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domenica 18 settembre 2016

QUESTO NON È UN QUESITO, QUESTA È UNA TRUFFA!



Sta cominciando a girare il facsimile della scheda che dovrà essere votata e che contiene il quesito referendario sulla riforma costituzionale.
Questa è la scheda:
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Questo quesito, così come è formulato è una truffa ai danni dei cittadini.
Vero che il quesito riproduce fedelmente il titolo della legge costituzionale approvata dalle Camere, ma correttezza avrebbe voluto che si usasse il metodo della specificazione dei contenuti, come previsto dall’art. 16 L 352/70. Così com’è il quesito da un informazione non corretta e manipolata.
A parte le disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, che ci può stare (anche se in effetti più che superarlo hanno creato un bicameralismo incasinato…) e la dichiarazione di ridurre il numero dei parlamentari, senza badare alla qualità di quelli che mettono in sostituzione, la parte vergognosamente falsa è quella che afferma che le disposizioni sono per “il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”: qui si parla in pratica di una riduzione del 8% delle spese del Senato, ovvero lo 0,06% delle spese totali dello Stato. Parliamo di un risparmio, al lordo delle minore entrate fiscali di 79 milioni di euro, al netto di 49 milioni di euro, su un bilancio dello Stato di sole spese correnti per il 2016 stimate in 579 miliardi di euro, come risulta dalla tabella del Ministero delle entrate:
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Evidenziare nel quesito questo irrisorio risparmio è totalmente fuorviante per un cittadino che non conosce questi numeri, magari che ha sentito da televisioni compiacenti la Boschi parlare di 500 milioni di risparmio (totalmente falso e smentito dalla stessa Ragioneria dello Stato), nutrito a “Stato ladro” da trasmissioni propagandistiche e che legge solo la frase suggestiva “contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”. Come se io mi gloriassi di contenere le mie spese familiari perché rinuncio ad un pacchetto di gomme al mese…
Il quesito a parte ciò è comunque suggestivo, poiché prende alcuni aspetti di sicuro richiamo, ancorché sostanzialmente falsi e superficiali ed omette, con il generico richiamo al titolo V, di avvertire i cittadini che si sta ad esempio cercando di smantellare il sistema del decentramento, togliendo materie importanti alla legislazione locale, come la tutela paesaggistica, la salute, l’ordinamento scolastico e soprattutto la sicurezza alimentare, visto che spesso si cercava di preservare le eccellenze e la sicurezza dell’origine locale protetta contro l’attacco dell’Europa asservita alle multinazionali, quella della liceità del Parmesan, tanto per capirci…
Non solo. L’art 117 Cost. prevede anche il superamento da parte dello Stato centrale dell’autonomia legislativa locale, ed il suo scavalcamento, in nome dell'”interesse nazionale”, concetto vago quanto pericoloso, potendosi estendere all’infinito, come ben sanno gli Stati totalitari.
Nulla dice il quesito dell’asservimento all’Unione Europea, attraverso il controllo obbligatorio di conformità della legislazione nazionale a quella comunitaria dato come compito al nuovo Senato ed i vincoli di rispetto incondizionato a tale normativa dati agli Enti locali. Nulla ancora sull’aumento del quorum per il referendum e per la proposizione delle leggi di iniziativa popolare, addirittura quest’ultimo triplicato. Si parla di abolizione del CNEL, ma non si dice che i componenti e coloro che ci lavorano saranno riassorbiti, senza alcun risparmio per le casse dello Stato.
Un quesito vergognoso, dunque, che riproduce un titolo voluto dalla propaganda renziana e che fa strame dell’obiettività che un referendum deve avere per permettere una decisione serena ai cittadini chiamati ad esprimersi su una materia delicata e fondamentale come quella di una riforma costituzionale.
Fa specie che la Corte di Cassazione non abbia avuto nulla da rilevare: certo la nomina degli ultimi Giudici della Corte Costituzionale faceva intuire che c’è una manovra in atto per spostare gli equilibri (ricordo che gli ultimi due si erano espressi a favore del pareggio di bilancio, norma che di fatto impedisce allo Stato di perseguire i compiti a lui affidati dall’art. 3 comma II Cost.), ma permettere che sia dichiarato ammissibile dall’Ufficio Centrale per il referendum un quesito così palesemente di parte e fuorviante è sintomo di un grave vulnus democratico, che la riforma, unità all’effetto perverso dell’Italicum, non potrà che ampliare.
Oltretutto il quesito sembra non perfettamente in linea con quanto previsto dalla citata L. 352/70 che regola l’indizione del referendum costituzionale: l’art. 16 infatti dichiara che il quesito deve essere posto nei seguenti termini: «Approvate il testo della legge di revisione dell’articolo… (o degli articoli …) della Costituzione,
concernente … (o concernenti …), approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?»; ovvero (e questo è il metodo che è stato furbescamente scelto): «Approvate il testo della legge costituzionale … concernente … approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?». Il quesito approvato dall’Ufficio Centrale sembra comunque tralasciare alcuni di questi elementi ed essere eccessivamente generico.
Adesso si capisce perché la stessa maggioranza ha chiesto il referendum, con procedura totalmente anomala: così ha potuto modellare il quesito sulla sua propaganda e ripetere il titolo chiaramente propagandistico voluto per la riforma costituzionale.
Speriamo comunque che gli italiani vadano oltre il testo del quesito e percepiscano i danni di questa pasticciata, sciatta e pericolosa riforma.


mercoledì 27 aprile 2016

La Costituente rifiutò di inserire la Sovranità Monetaria


di Sara Lapico (26/04/2016)
Precognizioni auritiane in Assemblea costituente.
Il tradimento della Sovranità Monetaria avvenne con i "padri costituenti" che la rifiutarono. Ecco il documento.

Il 24 Ottobre del 1947 si discuteva in assemblea costituente un tema di vitale importanza per il paese, ossia
“ L' autorizzazione del Parlamento a battere moneta”.
La discussione introdotta dall’ onorevole Romano ci offre interessanti spunti di riflessione, che cercheremo di sintetizzare.
Nella seduta  de quo l’On. Romano, forte delle pregresse esperienze, afferma come “a parità di circolazione e di volume di merci le variazioni dei prezzi sono proporzionate a quelle della quantità di moneta”.
Si evidenzia quindi come la quantità di moneta debba rispecchiare, in qualche modo la merce messa in circolazione.
*Perché riteniamo tale punto importante?.
Perché cio’ era quanto sostenuto anche dal Prof Giacinto Auriti  il quale ,evidenziando il carattere duplice di misura e potere d’ acquisto della moneta, raccomandava che quantita’ di massa monetaria e beni circolanti fossero legati da una precisa funzione.

sabato 27 dicembre 2014

Ribellarsi e non pagare le tasse facendo appello alla costituzione è possibile,ma nessuno ne parla

L’Art.53 della Costituzione e l’Art.54 del codice penale messi insieme costituiscono una”barriera”per chi è sopraffatto dalle tasse,ma nessuno ve lo dice.

Art.53 della Costituzione
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Avete capito bene?Bisogna pagare IN RAGIONE ALLA VOSTRA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA,se non incassate non pagate…
Art.54 del codice penale
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.”
Quindi NON E’ PUNIBILE CHI HA COMMESSO IL FATTO (di non aver pagato) PER ESSERVI STATO COSTRETTO DALLA NECESSITA’ DI SALVARE SE‘ (dal collasso economico),DAL PERICOLO ATTUALE DI UN DANNO GRAVE ALLA PERSONA(danni psicologici,morali,depressione ecc dovuti al collasso economico)
Di seguito vi mostriamo un video di Alessandra ‪‎Marazzi‬ tenace imprenditrice e onesta cittadina che denuncia giustamente il peso insopportabile delle ‪‎tasse‬ facendo appello ai due articoli sopra citati.
Prendiamo esempio da questa donna coraggiosa e ribelliamoci a questa‪ dittatura‬ finanziaria che ci rende schiavi “inconsapevoli” di avere (ancora per poco,fino a quando non la renderanno “carta straccia”) alle spalle una costituzione che ci protegge.
http://youtu.be/EzTtYX7xLGI


Fonte: terrarealtime.blogspot.it


domenica 12 ottobre 2014

Diritto alla ribellione: l’articolo scomparso dalla nostra Costituzione

Esiste per un popolo i cui diritti sono stati violati il diritto a ribellarsi? Quando lo Stato non è più espressione dell’interesse comune è giusto insorgere? E’ un nostro diritto? Quando ho sentito le notizie che declamavano la firma dell’accordo ci ho pensato. Ho pensato che può anche andar bene che – per sottomissione ai tedeschi – si inserisca questo obbligo di bilancio in Costituzione. Ma ho pensato che se il costo di sacrifici, lacrime e sangue dovesse diventare intollerabile dovremmo avere anche il diritto a ribellarci ad uno Stato massacratore della felicità di suoi cittadini.  E ho pensato che questo diritto dovrebbe essere – lui pure – sancito dalla Costituzione.
Il caso ha voluto che in un convegno che trattava un’altra materia, il relatore citasse questo diritto alla resistenza. Un rapido accenno che ho cercato di approfondire. Ho scoperto così che l’articolo 50 della Costituzione – diventato poi l’attuale articolo 54 – aveva un secondo comma poi scomparso. Il comma recitava:
« Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino »

venerdì 18 aprile 2014

Imposimato a difesa della Costituzione



Interessante discorso del Presidente Onorario aggiunto della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, parla a difesa della Costituzione e altro


lunedì 31 marzo 2014

Va in porto il piano Gelli – Berlusconi

RenziGelliBerlusconiDopo quasi trent’anni le aspirazioni della P2 e del peggio della società italiana, trovano la loro realizzazione. Berlusconi non era riuscito ad imporle grazie all’esistenza di una sorta di opposizione che dapprima ha lottato contro i progetti del Tycoon, ma via via ha finito per accettarne il nucleo, combattendo il tycoon e la sua corte dei miracoli, come se fossero eccezioni e non il manifestarsi, sotto forma di volgarità ad personam delle idee guida che inoculava al Paese. Ora ci sta riuscendo Renzi che non è miglior imbonitore del maestro, ma non ha più opposizione e tiene per le palle a sua volta una corte di piccoli e mediocri faccendieri della politica, aggrappati alle poltrone e ai privilegi senza i quali sarebbero niente. Ma il suo successo è dovuto anche all’attivo sostegno esterno di un’Europa favorevole ad ogni oligarchia o riduzione della democrazia purché garantiscano obbedienza ai diktat della troika.
Al netto delle continue prese per i fondelli, il piano di impedire con legge elettorale qualsiasi reale cambiamento politico, la sostituzione dei consigli provinciali e del senato con identici organismi però non elettivi, il premierato forte che voleva Berlusconi, il massacro della Costituzione portano chiaramente verso un regime oligarchico, vanamente mascherato dalla persistenza di ritualità democratiche e in perfetta linea con le premesse e gli obiettivi della loggia P2. Del resto che si stia navigando verso una svolta autoritaria per “tenere” il Paese anche con i massacri sociali in atto e il dominio del profitto, non lo dico io ma lo sostengono personaggi

domenica 30 marzo 2014

L'appello contro la svolta autoritaria

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Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti)  a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.

 
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.

 
Primi firmatari:

 
Nadia Urbinati
Gustavo Zagrebelsky
Sandra Bonsanti
Stefano Rodotà
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Roberta De Monticelli
Salvatore Settis
Rosetta Loy
Corrado Stajano
Giovanna Borgese
Alberto Vannucci
Elisabetta Rubini
Gaetano Azzariti
Costanza Firrao
Alessandro Bruni
Simona Peverelli 

Sergio Materia 
Nando dalla Chiesa 
Adriano Prosperi 
Fabio Evangelisti 
Barbara Spinelli 
Paul Ginsborg  
Maurizio Landini 
Marco Revelli


Fonte: libertaegiustizia.it

sabato 29 marzo 2014

Rottamano la Costituzione perché hanno paura di noi

Pessima trovata, abolire il Senato. Segno di una politica senza idee, che ha paura degli elettori. E tenta di rifarsi il trucco per nascondere la sua incapacità di affrontare i veri problemi che abbiamo di fronte: «La concentrazione del potere economico e gli andamenti della finanza mondiale, l’impoverimento e il degrado del pianeta, le migrazioni di popolazioni. Ne subiamo le conseguenze, senza poter agire sulle cause». E la classe dirigente? «Non dirige un bel niente», accusa Gustavo Zagrebelsky. «Non tenta di mettere la testa fuori. Per far questo, occorrerebbe avere idee politiche e almeno tentare di metterle in pratica». Così, resta solo «il formicolio della lotta per occupare i posti migliori nella rete dei piccoli poteri oligarchici», un formicolio «che allontana e disgusta la gran parte che ne è fuori». Pura «autoconservazione del sistema di potere e dei suoi equilibri». Dietro ai tweet di Matteo Renzi, il giurista torinese vede «il blocco d’una politica che gira a vuoto, funzionale al mantenimento dello status quo».
Una volta, ricorda Zagrebelsky, Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani definirono “razza padrona” un certo equilibrio oligarchico del potere. «Oggi, piuttosto Gustavo Zagrebelskyriduttivamente, la chiamiamo “casta”. Un’interpretazione è che un sistema di potere incartapecorito e costretto sulla difensiva, avesse bisogno di rifarsi il maquillage. Se questo è vero, è chiaro che occorrevano accessori, riverniciature: il renzismo mi pare un epifenomeno». La classe dirigente italiana? «E’ decaduta a un livello culturale imbarazzante. La ragione è semplice: di cultura politica, la gestione del potere per il potere non ha bisogno. Sarebbe non solo superflua, ma addirittura incompatibile», dice il presidente onorario della Consulta alla giornalista Silvia Truzzi del “Fatto Quotidiano”. Sgomenta la memoria degli uomini che gestirono la ricostruzione del paese nel dopoguerra: Parri, Nenni, De Gasperi, Einaudi, Togliatti. «Non è che avessero le stesse idee, ma ne avevano: e le idee davano un senso politico alla loro azione».
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