NEW YORK - Samuel Carp, responsabile di Russia ed Eurasia presso l'International Institute for Startegic Studies, e Bernard Saucher, di Ufg Asset Manager, intervengono dalle pagine del "New York Times" - il quotidiano più autorevole delgi Stati Uniti - sul dibattito riguardante la crisi ucraina, e si esprimono clamorosamente contro le sanzioni economiche imposte da Washington, dall'amministrazione Obama, alla Russia.
"Il governo statunitense tende a considerare le sanzioni contro la Russia una politica a basso costo che finira' per costringere (il presidente russo, ndr) Vladimir Putin a cambiare strategia in Ucraina", scrivono i due autori. Tale convinzione, sposata dalla quasi totalita' della politica, dei media e degli analisti statunitensi, "nasconde pero' costi significativi e involontari che finiranno per nuocere agli interessi degli Stati Uniti ben piu' dell'aggressione del Cremlino all'Ucraina". Sono parole come macigni scagliati addosso al presidente e al suo staff di governo.
Anzitutto, le sanzioni commerciali e finanziarie alla Russia "stanno escludendo un paese di 140 milioni di persone da quel sistema finanziario e commerciale globale di cui gli Stati Uniti sono primi beneficiari", e rischiano di far naufragare un obiettivo strategico di Washington sin dalla fine della Guerra fredda: "integrare la Russia nell'economia globale".
In secondo luogo, con l'impiego delle sanzioni come arma politica da parte di Washington, "gli altri Stati non-alleati degli Usa hanno constatato che la tanto sudata integrazione e legittimazione istituzionale globale puo' essere rivolta in un attimo da noi americani contro i paesi che la conseguono".
Terzo, nonostante sia innegabile che le sanzioni economiche hanno inflitto un danno reale alle compagnie di Stato e ai gruppi di potere vicini al Cremlino, "il danno collaterale all'impresa privata e indipendente e ai comuni cittadini della Russia e' e sara' incomparabilmente maggiore: le aziende prive di protezione politica sconteranno un'atrofia delle vendite, la chiusura dei canali di finanziamento e un rinvio indefinito degli investimenti".
Quarto, imponendo sanzioni alla Russia quando gia' stava per entrare in una congiuntura economica recessiva, Washington ha concesso a Putin un pretesto per additare a nemici esterni le conseguenze delle decisioni assunte da suo governo.
Infine, le sanzioni sono percepite dai cittadini russi come un attacco diretto dell'Occidente ai loro danni, e cio' non fa che aumentare il consenso a Putin e la marginalizzazione delle opposizioni politiche. Se la Russia dovesse affrontare turbolenze economiche ancor peggiori di quelle odierne, avvertono Carp e Saucher, gli Usa si troverebbero a far fronte a un paese ancor piu' belligerante e a ricadute economiche ancora più gravi delle attuali sulla vicina Unione Europea, che a loro volta avrebbero effetti negativi a livello globale.
La presa di posizione del New York Times contro le sanzioni alla Russia non ha precedenti.
Fonte: ilnord.it