Visualizzazione post con etichetta gas. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gas. Mostra tutti i post

venerdì 13 marzo 2015

Acqua, luce e gas: la fregatura è servita. Firmata Matteo Renzi


 Mentre il premier ungherese Victor Orban,  pochi mesi fa ha trasformato in aziende no-profit le "utilities", ovvero le società che erogano acqua, luce e gas, facendo diminuire sensibilmente le tariffe, in Italia ci apprestiamo a regalarle alle lobby!

Orban è l'unico premier di un paese dell'Eurozona che ha avuto il coraggio di opporsi veramente ai diktat di Bruxelles e di Francoforte, nonché delle potentissime lobbies, facendo così crescere l'Ungheria, ma guadagnandosi l'appellativo di "dittatore" da parte dei media "liberi e democratici" (e sopratutto sinceri) del resto d'Europa e dell'occidente. Gli USA hanno inserito l'Ungheria nella loro "black list", gli "esportatori di democrazia" sono assolutamente allergici ai paesi sovrani e ai premier che non si genuflettono al loro cospetto. Per maggiori info sull'Ungheria, leggi L’Ungheria sovrana disobbedisce all’Ue e fa crescere il Pil

Tornando a noi e al nostro martoriato paese, vi suggeriamo un'attenta lettura del seguente, ottimo articolo di Marcello Foa, uno dei pochi giornalisti 'main stream' che stimiamo senza riserve.


- - - -


Di Marcello Foa - blog.ilgiornale.it 

L’importante, spesso, non è spiegare, ma non far capire. Molte riforme fondamentali passano tra le pieghe di un provvedimento come se fossero marginali. I parlamentari approvano senza nemmeno sapere cosa votano, seguendo le indicazioni del capogruppo mentre i giornalisti ne scrivono senza capire o, ancora meglio, non ne scrivono affatto.
Prendiamo la recente riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. I giornali si sono concentrati sugli aspetti più eclatanti come l’abolizione di fatto del Senato e l’aumento delle firme per referendum e iniziative popolari; pochi hanno parlato dell’articolo V della Costituzione, che solo a nominarlo… bah che noia!
Tutti, la settimana scorsa, hanno pubblicato un vademecum sulle riforme. Ecco cosa scrive ad esempio La Stampa:
TITOLO V – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».
Caro lettore, cosa hai capito? Nulla, scommetto. Però se riascolti un bel servizio televisivo de la Gabbia, mandato in onda il 26 settembre 2013 e ripreso in questi giorni su twitter da Alessandro Greco, la riforma dell’articolo V assume un altro significativo. Guardalo, ne vale la pena, dura appena 3 minuti.

YouTube Direkt

In questo servizio il dirigente generale Lorenzo Codogno, a capo della direzione I analisi economico-finanziaria del Dipartimento del Tesoro, del Ministero dell’economia e delle finanze, intervistato sulla vendita di partecipazioni Eni, Finmeccanica, Enel dichiarò: «Il problema è che non prendi tantissimo perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa sono 12 miliardi, non è una gran cifra, meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi, il problema è che non sono nostri, dello Stato, sono dei Comuni, delle Regioni (…)E quindi bisogna cambiare il titolo V della Costituzione. Ed espropriare i Comuni e le Regioni»

domenica 1 marzo 2015

Putin: "Se l'Ucraina non paga i debiti, entro 48h sarà senza gas!"


DA LUNEDI’ LA RUSSIA CHIUDE I RUBINETTI DEL GAS PER L’UCRAINA E LA UE, SE KIEV NON PAGA I DEBITI ENTRO 48 ORE

Se l’ucraina Naftogaz non paga le forniture di gas entro il fine settimana, Gazprom chiude i rubinetti e sarà crisi del metano anche per l’Europa. Questa la minaccia giunta da Mosca e secondo il portavoce di Gazprom Sergey Kuprianov: “il pagamento anticipato (di Naftogaz per febbraio) è sufficiente solo fino al fine settimana. Se non arriva un nuovo pagamento, ovviamente non potremo mandare nuove forniture”, ha detto al canale televisivo Rossia 24.
La situazione è davvero delicata. Già era chiaro da ieri quando il presidente russo Vladimir Putin minacciava di smettere di approvvigionare l’Ucraina, se Gazprom non riceve il pagamento anticipato da Kiev. Ma chiudere i rubinetti all’Ucraina – fatto salvo il ribelle Donbas – significherebbe interrompere il flusso anche verso il vecchio continente. E non sarebbe una mossa da poco: i 147 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, giunti lo scorso anno in Europa, hanno rappresentato circa un terzo del fabbisogno del continente (il 40 per cento sono arrivati attraverso l’Ucraina).
Putin ieri ha affermato che, come previsto dal contratto Kiev-Mosca alla fine dell’anno scorso, il gigante del gas russo Gazprom può “sospendere le consegne” se non è pagato in anticipo.
“Questo può creare un pericolo per il transito verso l’Europa, per i nostri partner europei”, ha specificato Putin, che ha poi aggiunto: la decisione del potere centrale di Kiev di tagliare il metano al Donbas, alle attuali temperature, “puzzava di genocidio”. Oltre a sottolineare la situazione già difficile in cui versa chi sta a Est di Kiev.

giovedì 22 gennaio 2015

Putin taglia il gas all'Europa

Vladimi Putin taglia il gas all'EuropaLa decisione è stata presa dal presidente Vladimir Putin. Gazprom ha tagliato esportazioni del 60%.
Europa in alert per imminente mancanza di gas naturale. La prossima crisi energetica potrebbe scattare tra qualche ora, causa la dipendenza dalla Russia.
Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato infatti al colosso energetico Gazprom di interrompere le forniture di gas naturale dirette verso l’Ucraina o che attraversano il paese con l’accusa, stando a un report di Daily Mail, che Kiev starebbe rubando il gas.
Gazprom ha così tagliato le esportazioni all’Europa del 60%, dopo aver interrotto completamente le consegne a sei paesi europei, ovvero alla Bulgaria, alla Grecia, alla Romania, alla Croazia, alla Macedonia e alla Turchia.
Il 40% circa delle esportazioni russe di gas verso l’Europa e la Turchia avviene attraverso la rete ucraina.

sabato 3 gennaio 2015

In 10 anni il costo dei servizi essenziali aumentato fino al 79% !!!


DIECI ANNI DI EURO: COSTO ACQUA +79,5% COSTO RIFIUTI +70,8% COSTO ELETTRICITA' +48,2% COSTO TRENI +46,3% (EURO FOLLIA)

Tra il 2010 e il 2014 solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate piu' che in Italia. Se a Madrid l'aumento medio e' stato del 23,7 per cento, in Italia l'incremento e' stato del 19,1 per cento. Tra i grandi Paesi d'Europa, invece, la Francia ha registrato un rincaro medio del 12,9 per cento, mentre la Germania ha segnato un ritocco all'insu' dei prezzi solo del 4,2 per cento.

L'area dell'euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell'11,8 per cento: oltre 7 punti percentuali in meno che da noi. I calcoli sono stati effettuati dall'Ufficio studi della CGIA che oltre a eseguire una comparazione tra l'andamento delle tariffe amministrate nei principali paesi d'Europa ha analizzato anche il trend registrato tra il 2004 e i primi 11 mesi del 2014 delle tariffe dei principali servizi pubblici presenti nel nostro Paese.

Negli ultimi 10 anni, a fronte di un incremento dell'inflazione che in Italia e' stato del 20,5 per cento, l'acqua e' aumentata del 79,5 per cento, i rifiuti del 70,8 per cento, l'energia elettrica del 48,2 per cento, i pedaggi autostradali del 46,5 per cento, i trasporti ferroviari del 46,3 per cento, il gas del 42,9 per cento, i trasporti urbani del 41,6 per cento, il servizio taxi del 31,6 per cento e i servizi postali del 27,9 per cento. Tra tutte le voci analizzate, solo i servizi telefonici hanno subito un decremento: -15,8 per cento, ma si tratta di compagnie private, non si servizi pubblici

sabato 6 dicembre 2014

"L'UE ha sconfitto Putin" dicono i media... IDIOZIE! Vediamo perché...

DI PEPE ESCOBAR
rt.com

Quindi l’UE “ha sconfitto” Putin forzandolo a cancellare il gasdotto South Stream. Così hanno affermato i media occidentali. Idiozie. I fatti concreti parlano diversamente.

Lo stratagemma del “Gasdottistan” continuerà a mandare scosse geopolitiche di grande entità attraverso l’Eurasia per un buon lasso di tempo. In parole povere, alcuni anni fa la Russia aveva ipotizzato di bypassare l’Ucraina, in quanto paese inaffidabile per il transito del gas, attraverso il North Stream – già perfettamente funzionante – e il South Stream – ancora un progetto. Ora la Russia ha intavolato un nuovo accordo con la Turchia per bypassare l’approccio “non costruttivo” (parole di Putin) della Commissione Europea. 

È essenziale un passo indietro per capire il gioco di oggi. Cinque anni fa stavo seguendo nel dettaglio l’ultimo atto della scena del Gasdottistan – la guerra tra i gasdotti rivali South Stream e Nabucco. Nabucco alla fine è stato fatto a brandelli. South Strem potrebbe resuscitare, ma solo se la Commissione Europea ritornasse sana di mente.
Il gasdotto South Stream, lungo 3.600Km, dovrebbe venir ultimato entro il 2016, arrivando fino all’Austria e alla zona dei Balcani/Italia. La Gazprom è proprietaria del 50% - insieme all’ENI (20%), l’EDF francese (15%) e la tedesca Wintershall, una sussidiaria della BASF (15%). Per come stanno le cose, questi colossi europei dell’energia non stanno facendo i salti di gioia – per essere riduttivi. Per mesi la Gazprom e la CE hanno trattato per giungere ad una soluzione.

Alla fine Bruxelles si è fatta fuori da sola.
La Russia riuscirà comunque a costruire un gasdotto sotto il Mar Nero – ma ora lo dirigerà verso la Turchia e, punto fondamentale, movimentando la stessa mole di gas che sarebbe passata attraverso South Stream. In aggiunta la Russia riuscirà a costruire un nuovo hub per il GLN (gas liquefatto naturale) nel Mediterraneo. Quindi la Gazprom non ha speso 5 miliardi di dollari invano (costi finanziari ed ingegneristici). La deviazione ha perfettamente senso anche dal punto di vista del business. La Turchia è il secondo cliente della Gazprom dopo la Germania, molto più grande di Bulgaria, Ungheria e Austria messe assieme.

domenica 9 novembre 2014

La grande bufala del gas made in Usa promosso da Obama

Da quando è esplosa la crisi ucraina Obama ha spinto l’Europa a mettere sotto embargo la Russia e poi ha cercato di vendergli il gas Usa. Ma non può farlo. Ecco perché.

di Franco Fracassi - popoffquotidiano.it
fuck-fracking-stop-fracking
Shell e British Petroleum hanno deciso di iniziare a disinvestire «perché non conviene ecnomicamente». Super petroliere adatte al trasporto di gas non sono disponibili, come non esistono porti attrezzati per ospitarle. Il costo di estrazione è elevatissimo. Nel dicembre 2013 parte dell’Ucraina si è ribellata all’ordine costituito e ai legami economici e politici che legavano il Paese a Mosca. Gli Stati Uniti e l’Occidente si sono schierati subito dalla parte dei ribelli. Nonostante la reazione russa non sia stata veemente (come si si sarebbe aspettato) il presidente statunitense Barak Obama ha chiesto (e ottenuto) all’Europa di mettere sotto embargo la Russia. Sempre la Casa Bianca ha, poi, insistito perché l’Europa sostituisse le forniture di gas russo con quelle provenienti dagli Stati Uniti via nave. «È il futuro», ha dichiarato. «Noi diventeremo presto i maggiori produttori di gas del pianeta. E per di più a basso prezzo», ha aggiunto. La realtà è molto distante dalla propaganda di Washington. Ecco quello che ha scoperto Popoff.
Nel sottosuolo statunitense non ci sono quelle immense nuvole di gas che si trovano in Russia, in Medio Oriente o in Estremo Oriente. Il gas made in Usa viene estratto dall’argilla. Si chiama gas scisto, perché si ottiene dalla fratturazione idraulica della roccia sfruttando la pressione dell’acqua, che crea e propaga una frattura in uno strato roccioso spingendo il gas a fuoriuscire.
Nel giro di pochi anni, su immense distese di campi coltivati o adibiti a pascolo sono sbucati i tipici tralicci che caratterizzano i pozzi petroliferi. L’economia e la vita di milioni di persone in Texas, Pennsylvania, Colorado e Kansas si è trasformata in meno di un lustro.
L'estrazione del gas scisto provoca la distruzione delle falde acquifere sotterranee. Anche per questo motivo negli Usa il movimento contro l'estrazione del gas è divenuto molto popolare, specialmente nelle zone rurali.L’ESTRAZIONE DEL GAS SCISTO PROVOCA LA DISTRUZIONE DELLE FALDE ACQUIFERE SOTTERRANEE. ANCHE PER QUESTO MOTIVO NEGLI USA IL MOVIMENTO CONTRO L’ESTRAZIONE DEL GAS È DIVENUTO MOLTO POPOLARE, SPECIALMENTE NELLE ZONE RURALI.
Obama e la sua Amministrazione hanno puntato molto sul gas scisto a basso costo. Il risultato è stato un mini boom dell’industria manifatturiera, che ha aiutato non poco gli Stati Uniti a rimettersi in piedi.
Come ha rivelato il “Washington Post”, Obama è così convinto della bontà di ciò che sta promuovendo che ha fatto pressioni perché nel negoziato Ttip tra Europa e Usa venisse data priorità al tema dell’energia. «Quando avremo un accordo commerciale in vigore, le licenze all’esportazione inerenti a progetti destinati in Europa riguardanti gas naturale liquefatto (gnl) saranno molto più semplici, e ciò è chiaramente molto importante alla luce della situazione geopolitica odierna», ha dichiarato il presidente statunitense.

sabato 28 giugno 2014

Colpaccio di Putin: il gas europeo sarà venduto al Giappone

ALTRO COLPACCIO DI PUTIN: SIGLATO COL GIAPPONE CONTRATTO DI FORNITURA DI 20 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS! (ERA EUROPEO)

LONDRA - I parassiti di Bruxelles oltre ad essere arrogati e spietati sono anche dei perfetti idioti visto che la loro politica antirussa si sta rivelando come una delle piu' grosse idiozie degli ultimi anni.

Da tempo non si fa che parlare di sanzioni da imporre alla Russia per danneggiarla economicamente ma fino ad ora gli unici che stanno rischiando grosso sono i cittadini europei visto che il governo russo ha gia' trovato nuovi mercati lucrativi per il suo gas.

A tale proposito proprio in questi giorni la Russia ha firmato un nuovo accordo commerciale col Giappone per la fornitura annuale di 20 miliardi di metri cubi di gas tratti dalla quota precedentemente destinata all'Europa.

Dopo la chiusura degli impianti nucleari causata da disastro di Fukushima il governo giapponese era alla disperata ricerca di fonti alternative di energia e, sebbene il governo americano abbia cercato di impedire questo accordo, molti parlamentari giapponesi si sono dimostrati a favore visto che questa era la soluzione migliore.

lunedì 17 marzo 2014

Guerra al gas russo? Ma a pagare il conto saremo noi

Dietro alla crisi dell’Ucraina, cioè il grande crocevia dei gasdotti, si nasconde una colossale operazione geopolitica: gli Usa puntano a uscire dalla crisi economica a spese dell’Europa, trasformata in importatrice di gas americano? A quanto pare, ci aspettano 6-7 anni d’inferno: tanto occorre, infatti, per attrezzare il vecchio continente in modo che possa rinunciare al gas russo e passare a quello norvegese e americano. Analoga scelta anche per la Russia: le servono 6-7 anni per sviluppare i nuovi gasdotti verso il più grande mercato industriale del mondo, la Cina. Per l’Europa, pessime notizie: riguardo all’energia e quindi all’economia, l’Unione Europea dipenderebbe al 100% dagli Usa e dai suoi prezzi. Secondo Giulietto Chiesa, dobbiamo aspettarci «una guerra fredda intensificata», perché «saremo sul fronte del combattimento» tra Washington e Mosca e «saremo costretti a pagarne il prezzo». Una sfida pericolosa, perché «l’intera sicurezza europea sarà completamente rivoluzionata, coi missili americani piazzati in Ucraina a 400 chilometri da Mosca».
Putin, osserva Giulietto Chiesa in un video-editoriale su “Pandora Tv”, non può più arretrare: o si arrende, facendo la fine di Yanukovich, o – al contrario Giulietto Chiesa – ribatterà colpo su colpo, come sta facendo in Crimea. Facile previsione: «La popolarità di Putin aumenterà vertiginosamente». Il capo del Cremlino diventa il “salvatore” della Russia: «Lo hanno capito i russi d’Ucraina, lo stanno capendo i russi di Crimea, lo capiranno i 150 milioni di russi». E questo, aggiunge Chiesa, è un segnale molto preoccupante per l’Occidente, che gioca il tutto per tutto: «In una decina d’anni si decide il destino non solo dell’Europa e della Russia, ma del mondo intero». Sul peso della posta in gioco non ci sono dubbi: basta osservare la precisione con cui alcuni strateghi americani come Strobe Talbott, già consigliere di Clinton, si affrettano ad “avvertire” Putin sulle conseguenze finanziarie del braccio di ferro con Obama. Invasa la Crimea, la Borsa di Mosca è franata del 12%, provocando il crollo del rublo. Emergenza che «ha costretto Putin a intervenire per salvare la sua moneta con 60 miliardi di dollari. gli è costata più quest’operazione che non le Olimpiadi di Sochi».

venerdì 28 febbraio 2014

LA RUSSIA AIUTA LA GRECIA: TAGLIA DEL 15% IL PREZZO DEL GAS

Source: kathimerini

Il distributore statale greco Depa e il gigante russo energetico Gazprom hanno raggiunto un importante accordo sul rifornimento di gas che la Russia compie in Grecia. I costi verranno ora diminuiti del 15% e secondo quanto confermato dai dirigenti di Depa il nuovo prezzo di acquisto per la Grecia sarà di 393 dollari ogni 1000 metri cubici. L'accordo avrà valore retroattivo dal primo luglio 2013 e durerà fino al 2016 con una possibile estensione fino al 2026. Ma ora, verranno ridotte le bollette?

Fonte: ilnord.it


loading...
loading...