In quanto a predatori sadici e senza scrupoli, il mondo animale non ha eguali. La natura è piena di specie in grado di ucciderne altre ad una velocità sorprendente. Quello che alcuni non si aspettano è la crudeltà, pienamente giustificata dalla loro natura, con cui certi animali ne predano altri. Ecco dunque una classifica con i dieci killer più sadici e con meno scrupoli che potrete trovare in natura.
10. La mantide religiosa
La mantide religiosa è famosa perché la femmina spesso divora il maschio durante il rapporto sessuale, mentre quest’ultimo prosegue imperterrito nell’accoppiamento. La parte sadica è che le mantidi non si preoccupano di uccidere le loro prede prima di mangiarle: non appena l’insetto abbraccia lo sfortunato amante, inizia a nutrirsene incurante. Anche se si tende ad essere meno solidali verso gli invertebrati, la brutalità delle abitudini alimentari della mantide è degna di nota ed è rinomata come killer spietata in moltissime culture del mondo.
9. La lucciola Photuris
Il maschio della mantide potrà anche rimetterci la vita l’accoppiamento, ma se non altro si gode i suoi ultimi momenti di vita. Un’altra femme fatale del regno degli insetti si avvale di un approccio decisamente astuto per arrivare a nutrirsi, e questa volta il maschio ci rimette in toto. La lucciola Photuris imita i segnali luminosi delle femmine appartenenti ad altre specie al fine di attirare i maschi libidinosi verso di lei. Prima che abbia la possibilità di realizzare il proprio errore, il maschio viene divorato.
8. La biscia dal collare
Le bisce sono considerate il tipo più innocuo di serpente, anche se molti esseri umani ancora le temono. Solo i serpenti velenosi o i grandi costrittori posso risultare un pericolo per le persone. Tuttavia, quando si tratta metodi per uccidere, i serpenti velenosi e i costrittori sono abbastanza generosi, visto che provocano una morte piuttosto rapida. Le bisce dal collare, invece, uccidono le loro prede in modo particolarmente crudele, ovvero ingerendole vive. Sebbene a rane, topi, lucertole e insetti che compongono la dieta di queste specie venga risparmiato il terribile destino di essere smembrati, questi finiscono per soffocare lentamente all’interno del serpente.
7. Il furetto dai piedi neri
I membri della famiglia dei Mustelidi sono noti per la loro ferocia, grazie alla quale spesso riescono ad abbattere anche animali di dimensioni molto maggiori delle loro. Il furetto dai piedi neri non è da meno, basta guardare il modo in cui uccide la sua preda preferita, ovvero il cane della prateria. Il furetto si intrufola nelle tane labirintiche dei cani della prateria durante la notte e li prende a zampate sulla testa. Il colpo è sufficiente a svegliare il cane della prateria, che alza la testa per la sorpresa ed espone la gola vulnerabile all’assassino. Sebbene a quel punto la morte sia piuttosto rapida, ciò che spiazza è l’efferatezza con cui il furetto si introduce nella tana del cane della prateria e lo uccide praticamente nel sonno.
6. La lampreda di mare
Nessuno mette in dubbio che le sanguisughe sono tra gli animali più disgustosi che vi siano in natura, ma provate a immaginare una specie succhiasangue con un corpo lungo fino a 120 cm che può arrivare a pesare ben due chili e mezzo. Ebbene, quella è la lampreda di mare, un vertebrato primitivo che ricorda un’enorme sanguisuga. La lampreda di mare è considerata un vero e proprio parassita nei Grandi Laghi del Nord America, perché spesso uccide il pesce a cui si attacca. Gli ospiti della lampreda non possono far altro che attendere di morire dissanguati dal loro predatore, non avendo alcuna possibilità di staccarlo.
5. Il candirù
4. Il drago di Komodo
I draghi di Komodo sono conosciuti per essere tra i rettili più grandi e più pericolosi del mondo. La loro bocca è piena di un miscuglio tossico di batteri che può causare la cancrena nelle ferite delle loro prede. La cancrena portata dalla saliva del drago di Komodo significa dolore prolungato e agonia per l’animale che ha avuto la sfortuna di incontrare questo rettile. Molti credono che questo rettile non abbia alcun veleno, ma un recente studio scientifico ha scoperto che i draghi di Komodo sono dotati anche di un veleno così potente da poter essere paragonati al serpente più velenoso al mondo. Un morso di uno di questi varani è un doppio smacco: tra il veleno e l’infezione è davvero molto difficile sopravvivere.
3. Il ragno di sabbia a sei occhi
Il ragno Sicarius, noto anche come ragno di sabbia a sei occhi, vive in Sud America e nel deserto del Kalahari. Non è un aracnide particolarmente grande (raggiunge al massimo i 5 centimetri di diametro, zampe comprese), ma è il ragno più velenoso del mondo. Veloce, preciso, invisibile e pulito, è uno dei sicari del regno animale. Con rapidi movimenti delle zampe si nasconde nella sabbia e aspetta, anche dei mesi, l’arrivo della sua preda. Al momento giusto attacca e punge l’animale malcapitato con un morso che risulta indolore. Passano poi pochi minuti prima che spuntino delle lesioni provocate dal veleno necrotico del ragno di sabbia a sei occhi, che possono successivamente infettarsi e causare effetti simili a quelli della lebbra. In alcuni casi il veleno entra in circolo e può portare effetti necrotici anche agli organi interni.
2. L’icneumonide
Gli icneumonidi sono una famiglia di insetti così efferati che persino Darwin ne rimase sconvolto (“Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l’espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.“). Questi insetti usano una grande varietà di organismi ospiti, come ragni, bruchi o larve di altri insetti, all’interno dei quali depongono le uova. Una volta schiuse, le larve iniziano lentamente a consumare la vittima dall’interno, portandola a una morte lenta e dolorosa.
1. Il Dicrocoelium dendriticum
In prima posizione di questa classifica di animali killer spietati di altri animali c’è il Dicrocoelium dendriticum, un piccolo trematode che, in una fase del suo ciclo vitale, si viene a trovare all’interno del corpo di alcune formiche. Una volta infette queste vengono controllate mentalmente dal parassita, che durante la notte le spinge a lasciare il formicaio e arrampicarsi in cima a un filo d’erba. Questo le porta a essere mangiate accidentalmente dalle pecore o da altri erbivori, all’interno dei quali il parassita può continuare il suo ciclo vitale. La cosa strana è che se sorge l’alba senza che la formica abbia incontrato il suo triste destino, questa torna a svolgere le sue regolari attività fino alla notte successiva. Decisamente inquietante!
Fonte: gizzeta.it