lunedì 23 marzo 2015

Carenza di vitamina D: i sintomi da non trascurare

E anche se i sintomi non si manifestano troppo poca vitamina D può causare problemi di salute

Se evitate il sole, soffrite di allergia al latte o seguite una dieta vegana troppo rigorosa potreste essere a rischio di carenza di vitamina D. Questa sostanza, nota anche come la “vitamina della luce del sole”, è prodotta dal nostro organismo quando la pelle viene esposta al sole ed è essenziale per avere ossa forti dato che aiuta il corpo a sfruttare il calcio. La carenza di vitamina D è stata tradizionalmente associata al rachitismo, una malattia provocata da un difetto di ossificazione della matrice osteoide di nuova formazione.
I sintomi sono dolore alle ossa e debolezza muscolare, ma in molti casi sono impercettibili. Anche se i sintomi non si manifestano, troppo poca vitamina D può causare problemi di salute: i livelli bassi di questa sostanza nel sangue sono infatti stati associati all’incremento del rischio di morte dovuto a malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo negli anziani, asma nei bambini e cancro. Secondo gli studi scientifici la vitamina D può aiutare nella prevenzione di malattie come il diabete, l’ipertensione e la sclerosi multipla.

Carenza di vitamina D: chi è più a rischio

Spiega Silvano Adami, reumatologo dell’Università di Verona: “Le persone più a rischio sono quelle che non assumono vitamina D, che arriva dall’alimentazione dei grassi. Per prenderla bisogna assumere grassi animali. E questo spiega per quale motivo molte persone sono carenti: perché evitano giustamente i grassi animali per altre ragioni. L’altra grande fonte di vitamina D è l’esposizione alla luce solare: noi potremmo ritenerci felici perché abbiamo abbondanza di sole, però non dimentichiamo che il sole efficace è quello delle ore centrali della giornata, soprattutto estive. D’inverno il sole non produce mai vitamina D perché è troppo basso all’orizzonte. E questo spiega chi è a rischio: gli anziani, che al sole non ci vanno per mille ragioni“.

Le fonti di vitamina D

Leggiamo su Personaltrainer.it: “Buone fonti alimentari divitamina D sono rappresentate da: fegato, tuorlo d’uovo, latte, burro ed oli di pesce. Una specifica integrazione di vitamina D è generalmente raccomandata durante la gravidanza e l’allattamento, ai lattanti nutriti con latte materno (quello artificiale – non per questo migliore del muliebre – è arricchito artificialmente) e talvolta ai bambini ed ai ragazzi. Nel stabilire i dosaggi raccomandati per i nuovi nati, le organizzazioni internazionali tengono conto anche della latitudine di residenza. Non dimentichiamo, comunque, che un’assunzione elevata di questa vitamina può dare fenomeni di tossicità, per cui prima di assumere integratori specifici è importante consultare il parere medico. I rischi di un sovradosaggio includono: mineralizzazione di tessuti non ossei con calcificazioni diffuse degli organi, contrazioni e spasmi muscolari accompagnati a vomito, diarrea e mal di testa“.

Fonte: lafucina.it


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