Perché ti sei trasferita in Irlanda?
Il
mio compagno è irlandese. Tutti e due cercavamo un lavoro senza lo
stress di recarci ogni giorno in ufficio: aprire un piccolo albergo ci è
sembrata la scelta migliore. Abbiamo pensato a Francia, Spagna,
Inghilterra, poi abbiamo scelto l’Irlanda perché c’è un ottimo rapporto
tra prezzo e qualità degli immobili».
Come avete fatto?
Abbiamo
acquistato con i nostri risparmi un ostello di 440mq con nove stanze:
400mila euro l’investimento, ma In Italia avremmo speso tre volte tanto.
Abbiamo puntato su un pubblico internazionale e ci siamo promossi via
Internet, social e passaparola nelle birrerie della zona. La gente del
posto si dà da fare per aiutarci a trovare clienti».
Come è la burocrazia per un’attività come la vostra?
Il
nostro immobile era già un piccolo albergo e questo ci ha agevolato
nelle pratiche. In genere chi viene qui e apre un’attività ottiene il
PPS (versione irlandese del codice fiscale). Poi bisogna iscriversi al
registro dei bed&breakfast, garantendo alcune condizioni (scala
antincendio, cucina attrezzata…). Se vuoi anche offrire cene e vini,
meglio la formula del guest house: rispetto al bed&breakfast ci sono
meno limitazioni sui servizi e più guadagni».
Come emergere?
Il
trucco è essere innovativi. Abbiamo subito puntato su una cucina
salutista con prodotti biologici, cercando un compromesso tra le
tradizioni culinarie irlandesi e la dieta mediterranea. E il pubblico
internazionale (specie tedeschi e francesi) la apprezza molto».
Quanto si guadagna?
Puoi vivere bene se hai voglia di fare: dai 20 agli 80mila euro all’anno, spese escluse».
Quali gli svantaggi?
Il clima: c’è molto vento. E la cucina: qui manca la cultura del cibo e uscire per andare a cena non è la stesso che in Italia».
- See more at: http://www.infiltrato.it/lavoro/costretta-a-emigrare-ecco-come-sono-rinata-in-irlanda#sthash.AJJ6IFEt.dpuf
Perché ti sei trasferita in Irlanda?
Il
mio compagno è irlandese. Tutti e due cercavamo un lavoro senza lo
stress di recarci ogni giorno in ufficio: aprire un piccolo albergo ci è
sembrata la scelta migliore. Abbiamo pensato a Francia, Spagna,
Inghilterra, poi abbiamo scelto l’Irlanda perché c’è un ottimo rapporto
tra prezzo e qualità degli immobili».
Come avete fatto?
Abbiamo
acquistato con i nostri risparmi un ostello di 440mq con nove stanze:
400mila euro l’investimento, ma In Italia avremmo speso tre volte tanto.
Abbiamo puntato su un pubblico internazionale e ci siamo promossi via
Internet, social e passaparola nelle birrerie della zona. La gente del
posto si dà da fare per aiutarci a trovare clienti».
Come è la burocrazia per un’attività come la vostra?
Il
nostro immobile era già un piccolo albergo e questo ci ha agevolato
nelle pratiche. In genere chi viene qui e apre un’attività ottiene il
PPS (versione irlandese del codice fiscale). Poi bisogna iscriversi al
registro dei bed&breakfast, garantendo alcune condizioni (scala
antincendio, cucina attrezzata…). Se vuoi anche offrire cene e vini,
meglio la formula del guest house: rispetto al bed&breakfast ci sono
meno limitazioni sui servizi e più guadagni».
Come emergere?
Il
trucco è essere innovativi. Abbiamo subito puntato su una cucina
salutista con prodotti biologici, cercando un compromesso tra le
tradizioni culinarie irlandesi e la dieta mediterranea. E il pubblico
internazionale (specie tedeschi e francesi) la apprezza molto».
Quanto si guadagna?
Puoi vivere bene se hai voglia di fare: dai 20 agli 80mila euro all’anno, spese escluse».
Quali gli svantaggi?
Il clima: c’è molto vento. E la cucina: qui manca la cultura del cibo e uscire per andare a cena non è la stesso che in Italia».
- See more at: http://www.infiltrato.it/lavoro/costretta-a-emigrare-ecco-come-sono-rinata-in-irlanda#sthash.AJJ6IFEt.dpufUn piccolo albergo (guest house) in Irlanda, dove proporre cucina italiana di qualità: era il sogno di Amanda Pitto, 36 anni, piemontese, studi alberghieri, che si è trasferita sei mesi fa nella Contea di Clare, sulla costa occidentale dell’isola, dove ha comprato un vecchio ostello e l’ha riadattato.
Oggi è felice della sua scelta e dice che non tornerebbe mai sui suoi passi:
«Qui si respira un’aria positiva, malgrado la crisi. La gente vive con leggerezza, è felice. Collabora, si dà una mano per affrontare le difficoltà» spiega a Millionaire.
Perché ti sei trasferita in Irlanda?
Il mio compagno è irlandese. Tutti e due cercavamo un lavoro senza lo stress di recarci ogni giorno in ufficio: aprire un piccolo albergo ci è sembrata la scelta migliore. Abbiamo pensato a Francia, Spagna, Inghilterra, poi abbiamo scelto l’Irlanda perché c’è un ottimo rapporto tra prezzo e qualità degli immobili».
Come avete fatto?
Abbiamo acquistato con i nostri risparmi un ostello di 440mq con nove stanze: 400mila euro l’investimento, ma In Italia avremmo speso tre volte tanto. Abbiamo puntato su un pubblico internazionale e ci siamo promossi via Internet, social e passaparola nelle birrerie della zona. La gente del posto si dà da fare per aiutarci a trovare clienti».
Come è la burocrazia per un’attività come la vostra?
Il nostro immobile era già un piccolo albergo e questo ci ha agevolato nelle pratiche. In genere chi viene qui e apre un’attività ottiene il PPS (versione irlandese del codice fiscale). Poi bisogna iscriversi al registro dei bed&breakfast, garantendo alcune condizioni (scala antincendio, cucina attrezzata…). Se vuoi anche offrire cene e vini, meglio la formula del guest house: rispetto al bed&breakfast ci sono meno limitazioni sui servizi e più guadagni».
Come emergere?
Il trucco è essere innovativi. Abbiamo subito puntato su una cucina salutista con prodotti biologici, cercando un compromesso tra le tradizioni culinarie irlandesi e la dieta mediterranea. E il pubblico internazionale (specie tedeschi e francesi) la apprezza molto».
Quanto si guadagna?
Puoi vivere bene se hai voglia di fare: dai 20 agli 80mila euro all’anno, spese escluse».
Quali gli svantaggi?
Il clima: c’è molto vento. E la cucina: qui manca la cultura del cibo e uscire per andare a cena non è la stesso che in Italia».
Fonte: http://www.infiltrato.it/lavoro/costretta-a-emigrare-ecco-come-sono-rinata-in-irlanda
Perché ti sei trasferita in Irlanda?
Il
mio compagno è irlandese. Tutti e due cercavamo un lavoro senza lo
stress di recarci ogni giorno in ufficio: aprire un piccolo albergo ci è
sembrata la scelta migliore. Abbiamo pensato a Francia, Spagna,
Inghilterra, poi abbiamo scelto l’Irlanda perché c’è un ottimo rapporto
tra prezzo e qualità degli immobili».
Come avete fatto?
Abbiamo
acquistato con i nostri risparmi un ostello di 440mq con nove stanze:
400mila euro l’investimento, ma In Italia avremmo speso tre volte tanto.
Abbiamo puntato su un pubblico internazionale e ci siamo promossi via
Internet, social e passaparola nelle birrerie della zona. La gente del
posto si dà da fare per aiutarci a trovare clienti».
Come è la burocrazia per un’attività come la vostra?
Il
nostro immobile era già un piccolo albergo e questo ci ha agevolato
nelle pratiche. In genere chi viene qui e apre un’attività ottiene il
PPS (versione irlandese del codice fiscale). Poi bisogna iscriversi al
registro dei bed&breakfast, garantendo alcune condizioni (scala
antincendio, cucina attrezzata…). Se vuoi anche offrire cene e vini,
meglio la formula del guest house: rispetto al bed&breakfast ci sono
meno limitazioni sui servizi e più guadagni».
Come emergere?
Il
trucco è essere innovativi. Abbiamo subito puntato su una cucina
salutista con prodotti biologici, cercando un compromesso tra le
tradizioni culinarie irlandesi e la dieta mediterranea. E il pubblico
internazionale (specie tedeschi e francesi) la apprezza molto».
Quanto si guadagna?
Puoi vivere bene se hai voglia di fare: dai 20 agli 80mila euro all’anno, spese escluse».
Quali gli svantaggi?
Il clima: c’è molto vento. E la cucina: qui manca la cultura del cibo e uscire per andare a cena non è la stesso che in Italia».
- See more at: http://www.infiltrato.it/lavoro/costretta-a-emigrare-ecco-come-sono-rinata-in-irlanda#sthash.AJJ6IFEt.dpuf