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lunedì 6 aprile 2015

Insabbiato il rapporto dell’OMS sui crimini statunitensi in Iraq. Come può uno scienziato tollerare tali mostruosità?


“Molti medici iracheni, da anni stanno cercando di allertare la comunità internazionale per ottenere aiuto, attraverso figure di spicco a livello internazionale. Invano. A seguito del blocco del rapporto dell’OMS, 58 esperti del mondo scientifico, intellettuali, operatori sanitari e difensori dei diritti umani hanno scritto nel maggio 2013 all’OMS e al ministero della sanità iracheno per chiedere la pubblicazione immediata del rapporto. Nessuna reazione a questo appello firmato da studiosi provenienti da tutto il mondo, tra cui Noam Chomsky, Ken Loach, John Tirman, la dottoressa Mozhgan Savabieasfahani e organizzazioni come Human Rights Now Giappone, Health Alliance International e molte altre persone eminenti del mondo scientifico e intellettuale. Davanti questo deliberato ostruzionismo, Hans von Sponeck, ex vice segretario generale delle Nazioni Unite e membro del Tribunale BRussels ha dichiarato: “Il governo degli Stati Uniti ha fatto di tutto per evitare che l’OMS indagasse nelle zone del sud dell’Irak, dove è stato utilizzato l’uranio impoverito che ha causato gravi danni alla salute e rischi ambientali”.
Le autorità statunitensi ammettono di aver utilizzato 320 tonnellate di uranio impoverito, cifre contestate dalla fondazione LAKA di Amsterdam che stima la quantità reale più vicina alle 800 tonnellate, lanciate in Irak durante la guerra del 1991, e 1.200 tonnellate durante l’invasione del 2003. Nel 1991, l’esercito statunitense ha lanciato quasi un milione di ordigni all’uranio impoverito in tre giorni su migliaia di profughi e soldati iracheni in ritirata sulla strada per Bassora. Molto rapidamente, alcune zone del sud dell’Irak hanno visto un incremento annuo del 350% dei casi di leucemia, deficienze immunitarie, cataratta e disfunzioni renali. Le statistiche ufficiali del governo iracheno mostrano che prima dello scoppio della prima guerra del Golfo, nel 1991, il tasso dei casi di cancro era di 40 su 100.000. Nel 1995 era salito a 800 su 100.000, e nel 2005 era raddoppiato ad almeno 1.600 persone su 100.000.

mercoledì 25 marzo 2015

Gli sfollati palestinesi costretti a rifugiarsi nelle grotte!

Le forze di occupazione israeliane costringono i Palestinesi ad abbandonare le proprie case e le coltivazioni per spianare la strada all’espansione delle colonie ebraiche di Israele.
Molti Palestinesi, nella periferia di Al-Khalil (Hebron), nella Cisgiordania occupata, hanno trasformato le grotte di montagna in abitazioni in quanto l’occupazione israeliana continua ad impedire loro la costruzione di case nei territori palestinesi destinati soltanto alle colonie ebraiche.
“Abbiamo cercato di costruire case con mattoni e cemento, ma le autorità di occupazione israeliane hanno ripetutamente demolito quel che cercavamo di costruire con la scusa che le strutture erano state edificate illegalmente”, ha detto a The Anadolu Agency Noaman Hamamda, 57 anni.

Hamamda e la sua famiglia composta da 13 persone, vivono attualmente in una grotta non più grande di 30 metri quadri senza i servizi essenziali.
Tuttavia, lui ed altri Palestinesi della zona affermano che sopportano condizioni di vita dura nelle grotte piuttosto che abbandonare la loro terra ancestrale per lasciarla ai progetti coloniali di Israele.
“L’occupazione cerca ancora di cacciarci, ma noi rifiutiamo di lasciar loro la terra”, ha detto Hamamda mentre sua moglie Rasmiya preparava il tè con utensili primitivi.

sabato 21 febbraio 2015

Ardere vivi prigionieri: una storia recente (anche) occidentale

Alcuni esempi del "terrorismo razziale" che si è scatenato negli Stati Uniti dal 1877 al 1950

di Diego Angelo Bertozzi

Il New York Times apre un piccolo squarcio su di una delle tante rimozioni che riguardano la storia della democrazia statunitense (quindi occidentale): la pratica sistematica del linciaggio contro le razze inferiori, accusate sovente di essere agenti patogeni della sovversione dell'ordine costituito. Una macabra via - non certo la sola - per risolvere, attraverso l'esempio e con la tolleranza delle autorità, l'emergere del conflitto di classe.
 
Racconta il giornale: dal 1848 al 1928, veri e propri pogrom di massa hanno portato all'uccisione di migliaia di messicani in Stati come l'Arizona, la California, il Nuovo Messico, il Texas, il Nebraska e l'Wyoming.
 
Nel 1910 in Texas, una folla preleva da una prigione un lavoratore messicano di 20 anni, Antonio Rodríguez, accusato di aver ucciso la moglie di un allevatore: viene legato ad un albero, cosparso di cherosene e bruciato vivo.

lunedì 26 gennaio 2015

Re Abdullah: negò diritti fondamentali, elogiato dall'Occidente

I capi di stato e di governo che qualche giorno fa sfilavano per la strade di Parigi a difesa della libertà di espressione, ieri gareggiavano nell’elogiare il sovrano di un paese dove un blogger, Raif Badawi, viene frustato per aver espresso il suo pensiero e due donne sono state arrestate perchè avevano osato guidare l’automobile
di Michele Giorgio
Roma, 24 gennaio 2015, Nena News –  La morte, nella notte tra giovedì e venerdì, per una polmonite, del 90enne Abdullah dell’Arabia saudita e la nomina a nuovo re del 79enne Salman bin Abdul Aziz e del fratellastro 69enne Moqrin a principe ereditario, ha trovato ieri grande spazio sui mezzi d’informazione di mezzo mondo. Tanti gli interrogativi sulle mosse di Salman sulla scena internazionale, a partire della questione del prezzo del petrolio che, a causa della linea saudita della sovrapproduzione, è precipitato svuotando le casse di Venezuela, Iran e dei piccoli produttori. Eppure il dato più interessante sono state le espressioni di cordoglio giunte dall’Occidente. Persino dal “nemico” Israele. Solo questo basterebbe a spiegare la melmosa relazione che esiste da decenni tra i “democratici” e “laici” Paesi occidentali e l’Arabia saudita dove sono negati i più elementari diritti politici e della persona.

Lo SCANDALO censurato circa la visita di Papa Francesco nelle Filippine



A cura di nocensura.com

I media di tutto il mondo hanno dato ampio risalto al tour di Papa Francesco in Sri Lanka e nelle Filippine, dove si è recato dal 12 al 19 Gennaio con una fitta agenda di impegni.

I giornali e le TV di tutto il mondo hanno mostrato la folla oceanica - secondo alcune fonti addirittura 7 milioni di fedeli - accorsa a salutare il Pontefice, e hanno dato spazio ai soliti bei discorsi di rito.

Vedi per esempio l'ANSA:

" Papa nelle Filippine: in milioni a Manila sotto la pioggia. 'Povertà e corruzione hanno sfigurato il mondo'. E Bergoglio lancia tre sfide: integrità, ambiente e poveri leggi tutto

Molti giornali hanno esaltato anche l'incontro di Papa Francesco con i bambini di strada:

Per esempio zenit.org che riporta:

"Il commovente incontro di Francesco con i 'bambini di strada' filippini

Dopo la Messa in Cattedrale, il Papa si è recato a sorpresa nel centro della Fondazione Anak Tnk che accoglie 300 piccoli."

NON HA AVUTO LO STESSO RISALTO INVECE (guardacaso) UNA NOTIZIA UN "POCHINO" MENO BELLA: ovvero il fatto che il governo di Manila in vista della visita di Papa Francesco, ha rinchiuso in carcere centinaia di bambini che vivono in strada, e che avrebbero rovinato l'immagine delle Filippine.

Nei giorni precedenti alla visita, prima che iniziassero ad arrivare in città flotte di giornalisti, turisti e pellegrini, battaglioni delle forze dell'ordine appositamente istruiti hanno passato al setaccio la città, prelevando dalla strada e arrestando i baby-homeless senza tanti fronzoli e con metodi piuttosto bruschi. Ovviamente i bambini cercavano di sottrarsi alla cattura, pertanto è venuta fuori una sorta di "caccia al bambino". Una volta acciuffati i piccoli venivano immobilizzati e caricati nelle camionette della polizia per essere reclusi, ed essere nuovamente rilasciati in strada alla fine della tourné del Pontefice.





http://youtu.be/cLL6JWfLZqs

Questa notizia "guarda caso" ha avuto pochissimo risalto sui media, le TV non ne hanno parlato proprio, così come la stragrande maggioranza dei media vaticanisti, che hanno evitato di sollevare ombre sulla visita di Papa Francesco.

sabato 3 gennaio 2015

Israele utilizza Gaza come un laboratorio per testare nuove armi

Il segretario generale dell’Iniziativa Nazionale di Palestina, Mustafa Barghouti, ha lanciato una grave accusa, la scorsa Domenica, contro Israele che utilizzerebbe i residenti della Striscia di Gaza come cavie per testare le sue nuove armi.

“Nel corso dell’ultima offensiva (dall’Inizio di Luglio fino alla fine di Agosto), il regime di Tel Aviv ha utilizzato armi proibite e di distruzione di massa contro i civili di questa regione assediata”, ha annunciato l’esponente palestinese nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Ramala, nella zona occupata della Cisgiordania.

Dopo aver sottolineato che il regime israeliano è uno dei maggiori produttori di armi del mondo, il dirigente palestinese ha assicurato che ci sono documenti e prove che attestano l’impiego di armi proibite da parte del governo di Tel Aviv contro i palestinesi.


“Nel corso degli ultimi anni, il regime di occupazione israeliano ha scatenato 4 guerre in cui ha utilizzato armi proibite, oltre ad utilizzare barili di esplosivo e bombe a grappolo”, ha affermato Barghouti.
“L’anno 2014 è stato il più sanguinoso per i palestinesi nel corso del quale il regime di Tel Aviv ha ucciso per lo meno 2.270 palestinesi mediante attacchi e bombardamenti che sono durati 51 giorni, oltre ad aver commesso crimini a Al-Quds e nella zona occupata dell Cisgiordania”.

Da ultimo, ha specificato che, nella sua offensiva contro Gaza, le forze israeliane hanno bombardato dalla terra, dal mare e dall’aria questa zona costiera utilizzando 21.000 tonnellate di materiali esplosivi il che equivale all’utilizzo di 2 bombe atomiche.

mercoledì 31 dicembre 2014

100 bambini trucidati in una scuola pachistana



Un gruppo di uomini armati è entrato in una scuola in Pakistan e ha ucciso più di 100 ragazzini. 100 BAMBINI! Chi potrebbe mai fare una cosa simile? 

Qualcuno che vede la scuola come il più grande ostacolo al reclutamento di questi bambini per una vita di violenza. L’istruzione non è solo il miglior antidoto possibile contro la povertà, è anche uno dei modi migliori per combattere il terrorismo. Aiuta a uscire dalla disperazione e ad avere un’opportunità. Possiamo rispondere a questa tragedia con un appello globale per dare una scuola a tutti i bambini. 

I nostri governi hanno promesso che tutti i bambini del mondo avrebbero avuto accesso all’istruzione entro la fine del 2015. Possiamo renderlo possibile subito per il Pakistan e altri Paesi:unisciti a questa campagna per onorare nel miglior modo possibile la memoria dei bambini di Peshawar. L’appello verrà consegnato da Gordon Brown, l’Inviato Speciale dell’Onu per l’istruzione globale, al Primo Ministro del Pakistan e ai leader che possono realizzare questo piano. Firmalo anche tu.



Fonte: avaaz.org



sabato 27 dicembre 2014

Ribellarsi e non pagare le tasse facendo appello alla costituzione è possibile,ma nessuno ne parla

L’Art.53 della Costituzione e l’Art.54 del codice penale messi insieme costituiscono una”barriera”per chi è sopraffatto dalle tasse,ma nessuno ve lo dice.

Art.53 della Costituzione
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Avete capito bene?Bisogna pagare IN RAGIONE ALLA VOSTRA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA,se non incassate non pagate…
Art.54 del codice penale
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.”
Quindi NON E’ PUNIBILE CHI HA COMMESSO IL FATTO (di non aver pagato) PER ESSERVI STATO COSTRETTO DALLA NECESSITA’ DI SALVARE SE‘ (dal collasso economico),DAL PERICOLO ATTUALE DI UN DANNO GRAVE ALLA PERSONA(danni psicologici,morali,depressione ecc dovuti al collasso economico)
Di seguito vi mostriamo un video di Alessandra ‪‎Marazzi‬ tenace imprenditrice e onesta cittadina che denuncia giustamente il peso insopportabile delle ‪‎tasse‬ facendo appello ai due articoli sopra citati.
Prendiamo esempio da questa donna coraggiosa e ribelliamoci a questa‪ dittatura‬ finanziaria che ci rende schiavi “inconsapevoli” di avere (ancora per poco,fino a quando non la renderanno “carta straccia”) alle spalle una costituzione che ci protegge.
http://youtu.be/EzTtYX7xLGI


Fonte: terrarealtime.blogspot.it


martedì 16 dicembre 2014

"Licenziata per il cancro; chiedo di tornare a lavorare"



Accogliendo l'invito di un lettore, segnaliamo la seguente toccante petizione su change:

"Il mio nome è Patrizia e sono stata licenziata da una società chimica americana che produce polipropilene e opera all'interno del petrolchimico dell'area industriale di Brindisi..." 

Leggi tutto su change


PS: Con l'eliminazione dell'articolo 18, licenziamenti arbitrari potranno divenire la normalità!


giovedì 11 dicembre 2014

10 Storie dal Rapporto sulle Torture della CIA

Un giorno prima della giornata mondiale per i diritti umani una commissione del Senato degli Stati Uniti ha pubblicato la sintesi di un atteso rapporto riguardante alcune “tecniche di interrogatorio rafforzate” usate dalla CIA, l’agenzia di spionaggio americana, durante l’amministrazione di George W. Bush, presidente dal 2001 al 2009, finché Obama non le avrebbe vietate. 

Il rapporto riguarda le tecniche di interrogatorio usate sui prigionieri catturati dai militari statunitensi in Medio Oriente durante la guerra contro i terroristi di al Qaida: si tratta, fra le altre, della privazione del sonno per periodi lunghi fino a una settimana, dell’“alimentazione rettale” o “idratazione rettale” senza motivi medici e del “waterboarding”. La pubblicazione della sintesi del rapporto sta provocando molte polemiche negli Stati Uniti e lo stesso capo della CIA, John Brennan, ha ammesso che l’agenzia ha commesso una serie di errori nel portare avanti il programma.

Di seguito, dieci tra i passaggi più duri e incredibili contenuti nel rapporto.

1. Dei 119 prigionieri che ha tenuto in custodia la CIA, 26 non avrebbero nemmeno dovuto essere trattenuti. Tra loro c’è Abu Hudhaifa, che fu sottoposto a dei bagni di acqua ghiacciata e a 66 ore di privazione del sonno prima che la CIA scoprisse che probabilmente non era la persona che credevano fosse.

lunedì 8 dicembre 2014

Usa. North Carolina. I campi di concentramento Fema per i senza fissa dimora


Fema-Camps_2
Ai senza fissa dimora detenuti nel campo Fema della North Carolina è stata posta la scelta se rimanere o se andarsene, ma solo a condizione che gli venga impiantato un chip. L’Rfid (Radio-frequency identification) servirebbe a monitorarli e a tenerli sotto controllo, in cambio di benefici di sopravvivenza, cibo, coperte, vestiario.
La notizia si è diffusa, per diverse ragioni: intanto il monitoraggio, e di fatto la limitazione delle libertà personali di uomini e donne che sono detenuti senza aver commesso reati, ma solo perché homeless, senza fissa dimora, e senza occupazione. Ma ha riportato alla ribalta di nuovo anche la gestione della disoccupazione negli Usa. Campi Fema. A chi ricorda il romanzo di John Steibeck Furore e il film che ne venne tratto non sarà difficile farsene un’idea. 
FemaChe cos’è Fema?
Fema è un’agenzia governativa (Federal Emergency Management Agency) nata per la gestione di emergenze umanitarie nel 1978, sotto la presidenza Carter (Wikipedia). Una sorta di Protezione civile sotto la supervisione del Dipartimento per la sicurezza nazionale.
Dopo le Twin Towers del 2001, e precisamente l’anno successivo, il procuratore generale John Ashcroft “annunciò il desiderio di avere dei campi per i cittadini statunitensi che egli reputava essere ‘nemici combattenti’,” e che il suo piano “gli permetterebbe di ordinare la detenzione a tempo indeterminato di cittadini statunitensi e spogliarli sommariamente dei loro diritti costituzionali e l’accesso ai tribunali, dichiarandoli nemici combattenti” («Los Angeles Times»). In breve si trasformò in ciò che è adesso, e che fa dire a truthisscary.com che la “Fema è un governo segreto, che può sospendere la legge, la costituzione americana, i diritti civili”.

domenica 30 novembre 2014

Da Ferguson all’Eternit, la nostra rabbia non li preoccupa

Ferguson come l’Eternit, come Stefano Cucchi e le elezioni in Emilia Romagna. Non è una forzatura. Sono molti i fili che legano quattro episodi lontani tra loro geograficamente, socialmente, per poteri statuali interessati. Il primo, il più evidente, è la logica sostanziale della giustizia, che riguarda i primi tre. Non è una novità che gli industriali vengano assolti per i reati commessi all’interno della propria “attività imprenditoriale”, così come non lo è la salvezza garantita ai poliziotti che ammazzano senza alcun motivo. La novità sta nella dimensione della strage. La sentenza Eternit arriva a cancellare responsabilità per oltre 2.000 morti accertati finora e per le migliaia che si verificheranno nei prossimi anni. E non dovrebbe esistere differenza, in sede giudiziaria, tra un omicidio commesso con un’arma da fuoco o da taglio e uno (un numero indefinibile, in questo caso) realizzato esponendo consapevolmente un’intera popolazione all’azione cancerogena dell’amianto. Un veleno è un veleno; non c’è differenza tra il metterlo nella minestra o sulla catena di montaggio. Cambia solo la dimensione.
Ferguson e Cucchi sono molto più simili. Non c’è differenza tra un bianco e un nero, tra Italia e Usa. Lì come qui, i poliziotti che uccidono ritengono di “aver semplimente fatto il nostro lavoro”, o perlomeno si giustificano con questa frasetta usata da Proteste negli Usa per l'omicidio di Fergusontutti i nazisti di seconda schiera (e che non venne accolta nel processo di Norimberga, giustamente). E pretendono l’impunità, minacciando. La novità sta nel ritorno prepotente al passato remoto, all’impunità dichiarata per il potere economico e i suoi guardiani armati. La novità sta dunque nella cancellazione totale delle culture sorte dalla grande sommossa globale degli anni ‘60 e ‘70, che avevano – tra l’altro – spinto decisamente per inverare il principio giuridico astratto “la legge è uguale per tutti”. Processando i criminali economici e militari nelle piazze e spesso anche nei tribunali, portando il barlume della coscienza critica anche tra alcuni magistrati, e persino tra alcuni poliziotti.
Sarebbe facile concluderne che si tratta solo della solita “giustizia di classe”, quindi di una riscoperta dell’acqua calda. La definizione è giusta, naturalmente, ma se ripetuta in modo atemporale, per eventi distanti migliaia di chilomentri o alcune decine di anni, diventa uno slogan già sentito, che spiega poco. Che disarma, invece di mobilitare. Intanto: di quale classe? E con quali metodi? Parlare di “borghesia” quando si analizzano le imprese multinazionali o i consigli di amministrazione delle banche d’affari globali restringe la possibilità di capire. Stiamo parlando di un’evoluzione della specie che fa apparire i “padroni” del Novecento come una scimmia a confronto con l’uomo. Non a caso i nostrani “padroncini” italiani si comportano esattamente come residui di un modo di “fare impresa” che era arretrato anche cinquant’anni fa: evasione fiscale, bilanci truccati, appalti pubblici, mazzette, bassi salari e zero diritti, dipendenza dal sistema bancario, familismo amorale.

sabato 29 novembre 2014

L'infermiera Killer di Lugo potrebbe aver ucciso 93 persone!



A cura di nocensura.com

La Procura di Ravenna rende noto che stanno indagando su 93 decessi sospetti accaduti nella clinica dove lavorava la folle infermiera killer, che uccideva i pazienti con il potassio.

La notizia è riportata un po' da tutti i media nazionali (vedi Il Messaggero, Corriere, Libero)


La cosa che lascia basiti è come siano potute passare inosservate così a lungo tutte queste morti sospette, un numero che appare sempre più considerevole. E stabilire la verità non sarà facile per gli inquirenti, visto che le sostanze utilizzate dall'infermiera svaniscono nel giro di 48 ore.

Possibile che i nostri anziani, indifesi, siano così in balia della follia di un individuo? Per non parlare dei numerosi casi di abusi scoperti in asili e strutture per disabili; e per le decine di casi emersi, centinaia passano impuniti, torture, abusi, soprusi e maltrattamenti verso i deboli, gli indifesi per definizione.

COSA ASPETTIAMO A RENDERE OBBLIGATORIE TELECAMERE DI VIDEO SORVEGLIANZA, CON REGISTRAZIONE, IN TUTTE LE STRUTTURE?!? Si tratta di tecnologie che ormai costano poco.

sabato 22 novembre 2014

La barbarie dell'infibulazione: un orrore da cancellare

01 mutilazioni  genitali femminili2

Infibulazione, una pratica da condannare senza mezzi termini

di Mirna Cortese - popoffquotidiano.it

130 milioni di donne mutilate in tutto il mondo, a cui si aggiungono ogni anno 3 milioni di bambine (Immagini che possono urtare la sensibilità)

Oggi è la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e si avvicina il 25 novembre, dichiarata dall’Onu Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sono passati anni, molte cose sono state fatte grazie all’impegno di organizzazioni femminili e femministe sempre in prima linea, tante altre aspettano risposte.
Tra queste una delle violenze più devastanti di cui, in molte parti del mondo, sono vittime le bambine e le adolescenti, le mutilazioni genitali femminili (Mgf) di cui la forma più nota è l’infibulazione.
Se ne parla troppo poco eppure stime Unicef riportano che nel mondo sono circa 130 milioni le donne che convivono con terribili mutilazioni genitali a cui si aggiungo ogni anno, in base agli attuali trend demografici, circa 3 milioni di bambine sotto i 15 anni, una su cinque vive in Egitto. Nei prossimi dieci anni, secondo l’Unicef, altri 30 milioni di bambine rischieranno di subire questa pratica.
Le mutilazioni dei genitali femminili sono praticate sopratutto su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni come accade Yemen. Complessivamente sono circa 29 i paesi, tra Africa e Medio Oriente, a seguire tali pratiche.
Escissione e cucitura della vulva
Le mutilazioni genitali femminili sono di diverso tipo ed includono pratiche tradizionali che vanno dall’incisione all’asportazione, parziale o totale dei genitali femminili esterni – clitoride e piccole labbra, parte delle grandi labbra – per poi procedere a cauterizzazione e cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere l’uscita di urina e sangue mestruale. E’ conosciuta, prendendo il termine dalla tradizione dell’antico Egitto, come infibulazione faraonica. Il più delle volte viene eseguita senza anestesia, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Situazioni a rischio che possono portare anche alla morte per le frequenti emorragie. Le conseguenze sono infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto.

lunedì 17 novembre 2014

ATENE CHOC: LAGER PER BAMBINI MALATI DI AUTISMO!

ATENE: LAGER PER BAMBINI MALATI DI AUTISMO. IL MINISTRO DEL WELFARE GRECO: ''COLPA DEI TAGLI DELLA TROIKA ALLA SANITA'''
ATENE: LAGER PER BAMBINI MALATI DI AUTISMO. IL MINISTRO DEL WELFARE GRECO: ''COLPA DEI TAGLI DELLA TROIKA ALLA SANITA'''

ATENE - A sei anni dalla prima denuncia davvero poco è cambiato nel centro per bambini disabili di Lechaina, in Grecia. Lo racconta in un lungo reportage la Bbc, che mostra come i 65 ragazzini, affetti da autismo o colpiti dalla sindrome di Down, continuino a rimanere chiusi in gabbie di legno, dentro cui trascorrono la maggior parte della giornata. A causa della crisi economica che da tempo affligge la Grecia, il Paese non ha i soldi per aumentare il personale e le sei operatrici (due per ogni piano) che lavorano nel centro sono costrette a chiudere i bambini nelle celle di legno per controllarli ed evitare che si facciano male.
Steven Allen, membro del Mental Disability Advocacy Center (MDAC), organizzazione internazionale che tutela le persone con disabilità mentale, critica severamente il centro per disabili greco e afferma che gli unici altri Paesi che attualmente utilizzano letti a gabbia simili sono la Repubblica Ceca e la Romania: «Le gabbie sono lì per proteggere il personale non i bambini - dice Allen -. Si basano su un modello di cura coercitivo e rendono le persone con disabilità facili da gestire, ma non li trattano come esseri umani con diritti. Essere tenuti in una gabbia è davvero dannoso per la salute psicologica dei pazienti, non ha alcun valore terapeutico e può essere fisicamente pericoloso. Ci sono stati casi, altrove, in cui le sbarre delle gabbie sono cadute e hanno causato la morte dei pazienti». Efi Bekou, ministro del Welfare ellenico, cerca di smorzare le critiche e rivela come gli accordi con la Troika impongano alla Grecia dure rinunce, tra cui una moratoria sull’assunzione di nuovo personale: «Purtroppo - dice sconsolata - non posso darvi una data entro la quale i bambini saranno trasferiti da questo istituto».


Fonte notizia Corriere della Sera, articolo scritto da Francesco Tortora - che ringraziamo.

Fonte: Il Nord


mercoledì 29 ottobre 2014

Campi di sterminio UE in Grecia: migliaia di internati con la forza!

CAMPI DI STERMINIO UE IN GRECIA: MIGLIAIA DI PERSONE RINCHIUSE CON LA FORZA IN MANICOMI-LAGER DA POLIZIA E MAGISTRATURA

CAMPI DI STERMINIO UE IN GRECIA: MIGLIAIA DI PERSONE RINCHIUSE CON LA FORZA IN MANICOMI-LAGER DA POLIZIA E MAGISTRATURA

La malattia mentale costituisce un altro lato oscuro della crisi economica della Grecia che in genere è invisibile, ma - come concordano ormai medici e psicologi - i drastici cambiamenti intervenuti nella vita quotidiana dei greci nel corso degli ultimi sei anni hanno causato gravi conseguenze sullo stato di salute mentale del Paese. Come riferisce il sito web GreekReporter.com, gli ospedali psichiatrici di tutta la Grecia sono stacolmi di pazienti le cui condizioni mentali e fisiche sono a volte impressionanti, per l'orrore che suscita la condizione di esseri umani devastati dalla crisi generata dall'euro e gestita in modo criminale dalla Troika inviata in Grecia dalla Ue.

L'ospedale psichiatrico Dafne, cui fa riferimento tutta la regione di Atene e dell'Attica, ammette circa 200 nuovi pazienti ogni mese e tale numero supera del 30% la capacità di ricezione per cui i ricoverati rimangono in attesa nei corridoi e sono costretti a dormire sulle lettighe.

Inoltre, il numero degli ingressi non volontari è aumentato drammaticamente dal 2010. A tuttoggi, quasi il 55% dei pazienti viene ricoverato nelle cliniche per disordini mentali non su base volontaria ma per intervento della polizia o per ordine di un magistrato.

sabato 25 ottobre 2014

Vi siete mai chiesto cosa c'è dietro il vostro smartphone?

Di Matteo Vitiello - BuenoBuenoGood

Coltan e cassiterite. La maggiorparte di voi non sa neanche cosa siano, sebbene li abbiate ogni giorno tra le mani. Sono due minerali, utilizzati per costruire i componenti elettronici di cellulari e computer, che si estraggono nelle miniere del Congo. Sono i cosiddette “minerali conflittivi”, perché le mine dove si estraggono sono gestite dai membri del FDLR (Forces Démocratiques pour la Libération du Rwanda), riconosciuto come uno dei più violenti e sanguinari gruppi di combattenti africani.
In questo articolo vi presento come noi, comprando a fior di quattrini l’ultimo modello di iPhone o di qualsiasi altro smartphone o computer, finanziamo direttamente l’approvigionamento d’armi di questi guerriglieri, che vivono estorsionando, stuprando ed uccidendo giovani e giovanissimi che si fanno “minatori” per non morire di fame ed inseguire il sogno impossibile di costruirsi casa e famiglia.
Nel 2010, il direttore danese Frank Piasecki Poulsen ha girato un documentario fantastico dal titolo “Blood in the Mobile”, con l’obiettivo di far conoscere all’opinione pubblica mondiale da dove vengono e come sono estratte le materia prime dei nostri cellulari.
Guardando il documentario verrete a conoscenza del lato peggiore delle compagnie d’elettronica, che si pubblicizzano come scintillantemete “social”, responsabili e vicine ai bisogni delle persone. Nessuna di queste compagnie si salva, tutte colpevoli d’utilizzare minerali conflittivi, minerali che provengono dalle miniere di Bisiye, nel territorio di Walikale (regione di Kivu, Congo Orientale), il centro nevralgico dell’estrazione di coltan e cassiterite.
Non solo Poulsen è riuscito ad ottenere i permessi direttamente dai gruppi militari congolesi per farsi scortare fino a Bisiye (i portavoce delle Nazioni Unite si erano rifiutani di dargli il permesso di addentrarsi nella giungla, per paura d’essere complici del suo assassinio) ma è addirittura entrato in una di queste terribili miniere, che sarebbe meglio chiamare buchi, scavati fino ed oltre cento metri di profondità e dove ogni giorno muore qualcuno.
Paulsen ha portato la scottante questione direttamente ai piani alti della Nokia, che da sempre si vantablood_in_the_mobile-posterd’essere la compagnia leader mondiale nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. È tristemente divertente vedere come i direttori del colosso finlandese dei cellulari cerchino di evitare il confronto diretto davanti alle telecamere.
L’amministratore delegato della Nokia, la responsabile del controllo della catena d’approvvigionamento dei materiali utilizzati nella catena di montaggio dei cellulari ed il portavoce dell’ufficio responsabilità sociale della Nokia, intervistati da Poulsen, cercando pateticamente di minimizzare la propria responsabilità riguardo l’utilizzo di minerali conflittivi e, visibilmente imbarazzati, cercano di difendersi a suon di retorica e promesse del tipo “ci stiamo impegnando per fare luce sulla questione, il cammino è lungo e difficile e non dipende solo da noi”.

giovedì 23 ottobre 2014

Obama choc: vuole riammettere la tortura, l'opposizione del NYT


I militari USA chiedono a Obama di concedere loro le mani libere sugli interrogatori effettuati fuori dal territorio americano, come all'epoca di Bush, e Obama sembrerebbe propenso ad accogliere la richiesa... l'opposizione del New York Times, uno dei quotidiani più autorevoli in USA

Redazione informatitalia

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Nyt: Obama non permetta scappatoie su tortura in interrogatori
(ASCA) - New York, 21 ott 2014 - Quasi sei anni dopo aver vietato tortura e trattamenti crudeli negli interrogatori dei sospetti terroristi, il presidente americano Barack Obama "non dovrebbe considerare alcuna scappatoia legale che possa permettere a ufficiali americani di compierli, non importa in quale luogo". Lo afferma il New York Times in un editoriale, mentre gli Usa si presenteranno il mese prossimo al comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione contro la tortura. Secondo il Nyt, "sfortunatamente" la Casa Bianca sta valutando la proposta di "legali dell'esercito e dell'intelligence nell'amministrazione, che premono perché adotti una posizione in stile era Bush per cui non ci sia divieto all'uso di tortura fuori dal Paese". I legali del dipartimento di Stato, si legge, vogliono che a Ginevra gli Usa dichiarino che non adotteranno tortura o trattamenti crudeli su prigionieri in nessuna parte del mondo, incluse le carceri all'estero. Ma funzionari di esercito e intelligence sono contrari. "Una chiara posizione a Ginevra manderebbe un messaggio forte sul fatto che il trattamento umano non e' solo una posizione dell'amministrazione Obama, ma piuttosto una legge permanente nazionale e internazionale", conclude il quotidiano. A24-Gaz


Fonte: asca.it

domenica 19 ottobre 2014

Cosa si nasconde dietro i vestiti di H&M? La blogger 17enne svela il segreto

Da Caffeina Magazine

Si chiama Sweat Shop, ed è un docu-reality realizzato dal quotidiano norvegese Aftenposten nato per raccontare come e dove vengono prodotti gli abiti venduti da una delle più grandi catene di negozi di abbigliamento “low cost”, il colosso svedese H&M. Tre giovani fashion blogger norvegesi sono state inviate in Cambogia – uno dei paesi dove l’azienda produce la maggior parte dei capi – e per un mese hanno vissuto a stretto contatto con i lavoratori dei laboratori tessili dove vengono realizzati gli abiti, vivendo nelle loro stesse condizioni, tra alloggi fatiscenti e turni di lavoro massacranti. Lo scopo dell’iniziativa di Aftenposten era quello di raccontare ai giovani norvegesi da dove viene la maggior parte dei vestiti che indossano ogni giorno, prodotti nei laboratori tessili dei paesi in via di sviluppo, diventati ormai da decenni “terreno di conquista” per i grandi brand della moda che delocalizzano la produzione dei capi di abbigliamento nei paesi del sud-est asiatico, dove milioni di persone lavorano anche per 16-18 ore al giorno con uno stipendio molto al di sotto di quello che considereremmo “salario minimo”, in condizioni igienico-sanitarie spesso molto precarie e senza tutela alcuna.
Eppure, il pesante velo di omertà che copre questo scenario non si squarcia nemmeno grazie al lavoro dei tre blogger norvegesi di Sweat Shop cui è stato chiesto, o per meglio dire imposto, di non raccontare parte di ciò che avevano visto e vissuto durante la loro esperienza nei laboratori tessili della Cambogia. Per questo motivo, la giovanissima Anniken Jørgensen, una delle tre blogger che ha partecipato al reality, ha deciso di raccontare la verità, intraprendendo da sola una campagna per far sapere al mondo le reali condizioni dei lavoratori tessili cambogiani e fare in modo che la propria esperienza non restasse solo “un pugno di video” pubblicati sul web.

domenica 12 ottobre 2014

Diritto alla ribellione: l’articolo scomparso dalla nostra Costituzione

Esiste per un popolo i cui diritti sono stati violati il diritto a ribellarsi? Quando lo Stato non è più espressione dell’interesse comune è giusto insorgere? E’ un nostro diritto? Quando ho sentito le notizie che declamavano la firma dell’accordo ci ho pensato. Ho pensato che può anche andar bene che – per sottomissione ai tedeschi – si inserisca questo obbligo di bilancio in Costituzione. Ma ho pensato che se il costo di sacrifici, lacrime e sangue dovesse diventare intollerabile dovremmo avere anche il diritto a ribellarci ad uno Stato massacratore della felicità di suoi cittadini.  E ho pensato che questo diritto dovrebbe essere – lui pure – sancito dalla Costituzione.
Il caso ha voluto che in un convegno che trattava un’altra materia, il relatore citasse questo diritto alla resistenza. Un rapido accenno che ho cercato di approfondire. Ho scoperto così che l’articolo 50 della Costituzione – diventato poi l’attuale articolo 54 – aveva un secondo comma poi scomparso. Il comma recitava:
« Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino »
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