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lunedì 18 luglio 2016

In Turchia il Golpe comincia adesso



(Maddalena Celano) – Dopo il tentato golpe di venerdì sera, in Turchia, la violenza è ben lungi dall’essere terminata. Proseguono “purghe” e rastrellamenti verso cospiratori o presunti tali. Il popolo turco ha giocato un ruolo cruciale la scorsa notte, decine di migliaia di persone sono scese in piazza con bandiere turche per resistere al colpo di stato. Tutto cominciò verso le dieci di sera, quando i camion militari chiusero al traffico i ponti attraverso lo stretto del Bosforo a Istanbul. I golpisti anche bombardato il palazzo presidenziale, il Parlamento e la Direzione generale della sicurezza di Ankara. Sono stati arrestati circa 2.000.839 soldati. Il presidente turco ha anche detto che l’influenza del clero ha permeato “le Forze Armate e di Polizia, tra le altre agenzie governative negli ultimi 40 anni” e ha confermato che il colpo di stato è stato organizzato dall’imam Gülen, considerato da lui un terrorista. Nazioni Unite, Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, UE, Grecia, Spagna, Messico, Iran, Argentina, Venezuela e Guatemala, tra gli altri, hanno difeso il presidente turco.
Venerdì sera, 15 luglio: cingolati, elicotteri e soldati si sono scontrati con  polizia e manifestanti per le strade di Istanbul e Ankara. Erdoğan, tramite i-phone, chiese alla nazione di resistere al golpe e difendere la democrazia. Sicché il presidente è atterrato a Istanbul, dove ha denunciato il “tradimento” da parte della fazione ribelle. I social-media hanno mostrato scontri, violenza e caos. Almeno 265 persone sono state uccise nelle violenze e almeno  1.440 sono i  feriti. Il primo ministro Binali Yildirim ha affermato questo sabato che 161 “martiri” sono stati uccisi, tra cui civili e polizia.  Sicché le autorità hanno arrestato 2.839 membri dell’esercito e ordinato l’ arresto di 2.745 giudici e pubblici ministeri, i funzionari governativi cominciano a “purgare” le fila da cospiratori o presunti tali.  Erdogan intanto ha accusato del tentato golpe un imam in esilio negli USA,  Fethullah Gülen, perciò ha chiesto ad Obama di deportarlo dalla sua abitazione in Pennsylvania.
Chi è Fethullah Gülen, l’Imam accusato di aver progettato il Golpe?
Il segretario di Stato John Kerry ha affermato che gli Stati Uniti prenderebbero in considerazione l’estradizione dell’ imam, ma richiedono prove di irregolarità. Gülen, imam e politologo turco noto per le sue idee estremamente “moderate” e “pacifiste”, ha respinto ogni accuse di cospirazione in un’ intervista al Guardian e altri reporter, e ha suggerito che probabilmente è stato lo stesso Erdogan ad organizzare il golpe fittizio. Egli ha anche condannato il tentativo di golpe, dicendo: “ora che la Turchia è sulla via della democrazia, non si può tornare indietro”.
Gülen, autore di 60 saggi teologici e politici, è noto in tutto il mondo per la sua filosofia non violenta, pacifista e la sua promozione di un’ islam “moderato”, cioè aperto al dialogo inter-religioso ed al pensiero “secolare”. Yildirim ha affermato che la Turchia potrebbe ripristinare la pena di morte per punire il colpo di stato ed eliminare i cospiratori.  La rivolta sembrerebbe che sia stata sostenuta dai ranghi più alti delle forze armate. Il Generale Umit Dundar ha affermato che i cospiratori erano principalmente ufficiali della Air Force, polizia militare e unità corazzate. Ma le autorità turche hanno arrestato il Generale Adem Huduti, comandante della Seconda Armata, e Alparslan Altan, uno dei giudici d’ Alta corte della Turchia.
Cos’ è il movimento Gülenista, e perché Recep Tayyip Erdoğan lo considera una minaccia?
L’accusa del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, secondo cui sia stato il religioso statunitense Fethullah Gülen a organizzare il tentato Golpe fa parte di una retorica familiare e una rivalità di lunga data. Quindi è possibile che non sia vero. Vale la pena sottolineare, in primo luogo, che la rivalità tradizionale nella società turca è tra laici (compresi quelli nell’esercito) che guardano al fondatore dello stato moderno, Kemal Atatürk, e gli islamisti – non da ultimo il partito AKP di Erdogan. Perciò è alquanto improbabile che un Imam, per quanto “moderato” ed aperto al dialogo con le forze “secolari”, abbia potuto organizzare un Golpe contro uno stato sostanzialmente confessionale. I militari si percepiscono come custodi della moderna Turchia, mentre il movimento dell’ Imam Gülen occupa uno spazio torbido ed ambiguo tra le due parti, quella laicista e quella islamista. Gülen, è un religioso che vive in esilio solitario in Pennsylvania, a capo di un movimento popolare chiamato Hizmet. Trascorre la vita scrivendo decine di libri l’ anno e gestire centinaia di scuole ed università.
Le accuse sono state percepite come una rappresaglia di Erdogan contro le scuole güleniste, poiché  il presidente turco ha tentato di limitare la crescita del suddetto movimento in quanto baserebbe la sua filosofia sulla non-violenza e il dialogo con moderne forme di democrazia occidentale. La rivalità è culminata in una purga contro presunti  gülenisti tra gli ufficiali dell’esercito e della polizia di alto livello, così come i media accusati di collegamenti gülenisti. Gli Stati Uniti e il movimento Hizmet di Gülen, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel colpo di stato, definendo tali affermazioni “altamente irresponsabili”.
Per più di 40 anni, Fethullah Gülen e Hizmet si sono impegnati per la pace e la democrazia:”Abbiamo sempre denunciato gli interventi militari in politica interna. Questi sono valori fondamentali per i membri di Hizmet. Condanniamo qualsiasi intervento militare nella politica interna della Turchia”. Allora, qual è la verità? I critici sottolineano un video emerso nel 1999 in cui Gülen sembrava suggerire ai suoi seguaci di infiltrarsi nelle istituzioni tradizionali: “È necessario muoversi all’interno delle arterie del sistema, senza che nessuno noti la vostra esistenza, fino a raggiungere tutti i centri di potere … È necessario attendere fino al momento in cui avrete tutto il potere dello Stato…”.
Fonte: spondasud.it


martedì 7 giugno 2016

Un senatore americano (legalmente) in Siria



Il senatore della Virginia Richard Black è fin dall’inizio della crisi siriana uno dei pochissimi politici americani a parlare in difesa della Siria e del suo popolo contro l’aggressione che questa nazione del Medio Oriente sta subendo da quasi sei anni.
Pochi giorni fa ci ha concesso una video intervista di cui qui riportiamo una sintesi.
Il senatore Black ha raggiunto la Siria attraverso il Libano in un suo recente viaggio ed ha incontrato personalità politiche e militari di entrambi i Paesi nel corso di una serie di incontri informali ma non per questo meno importanti. E’ opinione del senatore che sia tempo che il popolo americano sappia che sono stati gli Stati Uniti ad aver iniziato questa guerra di cui in Occidente si conosce solo la versione ufficiale. Non si è trattato di una insurrezione spontanea come i grandi media cercano di farci credere ma di una operazione segreta e codarda lanciata dal governo Americano per sovvertirne un altro, quello siriano, che non era nemico degli Stati Uniti.
E’ rischioso affermare questa ed altre verità connesse, come testimoniano gli strani ma mortali incidenti capitati in Turchia ad alcuni giornalisti coraggiosi o l’incarcerazione di altri più fortunati, ma è una cosa che deve essere fatta.
Riguardo Palmira, che Black ha visitato accompagnato dai militari siriani,  il senatore è stato chiaro: la cosiddetta “coalizione” occidentale non ha fatto nulla per impedire la presa dell’antica città né ha fatto qualcosa dopo per liberarla o difenderla. Così, uno dei più grandi tesori della civiltà umana ha rischiato di essere cancellato via dalla follia distruttiva delle milizie islamiste. Parole molto dure sono state dette dal senatore nei riguardi della Turchia, definita una vera e propria cleptocrazia [presente nel video al min. 5:30] essendo la Turchia ed il governo del dittatore Erdogan[presente nel video al min. 5:50] coinvolti non solo nella guerra ma anche nel furto continuo del petrolio siriano, dei tesori archeologici della Siria e nel traffico di organi umani.
Parole commoventi sono invece state riservate per il soldato russo Alexander Prokhorenko che si è sacrificato durante un’azione militare e per Khaleed al-Asaad, il vecchio archeologo di Palmira che è stato decapitato dagli islamisti dopo un mese di prigionia. E’ stato un grande onore per Richard Black poter stringere la mano al figlio di quest’uomo.
Tra le personalità incontrate dal senatore Black nel corso del suo viaggio, ci sono il generale libanese Aoun, futuro presidente del Libano, ma soprattutto il presidente Assad e sua moglie Asma: una donna incantevole ed amabile, a tratti perfino timida.  L’impressione che Black si è fatto di entrambi è che siano più vicini all’Occidente di quanto si pensi, in totale contrasto con altre coppie presidenziali di quell’area. E’ facile demonizzare qualcuno prima di conoscerlo, difficile dopo averne fatto la conoscenza.
L’intervento russo ha cambiato le carte in tavola, riconosce Black, e lo ha fatto in meglio, per esempio distruggendo tutte le cisterne con le quali i miliziani trasportavano in Turchia il petrolio rubato ai siriani. Non esiste più l’Unione Sovietica con il suo comunismo e quindi l’atteggiamento Occidentale nei confronti della Russia deve cambiare: la NATO, che in origine è stata un’alleanza ammirevole, ora è diventata uno dei più grandi pericoli per la pace [presente nel video al min. 19:00]. La cosiddetta “coalizione”, continua Black, si coordina con l’Arabia Saudita che è uno dei più grandi sponsor sulla Terra del terrorismo internazionale e con la Turchia il cui presidente ha detto di volere il potere di Adolf Hitler [presente nel video al min. 19:35].
Il senatore Black non si capacita di tutto questo: ironicamente, la Russia è diventata il difensore della civiltà umana e dei valori Occidentali. Di più, Assad must not go dice il senatore perché altrimenti in Siria si scatenerà il caos, come in Libia. La Turchia è poi il principale ostacolo ad ogni processo di pace per questa crisi ed il principale sostenitore dei gruppi terroristi. Non ci sono, continua Black, “ribelli moderati”: sono tutti jihadisti viscidi e violenti.
Con le prossime elezioni presidenziali americane vi è la possibilità di un nuovo inizio per gli Stati Uniti e quindi la possibilità di correggere le scelte passate. Ma di certo non con Hillary Clinton alla presidenza: per il senatore Black, la signora Clinton è una dei leader più assetati di sangue che l’America abbia mai avuto [presente nel video al min. 32:30]. Richard Black ricorda il comportamento di Hillary Clinton all’aeroporto di Tripoli, poco dopo la morte di Gheddafi:  “We came, we saw, he died”  e poi è scoppiata a ridere come fosse una strega [presente nel video al min. 33:00].
Gheddafi è stato un problema per l’America, molti anni fa, ma negli ultimi tempi era un buon amico del governo statunitense. Abbatterlo è stato più che un errore e lo stesso sarebbe con il presidente siriano Assad.
La scelta politica obbligatoria per Richard Black sembra quindi essere Donald Trump nella cui agenda trova spazio la normalizzazione dei rapporti tra Occidente, Russia e  Medio Oriente.
L’ultima domanda non poteva che essere sulla Turchia ed il suo presidente, Recep Tayyip Erdoğan che secondo Black è uno degli uomini più pericolosi della Terra, l’uomo che vuole far risorgere l’impero Ottomano, da sempre nemico dell’Europa e della sua cultura.
Vogliamo concludere con una nota personale: l’intervista dura circa quaranta minuti. Non sono pochi e tuttavia pensiamo meriti di essere vista per intero. Riteniamo che essa non sia solo un insieme di suoni ed immagini ma un documento, storico benché recente, di chi poteva tacere di fronte ad una ingiustizia e non lo ha fatto, di chi poteva voltarsi dall’altra parte ed invece ha preferito guardare ed assumersi delle responsabilità.

Video su YouTube: https://youtu.be/wRRB5TKYZJA
Costantino Ceoldo – Pravda freelance


mercoledì 6 aprile 2016

Il re della Giordania Abdullah II accusa la Turchia di sostenere l'Isis: “Esporta terroristi in Europa”

Di Salvatore Santoru
La Turchia è stata più volte accusata di esercitare un ruolo "doppiogiochista" nella lotta contro l'Isis e ciò è stato sostenuto specialmente da parte dei guerriglieri curdi e della Russia, notoriamente aventi pessimi rapporti con Ankara.
Recentemente, alle ipotesi avanzate da curdi e russi si sono aggiunte quelle avanzate dal re della Giordania Abd Allah II.
  Secondo quanto è stato riportato da Middle East Eye(1), in un meeting segreto tra il re giordano e i membri del Congresso Usa dell’11 gennaio il re giordano avrebbe dichiarato che la Turchia starebbe dietro l'avanzata dell'islamismo radicale in Medio Oriente e la proliferazione del terrorismo islamista in Europa.
Come riportato in un articolo su "Wall Street Italia"(2), re Abdullah ha dichiarato che :

mercoledì 30 marzo 2016

Accuse choc: Lo 007 confessa: la Turchia dietro la strage di Bruxelles

I servizi segreti turchi dietro alla strage di Bruxelles? A lanciare direttamente la pista di Ankara, coinvolgendo nientemeno che il presidente Erdogan, sono i “nemici” storici della Turchia, i curdi, in questo caso affiancati da un paese come la Russia, anch’essa entrata in rotta di collisione coi turchi dopo l’abbattimento di un bombardiere Sukhoi impegnato nell’unica efficace campagna militare finora condotta in Siria contro l’Isis. Un impegno, quello russo, che ha preso in contropiede l’Occidente e ha oltretutto permesso di giungere alla denuncia, documentata, del supporto turco allo Stato Islamico attraverso basi logistiche alla frontiera e soprattutto il contrabbando di petrolio. La Turchia sul banco degli imputati ora anche per le bombe esplose a Bruxelles? La notizia la fornisce il 24 marzo Nahed Al Husaini, corrispondente da Damasco del sito statunitense di contro-informazione “Veterans Today”: intercettazioni russe avrebbero portato alla cattura, da parte dei miliziani curdi, di un responsabile dell’intelligence di Ankara. L’uomo avrebbe confessato che gli attentati di Bruxelles sarebbero stati progettati a Raqqah su ordine di Erdogan.
«Le forze popolari curde che combattono in Siria hanno oggi [24 marzo] catturato un alto funzionario dei servizi segreti turchi che, “sottoposto ad interrogatorio”, ha coinvolto il presidente Erdogan», scrive “Veterans Today” in un post tradotto da “Come ErdoganDon Chisciotte”. «A Veterans Today – aggiunge Nahed Al Husaini – è stato dato accesso alle confessioni registrate che hanno rivelato il ruolo del Mit (Milli Istihbarat Teskilati, l’intelligence turca) nelle esplosioni di Bruxelles ed i piani per effettuare ulteriori attacchi in Europa. Il “funzionario sospetto” ha confessato il suo ruolo nella pianificazione – a Raqqah – dell’attacco di Bruxelles, in collaborazione con l’Isis». L’informazione che ha portato alla cattura del funzionario, scrive “Veterans Today”, deriva da un’intercettazione effettuata dai russi: le forze di Mosca non sarebbero state direttamente coinvolte nell’operazione, ma si presume che unità di “Spetsnaz”, i corpi speciali russi, potrebbero essere state messe a disposizione dei curdi, come supporto.

giovedì 22 gennaio 2015

Putin taglia il gas all'Europa

Vladimi Putin taglia il gas all'EuropaLa decisione è stata presa dal presidente Vladimir Putin. Gazprom ha tagliato esportazioni del 60%.
Europa in alert per imminente mancanza di gas naturale. La prossima crisi energetica potrebbe scattare tra qualche ora, causa la dipendenza dalla Russia.
Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato infatti al colosso energetico Gazprom di interrompere le forniture di gas naturale dirette verso l’Ucraina o che attraversano il paese con l’accusa, stando a un report di Daily Mail, che Kiev starebbe rubando il gas.
Gazprom ha così tagliato le esportazioni all’Europa del 60%, dopo aver interrotto completamente le consegne a sei paesi europei, ovvero alla Bulgaria, alla Grecia, alla Romania, alla Croazia, alla Macedonia e alla Turchia.
Il 40% circa delle esportazioni russe di gas verso l’Europa e la Turchia avviene attraverso la rete ucraina.

sabato 29 novembre 2014

Navi Usa sbarcano in Turchia uomini e armi per l’Isis

L’Isis viene rifornito di armi, di soldi e di miliziani attraverso la Turchia, con l’aiuto degli Stati Uniti. Prove sempre più schiaccianti inchiodano Erdogan e la Cia.

di Franco Fracassi - popoffquotidiano.it
Secondo il deputato turco  Mehmet Ali Ediboglu, sarebbe questa la nave statunitense che ha trasportato lo scorso 19 novembre armi e volontari diretti all'Isis.SECONDO IL DEPUTATO TURCO MEHMET ALI EDIBOGLU, SAREBBE QUESTA LA NAVE STATUNITENSE CHE HA TRASPORTATO LO SCORSO 19 NOVEMBRE ARMI E VOLONTARI DIRETTI ALL’ISIS.
«La cosa assurda di tutta questa storia è che gli Stati Uniti combattono contro i loro amici, combattono un’organizzazione che armano e riforniscono di soldati. Non sto parlando al passato, ma al presente». La dichiarazione shock di un ex dirigente della Cia (rimasto anonimo) rilasciata al settimanale “Newsweek” non fa altro che confermare quanto affermato dal deputato turco Mehmet Ali Ediboglu nell’aula parlamentare di Ankara: «Il 19 novembre 2014 una nave da carico statunitense era entrata nel porto d’Iskanderuntrasportando illegalmente armi e volontari del fondamentalismo islamico. La polizia antisommossa ha protetto il porto durante lo scarico della merce, che in particolare comprendeva missili e lanciarazzi pesanti. Il materiale è stato caricato su due convogli di dodici veicoli diretti al campo di al Qaida di Osmaniye.
Del resto il “Washington Post” solo una settimana fa aveva scritto: «L’Amministrazione Obama ha preparato piani segreti che hanno come scopo quello di favorire l’incremento di aiuti di uomini e armi diretti ai combattenti in Siria, in attesa che sia direttamente il Pentagono a stabilire delle basi nella zona di Aleppo».
Human Right Watch ha rilasciato un rapporto in cui si parla apertamento di coinvolgimento delle forze armate turche nelle stragi di civili compiute dall’Isis nel nord della Siria. «I fondamentalisti possono entrare e uscire a proprio piacimento dal territorio turco, tanto sono sempre in compagnia di soldati o agenti segreti turchi».

lunedì 1 luglio 2013

Turchia: social network al setaccio per arrestare i capi delle proteste

benaliIl governo turco sta analizzando il traffico Twitter, Facebook e di altri social media, per individuare ed arrestare le menti delle proteste contro il premier Recep Tayyip Erdogan, ad un mese dal loro inizio come una protesta ambientalista in difesa di un parco di Istanbul.
Lo ha reso noto il ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni, Binali Yildirim, che ha chiesto a social network di collaborare se vogliono continuare ad operare in Turchia. La ricerca dei leader delle proteste ha portato all’identificazione di 35 nomi forniti all’autorita’ giudiziaria, secondo il quotidiano Aksam. A lanciare l’attacco a Twitter e’ stato sin dai primi gionri della protesta lo stesso Erdogan che l’ha definito “un minaccia” alla Turchia.
(AGI) .

Fonte: http://www.imolaoggi.it

sabato 22 giugno 2013

Turchia, ordinati 100.000 candelotti lacrimogeni. Ne hanno già sparati 130.000


(ANSA) - ANKARA, 19 GIU - La polizia turca ha deciso di ordinare 100mila candelotti lacrimogeni dopo avere quasi esaurito le scorte durante le ultime tre settimane di proteste governative, riferisce Hurriyet online. Circa 130mila candelotti sono stati usati nella repressione dei giovani manifestanti, definiti 'vandali' e 'terroristi' dal premier Recep Tayyip Erdogan. Tre dimostranti sono stati uccisi e altri 8mila feriti. La polizia ha anche ordinato 60 nuovi cannoni ad acqua e 60 blindati Toma e Shortland.


Fonte: ansa.it

martedì 18 giugno 2013

Orrore in Turchia: la polizia schiaccia i manifestanti con le ruspe

di Gabriele Bonafede
La polizia turca del premier Erdogan ha ormai passato ogni limite e sta sprofondando il Paese nella barbarie. Scene agghiaccianti circolano nel web, come  questo video che vi mostriamo e che è fortemente sconsigliato a chi non vuole vedere scene particolarmente violente, e vietato ai minori. Per vedere il video, cliccare su questa link: http://www.fanpage.it/gezi-park-ruspe-distruggono-la-tendopoli-dei-manifestanti/ tratto dal sito www.fanpage.it.
Turchia Uomo in fiamme. Foto tratta da www.independent.co.uk
Turchia Uomo in fiamme. Foto tratta da www.independent.co.uk
Nella prima parte di questo video si vede un manifestante schiacciato da una ruspa per metà del corpo, che emette grida strazianti, mentre la ruspa non accenna ad andare indietro nonostante le urla e gli inviti e le sollecitazioni della folla intornoNel video si vede anche che alcuni poliziotti aiutano infine a tirare fuori l’uomo da sotto la ruspa.
Sempre sul web (facebook e twitter) ci sono anche denunce di cittadini turchi in tutte le lingue, sull’uso d’armi chimiche da parte della polizia turca. La notizia è confermata dai medici che denunziano l’uso di sostanze fortemente urticanti sparate dai cannoni ad “acqua”.

domenica 9 giugno 2013

Repressione in Turchia: servizio esclusivo - LE IMMAGINI DELLA MATTANZA

Quello che è successo in Turchia nei giorni scorsi, e che i blogger di tutto il mondo sono riusciti a documentare ampiamente nonostante l'impegno del governo di Erdogan per nascondere le feroci violenze, con la complicità dei media turchi ed europei, ci ha fatto rabbrividire.

Nei giorni scorsi abbiamo divulgato una breve fotogallery pubblicata da Angelo Iervolino su nocensura.com, e la testimonianza di uno studente italiano che attualmente vive nel paese nell'ambito del progetto Erasmus: vi forniamo oggi ulteriori immagini che rendono bene l'idea circa la portata dei fatti e la ferocia della polizia turca.

Fotogallery - commento a cura della redazione Informatitalia

Gli oggetti sul terreno, sono bossoli di lacrimogeni, con la forma di un grosso proiettile e anima di alluminio. Vengono sparati con un apposito fucile, come vedremo in seguito. Colpiscono il bersaglio ad una velocità di oltre 200km/h, e hanno una temperatura elevata. A distanza ravvicinata o comunque colpendo parti del corpo particolarmente delicate, come le tempie, uccidono. Nel terreno di tutte le strade teatro delle violenze ne erano presenti moltissimi: ne sono stati sparati decine di migliaia, mirando al corpo, se non al volto, dei manifestanti. Di seguito vi mostreremo le immagini. 

Per darvi un'idea della grandezza dei lacrimogeni in oggetto, paragonandole ad un oggetto di uso comune, sono molto simili alle bombolette di gas utilizzate per ricaricare l'accendini.

 Nell'immagine di seguito, un poliziotto mentre sta sparando sulla folla i lacrimogeni descritti sopra:


Vediamo quali effetti producono quando colpiscono le persone:

Questo giovane è stato colpito in un occhio: la forma della ferita è evidentemente quella del bossolo.

Il soggetto della foto di seguito è stato più "fortunato": è stato colpito alla guancia, dove il bossolo ha scavato un vero e proprio solco. Sicuramente avrà riportato anche fratture alla mandibola e/o allo zigomo.
La ragazza ritratta nella foto di seguito è stata colpita all'altezza del sopracciglio: anche in questo caso, sicuramente avrà riportato lesioni alla zona frontale del cranio.

Sono decine e decine le persone ferite al volto, anche gravemente, dai lacrimogeni. Molte di più quelle colpite al corpo, riportando escoriazioni.

La ferita lacerocontusa di seguito è stata provocata da un lacrimogeno sparato dalla distanza di alcune decine di metri

Una panoramica del "campo di battaglia": per ore dalle zone teatro di violenze si sono alzate al cielo colonne di fumo provocate dall'intenso uso di gas lacrimogeni

Una lapide.

Un poliziotto mentre sta per colpire un anziano manifestante.

Botte a sangue freddo: tre poliziotti infieriscono su un manifestante in stato di fermo. Scene come questa sono state all'ordine del giorno.


Blogger tratti in arresto, video e fotocamere sequestrate o spaccate, censura sui social network: ed i mass media - turchi ed europei - che hanno nascosto la situazione, emersa nella sua gravità grazie all'impegno e al sacrificio di coraggiosi blogger e cittadini.


Vive ad Izmir anche lo studente Erasmus italiano che ha divulgato un video di testimonianza.


Redazione Informatitalia - http://informatitalia.blogspot.it
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Divulgazione consigliata!

PS: Siamo contrari alle paranoie sul "copyright" che fanno alcuni blogger, ma se riportate l'articolo vi preghiamo di inserire un link al nostro blog, come facciamo noi quando pubblichiamo materiale altrui. Grazie.

venerdì 7 giugno 2013

TURCHIA, STUDENTE ITALIANO RACCONTA CIO CHE I MEDIA CENSURANO!!!


FATE GIRARE QUESTO VIDEO!!! - Fabio Perrone è uno studente Italiano attualmente presente ad Izmir, terza città della Turchia, nell'ambito del "progetto Erasmus".
Ha assistito in prima persona alle violenze e alla pesante repressione del governo Erdogan, e ha deciso di realizzare questo video per rompere il muro di censura... DIVULGHIAMOLO!!!

L'articolo con link alla fotogallery e altri video:

 http://informatitalia.blogspot.com/2013/06/bagno-di-sangue-in-turchia-la-polizia.html

IL VIDEO CARICATO SU FACEBOOK DA CONDIVIDERE LO TROVI QUI ROMPIAMO IL MURO DELLA CENSURA!
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