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giovedì 19 febbraio 2015

DISASTRO LIBIA HA RISVOLTI TREMENDI PER L'ITALIA


DISASTRO LIBIA HA RISVOLTI TREMENDI PER L'ITALIA: FORNITURE DI PETROLIO E GAS AD ALTISSIMO RISCHIO (CATASTROFE ENERGIA)

Le riserve di greggio della Libia, secondo una stima del gennaio 2014, ammontano a 48 miliardi di barili: il quantitativo maggiore di tutta l'Africa, pari al 38 per cento delle riserve dell'intero continente, il che pone il paese al nono posto al mondo come potenziale produttore di petrolio.

I bacini sedimentari principali sono sei: Sirte, Murzuk, Ghadames, la Cirenaica e Kufra. Il primo, Sirte, e' il piu' vasto e da solo custodisce l'80 per cento del greggio estraibile, salvo nuove scoperte.

Bastano queste cifre per far capire perche' la crisi libica sia oggetto di preoccupazione per i paesi europei, e in particolare l'Italia, che sono i maggiori destinatari delle esportazioni energetiche della Libia.

E si capisce perche' la notizia dell'inizio dell'invasione della Sirte da parte dei terroristi dello Stato islamico abbia improvvisamente resa concreta la prospettiva di un intervento militare per la pacificazione del paese, ipotesi che in precedenza veniva considerata come l'estrema possibilita', esaurito ogni tipo di dialogo.

lunedì 16 febbraio 2015

Gheddafi: "La scelta è tra me e gli islamisti. Avrete la jihad alle porte"

“LA SCELTA E’ TRA ME E AL-QAIDA: AVRETE LA JIHAD SULLE VOSTE COSTE”. LA PROFEZIA DI GHEDDAFI DEL 2011 CHE SI REALIZZA ?


Il governo Renzi della post-democrazia ci annuncia un intervento militare per mezzo stampa, scavalcando il Parlamento

Il ministro degli esteri Gentiloni e il ministro della difesa Pinotti ormai parlano apertamente di intervento in Libia. "L'Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell'area, europei e dell'Africa del Nord, per fermare l'avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste. Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l'Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente", ha dichiarato la Pinotti in un'intervista al Messaggero. A Sky Tg 24 il ministro degli esteri aveva dichiarato: “L’Italia è pronta a combattere”. Quindi il governo Renzi ci sta annunciando l'entrata in guerra del nostro paese per mezzo stampa e senza passare per il Parlamento. Ma, del resto, nella post-democrazia di Renzi dichiarare guerra sarà più facile. Come vi avevamo scritto:
 
In Italia sarà più facile dichiarare lo stato di guerra con la riforma del Senato. L’allarme è stato lanciato dalla Rete Italiana per il Disarmo che evidenzia come la riforma istituzionale voluta dal governo Renzi, contenga anche la modifica dell’articolo 78 della Costituzione che recita: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
La revisione dell’articolo 78 si rende necessaria per effetto della trasformazione dell’attuale Senato in Camera delle autonomie, un’assemblea non elettiva. Con tale modifica anche consiglieri regionali e sindaci avrebbero ottenuto  il potere di decidere dello stato di guerra del Paese e si è quindi deciso di escludere il Senato dalla deliberazione prevista dall’art. 78. Il risultato è che la decisione dello stato di guerra viene attribuita alla sola maggioranza semplice.

giovedì 29 gennaio 2015

Con la scusa dell'ISIS vogliono dichiarare guerra ai BITCOIN?

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A cura di nocensura.com


E' uscita in questi giorni la notizia che i terroristi dell'ISIS utilizzerebbero i BITCOIN, e avrebbero rivolto appelli ai loro sostenitori affinché effettuino donazioni tramite la moneta virtuale, per alimentare l'espansione della jihad.

Tenuto conto che ISIS è in qualche modo una creatura degli USA - che hanno finanziato e armato i cosiddetti "ribelli moderati" in Siria per defenestrare Assad, e che in larga parte sono entrati nelle file dell'ISIS -  e sapendo che i bitcoin sono l'unica moneta / forma di pagamento svincolato dal controllo delle banche centrali, e che negli ultimi anni nonostante la censura ha attirato notevole interesse e investimenti, rappresentando un potenziale nemico per il sistema bancario mondiale (qualora i bitcoin dovessero prendere campo i banchieri perderebbero, almeno parzialmente, il controllo del denarola notizia non può che alimentare il sospetto che ci sia la volontà di colpire i bitcoin e gli utilizzatori di questa moneta. Vediamo perché:

1) NON sono certo le offerte il primo canale di finanziamento degli jihadisti: che hanno saccheggiato banconote di varia valuta, lingotti d'oro e preziosi dai forzieri delle banche - tra cui l'importante Banca Centrale di Mosul - nei territori iracheni e siriani finiti sotto il loro controllo;

2) ISIS ha ricevuto cospicui finanziamenti dai governi, dai servizi segreti e da ricchi finanziatori di Arabia Saudita, Qatar, Turchia e altri paesi: una pioggia di milioni di euro e talvolta di armi che di sicuro non è stata pagata con i bitcoin.

3) Secondo quanto emerso dalle indagini dell'intelligence (vedi su Popoff quotidiano) i principali circuiti bancari utilizzati dagli uomini dell'ISIS sono UBS e HSBC. Gli jihadisti utilizzerebbero migliaia di conti correnti nelle banche svizzere in questione sin dal 2008. E nonostante ciò fosse noto da anni, e lo stesso Barack Obama ne fosse informato, gli USA e la comunità internazionale non hanno assunto alcun provvedimento.

4) I Bitcoin possono costituire un metodo di pagamento efficace e anonimo, tuttavia almeno attualmente non sono certo un metodo di pagamento di facile impiego.

Il sospetto è che lo spettro dell'ISIS possa essere impiegato come excusatio per dichiarare guerra ai Bitcoin, anche per scoraggiarne la diffusione. Staremo a vedere. Certamente a minacciare il mondo NON sono i Bitcoin, bensì la politica estera della NATO.

Se oggi i terroristi oggi imperversano nell'Iraq ed in Libia è grazie a coloro che hanno voluto dichiarare guerra a Saddam Hussein e Muammar Gheddafi, lasciando il paese nel caos ed in balia dei gruppi islamisti e terroristi. Non paghi, da quasi 4 anno stanno facendo tutto il possibile per rovesciare anche il governo di Bashar Assad, e grazie all'aiuto occidentale gruppi "qaedisti" e dell'ISIS sono riusciti ad assumere il controllo di buona parte del territorio siriano, stabilendo la loro capitale a Raqqa. In una recente intervista Assad ha rivelato come l'aviazione israeliana sia più volte intervenuta in favore degli jihadisti nel territorio del Golan.

Nonostante oggi sia chiaro che spodestare Assad significhi consegnare definitivamente la Siria al terrorismo, le potenze occidentali continuano a sostenere i terroristi, che in questo caso vengono elevati al rango di "ribelli moderati"...


Staff nocensura.com


Per approfondire le questioni sopracitate vedi i precedenti articoli con tag:  -  - 

Fonte: nocensura


martedì 27 gennaio 2015

Quella lettera a Gheddafi che imbarazza Tony Blair e i servizi segreti inglesi

Di Giampaolo Rossi

È il 26 aprile del 2007 quando l’allora premier britannico Tony Blair, prende carta e penna e, su carta intestata “Downing Street”, scrive una lettera:“Caro Mu’ammar, spero che tu e la tua famiglia stiate bene…” Mu’ammar è il colonnello Gheddafi.
Nella lettera, Blair si rammarica del fatto che un tribunale britannico si sia opposto ad un caso di estradizione a Tripoli e spera che questa decisione non comprometta “l’efficace cooperazione bilaterale che si è sviluppata tra Regno Unito e Libia negli anni recenti”, soprattutto “nel settore cruciale della lotta al terrorismo”. Blair si riferisce a due esponenti del LIFG, il Gruppo dei Combattenti Islamici Libici (organizzazione legata ad Al Qaeda) detenuti in Inghilterra, per i quali la Corte si opponeva al trasferimento forzato in Libia per il pericolo che potessero essere torturati dalla polizia segreta di Gheddafi.

DOCUMENTI CHE IMBARAZZANO

La lettera, pubblicata dal quotidiano inglese The Guardian, è stata ritrovata negli archivi governativi di Tripoli dopo la caduta del regime libico nel 2011; essa è parte di un centinaio di documenti che un pool di avvocati londinesi sta raccogliendo e mettendo agli atti in un processo di risarcimento danni contro il governo di Sua Maestà intentato da dodici dissidenti (tra cui sei cittadini britannici di origine libica), arrestati, deportati con le loro famiglie in Libia e lì torturati attraverso l’azione coordinata dell’intelligence dei due paesi.
Ciò che emerge è che i legami tra l’MI5 e l’MI6, i servizi segreti britannici, e quelli libici sono stati molto più ampi di quanto s’immaginava; addirittura, agenti segreti libici sono stati autorizzati ad operare sul suolo britannico per individuare, identificare e intimidire avversari del regime di Gheddafi a cui la Gran Bretagna aveva concesso asilo politico. Questa almeno è l’accusa. In realtà molti di questi erano legati a gruppi jihadisti ai quali lo stesso Gheddafi dava la caccia.

sabato 29 novembre 2014

L'intervista che costò la vita a Gheddafi


Gheddafi sognava di creare una banca centrale Africana sganciata dall'occidente e dalla morsa del debito verso banchieri privati; era un nemico del "petrodollaro", e pur con prudenza - sapeva che se esagerava sarebbe stato fatto fuori - cercava di contrastare i piani mondialisti degli USA, che Gheddafi conosceva molto bene. In più occasioni ha dichiarato a chiare lettere che gli attentati dell'11 Settembre sono un false flag. Questa intervista è stata registrata poco prima che gli occidentali decidessero di "esportare la democrazia" (abbandonando al caos la Libia...)

Informatitalia

http://youtu.be/4zD4vo7QS1Y


LEGGI ANCHE: La contro-storia di Saddam e Gheddafi


sabato 25 ottobre 2014

Perchè hanno ucciso Gheddafi 2.0


Oggi risulta difficile guardare con ottimismo tanto al futuro del progetto quanto a quello del popolo libico. Per la loro democrazia dovevano eliminare quel "cattivo dittatore" che sognava di dare acqua gratis a tutti per mille anni, a quel "cane rabbioso" che voleva rendere verde come la bandiera della Libia il deserto più arido al mondo, ed oggi, dopo le bombe di pace, dopo la morte di Mu'Ammar Gheddafi, la Libia è un inferno, e l'Africa ed il medioriente intero hanno perso quello straccio di stabilità che il Rais riusciva, nonostante tutto, a garantire.

È doveroso dissociarsi dal delittuoso oblio della memoria promosso con le menzogne dalla propaganda nostrana, è doveroso riabilitare e mantenere vivo il ricordo di un leader che sognava libertà per il suo popolo, è doveroso raccontare le criminali azioni eseguite dalla NATO per impedirglielo. Ecco perchè dopo aver descritto i motivi che hanno spinto le nazioni alleate ad abbattere con la forza il regime di Mu’Ammar Gheddafi, tra i quali i suoi tentativi di liberare la Libia e l’Africa tutta dalle dipendenze occidentali nella politica, nell’economia e nella tecnologia, ho deciso di continuare con la serie di articoli “Perchè hanno ucciso Gheddafi?”.

Risale al lontano 1953, casualmente, durante la ricerca di giacimenti petroliferi nel deserto a sud della Libia, la scoperta di enormi bacini d’acqua fossile accumulati durante il periodo della glaciazione. Dopo il colpo di stato del 1 settembre 1969, ai danni di re Idris e Hasan, giudicati dal popolo libico troppo filo-occidentali e poco curanti del benessere della nazione, il nuovo governo Jamahiriyya guidato da Gheddafi ha avuto tra i primi obiettivi quello di nazionalizzare le compagnie petrolifere e di utilizzare i relativi proventi al fine di fornire l’ acqua potabile, considerata un diritto, a tutto il paese.

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