I capi di stato e di governo che qualche giorno fa sfilavano per la strade di Parigi a difesa della libertà di espressione, ieri gareggiavano nell’elogiare il sovrano di un paese dove un blogger, Raif Badawi, viene frustato per aver espresso il suo pensiero e due donne sono state arrestate perchè avevano osato guidare l’automobile
di Michele Giorgio
Roma, 24 gennaio 2015, Nena News – La morte, nella notte tra giovedì e venerdì, per una polmonite, del 90enne Abdullah dell’Arabia saudita e la nomina a nuovo re del 79enne Salman bin Abdul Aziz e del fratellastro 69enne Moqrin a principe ereditario, ha trovato ieri grande spazio sui mezzi d’informazione di mezzo mondo. Tanti gli interrogativi sulle mosse di Salman sulla scena internazionale, a partire della questione del prezzo del petrolio che, a causa della linea saudita della sovrapproduzione, è precipitato svuotando le casse di Venezuela, Iran e dei piccoli produttori. Eppure il dato più interessante sono state le espressioni di cordoglio giunte dall’Occidente. Persino dal “nemico” Israele. Solo questo basterebbe a spiegare la melmosa relazione che esiste da decenni tra i “democratici” e “laici” Paesi occidentali e l’Arabia saudita dove sono negati i più elementari diritti politici e della persona.
Il presidente francese Hollande e tanti altri capi di stato e di governo appena qualche giorno fa sfilavano per la strade di Parigi a difesa della libertà di espressione dopo il sanguinoso attacco contro Charlie Hebdo. Ieri gareggiavano nell’elogiare il re di un paese dove un blogger, Raif Badawi, viene frustato per aver espresso il suo pensiero e due donne sono state arrestate perchè avevano osato guidare l’automobile. Elogiavano la “moderazione” di re Abdullah che pure negli ultimi anni ha approvato politiche devastanti in vari paesi del Medio Oriente. Ringraziavano il re che non ha fermato le ingenti donazioni fatte da molti suoi sudditi a favore delle organizzazioni religiose più radicali, incluso l’Isis.
Spicca in particolare il dolore di Israele per la morte di Abdullah. Secondo il capo dello Stato israeliano Reuven Rivlin la politica del re scomparso «è stata saggia e ha contribuito molto alla stabilità del Medio Oriente, è stata una leadership con radici profonde, ponderata e responsabile». Il monarca, ha aggiunto, voleva un futuro di benessere per tutta la regione. Per l’ex presidente Shimon Peres la morte di Abdullah rappresenta «una perdita reale per la pace in Medio Oriente…Spero che la sua eredità resterà nel futuro e contribuerà alla pace».Pace non dichiarata e comunque solo con Israele, perchè Riyadh in questi anni ha lavorato con impegno per alimentare la guerra civile siriana, per aizzare la rivolta sunnita in Iraq e oggi se ne vedono gli effetti sul terreno. Profondamente “colpito” si è detto anche il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Non sorprende perchè l’Arabia saudita ha gioiosamente approvato il colpo di stato militare del 3 luglio 2013 che ha fatto circa duemila morti in Egitto e poi ha garantito la sostenibilità economica del paese sull’orlo del fallimento, sotto forma di donazioni, depositi e prodotti petroliferi per alcuni miliardi di dollari. Un aiuto certo non disinteressato. «Il popolo egiziano non dimenticherà le storiche prese di posizione di re Abdullah», ha commentato al-Sisi. La presidenza egiziana ha decretato una settimana di lutto. Decisioni simili hanno preso anche altri lader arabi, incluso il presidente palestinese Abu Mazen che pure dai sauditi sino ad oggi ha avuto solo promesse politiche e finanziarie mai pienamente mantenute.
Francois Hollande, che inneggia a #JeSuisCharlie , ha descritto il monarca scomparso come «uno statista la cui opera ha profondamente segnato la storia del suo paese», con «una visione di una pace giusta e duratura in Medio Oriente». E infatti re Abdullah, allo scopo di favorire la pace nella regione, aveva cominciato a comprare armi pesanti anche dalla Francia oltre che dagli Stati Uniti. Per il primo ministro britannico David Cameron, Abdullah avrebbe addirittura rafforzato il “dialogo interreligioso nel mondo”. Nel mondo ma non in Arabia saudita dove si è intensificata negli ultimi 2-3 anni la repressione nella minoranza musulmana sciita nelle regioni orientali. E non in Medio Oriente dove Abdullah ha portato avanti una politica di scontro con gli sciiti e di tensione con l’Iran. Singhiozza in queste ore anche Barack Obama, il faro più alto delle nazioni illuminate, che ha voluto ricordare il patto di ferro tra Washington e Riyadh. «Re Abdullah ebbe il coraggio delle sue convinzioni e una di queste è stata la fede incrollabile nell’importanza dei rapporti tra Usa e Arabia. La vicinanza e la forza della partnership tra i due paesi è parte della sua eredità». Il vicepresidente americano Joe Biden guiderà la delegazione Usa attesa in Arabia.
Passato Abdullah, ora tocca a Salman, anche lui un “moderato”, guidare la gerontocrazia saudita. Membro di spicco del gruppo di fratelli “Sudairi sette”, dal nome della madre Hassa bin Ahmed al-Sudairi, moglie preferita dal fondatore del regno saudita Abdel Aziz al Saud, ex governatore di Riyadh e fino a due giorni fa ministro della difesa, il nuovo re è un fautore della disciplina. Nel 2011 divenne noto per aver ordinato un’azione punitiva contro i mendicanti di Riyadh, facendo deportare subito quelli stranieri e costringendo quelli sauditi a seguire un “corso di riabilitazione”. Ha già annunciato che sarà portata avanti la linea «corretta scelta dal regno saudita sin dalla sua fondazione». Salman, anch’egli in cattive condizioni di salute, non imprimerà il cambiamento al sistema che gli chiedono molti sudditi. A cominciare dal rispetto dei diritti umani e delle libertà politiche e sociali. Si preoccuperà soprattutto di garantire continuità in politica estera e in economia, e l’alleanza con gli Stati Uniti. Inoltre gli automobilisti occidentali possono stare tranquilli: re Salman terrà basso il prezzo del petrolio, forse per anni.
Fonte: Il Manifesto
Tratto da: Nena News