martedì 2 dicembre 2014

Cosa mangiamo quotidianamente? POLLI GONFIATI.


Un magistrato dall'aspetto mite, con l'aria di uno che si preoccupa se è già arrivato il momento di togliersi la maglia di lana, rende inquiete grandi multinazionali dell'alimentazione. Perché il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, sta cercando, negli omogeneizzati-liofilizzati prodotti da sei aziende (Mellin, Plasmon, Dieterba, Milupa, Nestlé, Nipiol), tracce di estrogeno in grado di provocare nei bimbi la sindrome del telarca, cioè la manifestazione precoce di caratteri tipici della pubertà.
Non solo le avrebbe trovate, nel frattempo, tanto da iscrivere nel registro degli indagati i vertici delle multinazionali, ma avrebbe scoperto qualcosa di più: etichette che riporterebbero informazioni inesatte o incomplete, sostanze vietate nelle carni, risultati di test sulla qualità dei prodotti mai effettuati o svolti con approssimazione. 
C'è di che trasecolare per i reati ipotizzati, ma anche a pensare che i destinatari del contenuto dei vasetti sono i bimbi italiani. Però Guariniello resta cauto: «Aspetto i risultati definitivi e non è il caso di criminalizzare queste aziende prima del tempo. Ne abbiamo prese in esame sei, le più presenti nella grande distribuzione. Si vedrà presto». 
Le indagini hanno fatto un importante passo avanti: la ricerca degli estrogeni è circoscritta alle confezioni di pollo, tacchino, manzo e vitello. E il monitoraggio disposto nelle città campione ha portato alla scoperta di nuovi casi di bimbi afflitti dalla sindrome, a Milano e a Firenze.
«Devo dire che, tra i casi presi in esame, ci sono bambini più grandi, che non mangiano omogeneizzati da tempo. Potrebbero essere entrati in contatto con gli estrogeni contenuti nelle carni acquistate in macelleria»: a questo punto Guariniello allarga le braccia. Come dire: indagine infinita, missione impossibile. Gli accertamenti, adesso, li svolgeranno i tecnici dell'Istituto superiore di sanità, nei laboratori specializzati. 
Insomma, se sono stati messi in giro  cibi «dopanti» per i bambini Guariniello vuole scoprire i responsabili e portarli a processo. «Il problema è questo:  sospetti tanti, indizi anche, ora è necessario trovare elementi precisi a sostegno dell'accusa». 
Tra le ipotesi di reato ci sono la frode in commercio e il commercio di alimenti nocivi. La «promessa» di alcune ditte produttrici era quella di utilizzare manzi di età inferiore ai due anni; al contrario, nei vasetti e poi negli scaffali dei supermarket e delle farmacie sarebbero finite anche carni di animali più anziani. Un manzo, secondo i Nas, aveva addirittura 16 anni e 7 mesi. 


Strane confusioni anche per quanto riguarda la nazionalità dei bovini. In alcune partite dovevano essere uruguayani, mentre erano stati importati dal Brasile e in tempi diversi rispetto alla documentazione sequestrata. 
L'ombra più fosca arriva però dalle sostanze individuate dai tecnici nelle pappe liofilizzate. Imputati: pollo e tacchino, arricchiti da un additivo chimico, la nicarbazina, già vietato dal 31 dicembre 1999. 
«Ma il caso» spiega Guariniello «si complicherebbe troppo: l'inchiesta si limiterà solo ai tre tipi di anabolizzanti in grado di essere collegati al telarca». 
In Piemonte c'è un aspetto in più che il pm torinese sta valutando con attenzione, perché rischia di aprire l'ennesimo fronte. Riguarda un laboratorio privato che svolge i test delle carni per i grossisti da cui si riforniscono i più importanti produttori di omogeneizzati. I carabinieri sono rimasti stupiti. 
Sembrava il set di un vecchio film di fantascienza: microscopi impolverati, ragnatele dappertutto, alambicchi abbandonati. Segno che lì i test non venivano eseguiti da tempo immemorabile.

FONTE: http://archivio.panorama.it


Pollo gonfiato con proteine di origine bovina e suina!
Analizziamo in cosa consiste la pratica di addizionare acqua e proteine animali alla carne di pollo destinata a supermercati, ristoranti e take-away:

si tratta delle preparazioni a base di pollo: polpettine, crocchette, ma anche tranci interi di carne processati industrialmente, "gonfiati", con materiali animali di scarto e acqua. La pratica del "tumbling" consiste nel mettere i pezzi di pollo in grosse betoniere con acqua e materiali bovini e suini (scarti di macellazione).

Nel dettaglio, i risultati dei test sono netti. I tre quarti dei campioni analizzati, prelevati in tutto il Regno Unito e provenienti da industrie sul suolo nazionale e dai Paesi Bassi, sono risultati positivi, pur fregiandosi della denominazione "petto" di pollo o "filetto", dicitura che può essere solo usata per il pollo senza additivi o altri trattamenti. Più della metà vantano in etichetta un più alto contenuto di carne rispetto a quello reale. Quasi la metà contengono tracce di Dna di maiale (e di questi tutti - tranne uno - erano etichettati come 'Halal'). Tutti i campioni sono stati prelevati da rivenditori del circuito del catering in diverse aree dell'Inghilterra, in Belgio e in Olanda.

Il sampling è stato disegnato sulla base dei risultati della prima indagine, per vedere se si sono avuti miglioramenti. Durante il processo di preparazione ingredienti quali acqua e proteine idrolizzate (in genere da pelle e scarti di pollo e di altri animali). Spesso lo si fa per gonfiare il pollo, facendo sì che appaia più grosso di quanto è. Aggiungere simili ingredienti è consentito: purché lo si dichiari in etichetta. Anche la percentuale di carne dovrebbe essere indicata. 
I risultati dell'inchiesta:
- il 60% dei campioni di carne di pollo avevano tra il 5% e il 25% di carne "vera" in meno rispetto a quanto scritto in etichetta.
- il 72% aveva scritto in etichetta "petto di pollo" o "filetto di pollo" - e questo dovrebbe essere scritto solo sul pollo non addizionato.
- il 48% conteneva Dna "non di pollo" - quasi tutti denunciavano presenza di carne di maiale, alcuni sono risultati positivi sia per Dna di maiale che di bovino. 



http://youtu.be/yItxGW5TDf0



Fonte:  quantoequantaltro.blogspot.it



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