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mercoledì 18 marzo 2015

Trani: le agenzie di rating alla sbarra!!!


di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

I responsabili politici e governativi e anche i media italiani stanno trattando con troppa sufficienza, se non con ostilità, il processo in corso presso il Tribunale di Trani nei confronti delle agenzie di rating, la Standard and Poors’ e la Fitch. Tra maggio 2001 e gennaio 2012 esse resero pubbliche delle analisi che declassavano drasticamente l’Italia e il suo debito pubblico, provocando un terremoto economico e finanziario. Ciò, come è noto, fece schizzare lo spread, la differenza tra i tassi di interesse dei bond italiani e di quelli tedeschi, fino a 575 punti.
Il comportamento delle suddette agenzie di rating era consapevolmente viziato e, attraverso un’informazione falsa e una tempistica manovrata, mirava a mettere in ginocchio l’Italia e a destabilizzare l’intera Europa. Secondo noi erano proprio l’Unione europea e l’euro i veri bersagli economici e geopolitici degli attacchi speculativi.
Chi cerca di denigrare il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, come un esagerato complottista dovrebbe rileggere i dossier preparati dalle varie commissioni americane sul ruolo nefasto delle agenzie di rating nel favorire prima la crisi finanziaria globale più devastante della storia e poi nel detonarla.

domenica 8 febbraio 2015

Scandaloso: lo Stato rinuncia ad eventuali risarcimenti dalle agenzie di rating!

E' partito a Trani l'atteso processo alle agenzie di rating, accusate di aver danneggiato deliberatamente l'Italia nell'ambito della manovra che condusse Mario Monti al governo. 

Un'inchiesta che sin dall'inizio ha avuto scarsissimo risalto mediatico, nonostante la gravità dei reati ipotizzati, e che abbiamo sostenuto sin dall'inizio.
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INIZIATO IL PROCESSO CONTRO AGENZIE DI RATING, MA LO STATO NON POTRA' CHIEDERE DANNI: NON SI E' COSTITUITO PARTE CIVILE!

Lo Stato italiano, in caso di condanna degli imputati, non potra' chiedere i danni alle agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch, imputate per manipolazione del mercato assieme a sei tra analisti e manager. Questo perche' il ministero dell'Economia, ovvero il ministro dell'Economia Padoan, ha deciso di non partecipare al dibattimento che si e' aperto oggi a Trani. 
E Consob e Bankitalia, pur potendo costituirsi parte civile, non lo hanno fatto e parteciperanno alle udienze solo come persone offese: ossia come semplici spettatori. Anche in questo caso, una decisione semplicemente allucinante.
Una decisione, quella del ministro dell'Economia Padoan,, che ha "sorpreso" il pm Michele Ruggiero.
"Ho preso atto - ha detto il magistrato ai cronisti - che e' intervenuta la Consob che a mio avviso aveva il dovere di intervenire, sono invece sorpreso per la mancata costituzione del ministero dell'Economia che abbiamo indicato come persona offesa. Prendo atto che, nonostante ci sia stato un vaglio del gup sulla fondatezza dell'accusa di manipolazione in danno dello Stato italiano, il ministero abbia adottato questa scelta. Una scelta che rispetto, ma che francamente mi sorprende".

domenica 7 dicembre 2014

"Jobs act" è una bufala: parola dell'agenzia di rating che ci ha declassato

STANDARD & POOR'S DECLASSA L'ITALIA E SPIEGA PERCHE': L'UNICA ''RIFORMA'' FATTA NON CREA LAVORO E IL DEBITO E' ALLE STELLE
STANDARD & POOR'S DECLASSA L'ITALIA E SPIEGA PERCHE': L'UNICA ''RIFORMA'' FATTA NON CREA LAVORO E IL DEBITO E' ALLE STELLE

Schiaffo di Standard & Poor's all'Italia. Ed e' uno schiaffo che fa male, perche' il downgrade deciso dall'agenzia finanziaria statunitense porta il rating del nostro Paese quasi al livello "spazzatura": BBB- da BBB. Solo un gradino piu' in alto del livello 'junk'. L'outlook sulle prospettive economiche e' invece "stabile".
Un colpo duro da incassare per Renzi, che ha sparso ai quattro venti l'idea che invece le riforme a partire dal Jobs Act avrebbero fatto riguadagnare all'Italia la fiducia del mondo.
"Non e' una bocciatura del Jobs Act", si appresta a commentare Palazzo Chigi: "Ci dicono che le riforme vanno bene, ma che bisogna andare piu' veloci", che ci sono "elementi buoni nelle riforme ma non tali da compensare il debito e risvegliare a breve l'economia".
Ma al di la' delle reazioni ufficiali, chi ha avuto modo di sentire Matteo Renzi dopo che la scure di S&P si e' abbattuta sul nostro Paese parla di un premier amareggiato, che non avrebbe nascosto la sua delusione per il trattamento inflitto a un'Italia che sta tentando in tutti i modi di imboccare con decisione la strada del cambiamento, scondo lui.
"Lo spread e' sceso sotto i 120 - aveva detto il premier in giornata - ma essendo buona notizia, non va oltre i trafiletti. Solo per ricordare: eravamo a 200 nove mesi fa. Duecento". Peccato che Renzi ne capisca poco di economia, altrimenti saprebbe che al tavolo da poker dello spread è la Bce a dare le carte e Draghi ha fatto di tutto per darle buone all'Italia, dicendo ogni qualvolta sorgevano dubbi che "avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedire speculazioni nell'eurozona". Vedremo se reggerà all'urto dei mercati, lunedì.
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