Mentre il premier ungherese Victor Orban, pochi mesi fa ha trasformato in aziende no-profit le "utilities", ovvero le società che erogano acqua, luce e gas, facendo diminuire sensibilmente le tariffe, in Italia ci apprestiamo a regalarle alle lobby!
Orban è l'unico premier di un paese dell'Eurozona che ha avuto il coraggio di opporsi veramente ai diktat di Bruxelles e di Francoforte, nonché delle potentissime lobbies, facendo così crescere l'Ungheria, ma guadagnandosi l'appellativo di "dittatore" da parte dei media "liberi e democratici" (e sopratutto sinceri) del resto d'Europa e dell'occidente. Gli USA hanno inserito l'Ungheria nella loro "black list", gli "esportatori di democrazia" sono assolutamente allergici ai paesi sovrani e ai premier che non si genuflettono al loro cospetto. Per maggiori info sull'Ungheria, leggi L’Ungheria sovrana disobbedisce all’Ue e fa crescere il Pil
Tornando a noi e al nostro martoriato paese, vi suggeriamo un'attenta lettura del seguente, ottimo articolo di Marcello Foa, uno dei pochi giornalisti 'main stream' che stimiamo senza riserve.
Staff nocensura.com
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Di Marcello Foa - blog.ilgiornale.it
L’importante, spesso, non è spiegare, ma non far capire. Molte riforme fondamentali passano tra le pieghe di un provvedimento come se fossero marginali. I parlamentari approvano senza nemmeno sapere cosa votano, seguendo le indicazioni del capogruppo mentre i giornalisti ne scrivono senza capire o, ancora meglio, non ne scrivono affatto.
Prendiamo la recente riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. I giornali si sono concentrati sugli aspetti più eclatanti come l’abolizione di fatto del Senato e l’aumento delle firme per referendum e iniziative popolari; pochi hanno parlato dell’articolo V della Costituzione, che solo a nominarlo… bah che noia!
Tutti, la settimana scorsa, hanno pubblicato un vademecum sulle riforme. Ecco cosa scrive ad esempio La Stampa:
TITOLO V – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».
Caro lettore, cosa hai capito? Nulla, scommetto. Però se riascolti un bel servizio televisivo de la Gabbia, mandato in onda il 26 settembre 2013 e ripreso in questi giorni su twitter da Alessandro Greco, la riforma dell’articolo V assume un altro significativo. Guardalo, ne vale la pena, dura appena 3 minuti.
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In questo servizio il dirigente generale Lorenzo Codogno, a capo della direzione I analisi economico-finanziaria del Dipartimento del Tesoro, del Ministero dell’economia e delle finanze, intervistato sulla vendita di partecipazioni Eni, Finmeccanica, Enel dichiarò: «Il problema è che non prendi tantissimo perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa sono 12 miliardi, non è una gran cifra, meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi, il problema è che non sono nostri, dello Stato, sono dei Comuni, delle Regioni (…)E quindi bisogna cambiare il titolo V della Costituzione. Ed espropriare i Comuni e le Regioni»