Oggi la città di Pripjat è abbandonata, passeggiare per le sue strade, ancora accessibili anche se ogni tanto un albero ha osato spuntare tra le crepe del cemento, è come passeggiare in una bolla, i sensi si annullano, una desolazione devastante annebbia i sensi e la tristezza e la paura fanno capolino, si insinuano nelle ossa.
Era l’una e 23 minuti del 26 Aprile 1986 quando il reattore numero 4 di Chernobyl fu portato al limite per un test di “sicurezza”. La sicurezza però non fu rispettata e l’aumento della potenza portò alla rottura delle barre di raffreddamento provocando un’esplosione paurosa che scoperchiò il reattore.
La città di Pripjat, costruita nel 1970 per ospitare i lavoratori della centrale nucleare, fu colpita da una densa nube radioattiva, il Luna Park ancora oggi è la zona con la più alta concentrazione di radioattività. La foresta investita per prima dalla nube morì nel giro di pochi giorni, gli alberi divennero rossi e gli abitanti raccontano che nel sottobosco nacquero degli strani funghi.
La città fu evacuata dopo 36 ore dal disastro che colpì tutto il mondo, la nube con le particelle radioattive arrivò anche in Italia, colpì tutta l’Europa e si spinse fino nel Nord America.
Sono 45.000 le persone che vennero portate via subito e 130.000 abbandonarono le proprie case fino ad un raggio di 30 Km dalla centrale.
La luce del reattore attirò molte persone per ammirarla, nessuno immaginava il potenziale di quell’esplosione, subito si contarono 65 morti, salirono a 4.000 negli anni, leucemie e tumori, un mostro che uccide lentamente. Le stime di assorbimento delle radiazioni è 48mila anni. Pripjat potrà tornare a vivere fra 600 anni se le condizioni rimangono le stesse, ma il nocciolo del reattore non è stabile, il suo sarcofago si sta deteriorando.
Pripjat: la città fantasma
Sono passati quasi 30 anni da quando la città fu abbandonata e quello che rimane è lo specchio dell’orrore, la natura si è impadronita delle mura e delle strade, si riappropria di quello che le è stato strappato e coperto da metri cubi di cemento, una natura selvaggia, velenosa, arrabbiata. Eppure era una città moderna, costruita in stile comunista, con molto cemento e strutture cubiche ma era anche funzionale, ospitava ben due ospedali, di cui uno pediatrico, un centro commerciale, due hotel, numerosi bar e ristoranti, cinema, teatro, un centro polifunzionale che dominava la piazza centrale oltre alla piscina coperta, quest’ultima lasciata incredibilmente attiva fino al 2000 al servizio del personale che continuava a lavorare presso la centrale. Era piena di aiuole fiorite, giardini e aree verdi.
L’annuncio dell’evacuazione mette i brividi, doveva durare solo 3 settimane, ma non tornò più nessuno:
« All’attenzione degli abitanti di Pryp’jat’! Il Comune informa che a causa dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nella città di Pryp’jat’ le condizioni radioattive nelle vicinanze si stanno deteriorando. Il Partito Comunista, i suoi funzionari e le forze armate stanno prendendo misure necessarie per combattere questo. Tuttavia, al fine di tenere le persone e soprattutto i loro figli più al sicuro e sani possibili, con la massima priorità, abbiamo bisogno di evacuare temporaneamente i cittadini nella vicina città di Kiev. Per queste ragioni, a partire dal 27 aprile 1986, ogni condominio avrà un bus a sua disposizione, sotto la supervisione da parte della polizia e dei funzionari della città. È altamente consigliabile prendere i documenti, alcuni effetti personali e una certa quantità di cibo, per ogni evenienza. Gli alti dirigenti di strutture pubbliche e industriale della città hanno deciso l’elenco dei dipendenti necessari per rimanere in Pryp’jat’ per mantenere queste strutture in un buon ordine di lavoro. Tutte le case saranno sorvegliate dalla polizia durante il periodo di evacuazione. Lasciando la residenza temporaneamente, si prega di assicurarsi di avere spento le luci, le apparecchiature elettriche e chiuso l’acqua e le finestre. Si prega di restare calmi e ordinati nel processo di questo breve periodo di evacuazione. »
L’emissione di vapore radioattivo cessò sabato 10 maggio 1986.
Sulla lavagna dell’asilo si legge: « Non ritorneremo. Addio, Pripjat, 28 aprile 1986 »
Si vedono girare dei lupi, orsi e volpi, non devono più interagire con l’uomo e si riappropriano del loro territorio, girano liberi per le strade e per le case abbandonate, i livelli di radiazione non sono letali ma il reattore è ancora instabile, una volta all’anno gli ex cittadini ancora in vita possono venire a visitare la loro casa, ma nel momento di lasciarla devono subire i controlli di radioattività e se per caso superano il livello devono subirsi una doccia chimica… un disastro che fa rabbrividire ma che non si comprende fino in fondo se non si vede con i propri occhi.
Queste foto mostrano la realtà odierna, quello che rimane dopo il passaggio dell’uomo… sarà così la terra quando l’uomo si estinguerà, apocalittica non trovate? Eppure è realtà.
Fonte: eticamente.net