Poi non dite che non ci avevano avvisati. L’euroscettico Wynne Godley
lo fece, in modo perentorio, a partire dal lontano 1992, al momento del
varo del Trattato di Maastricht. Tesi: senza un governo democratico
federale, l’Europa affidata solo all’euro e alla Bce è fatta apposta per portare le sue nazioni al collasso economico. Perché, senza un potere di spesa illimitato e “pronta cassa”, alla prima crisi
seria si spalancherà l’inferno delle austerità e le economie più deboli
cominceranno a soccombere, andando incontro alla catastrofe sociale.
Godley non era un profeta, ma semplicemente un economista democratico:
«Se un paese o una regione non ha alcun potere
di svalutare – scriveva nel ’92 – e se questo paese non è il
beneficiario di un sistema di perequazione fiscale, allora un processo
di declino cumulativo e terminale sarebbe inevitabile e condurrebbe,
alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà e alla
fame».
![Wynne Godley Wynne Godley](http://libreidee.org/prova/wp-content/uploads/2013/03/Wynne-Godley.jpg)
«Moltissime persone, in Europa, si sono rese conto improvvisamente di quanto il Trattato di Maastricht potrebbe interessare direttamente le loro vite
e quanto poco ne conoscano i contenuti. La loro legittima ansia ha
spinto Jacques Delors a fare una dichiarazione secondo la quale il punto
di vista della gente comune, in futuro, dovrebbe essere consultato.
Avrebbe potuto pensarci prima». Parole che sembrano scritte oggi. E che,
invece, hanno richiesto vent’anni per essere diffusamente comprese.
«L’idea centrale del Trattato di Maastricht – scrive Godley in un
intervento ripreso dal sito “
MeMmt”
– è che i paesi della Ce dovrebbero muoversi verso l’unione economica e
monetaria, con una moneta unica gestita da una banca centrale
indipendente. Ma qual è il resto della politica
economica da approntare? Poiché il trattato non propone alcuna nuova
istituzione eccetto quella di una banca europea, chi sponsorizza tale
trattato probabilmente crede che non occorra fare di più». La storia
dell’economia
che si auto-regola? Non s’è mai visto al mondo. Eppure: pare che
proprio questo surreale “punto di vista” abbia effettivamente
determinato la modalità con la quale è stato inquadrato il Trattato di
Maastricht, prima causa dell’attuale catastrofe economica.
![Tim Congdon Tim Congdon](http://libreidee.org/prova/wp-content/uploads/2013/03/Tim-Congdon.jpg)
E’ la “vulgata” neoliberista, secondo la quale i governi dovrebbero
“lasciar fare al mercato”, senza neppure tentare di fare il loro
mestiere, e cioè raggiungere i tradizionali obiettivi di sviluppo di una
politica economica, verso la piena occupazione. Tutto quello che si può legittimamente fare, secondo la tragica Europa
di Maastricht, è «controllare l’offerta della moneta e il pareggio del
bilancio». E per giungere a questa desolante conclusione – la Bce come
unica istituzione deputata all’integrazione europea – c’è voluto «un
gruppo in gran parte composto da banchieri: il Comitato Delors». Un’Europa
sbagliata da cima a fondo, progettata – nella migliore delle ipotesi –
da fanatici dementi ed economisti incapaci (nella peggiore: da veri e
propri golpisti, ben decisi ad annientare il potere contrattuale di interi popoli, rendendoli schiavi dell’oligarchia finanziaria). Godley cita il connazionale Tim Congdon: «Il potere di emettere la propria moneta, attraverso la propria banca centrale, è ciò che principalmente definisce l’indipendenza di una nazione». Viceversa: «Se un paese rinuncia o perde questo potere, acquisisce lo status di un ente locale o colonia».
Stati retrocessi al rango di province, o addirittura di semplici
colonie: certo non rischiano di subire una svalutazione, «ma non hanno,
allo stesso tempo, il potere
di finanziare il proprio disavanzo attraverso la creazione di denaro».
Comuni e colonie «devono rispettare la regolamentazione imposta da un
organo centrale per ottenere altri metodi di finanziamento e non possono
cambiare i tassi di interesse». Risultato: totale dipendenza
dall’altrui potere, visto che i membri dell’Eurozona hanno completamente perduto qualsiasi sovranità, non disponendo più di nessuno strumento di politica
macroeconomica. Ovvero: fin dove è possibile finanziare “buchi”’ Fin
dove spingere la tassazione? E così per tutto: tassi di interesse,
crescita, livelli di disoccupazione. E poi l’inflazione,
strumento-chiave col quale John Maynard Keynes propose di finanziare la
guerra contro i nazisti.
![Keynes Keynes](http://libreidee.org/prova/wp-content/uploads/2013/03/Keynes.jpg)
«La sovranità – dice Godley – non dovrebbe essere ceduta per la
nobile causa dell’integrazione europea, ma per affermare che, se tutte
le funzioni precedentemente descritte sono estranee ai singoli governi,
queste funzioni devono semplicemente essere assunte da qualche altra
autorità». L’incredibile lacuna nel programma di Maastricht, aggiunge
l’economista britannico, è che contiene un progetto per l’istituzione e
il modus operandi di una banca centrale indipendente, ma non fa il
minimo cenno alla necessità di un vero governo centrale europeo,
autenticamente democratico e federale. Gli Stati che hanno perso le loro
tradizionali prerogative nazionali di governo non trovano il loro
equivalente a Bruxelles. Semplicemente, la funzione democratica del
governo in Europa è scomparsa. «La contropartita per la rinuncia
alla sovranità dovrebbe essere che le nazioni componenti dell’Ue si
costituiscano in una federazione a cui è affidata la loro sovranità».
Già nel ’92, Godley vedeva la «grave recessione» in arrivo, e
avvertiva: «Le responsabilità politiche di questa situazione stanno
diventando evidenti». Mani legate, fin da allora, a causa del disastroso
assetto comunitario che frena gli investimenti pubblici condannando
alla crisi
anche il sistema privato: «L’interdipendenza delle economie europee è
già così grande che nessun singolo paese, con l’eccezione della
Germania, si sente in grado di perseguire politiche espansive per
proprio conto, perché ogni paese che cercasse di espandersi dovrà presto
confrontarsi con i vincoli di un bilancio dei pagamenti». Servirebbe un
«rilancio economico coordinato», ma «non esistono né le istituzioni, né
un quadro di pensiero concordato che porterebbe a questo risultato». E
attenzione: «Se la depressione davvero volgesse al peggio – ad esempio,
se il tasso di disoccupazione tornasse al 20-25% degli anni Trenta – gli
Stati membri dell’Ue prima o poi eserciteranno il loro diritto sovrano
di dichiarare il periodo di transizione verso un’integrazione, un
disastro, e ricorreranno allo scambio reciproco di protezione e
controlli – una economia di assedio».
![Jacques Delors, uno dei "padri" dell'euro-disastro Jacques Delors, uno dei "padri" dell'euro-disastro](http://libreidee.org/prova/wp-content/uploads/2013/03/Jacques-Delors.jpg)
In una vera unione economica e monetaria, dove il potere
di agire in modo indipendente degli Stati membri è effettivamente
abolito, l’unica contromisura risolutiva – espansione economica grazie
al rilancio della spesa pubblica – potrebbe essere intrapresa solo da un
governo federale europeo: «Senza tale governo, l’unione monetaria
impedirebbe un’azione efficace da parte dei singoli paesi e non
cercherebbe assolutamente di mettere a posto le cose». Previsioni
confermate alla lettera, vent’anni dopo, fino alle estreme conseguenze:
l’assenza di un governo democratico centrale, aggiunge Godley, espone le
regioni più fragili al peso di improvvise crisi.
Solo un regime di solidarietà fiscale, nel quadro di un governo
federale europeo, potrebbe fermare il declino di vaste aree, garantendo
le necessarie protezioni
economiche e sociali. «In extremis, una regione che produrrebbe nulla
non morirebbe di fame perché sarebbe titolare di pensioni, indennità di
disoccupazione e il reddito dei dipendenti pubblici».
Cosa succede se un intero paese subisce una grave battuta d’arresto
strutturale? «Finché è uno Stato sovrano, potrebbe svalutare la propria
moneta: potrebbe quindi comunque implementare con successo politiche di
piena occupazione se i cittadini accettassero il taglio necessario ai
loro redditi reali». Con una unione economica e monetaria, invece,
«questa strada sarebbe ovviamente sbarrata, e questa prospettiva sarebbe
gravissima a meno che ci fosse la possibilità di adottare disposizioni
federali di bilancio che abbiano una funzione redistributiva». Così
parlava il “profeta” Godley nel 1992: «Quello che trovo assolutamente
sconcertante è la posizione di coloro che mirano a una unione economica e
monetaria senza la creazione di nuove istituzioni politiche (a parte
una nuova banca centrale), e che alzano con orrore le mani quando le
parole “federale” o “federalismo” vengono pronunciate».
Fonte:
libreidee.org