La verità sulla graviola, il frutto che uccide le cellule tumorali
Su molti siti si possono leggere articoli sui presunti effetti curativi della graviola, un estratto di una pianta tropicale, l’annona muricata, diffusa nelle foreste pluviali di Africa, America del sud e Sudest asiatico. Perciò l’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ha voluto rispondere alla domanda se sia possibilecurare il cancro con la graviola? La risposta è no, “le affermazioni sul possibile effetto anticancro degli estratti e derivati di graviola non hanno alcuna base scientifica“, si legge sul sito dell’associazione. È vero però che le acetogenine annonacee, che sono gli ingredienti attivi del frutto in questione, sono state in grado di uccidere cellule tumorali in esperimenti preliminari. Tuttavia le acetogenine annonacee possono anche provocare danni significativi al sistema nervoso.
La verità sulla graviola: può avere effetti collaterali
Tra i popoli delle zone della Terra dove la graviola cresce in modo naturale “frutti, corteccia, foglie e radici di questa pianta sono usati nella preparazione di rimedi tradizionali per combattere infezioni virali e parassitarie, reumatismi, artrite e depressione, e alcune ricerche hanno confermato che alcuni estratti di graviola possono avere qualche effetto positivo in queste malattie, con però notevoli effetti collaterali. Per quanto riguarda il cancro, invece, non esiste alcuna dimostrazione di efficacia né di sicurezza”, spiega l’AIRC.
Si tratta di studi preliminari: “come spesso accade con le pseudocure, alla base di questa idea c’è un’ipotesi scientifica, che però per il momento è molto preliminare, e potrebbe nascondere rischi significativi. In anni recenti, alcuni studi di laboratorio hanno infatti osservato che gli estratti di graviola hanno la capacità di uccidere cellule di tumore – in particolare del pancreas, del fegato e della mammella – coltivate in vitro. Il dato è stato pubblicato su riviste scientifiche, e in teoria potrebbe aprire la strada a ulteriori ricerche. Queste dovranno però verificare se i risultati osservati in laboratorio – in cellule di tumore e non in organismi complessi come il corpo umano – sono trasferibili anche ai malati, e controllare che non comportino rischi di rilievo per la salute. In Guadalupa il consumo tradizionale delle acetogenine annonacee derivate dalla graviola è stato associato a danni significativi del sistema nervoso, con un aumento di rischio di una forma atipica di malattia di Parkinson“.”
Fonte: lafucina.it