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lunedì 25 aprile 2016

Siria: Assad rifiuta trasferimento della sua famiglia in Iran



Di Salvatore Santoru

Secondo quanto riportato da "Sputnik News"(1) e riferito dal canale televisivo libanese "Al-Mayadeen"(2), Bashar al Assad ha rifiutato il trasferimento della sua famiglia in Iran, trasferimento che gli era stato suggerito dal comandante del corpo dei "Quds", un'unità di forze speciali delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell'Iran.
Secondo Al-Mayadeen, la porposta è stata fatta ad Assad da parte del generale e comandante dei "Quds" Qasem Soleimani,

NOTE:
(1) http://it.sputniknews.com/mondo/20160423/2539834/Damasco-Soleimani-Quds.html
(2) http://www.almayadeen.net/

FOTO: wikipedia.org



Fonte: informazioneconsapevole.blogspot.com.es


sabato 22 novembre 2014

L’America attacca la Russia con il prezzo del greggio

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Di redazione Stato e Potenza 
Basta dare uno sguardo ai soli titoli di testate e siti-web di economia internazionale, nelle sezioni dedicate alle commodities, per rendersi conto che il prezzo del barile di petrolio che alcuni anni fa veleggiava su livelli record dando argomenti a profeti catastrofisti e complottardi del ‘Peak Oil’ (che vengono fuori come le termiti dalle travi a intervalli regolari, salvo ritornarvi quando la realtà dei fatti non si degna di venire incontro ai loro ‘Al Lupo, Al Lupo!’) abbia preso una tendenza al ribasso rispetto ai costi già molto diminuiti dall’inizio della Crisi con la conseguente recessione di molte economie occidentali.
Il barile di greggio a Novembre 2014 costa qualche spicciolo meno di 79 dollari Usa, contro i 105 $ di giugno scorso, i 111 di febbraio 2012 e i 116 di aprile 2011 (ed era al record storico di 145 dollari a febbraio 2008); un crollo di oltre 25 dollari nel giro di quattro mesi è ragguardevole, certo, non sono i sedici dollari (16 USD per barile) toccati nel Natale 1998, ma è sicuramente una diminuzione degna di nota.
Ma cosa l’ha causata? Diminuita domanda internazionale? Scoperta di nuovi enormi giacimenti? La ‘bolla’ dello Shale Oil? Tutte queste cause hanno contribuito, ma il motivo principale è molto più semplice e molto legato alla geopolitica dei recenti avvenimenti internazionali: Arabia Saudita e regni ed emirati assortiti della parte sunnita del Golfo Persico, tutti regimi conservatori più o meno fortemente legati agli Usa e ai loro interessi strategici, hanno cominciato a ‘lanciare’ sul mercato enormi quantità di petrolio, facendone precipitare (come è ovvio) il prezzo medio.
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