DI VALENTI KATASONOV
strategic-culture.org
Gli eventi greci potrebbero ricalcare lo scenario argentino o quello di Cipro
Si potrebbe descrivere la posizione del governo Greco riguardo al futuro di questo paese con le parole “né guerra né pace”. E’possibile se a guerra sostituiamo uscita dall’Eurozona e per pace presenza continuativa in essa.
Una uscita dalla dure raccomandazioni dei creditori è comunque possibile, a prescindere dalla posizione della Grecia nei confronti dell’UE.
Che questa alternativa esista è suggerito dalla nuova legge sulla crisi umanitaria introdotta dal nuovo governo Greco, che ha stanziato un totale di 200 milioni di euro in vari interventi sociali. La legge offre buoni per il cibo ed elettricità gratuita agli indigenti, ma il fatto più notevole è che la legge è stata approvata senza chiedere il consenso dei creditori esteri.
La legge ha scatenato violente reazioni a Bruxelles (Commissione Europea), Francoforte (Banca centrale Europea) e Washington (Fondo monetario internazionale), mentre il giornale tedesco Bild ha definito la legge: “Una dichiarazione di guerra ai creditori Europei”.
Si può congetturare che nei prossimi giorni avvenga nei prossimi giorni (nel giro di una settimana): o Atene verrà costretta a ritirare la legge sulla crisi umanitaria, o la “grande Troika” (CE, BCE, FMI) passerà ad azioni punitive contro la Grecia. Il costo della legge, 200 milioni di euro annui, non è di per sé una cifra impressionante, ma resta comunque un precedente capace di ispirare alla Grecia stessa, o ad altri debitori della Troika, ulteriori atti di disobbedienza.
E’stato difficile per Atene salvaguardare i propri interessi contro la “grande Troika”, tuttavia la speranza esiste, per almeno due buone ragioni.