Lunedì scorso la Svizzera ha varato un prelievo forzoso dell’1% sui conti superiori a 250mila franchi dal 1 gennaio prossimo per finanziarie gli ammortizzatori sociali, mentre qualche settimana fa vi ricorderete come vi abbia raccontato del metodo un po’ “sbrigativo” con cui il governo polacco ha deciso di abbassare la sua ratio debito/Pil, ovvero di fatto espropriare i portafogli obbligazionari dei fondi pensioni privati. Cosa sia successo a Cipro, poi, lo sapete tutti, così come i drastici tagli salariali imposti dalla troika ai cittadini greci. Non c’è niente da fare, d’ora in poi a pagare le crisi non saranno più le banche o i creditori esteri ma i correntisti, la logica del bail-in è legge, non un qualcosa di straordinario e irripetibile come ci dicevano durante i giorni in cui le banche di Nicosia erano chiuse e i bancomat erogavano al massimo 100 euro per prelievo giornaliero. Il valore di un prelievo forzoso una tantum del 10% in Italia ammonterebbe a circa 245 miliardi, che nella testa del Fmi dovrebbe andare ad abbassare di colpo lo stock di 2000 e passa miliardi del nostro debito pubblico. Insomma, un’ipotesi magari lontana ma certamente non destituita di fondamento. Anzi.
Ed eccoci al secondo punto. Per far passare un provvedimento del genere senza ritrovarsi la neo-riformata colonna Walter Alasia delle Br per le strade il giorno dopo, serve uno shock. Ovvero, occorre arrivare a un punto di non ritorno tale per il quale la gente dice “meglio perdere il 10% che rischiare di perdere tutto per la bancarotta del Paese”. O, magari, basta far credere alla gente che siamo a quel punto: non è nato così il governo Monti, forse? Prima di andarsene, lo spread non era ai livelli emergenziali di quando è entrato a Palazzo Chigi? Siamo forse falliti? Abbiamo ristrutturato o ripudiato il debito? Non mi pare. E come si crea uno shock?
Una ricetta l’abbiamo vista, si opera sullo spread. Ma in questo momento l’inflow di capitali sull’Italia è altissimo, sia sui bond che sulle azioni che sull’immobiliare. Il Ftse Mib ha rotto quota 19mila punti, non succedeva dal luglio 2011, lo spread è basso e non solo banche ma anche semplici risparmiatori stanno comprando titoli di Stato del nostro Paese con il badile. Stando a dati della Bce, a fine agosto le nostre banche avevano in pancia qualcosa come 423 miliardi di euro di titoli di Stato, la gran parte nostrani, 82 miliardi in più dell’anno scorso e 162 in più dell’agosto 2011.
Stando a uno studio di Bnl, tra il secondo trimestre del 2012 e il primo del 2013, inoltre, i consumi degli italiani si sono contratti di 2,7 miliardi di euro ma i risparmi sono cresciuti di 4,4 miliardi. E dove sono finiti quei soldi, nei conti correnti? Per Nomura non ci sono dubbi, in gran parte sono serviti a comprare Btp oppure obbligazioni bancarie. Direte voi, bene. Dico io, male. Perché quegli acquisti sono figli della paura e dell’incertezza, si tagliano i consumi e si mette da parte. Quindi, lo shock può arrivare in due modi: o un grandissimo detentore del nostro debito scarica le posizioni come fece Deutsche Bank nella primavera 2011 oppure si picchia sulle banche, visto che sono piene di titoli di Stato e continuano a emettere obbligazioni....
Scritto da Mauro Bottarelli - Il Sussidiario.net
Tratto da ilnord.it