Di Mauro Indelicato
Se fino ad adesso possiamo solo supporre, per via di oggettivi dati di fatto, che l’Europa è al servizio degli USA, fra non molto tempo, lo si potrà conclamare ufficialmente e con tanto di trattato e ratifica ufficiali, dal nome di TTIP, ovvero Transatlantic Trade and Investment Partnership. Un nome che dice già molto, forse già tutto ed evoca l’abbattimento di ogni barriera commerciale tra le due sponde dell’Atlantico; insomma, i mercati di USA e UE saranno uniti, senza più interposizioni.
I neo liberisti, spacciano tutto ciò come un qualcosa di profondamente romantico, un avvicinamento tra due grossi mercati, che fondendosi andranno ad occupare, per il momento, il 60% del commercio mondiale; ma nella realtà, tutto è tranne che un qualcosa in cui poter trovare elementi positivi per l’Europa. Levando dogane e barriere tra America ed Europa, ecco che vi sarà il via libera alla definitiva invasione di multinazionali nel vecchio continente; accomunate da un unico mercato, agli occhi del resto del mondo USA ed UE saranno la stessa cosa, la stessa entità, con il moribondo continente europeo inghiottito dal pesce a stelle e strisce.
Anche perché, in scala più ridotta, noi europei abbiamo già la dimostrazione che libertà nel mercato, vuol dire far vincere il più grande, anzi farlo del tutto stravincere, uccidendo il più piccolo. Grecia, Spagna ed Italia, soccombono, in un mercato unico, alla Germania; le piccole aziende, vengono surclassate dalle multinazionali; gli asset industriali dei paesi in sofferenza, svenduti, con la scusa di un’altra parola romantica, ossia quella di “privatizzazioni”, ad aziende di stati stranieri.
Se già tutto questo avviene su scala europea, le conseguenze per la moribonda Europa su scala transatlantica sono ben immaginabili. A Bruxelles, al posto della bandiera blu a dodici stelle, potrebbe far bella mostra di se la bandiera bianca di resa; l’Europa, il continente che ha scritto la storia, adesso ammaina i propri vessilli a favore dell’unione con un altro continente, a favore insomma di una fusione che puzza molto di rinuncia. Rinuncia alla propria storia, alla propria economia, alla propria sovranità, parolone che ormai i burocrati di Bruxelles hanno messo all’indice nero dei termini impronunciabili.