sono viste come particolarmente vulerabili alla Brexit avendo confidato fino ad oggi sul passaporto finanziario dell'Unione Europea”. Se questo significa che Goldman stia cercando un lobbista influente quando dovrà uscire dal Regno Unito e cercare nuovi basi finanziarie o solo aumentre la sua influenza sul futuro dell'Europa non è ancora.  Del resto, le ambizioni di Goldman sono chiare e sono quelle di essere il "padrone indiscusso della zona euro", per cortesia di tutti i suoi principali organi decisionali.
Come illustrato in una chiara infografica:
Goldman Sachs International, che Baroso guiderà, ha base a Londra e guiderà 6 mila persone (1000 fuori il Regno Unito). 
Barroso è colui che ha gestito la crisi del debito privato della zona euro imponendo nel 2009-2013 il regime dell'austerità e la distruzione dei diritti sociali e della democrazia dei paesi dell'Europa del Sud. Barroso è anche colui che ha firmato il Trattato di Lisbona, contraddicendo il volere popolare di Francia e Olnada che con due chiari referendum avevano bocciato la Costituzione europea

Fonte: www.lantidiplomatico.it

lunedì 4 luglio 2016

Io, bergamasco, ho firmato la petizione anti Brexit: una montatura contro la democrazia



Che cos’è la democrazia? E il voto vale ancora? A 24 ore dall’esito del voto che ha sancito la decisione del popolo della Gran Bretagna di lasciare l’Unione Europea è stata lanciata una petizione on-line per chiedere un altro referendum.
Un nostro lettore da Bergamo ha fatto un esperimento. Ecco com’è andata.


Buongiorno,
Ho fatto un esperimento singolare, mi sono registrato nel sito per la petizione anti Brexit che tutta la stampa sta tanto decantando, 1.000.000 di votanti, poi 2.000.000 di votanti… e via sempre in ascesa.
Ho inserito il mio nome con un indirizzo inglese farlocco, et voilà, mi hanno mandato un link via email e ho votato!
Mi domando che valore e che peso potrà mai avere una cosa simile, visto che può votare chiunque, se non il solito modo di voler forzare la mano per modificare un risultato di voto che ha visto una parte perdente?
Mi sembra un po’ di vedere quel bambino che durante una partita viene sostituito e allora per ripicca visto che non lo fanno giocare si porta via il pallone.
Certo quando il giudizio su una sconfitta è quello che abbiamo ascoltato dal Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, non ci saranno mai più partite se non quelle decise dalle elite e votate dalle lite. Bell’esempio di democrazia.
Lettera firmata


giovedì 16 giugno 2016

Ministro inglese Michael Gove: "La UE non è una democrazia"



IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA BRITANNICO, MICHAEL GOVE: ''QUESTA COSA CHIAMATA UE CHIARAMENTE NON E' UNA DEMOCRAZIA''



LONDRA - In un articolo pubblicato sul  quotidiano britannico "The Times" in edicola questa mattina, Michael Gove, segretario alla Giustizia del Regno Unito - l'equivalente del ministro della Giustizia italiano - e figura di primo piano dello schieramento per il Brexit, sostiene, scrive che alla base del referendum del 23 giugno ci siano questioni molto serie e molto gravi. 
"Nel caso dell'Unione Europea - esordisce l'intervento di Gove sul Times -  è evidente che sono le istituzioni europee a controllare il popolo e non il contrario. Noi, la gente, non controlliamo le attività dell'Ue più di quanto controlliamo quelle di Goldman Sachs o JPMorgan, cioè per nulla. Questo accade perchè le persone che gestiscono la Ue sono individui di cui la maggior parte di noi non ha mai sentito parlare, che non ha mai scelto, e che non può cacciare".
"L'Unione Europea - prosegue l'esponente del governo Cameron - è gestita da 28 commissari che hanno il diritto esclusivo di iniziativa politica e non sono mai stati eletti direttamente dal popolo. Dubito che la loro identita' sia nota a piu' di una manciata di cittadini europei".
"Il Consiglio dei ministri, poi - prosegue l'alto esponente conservatore britannico -  è un organismo in cui il Regno Unito è solo uno dei 28 membri, non ha diritto di veto e può essere messo in minoranza da una maggioranza qualificata. Qeusto Consiglio, è bene non dimenticare, si riunisce in segreto e da un processo legislativo affidato a burocrati non eletti proviene più della metà delle nostre leggi, che governano ogni aspetto della vita".
"Queste leggi - continua - non possono essere annullate o abrogate dai parlamenti nazionali, altrimenti interviene la Corte europea di giustizia, contro la quale non si può ricorrere in appello e che è un'istituzione politica vincolata dai suoi fondatori a perseguire il fine ideologico dell'integrazione europea".
"Questa Corte di giustizia - prosegue Gove - ha un approccio fondamentalista, ad esempio, su temi come la libertà di circolazione, al punto che gli Stati membri hanno perso la possibilità di espellere i criminali. Comunque la si pensi sull'immigrazione, l'espulsione, l'estradizione, la lotta alla criminalità e al terrorismo - stigmatizza il minstro della Giustizia britannico - non si è più sovrani se non si possono controllare queste decisioni".
"Questa cosa chiamata Ue chiaramente non è una democrazia. Al centro del dibattito c'è quello che si chiama sovranità o autogoverno democratico o ripresa del controllo. Bene. Non abbiamo bisogno di un tribunale politico che ci dica che non possiamo espellere i criminali. Non abbiamo bisogno di accettare la perdita del controllo su tasse come l'Iva. Non abbiamo bisogno di cedere il controllo sulle frontiere per attrarre investimenti - scrive in prima pagina sul Times il ministro della Giustizia britannico Michael Gove".
"La storia dimostra che fuori dalla Ue abbiamo messo fine al commercio degli schiavi, diviso l'atomo, sconfitto il fascismo, costruito il miglior servizio sanitario del mondo, creato la migliore emittente radiotelevisiva e operato come un faro di libertà In conclusione, a chi è in dubbio chiedo: se ne fossimo fuori, votereste per l'appartenenza alla Ue, adesso? Se la risposta a questa semplice domanda è no, allora perchè scegliere di restare?".
Straordinario.

Redazione Milano.


Fonte: Il Nord

lunedì 12 gennaio 2015

RAPPORTO SHOCK DELLA COMMISSIONE EUROPEA: “2023, LA POVERTÀ DIVENTERÀ DI NORMA

Altro che uscita dalla crisi e luce in fondo al tunnel. A svelare la drammatica realtà è un rapporto – oscurato dai grandi media – della Commissione Europea, che nero su bianco ammette: “La povertà diventerà la norma di qui a dieci anni.” Ecco il clamoroso documento, scovato dai segugi di Fainotizia.

Nell’ultimo rapporto trimestrale dell’Unione Europea sull’euro redatto dalla Commissione europea e pubblicato alcune settimane fa, c’è un passaggio sfuggito a vari commentatori. A un certo punto c’è una previsione a 10 anni.
Si legge: “Presumendo che l’area euro e le previsioni sugli Stati Uniti sostengano che questo scenario sia accurato, è previsto che l’area euro finisca nel 2023 con degli standard di vita che potrebbero essere più bassi di quelli di metà anni 60 relativamente agli Stati Uniti. Se questo accadesse nel 2033 gli standard di vita dell’area euro (PIL pro capite) sarebbero circa il 60% di quello degli Stati Uniti, con una differenza di quasi 2/3 nello standard di vita a causa dell’abbassamento dei livelli di produttività del lavoro e col rimanente terzo dovuto alle differenze nell’utilizzazione del lavoro”.

Tecnica di un moderno colpo di Stato. Uno studio applicabile al Mediterraneo europeo

 seguito del mio precedente intervento, molti si sono interrogati su come possa perpetrarsi un intervento europeo in termini di protettorato militare in Grecia, come per altro paventato pubblicamente da eminenti autori tedeschi nel 2012 all’atto dell’ultima crisi ellenica in grado di deragliare l’euro. Prima di approfondire l’argomento permettetemi un paio di premesse .
Prima di tutto il movente: lo ripeterò fino allo sfinimento, la Germania e buona parte dell’Europa che trae linfa dallo status quo faranno davvero di tutto per evitare di dover rinunciare alla moneta unica, lo strumento che ha avuto maggior efficacia storica per i fini dell’egemonia tedesca nel continente europeo.
Parallelamente, quello che la gente non capisce è che se il mondo nel suo complesso dovesse percepire la caduta dell’euro come il motivo di una successiva crisi sistemica, come conseguenza diretta nascerebbe l’esigenza prioritaria di eliminare alla radice il problema prima che si presenti utilizzando non solo gli strumenti a disposizione della Germania e dell’Europa (soprattutto Eurogendfor, servizi segreti francesi e limitatamente il Bnd tedesco soprattutto in collaborazione con gli apparati turchi per intervenire in Grecia) ma anche facendo leva su quelli a disposizione dei vari alleati ad es. NATO: meglio detta, il rischio è che se la caduta dell’euro – di per se incontrovertibilmente vantaggiosa ed anche equa per i periferici, direi anzi questione di sopravvivenza – venisse interpretata come una minaccia agli interessi americani allora il problema assumerebbe rilievo globale, con tutto quello che ciò comporta (…).

Non a caso questa argomentazione – legame tra caduta dell’euro uguale enormi danni economici per il mondo interno ed anche per gli USA –  fu precisamente quella riportata dall’influente fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung con tanto di impatto in miliardi di euro per ciascun paese già nel 2012 con ampio risalto mediatico globale, consolidando le basi del supporto americano [possiamo anche dire non contrarietà] alla caduta del più grande alleato USA non anglosassone degli ultimi 20 anni, proprio quel Silvio Berlusconi il quale, alla guida del paese occidentale che aveva risentito meno della crisi subprime a livello bancario, aveva presentato nel Giugno 2011 un piano di uscita italiana dall’euro a G. Napolitano, stando a quanto riportato da Il Giornale (tedeschi furbetti, americani babbi, la storia ci dirà chi aveva ragione…).

venerdì 12 dicembre 2014

Putin fa affari d'oro con Cina e India alla faccia dell'UE

LA MARCIA TRIONFALE DELLA RUSSIA DI PUTIN IN ASIA: DOPO I COLOSSALI CONTRATTI CON LA CINA, ORA E' LA VOLTA DELL'INDIA

LA MARCIA TRIONFALE DELLA RUSSIA DI PUTIN IN ASIA: DOPO I COLOSSALI CONTRATTI CON LA CINA, ORA E' LA VOLTA DELL'INDIA

Isolato in Occidente? Forse è l'Occidente ad essere isolato da Putin, che alle prese con le pressioni delle sanzioni e le complicazioni economiche generate dal petrolio in stagione di saldi, continua la sua marcia trionfale verso Est, alla ricerca di opportunità per l'economia russa.

E in India oggi il presidente russo ha firmato una serie di accordi nel settore energetico e della difesa, tra i quali spicca l'intesa per la costruzione di una decina nuovi reattori nucleari di concezione russa, annunciata da Narendra Modi. Il premier indiano, che tenta di colmare la distanza tra India e Stati Uniti e che a gennaio avrà Barack Obama tra gli ospiti del Giorno dell'Indipendenza, ha messo in chiaro che Mosca resta un alleato strategico dell'India. Alla faccia della'inquilino della Casa Bianca.

"L'importanza di questa relazione con la Russia e l'unicità del suo posto nella politica estera dell'India non cambieranno", ha detto Modi.

Per Nuova Delhi, ha sottolineato, è di centrale importanza garantire la sicurezza energetica, aspetto "cruciale per lo sviluppo economico del Paese e per la creazione di posti di lavoro".

E qui arriva l'ente statale per l'export di progetti nucleari civili, Atomstroyexport. "Abbiamo sviluppato una visione ambiziosa nell'energia nucleare, con almeno 10 nuovi reattori", ha evidenziato il premier indiano. La Russia ha già costruito un reattore a Kudankulam, nell'Est indiano, e un secondo deve entrare in funzione prossimamente, con forte ritardo sui piani iniziali.

mercoledì 10 dicembre 2014

Nel silenzio dei media, in Ucraina si continua a morire VIDEO

Nelle ultime settimane l’aviazione ucraina ha bombardato pesantemente la zona di Kirovsk, vicino al confine con la Russia. Sganciate anche bombe a frammentazione. (video)

di Franco Fracassi
I media non ne parlano più, ma in Ucraina c’è ancora la guerra e si continua a morire. È il caso della città di Kirovsk: trentacinquemila abitanti, a cinquanta chilometri a ovest di Lugansk, non lontano dal confine con la Russia. Secondo quanto riferiscono le stesse agenzie ucraine, l’aviazione di Kiev da settimane bombarda pesantemente la zona, sotto il controllo dei miliziani del Donbass, senza prestare alcuna attenzione ai civili. Dai video e dalle foto si riconoscono perfino esplosioni dovute a bombe a frammentazione, vietate dalla Convezione di Ginevra.
«Stavo lavorando, quando è venuto giù tutto in seguito a un’esplosione». L’uomo ha appena perso la moglie e la nipote. «Che cavolo di mondo è questo!». Urla, si dispera, insulta il presidente ucraino Petro Poroshenko, accusandolo del bombardamento della sua casa. «Ira. Abbiamo passato trentatré anni insieme! Hanno portato via la mia piccola Sveta!».

martedì 9 dicembre 2014

Censis: maggioranza assoluta degli italiani contro l'UE

IL CENSIS DIVULGA DATI ESPLOSIVI: LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI DISPREZZA LA UE, LA BCE E LA COMMISSIONE!


IL CENSIS DIVULGA DATI ESPLOSIVI: LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI DISPREZZA LA UE, LA BCE E LA COMMISSIONE!

Gli italiani si fidano pochissimo - meglio sarebbe dire "per niente" - dei poteri europei. E' quanto emerge dal 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese relativa al 2014, che viene presentato oggi a Roma. Il 33% ha fiducia nel Parlamento europeo (37% media Ue), il 28% nella Commissione europea (32% media Ue), il 22% nella Banca centrale europea (31% media Ue). Il 64% degli italiani percepisce l'Unione come burocratica, il 57% la considera lontana, solo il 33% pensa sia efficiente e il 29% (contro il 45% medio europeo) vede nell'Unione un fattore di protezione rispetto a condizioni di crisi e disagio.

E mentre il 42% degli europei pensa che la propria voce conti in Europa, la percentuale scende al 19% tra gli italiani.

lunedì 8 dicembre 2014

Il Congresso USA ha dichiarato guerra alla Russia!

Washington: 410 sì, 10 no. Grande consenso bipartisan prima che il disegno di legge vada al Senato. Carta bianca per la Casa Bianca contro Mosca 



di Pepe Escobar - Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

Non riuscirò a sottolineare abbastanza quanto terrificante - e stupido - sia tutto questo.
E adesso è ufficiale.
La risoluzione n. 758 della Camera dei Rappresentanti è stata approvata ieri segnando un risultato travolgente e bipartisan (411 voti contro appena 10 contrari) presso il Congresso USA.
I particolari della ripartizione della votazione si possono leggere qui.


Questa risoluzione, giunta in tutta fretta fino al voto appena due settimane dopo essere stata presentata, descrive la Russia come una "Nazione Aggreditrice" che ha invaso l'Ucraina e che stava dietro l'abbattimento del MH17.

La risoluzione fa praticamente appello a far guerra alla Russia.

Date un'occhiata davvero attenta al linguaggio adoperato.
Il Presidente degli Stati Uniti, in consultazione con il Congresso USA, deve: 
«Condurre una revisione del posizionamento, della prontezza e delle responsabilità delle forze armate degli Stati Uniti nonché delle forze degli altri membri della NATO per determinare se i contributi e le azioni di ciascuno siano sufficienti a soddisfare gli obblighi della difesa collettiva ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico e specificare le misure necessarie per porre rimedio a eventuali carenze».
Traduzione: 

sabato 6 dicembre 2014

"L'UE ha sconfitto Putin" dicono i media... IDIOZIE! Vediamo perché...

DI PEPE ESCOBAR
rt.com

Quindi l’UE “ha sconfitto” Putin forzandolo a cancellare il gasdotto South Stream. Così hanno affermato i media occidentali. Idiozie. I fatti concreti parlano diversamente.

Lo stratagemma del “Gasdottistan” continuerà a mandare scosse geopolitiche di grande entità attraverso l’Eurasia per un buon lasso di tempo. In parole povere, alcuni anni fa la Russia aveva ipotizzato di bypassare l’Ucraina, in quanto paese inaffidabile per il transito del gas, attraverso il North Stream – già perfettamente funzionante – e il South Stream – ancora un progetto. Ora la Russia ha intavolato un nuovo accordo con la Turchia per bypassare l’approccio “non costruttivo” (parole di Putin) della Commissione Europea. 

È essenziale un passo indietro per capire il gioco di oggi. Cinque anni fa stavo seguendo nel dettaglio l’ultimo atto della scena del Gasdottistan – la guerra tra i gasdotti rivali South Stream e Nabucco. Nabucco alla fine è stato fatto a brandelli. South Strem potrebbe resuscitare, ma solo se la Commissione Europea ritornasse sana di mente.
Il gasdotto South Stream, lungo 3.600Km, dovrebbe venir ultimato entro il 2016, arrivando fino all’Austria e alla zona dei Balcani/Italia. La Gazprom è proprietaria del 50% - insieme all’ENI (20%), l’EDF francese (15%) e la tedesca Wintershall, una sussidiaria della BASF (15%). Per come stanno le cose, questi colossi europei dell’energia non stanno facendo i salti di gioia – per essere riduttivi. Per mesi la Gazprom e la CE hanno trattato per giungere ad una soluzione.

Alla fine Bruxelles si è fatta fuori da sola.
La Russia riuscirà comunque a costruire un gasdotto sotto il Mar Nero – ma ora lo dirigerà verso la Turchia e, punto fondamentale, movimentando la stessa mole di gas che sarebbe passata attraverso South Stream. In aggiunta la Russia riuscirà a costruire un nuovo hub per il GLN (gas liquefatto naturale) nel Mediterraneo. Quindi la Gazprom non ha speso 5 miliardi di dollari invano (costi finanziari ed ingegneristici). La deviazione ha perfettamente senso anche dal punto di vista del business. La Turchia è il secondo cliente della Gazprom dopo la Germania, molto più grande di Bulgaria, Ungheria e Austria messe assieme.

lunedì 1 dicembre 2014

IL GOVERNO SI INCHINA NUOVAMENTE ALLA UE. TAGLI PER 4.5 MLD

governo si inchina a ue

DOPO LE BACCHETTATE DELL’UE IL GOVERNO “CORREGGE” LA MANOVRA DI CIRCA 4.5 MILIARDI RIVEDENDO NUMEROSI PUNTI CONTENUTI NELLA LEGGE DI STABILITÀ.

Come risposta alle “obiezioni” della commissione europea il Governo ha immediatamente introdotto nella legge di stabilità misure correttive per 4.5 miliardi di euro con modifiche del bonus bebè, allentamento del patto di stabilità interno per i comuni, incremento degli ammortizzatori sociali, riduzione dell’Irap e dei contributi. La Legge di Stabilità, nel corso dell’esame in commissione Bilancio a Montecitorio, verrà dunque modificata con un pacchetto di misure che tocca quasi tutti i capitoli della manovra. In molti casi si assisterà al famoso gioco delle tre carte. Si toglie da una parte per mettere da un’altra come nel caso dei fondi per la Sla. I soldi stanziati per le autosufficienze sono stati aumentati a 150 milioni di euro e le risorse verranno tolte al fondo per le famiglie.
Per quanto riguarda il bonus bebè, il famoso assegno di 80 euro, tanto sventolato da Renzi durante le ultime europee, sarà assegnato alle famiglie dopo un attento studio della situazione economica equivalente non superiore ai 25000 euro annui. Nel caso in cui l’importo non superi i 7000 euro il bonus viene raddoppiato.

domenica 30 novembre 2014

"TTIP": lo strapotere delle multinazionali diventa legge! GUARDA & DIVULGA!!!

VIDEO IMPORTANTE DA GUARDARE E FAR GIRARE OVUNQUE!





Su Facebook il video lo trovi QUI




sabato 22 novembre 2014

La gente si svegli, se volessero l'Italia potrebbe riprendersi in un mese!

“L’OPINIONE PUBBLICA SI SVEGLI, IL PIL DEL NOSTRO PAESE POTREBBE RADDOPPIARE IN UN MESE. BASTEREBBE UN DECRETO DEL GOVERNO”.

banche
di Francesca Morandi
 “Le banche usano, di fatto, mezzi illeciti come il falso in bilancio e l’autoriciclaggio nello svolgimento della loro attività al fine di ottenere enormi guadagni che non dichiarano”. La provocazione viene da Marco Saba, direttore della ricerca presso il Centro Studi Monetari di Milano (http://www.studimonetari.org/), il cui obiettivo è “dare una sveglia” all’opinione pubblica “in un’epoca in cui la stragrande maggioranza degli italiani è soffocata dai debiti e l’amministrazione dello Stato è vessata dal debito pubblico”.
 “Ma le cose possono cambiare, perché i cittadini hanno il diritto e gli strumenti giuridici per mutare lo status quo attuale”, spiega Saba, già membro dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata di Ginevra (http://www.o-c-o.net/), che cita innanzitutto l’ultimo studio condotto dall’economista Nino Galloni, raccolto nel libro “Il futuro della Banca” (ed. Eurilink), dove si dimostra come la contabilità bancaria attuale sia alterata, “falsa”.
  - Che cosa intende quando dice che il denaro in possesso delle banche è “falso”?  
“Quando la banca riceve contanti crea sui conti correnti denaro elettronico equivalente al contante ottenuto “clonando” quindi il valore del denaro liquido che dovrebbe essere annullato o distrutto. Giuridicamente, infatti, le banche non hanno una esplicita licenza di creare denaro virtuale, ma vengono considerate solo come società di intermediazione finanziaria. L’attività principale delle banche consiste invece proprio nella creazione di denaro ex novo,  che – ad oggi – non risulta contabilizzato a bilancio. Se gli istituti di credito evitano di iscrivere in contabilità, nel risultato lordo d’esercizio, la quota annuale di denaro virtuale che creano dal nulla, è evidente che lo considererebbero esse stesse “denaro falso”. A norma di legge i debiti contratti con denaro falso sono viziati e non sono giuridicamente validi. Ne deriva che tutti i debiti contratti con le banche sarebbero annullabili, un vero e proprio miracolo degno della “Madonna dei Debitori”! Ma la notizia buona è che non c’è nessun bisogno di cambiare le regole esistenti: se le banche seguissero la regola contabile principale ovvero quella che richiede che il bilancio esponga la situazione economica, patrimoniale e finanziaria reale, allora si regolarizzerebbe questo denaro”.

venerdì 21 novembre 2014

L’Ungheria sovrana disobbedisce all’Ue e fa crescere il Pil

«Noi non crediamo nell’Unione Europea, crediamo nell’Ungheria, e consideriamo l’Ue dal punto di vista secondo cui, se facciamo bene il nostro lavoro, allora quel qualcosa in cui crediamo, che si chiama Ungheria, avrà il suo tornaconto». Nelle parole del premier ungherese Viktor Orbán si può cogliere l’essenza di una diversa visione dell’Europa, immaginata come un insieme di Stati autonomi e indipendenti che traggono beneficio dalla loro reciproca collaborazione. Dopo aver sperimentato tra il 2002 e il 2010, durante il governo di socialisti e liberali, gli effetti delle fallimentari politiche europeiste di austerità e privatizzazione, come il dilagare della disoccupazione, emigrazione di massa, enorme perdita di potere d’acquisto, tagli a pensioni e tredicesima, tracollo del Pil e impennata del debito pubblico dal 55% all’82%, nel 2010 il popolo magiaro vota in maggioranza assoluta il partito conservatore “Fidesz” guidato da un Viktor Orbán completamente nuovo rispetto al precedente mandato 1998-2002, il quale, abbandonate le posizioni filo-occidentali e liberiste, strizza l’occhio a Putin e si riscopre un fervente sostenitore dell’intervento statale nell’economia.
Il nuovo governo cerca in ogni modo di spezzare le catene, imposte dall’Europa della finanza internazionale e accettate dai precedenti governi, tentando di riportare sotto il controllo dello Stato tutti i settori strategici dell’economia. La nomina del Viktor Orbànkeynesiano ministro dell’economia Gyorgy Matolcsy a governatore della banca nazionale ungherese provoca al governo innumerevoli critiche da parte della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea, la quale lo definisce «un rischio per i mercati», critica alla quale Orbán risponde: «Se è un rischio per i mercati allora per noi è il rischio minore». Oltretutto fa sì che la maggioranza del consiglio monetario della banca centrale sia nominata dal governo, in modo da poter effettuare politiche monetarie espansive, di sostegno alla spesa pubblica, mirate a convertire in fiorini ungheresi i prestiti contratti in valuta straniera e a finanziare a tasso zero istituti di credito impegnati a erogare finanziamenti a piccole e medie imprese ad un interesse inferiore al 2%.

lunedì 17 novembre 2014

Le sanzioni antirusse? Fanno comodo alle potenti lobby!"

Savoini: "Le sanzioni antirusse fanno comodo soltanto alle lobby potenti"
© Collage: «La Voce della Russia»
Ciononostante i produttori locali che hanno già perso a causa dell'introduzione dell'embargo russo circa 2 miliardi di euro sono in ansiosa attesa. E' evidente che i 200 milioni di euro, così generosamente promessi loro da Bruxelles, saranno insufficienti per coprire i loro danni che crescono di giorno in giorno.
Il presidente dell'Associazione Lombardia-Russia, l'organizzazione che già da mesi, insieme con Lega Nord, sta cercando disperatamente di ottenere l'abolizione della sanzioni antirusse, ha condiviso con La Voce della Russia la sua opinione sulla prolungata "guerra delle sanzioni" la cui fine per ora non s'intravede:
- Dal nostro punto di vista queste sanzioni sono assurde. La Russia è sottoposta a incessanti attacchi ed è il bersaglio delle provocazioni ad opera delle illegittime autorità di Kiev sostenute dall'Occidente. Questi sanzioni non solo provocano danni alla Russia, ma all'intera Europa, in particolare all'Italia, che già sta soffrendo per un'acutissima crisi. Tanto che le misure sanzionatorie, come noi abbiamo accentuato sin dall'inizio del conflitto, devono essere immediatamente abolite. L'Europa deve mantenere con la Russia le relazioni più strette e di smettere di considerarla esclusivamente come un nemico.
- La Russia è sempre stata per l'Europa un serio partner commerciale e l'importantissimo mercato di sbocco. A Suo parere, per quale motivo alcuni politici europei si comportano oggi da veri "masochisti", trascurando con l'insistenza "l'effetto bumerang" e sacrificando gli interessi dei propri paesi, molti dei quali, come Lei ha giustamente fatto notare, tuttora si trovano in stato di una profonda crisi?
- No, non sono per niente dei "masochisti", servono semplicemente gli interessi altrui, che non hanno niente a che fare con il miglioramento della vita degli europei. I governi europei oggi al potere sono sostenuti dalle potenze che promuovono gli interessi delle potenti e globali transnazionali lobby che hanno l'atteggiamento ostile nei confronti dell'Europa e della Russia.

sabato 15 novembre 2014

Putin avvisa la Merkel: “Garantiamo ai tedeschi 300mila posti di lavoro”

Washington e Berlino sono insomma avvisate. L'incontro di Canberra è l'ultima occasione per evitare una reazione che rischia di affossare il mercato del lavoro tedesco e far tremare i mercati finanziari ed energetici.
“La nostra collaborazione con la Germania garantisce ai tedeschi circa 300mila posti di lavoro. In mancanza di contratti quei posti di lavoro rischiano però di andare perduti. Certo possono essere trovati nuovi accordi, ma resta da vedere che tipo di accordi saranno. Non è così semplice”. Chiamatela minaccia, o semplice consiglio, ma questo manda a dire Zar Vladimir Putin alla signora Angela Merkel alla vigilia del G20 che si apre domani a Canberra.
L’avvertimento del presidente russo è contenuto in un’intervista rilasciata all’agenzia russa Tass poche ore prima di raggiungere i partecipanti al summit australiano. Un summit nel corso del quale Putin si prepara a contrastare a muso duro sia le sanzioni, sia l’eventuale ostilità del blocco occidentale nei confronti della Russia. Nell’intervista – dopo aver spiegato di voler innanzitutto d’incontrare la “Cancelliera” – Putin sottolinea con un pizzico di cinico pragmatismo d’essere ben poco interessato al clima in cui si svolgerà il confronto. “Non ho notato un calo di simpatia (della Merkel ndr) nei miei confronti….anche perché, come tutti sanno, quel che ci guida sono gli interessi e non la simpatia o l’antipatia….proprio per questo non prevedo sostanziali cambiamenti o alterazioni nella natura dei nostri rapporti”. Come dire cara Merkel alla fine è con il nostro gas e il nostro mercato che dovrai fare i conti e non con quello che ti chiedono i tuoi alleati americani. Ma la vera sciabolata è diretta ad Obama.

venerdì 14 novembre 2014

Ungheria, Orban sotto attacco: i dossier falsi di Obama

OBAMA AGGREDISCE L'UNGHERIA DI ORBAN CON FALSI DOSSIER DI ''CORRUZIONE'' VENDETTA CONTRO LEGGI ANTI-SPECULAZIONE BANCARIA

OBAMA AGGREDISCE L'UNGHERIA DI ORBAN CON FALSI DOSSIER DI ''CORRUZIONE'' VENDETTA CONTRO LEGGI ANTI-SPECULAZIONE BANCARIA


E' solo "carta straccia", un documento che avrebbe potuto essere scritto dall'opposizione. Viktor Orban, il primo ministro ungherese, ha liquidato così il documento col quale gli Stati uniti hanno tolto il visto ad alcuni funzionari magiari, tra i quali il capo dell'Ufficio tasse e dogane, nell'ambito di un'inchiesta per corruzione. Il provvedimento di Washington sta avvelenando i rapporti magiaro-americani.

"Abbiamo ricevuto un documento che è un accrocco di accuse che abbiamo sentito pronunciare dai partiti d'opposizione negli ultimi quattro anni. Non è altro che carta straccia. Se non fosse in inglese, avrei pensato che l'ha scritto un partito d'opposizione", ha detto Orban rispondendo all'intervista che ogni due settimane concede alla radio pubblica MR1.

"Io - ha aggiunto - guardo a questo documento come se qualcuno volesse trascinarci in un contesto di elezioni politiche". E comunque l'inchiesta americana è "solo tempo perso".

Nelle ultime settimane Washington è partita all'offensiva del governo Orban sul tema della corruzione. Gli Usa, come diverse cancellerie europee, hanno espresso preoccupazione per il "piglio autoritario" del governo di destra magiaro, specialmente perchè ha costretto le banche straniere a convertire i mutui-casa in fiorini in modo da impedire speculazioni sulla pelle dei cittadini ungheresi derivate dal gioco dei cambi e dei tassi d'interesse in euro, dollari e franchi svizzeri. Non è proprio piaciuto, agli americani che hanno forti interessi nelle banche oggetto della disposizione del governo Orban.

Ma l'America è anche irritata per il fatto che Budapest in Europa è capofila della "linea morbida" nei confronti della Russia, soggetta a sanzioni per la vicenda ucraina, e ha dimostrato questa poca adesione con atti concreti.
loading...
loading...