Pechino (AsiaNews) - Non si placa l'eco degli scandali che hanno scosso in questi anni la produzione di latte in polvere in Cina. Più del 50% delle ditte produttrici locali sono state chiuse perché non raggiungono standard di sicurezza alimentare. Le ditte straniere - fra cui Nestlé, Abbot , Danone e altre - sono invece indagate per aver infranto leggi anti-monopolio. Esse sono sospettate di accordi segreti sul prezzo delle confezioni, che in soli cinque anni è cresciuto del 30%.
Lo sviluppo selvaggio a cui è stato sottoposto il Paese negli ultimi decenni ha assorbito molta forza lavoro femminile, aprendo il mercato al latte in polvere per nutrire i neonati, spesso cresciuti lontani dalle loro madri. La vendita di latte in polvere ha raggiunto il vertice nei primi 10 anni del XXI secolo. Ma a poco a poco, le limitate verifiche sulla qualità e la corruzione dei ministeri governativi hanno fatto scoppiare enormi scandali, che hanno provocato non poche vittime.
Dapprima vi è stato lo scandalo del latte annacquato nell'Anhui, in cui il latte in polvere venduto conteneva solo lo 0,16% di proteine contro il 18% di norma. La conclusione è che decine di bambini sono morti per denutrizione e molti altri sono rimasti segnati da sviluppo mentale abnorme.
Nel 2008 è scoppiato lo scandalo del latte alla melamina, aggiunta per rendere apparentemente "più ricca di proteine" la formula. Anche qui la conclusione è la morte di sei bambini e la malattia di altri 300mila, segnati da calcoli renali e disturbi mentali. Lo scorso anno nell'Hunan si è scoperto che il latte in polvere di una ditta casearia conteneva additivi cancerogeni.
Per tutto ciò la fiducia del pubblico verso il latte in polvere prodotto in Cina è scesa al minimo livello e si è scatenata la ricerca di baby formule straniere, fino al contrabbando dall'Europa e da Hong Kong, tanto che il governo del Territorio ha dovuto mettere un limite al numero di confezioni di latte per persona che possono attraversare la dogana.
Molti genitori attivano i loro rapporti di amicizia o di parentela all'estero, facendosi inviare latte in polvere da Paesi stranieri. Secondo notizie non ufficiali, il contrabbando di latte per bambini frutta almeno 100 milioni di yuan all'anno (circa 10 milioni di euro)
Proprio il mese scorso, con una serie di incontri, il governo di Li Keqiang ha cerca di regolare gli standard, studiando i modi per accrescere la qualità del latte in polvere locale e la stima della popolazione verso la produzione locale.
Forse è parte di questa campagna a favore delle ditte locali, l'inchiesta lanciata dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma contro cinque marche straniere produttrici di latte in polvere (Nestlé, Abbott, Mead Johnson, Danone, Wyeth), sospettati di aver fissato fra loro i prezzi di vendita del latte al pubblico. Sebbene essi abbiano in cinque anni aumentato i prezzi del 30%, molta gente dice che i loro prezzi sono più bassi di quelli della produzione cinese.
Un ulteriore capitolo di questo commercio mancante di "ecologia umana", è il ritorno alle tradizionali "balie bagnate", comune soprattutto fra le persone ricche. Il costo di una balia che dà il suo latte ogni giorno si aggira sui 15-20mila yuan al mese. Ma anche qui si stanno aprendo nuovi problemi: vi è il sospetto che le balie offrano latte umano anche agli adulti, come aiuto a chi è povero in salute, o come velata prestazione sessuale.
Fonte: asianews.it