giovedì 22 gennaio 2015

Un 11 settembre francese? Chi ha ordinato l’attentato contro Charlie Hebdo?


Di Thierry Meyssan - voltairenet.org

7 gennaio 2015, un commando fa irruzione nei locali parigini di Charlie Hebdo e uccide 12 persone, ferendone gravemente altre 4. Nei video si sentono gli assalitori urlare “Allah Akbar!” e dire che hanno “vendicato Maometto”. Una testimone, la vignettista Coco, ha detto che gli assalitori si dichiaravano membri di Al Quaeda. Questo è bastato perché molti francesi denunciassero un attentato di matrice islamica. Ora, questa ipotesi è illogica.
La missione del commando non ha alcun legame con l’ideologia jihadistaIn realtà dei veri membri o simpatizzanti dei Fratelli Mussulmani, di Al Quaeda o dell’Isis non si sarebbero accontentati di uccidere dei vignettisti atei, avrebbero prima di tutto distrutto gli archivi del giornale sotto i loro occhi, sul modello di quello che hanno fatto nella totalità delle loro azioni in Maghreb o Medio Oriente. Per un jihadista il primo compito è distruggere gli oggetti che, a suo modo di vedere, offendono Dio, e solo in seguito punire i «nemici di Dio».
Allo stesso modo, non sarebbero subito fuggiti dalla polizia senza prima aver portato a termine la loro missione, anche a costo di morire sul posto.
Peraltro i video e alcune testimonianze mostrano che gli assalitori sono professionisti. Sanno maneggiare le armi e hanno sparato a colpo sicuro. Non erano vestiti alla maniera dei jihadisti, ma come un commando militare. Il modo in cui hanno freddato un poliziotto ferito a terra, che non rappresentava più un pericolo, dimostra che la loro missione non era quella di «vendicare Maometto» dal sarcasmo di Charlie Hebdo.
Questa operazione intende porre le premesse di una guerra civileIl fatto che gli assalitori parlassero bene il francese, e che probabilmente siano francesi, non ci permette di dire che l’attentato sia un fatto interno al mondo francofono o francese. Al contrario il fatto che siano dei professionisti ci obbliga a distinguerli dai loro probabili mandanti. E non c’è nulla che provi che questi ultimi siano francesi.

È un riflesso naturale, benché intellettualmente sbagliato, quello di credere di conoscere i propri aggressori allorché si viene aggrediti. Sarebbe una cosa più logica se si trattasse di criminalità comune, non quando si tratta di politica internazionale.

I mandanti dell’attentato sapevano che il gesto avrebbe provocato una rottura tra francesi mussulmani e francesi non mussulmani. Charlie Hebdo si era specializzato nelle provocazioni anti-islam e la maggior parte dei mussulmani di Francia ne erano diventati direttamente o indirettamente le vittime. Se i mussulmani francesi condanneranno senza appello il gesto, sarà per loro difficile provare lo stesso dispiacere che i lettori di quel settimanale provano per le vittime. E questa situazione sarà percepita come una forma di complicità con gli assassini.
Per questo, anziché considerare l’attentato sanguinario come una vendetta islamica contro un settimanale che pubblicava caricature di Maometto e non risparmiava le sue prime pagine in senso anti-islam, sarebbe più logico ipotizzare che questo sia il primo episodio di un processo finalizzato a creare una situazione di guerra civile.
John Kerry ha parlato per la prima volta in francese per inviare un messaggio ai francesi. Egli ha denunciato l' attacco alla libertà  di espressione (ma il suo paese ha continuato dal 1995 a bombardare e distruggere le televisioni che lo in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia) e celebra la lotta contro oscurantismo.
La strategia dello «scontro di civiltà» è stata elaborata a Tel Aviv e a WashingtonL’ideologia e la strategia dei Fratelli Mussulmani, di Al Quaeda e dell’Isis non si prefigge di creare la guerra civile in Occidente, quanto piuttosto di realizzarla in Oriente e di separare ermeticamente i due mondi. Né Sayyid Qotb [leader e massimo ideologo dei Fratelli Mussulmani, N.d.T.] né nessuno dei suoi successori hanno mai cercato di provocare scontri fra mussulmani e non mussulmani.
Al contrario, la strategia dello «scontro di civiltà» è stata formulata da Bernard Lewis per il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA, ed è stata poi divulgata da Samuel Huntington non più come strategia di conquista ma come situazione prevedibile [1].. Tale strategia intendeva convincere i popoli membri della NATO circa un inevitabile scontro che avrebbe preventivamente preso la forma di «guerra al terrore».
Non è al Cairo, a Riad, o a Kabul che si patrocina lo «scontro di civiltà», ma a Washington e a Tel Aviv. I mandanti dell’attentato contro Charlie Hebdo non intendevano soddisfare qualche jihadista o talebano, ma dei neo conservatori o dei falchi liberali.
Non dimentichiamo i precedenti storici
Dobbiamo ricordare che negli ultimi decenni abbiamo visto i servizi speciali USA o NATO:  
•    testare in Francia gli effetti devastanti di certe droghe sulla popolazione civile[2];
•    sostenere l’OAS nel tentativo di assassinare il presidente Charles De Gaulle [3];
•    procedere ad attentati sotto false flag, contro civili, in molti stati membri della NATO [4].
Dobbiamo ricordare che, dopo la disgregazione della Jugoslavia, lo stato maggiore statunitense ha sperimentato e messo in pratica in molti paesi la sua strategia del «combattimento fra cani». Essa consiste nell’uccidere i membri della comunità maggioritaria, poi i membri delle minoranze, iniziando infine un gioco di accuse incrociate finché ognuno sarà convinto di essere in pericolo di morte. È in questo modo che Washington provocò la guerra civile in Jugoslavia e, recentemente, in Ucraina[5]. 
I Francesi faranno bene anche a ricordarsi che non sono stati loro a prendere l’iniziativa della lotta contro i jihadisti reduci della Siria e dell’Iraq. Peraltro fino ad oggi nessuno di loro ha commesso attentati in Francia, e il caso di Mehdi Nemmouche non ha nulla a che fare con quello di un terrorista solitario ma con un agente incaricato di uccidere a Bruxelles due agenti del Mossad [6] [7].. È Washington che il 6 febbraio 2014 ha convocato i ministri degli Interni di Germania, USA, Francia (M. Valls si era fatto rappresentare), Italia, Polonia e Regno Unto per fare della questione del ritorno dei jihadisti europei una questione di sicurezza nazionale [8].. Ed è solo dopo questa riunione che la stampa francese ha cominciato a parlare del tema e le autorità hanno iniziato a reagire.
Non sappiamo chi abbia ordinato questa operazione professionistica contro Charlie Hebdo, ma dovremmo fare attenzione a non perdere il controllo. Faremmo meglio a considerare tutte le ipotesi e ammettere che, allo stato attuale, il suo scopo più probabile è quello di dividerci e che i suoi più probabili mandanti stanno a Washington.


Thierry Meyssan
Fonte: voltairenet.org

Traduzione e FONTE www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

NOTE
[1] « La "Guerre des civilisations" », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 juin 2004.
[2] « Quand la CIA menait des expériences sur des cobayes français », par Hank P. Albarelli Jr., Réseau Voltaire, 16 mars 2010.
[3] « Quand le stay-behind voulait remplacer De Gaulle », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 10 septembre 2001.
[4] « Les Armées Secrètes de l’OTAN », par Daniele Ganser, éd. Demi-Lune. Disponible par chapitre sur le site du Réseau Voltaire.
[5] « Le représentant adjoint de l’ONU en Afghanistan est relevé de ses fonctions », « Washington peut-il renverser trois gouvernements à la fois ? », par Thierry Meyssan, Al-Watan (Syrie), Réseau Voltaire, 1er octobre 2009 et 23 février 2014.
[6] « L’affaire Nemmouche et les services secrets atlantistes », par Thierry Meyssan, Al-Watan (Syrie), Réseau Voltaire, 9 juin 2014.
[7] On objectera les affaires Khaled Kelkal (1995) et Mohammed Mehra (2012). Deux cas de « loups solitaires » liés à des jihadistes ; mais ni à la Syrie, ni à l’Irak. Malheureusement, tous deux furent exécutés en opération par les Forces de l’ordre de sorte qu’il est impossible de vérifier les théories officielles.
[8] « La Syrie devient "question de sécurité intérieure" aux USA et dans l’UE », Réseau Voltaire, 8 février 2014.



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