Visualizzazione post con etichetta agricoltura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta agricoltura. Mostra tutti i post

domenica 10 luglio 2016

«Lasciano a terra le nostre ciliegie e ci invadono di prodotti stranieri»


L'intervento della Coldiretti che attacca la grande distribuzione che rifiuta l'ortofrutta pugliese per mancanza di certificazione



“Grande scelta di prodotti ortofrutticoli comunitari ed extracomunitari sui banchi degli ipermercati pugliesi. Stamani abbiamo acquistato uva indiana, pesche, insalate e nespole spagnole, clementine e fagiolini del Marocco. Ci chiediamo se siano più fidati in termini di sicurezza alimentare ed eticità dei rapporti di lavoro i prodotti indiani e marocchini che quelli pugliesi".
E’ il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, ad elencare i prodotti stranieri venduti sui banchi delgli ipermercati pugliesi, proprio nelle ore in cui si stanno rifiutando di ritirare ciliegie pugliesi in mancanza dell’adesione volontaria alla 'Rete del Lavoro agricolo di qualità’.
"Nella settimana dall’11 al 17 aprile - insiste - il fatturato della GDO è tornato a scendere soprattutto al Sud, con il tonfo dell’1,89% segnato anche in Puglia secondo i dati Nielsen. Evidentemente le politiche esterofile attuate sinora non sono riuscite a stimolare adeguatamente i consumi, nonostante le ‘offerte’ di prodotti civetta. L’enorme quantitativo di prodotto proveniente dall’estero ha trovato molto spazio sui banchi delle catene della grande distribuzione organizzata ed essendo ormai gli ipermercati il veicolo maggiore di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, sono determinanti nella formazione del prezzo del prodotto agricolo dal campo alla tavola”. 
Crollo dei consumi, forbice dei prezzi dal campo alla tavola letteralmente dilatata, invasione di prodotti dall’estero. Sono in sintesi gli elementi che hanno contribuito a determinare una drastica battuta d’arresto delle vendite dell’ortofrutta pugliese.
“Gli ipermercati lasciano a terra le ciliegie pugliesi con la scusa che i produttori non hanno la certificazione etica che è su base volontaria – incalza Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – e acquistano prodotto da Paesi extracomunitari, che nulla possono garantire in termini proprio di eticità nei rapporti di lavoro. Aspettiamo che il Prefetto di Bari ci convochi per sollecitare la sburocratizzazione della richiesta di adesione e approfondire al contempo i meccanismi speculativi che sono evidentemente alla base dei mancati ritiri di ciliegie proprio nei giorni in cui sta partendo la campagna. Chiederemo al Prefetto che controlli che sotto l’algido scudo della lotta al caporalato non si celino bieche manovre per allungare i tempi e far partire le quotazioni ad avvio dei contratti con la grande distribuzione il 29 aprile prossimo”. 
www.bisceglielive.it/news/Cronaca

martedì 7 giugno 2016

Paghiamo cari i Limoni dal Cile e facciamo marcire quelli della Sicilia (i migliori del mondo)!



Paghiamo cari i Limoni dal Cile e facciamo marcire quelli della Sicilia (i migliori del mondo)!


Sembra un paradosso, ma è così. I limoni li abbiamo in Italia, ma preferiamo farli arrivare da altri Paesi. La crescita, in questo senso è esponenziale.
La realtà dei fatti – commenta Coldiretti – è che, dati alla mano, oltre il 25 per cento dei limoni consumati in Italia è di importazione. Se nel 1995 l’Italia importava 17,8 milioni di chilogrammi di limoni, oggi le importazioni sono arrivate a superare i 103 milioni di chilogrammi. La produzione nazionale, nello stesso periodo, da poco meno di 700 milioni di chilogrammi è crollata a poco più di 300 milioni di chilogrammi, sotto i colpi di prezzi troppo bassi e delle importazioni“, conclude Coldiretti.
E le aziende siciliane, dove in Italia ci sono i limoni, muoiono:
Fra il 2000 e il 2010 ha chiuso i battenti più del 40% delle aziende agricole in Sicilia, che produce l’85% dei limoni italiani. La “riviera dei Limoni”, che attraversa Aci Castello, Acitrezza, Giarre e Roccalumera non fa eccezione: dai 6mila ettari e 135mila tonnellate del 2009 ai 5mila ettari e 120 mila tonnellate del 2011.”

E alcuni siciliani commentano: “Qui in Sicilia i limoni restano sugli alberi e poi marciscono non li raccolgono nemmeno perché li vogliono pagare pochissimo e i contadini non recuperano neanche le spese. Però poi li importiamo per fare arricchire le altre nazioni. Bravi!
Come riporta la Repubblica di Palermo: “Limoni a 7 centesimi al chilo, i produttori li lasciano sugli alberi. Settanta chilometri di distese di limoneti disegnano la costa tra Catania e Messina. Hanno creato nell’immaginario collettivo l’iconografia della Sicilia, ma tra pochi anni di quegli alberi potrebbe non restare traccia. Ai contadini che producono nel tratto di terra che attraversa Aci Castello, Acitrezza e Giarre, fino a Roccalumera, non conviene più coltivare i limoni, perché i costi per produrli sono arrivati a superare i ricavi della vendita: sette centesimi per un chilo, contro i tredici che costa raccoglierli. E così migliaia di tonnellate di frutti rimangono a marcire sui rami. E si preferisce rincarare e guadagnare su quelli stranieri che importiamo a basso costo.
Che dire! Come sempre il mio consiglio è di comprare frutta e verdura locale, non trattata. Non affidiamo le nostre scelte e la nostra salute ai grandi business che cercano solo il guadagno senza scrupoli, a qualunque costo.
 


venerdì 3 aprile 2015

ECCO COME LA LOBBY DEI SUPERMERCATI CI HA IMPOVERITO (e ci tiene in pugno)

Carissimi amici di veritanwoprima di tutto vorrei ringraziarvi per le molte visite che stiamo ricevendo, davvero oltre le aspettative, anche grazie al provvidenziale aiuto di alcuni blog e pagine Facebook che riprendono o condividono i nostri articoli: grazie! In particolare agli amici dinocensura.com, la pagina Fb che più mi ha aiutato a capire il grande inganno del sistema in cui viviamo.

GRAZIE a tutti coloro che ci aiutano dandoci voce, in un modo o nell'altro, anche semplicemente mettendo gli articoli sui gruppi.

Vorrei fare alcune considerazioni aggiuntive in merito all'articolo Ecco le (poche) lobby potentissime che controllano il CIBO in tutto il mondo! di cui vi consiglio vivamente la lettura e la divulgazione.

flag

Chi oggi ha 20 anni o giù di lì, è nato nell'epoca dei supermercati, della grande distribuzione, ma chi come me è già negli 'anta', non potrà che confermare quanto voglio scrivere, in particolare per farlo sapere ai giovani che non hanno vissuto queste vicende. Ma anche molti che le hanno vissute, non 'razionalizzano' come sono andate le cose, una regia occulta perfetta.

Fino agli anni 80' non esistevano i supermercati, e tutte le famiglie italiane facevano la spesa nei negozi di generi alimentari, dal fruttivendolo, dal macellaio e nelle pescherie, dal panettiere, fino a qualche anno prima anche nelle latterie, che vendevano latte prodotto nel territorio... che nostalgia amici.

Una mia parente stretta ha avuto un alimentari, pertanto so abbastanza bene come funzionavano le cose.

Lei si approvvigionava dei prodotti che vendeva prevalentemente in 3 modi:
  1. Passavano i "viaggiatori", ovvero il camioncino dell'azienda casearia, oppure del salumificio,  etc. che forniva i negozianti della zona. L'ordine della merce veniva concordato, anche al telefono, via fax ma certo non email, oppure consegnato di volta in volta al rappresentante, ma alcuni prodotti potevi decidere anche sul momento di acquistarli, in base alla disponibilità presente sul camioncino. Alcuni fornitori passavano quasi quotidianamente, altri ogni due, tre settimane in base ai prodotti. Quello dei latticini passava spesso, quello che portava i prosciutti ogni due settimane era sufficiente. Dovevi stare attento a comprare prodotti che non rimanessero li a muffire, ma nemmeno troppo poco, o restavi sprovvisto alcuni giorni e perdevi vendite. Ma bene o male i clienti erano sempre gli stessi, salvo qualcuno di passaggio, e quindi conoscevi le abitudini delle persone, sapevi cosa comprare e cosa non comprare, anche il pane molti se lo facevano "mettere da parte", lo prenotavano e il commerciante annotava il nome sul sacchetto. Quante volte sono andato a prendere il pane della mamma, da bambino!
  2. C'erano i distributori della zona: le aziende più grandi e organizzate hanno dei distributori di zona, con giacenze in magazzino di merce. Potevi andare a caricarla con il Fiorino (Fiorino il mezzo commerciale fiat) oppure concordavi la consegna. La mia parente si approvvigionava così di prodotti quali pasta, crackers, fette biscottate, cibi in scatola etc.
  3. Andavi dal produttore direttamente! In alcune zone d'Italia, molti commercianti, e persino alcuni cittadini, andavano dai produttori della zona, acquistavi direttamente. In alcune regioni questa tradizione, seppure molto meno, resiste ancora oggi, nei centri urbani grandi era più difficoltoso.
LA FRUTTA:
C'erano i fruttivendoli, ed i grossisti che li rifornivano. A parte i prodotti non producibili in Italia, come le banane e pochi altri, le merci provenivano dal territorio, o comunque più vicino possibile, anche per limitare costi di consegna, etc. Le insalate, i pomodori, e molti altri prodotti erano di zona, "nostrali" come dicevano gli anziani commercianti. Le mele del trentino, i kiwi dell'agropontino e altre produzioni caratteristiche di alcune zone venivano spedite nelle altre regioni ai grossisti.

I nostri agricoltori stavano bene, facevano affari, e la differenza tra prezzo all'origine e quello al banco, era ben proporzionato. L'agricoltore vendeva al grossista, che ricaricava qualcosa, e forniva il commerciante, che a sua volta ricaricava il guadagno. ANDAVA BENE A TUTTI E TRE, e il prezzo era inferiore a quello di oggi, se paragonato e proporzionato.

Oggi invece, cari amici, le grandi lobby hanno fatto chiudere le nostre aziende agricole, oppure sopravvivono e guadagno pochissimo, in quanto la grande distribuzione impone prezzi bassissimi, o acquista dall'estero!!! Le nostre aziende hanno chiuso, ne sono rimaste poche, e oltretutto portano sulle nostre tavole prodotti avvelenati, come hanno mostrato recentemente "Le Iene" (leggete questo articolo dell'amico Alessandro Raffa di nocensura in merito) poichè in nord Africa come altrove fuori dall'Europa, è ancora consentito l'uso di pesticidi velenosissimi e cancerogeni, messi al bando dall'UE. Sono tossici i pesticidi consentiti, figuriamoci questi, che hanno una resa eccezionale, ma rovinano la salute. L'UE dovreebbe bloccare le importazioni da chi usa questi veleni, ma non avviene e c'è pochisssssimi controlli, e il 50% dei campioni analizzati dalle Iene erano avvelenati, sia da sostanze lecite ma in dosi 5 volte più alte del consentito, sia da veleni cancerogeni illegali.

Torniamo alla grande distribuzione.

Negli anni 80' aprirono i primi supermercati, e da subito fecero crollare gli affari del "commerciante sotto casa", poiché i supermercati, acquistando elevati quantitativi dei prodotti, direttamente dai produttori (senza far ricorso a grossisti) riuscivano a fare dei prezzi sensibilmente più bassi.

Ma sopratutto, in quel periodo miravano a conquistare il mercato, e avevano margini di guadagno molto minori a quelli di oggi! Hanno messo fuori mercato gli alimentari, li hanno fatti chiudere e una volta che hanno assunto il controllo totale della distribuzione di cibo, hanno fatto "cartello" tra loro per non farsi concorrenza al ribasso, e hanno aumentato i prezzi!

I negozi di generi alimentari, dai quali tutti si approvvigionavano di cibo, hanno visto crollare il loro volume d'affari, perché ben presto solo gli anziani (che non guidano, si muovono male, hanno difficoltà a spostare buste pesanti, etc) rimasero fedeli al loro commerciante sotto casa. (Ovviamente alcuni anziani iniziarono a recarsi ai supermercati, magari aiutati dai figli, etc. ma molti rimasero fedeli all'alimentari)

La maggioranza delle famiglie modificò le proprie abitudini: anziché acquistare il cibo pressoché quotidianamente da alimentari, macellerie, pescherie, fruttivendolo etc, iniziarono a fare una grossa spesa settimanale di generi alimentari dal supermercato, acquistando dall'alimentari sotto casa solo il pane fresco e quello di cui ti veniva voglia, senza recarti a fare la fila al supermercato. Una sera un etto di prosciutto, poi una mozzarella, etc.

IL CROLLO FU TALE CHE IL 90% DEGLI ALIMENTARI HANNO CHIUSO I BATTENTI ENTRO 10 ANNI DALLA NASCITA DEI SUPERMERCATI!

Che inizialmente, proponevano solo prodotti confezionati, ma ben presto hanno allestito MACELLERIE, REPARTI PESCHERIA, REPARTO ORTOFRUTTA, etc. facendo CHIUDERE I BATTENTI ANCHE AL 90% DELLE ATTIVITA' MENZIONATE!
MIGLIAIA DI FAMIGLIE ITALIANE HANNO PERDUTO LA PROPRIA ATTIVITA': e generalmente, erano attività redditizie, nelle quali lavorava una famiglia.  Un buon alimentari poteva guadagnare (guadagno netto) dai 3 ai 5 milioni di lire "puliti" al mese, talvolta anche di più. Al posto di questi posti di lavoro, ne sono stati creati altri, da dipendenti, con contratti oggi precari e sottopagati.

Il guadagno che entrava nelle tasche di MIGLIAIA E MIGLIAIA di famiglie italiane, a livello globale si parla di centinaia di migliaia tra alimentari, fruttivendoli, macellerie, pescherie, etc CON L'AVVENTO DEI CENTRI COMMERCIALI, ENTRA NELLE TASCHE DI POCHI LOBBISTI

E questo ha IMPOVERITO notevolmente la società. Perché le famiglie dei commercianti, se guadagnavano bene, investivano sul territorio, facevano girare l'economia... i lobbisti invece no. Hanno le sedi legali nei paradisi fiscali, e DEPREDANO IL TERRITORIO in cambio di posti di lavoro sottopagati! Soldi che finiscono alle Cayman...

DOPO ESSERSI IMPADRONITI DEL MERCATO DEL CIBO A 360° i nostri amici lobbisti hanno pensato bene di volgere il loro sguardo agli altri settori: facendo chiudere negozi di arredamento, e di molte altre categorie... quello che vendono lo sapete.

E anche qua valgono le stesse riflessioni proposte sopra, ovviamente.

MA QUESTI NON HANNO DISTRUTTO SOLO IL TESSUTO COMMERCIALE: MA ANCHE QUELLO INDUSTRIALE!!! PERCHE' SE IL COMMERCIANTE SI RIFORNIVA DAI PRODUTTORI DI ZONA, I PIU' VICINI, O COMUNQUE "NAZIONALI", LA GRANDE DISTRIBUZIONE SI RIFORNISCE ALL'ESTERO, LADDOVE LE MULTINAZIONALI SFRUTTANO MANODOPERA A BASSISSIMO COSTO, MODERNI SCHIAVI LEGALIZZATI CHE ANZICHE' AVERE LE CATENE ALLE GAMBE SONO COSTRETTI A LAVORARE 15 ORE AL GIORNO PER POCHI DOLLARI, PER SOPRAVVIVERE

Ed i nostri produttori hanno chiuso, mandando a casa milioni di persone.
Se i politici avessero voluto fare gli interessi della popolazione, avrebbero impedito tutto questo. Sarebbe stato sufficiente imporre dazi doganali: anziché produrre in Italia una scarpa al costo di 10 euro, vai a produrre nel sud-est asiatico per 1 euro? E io ti chiedo 9 euro di dazi doganali! Rendendo impossibile importare prodotti. Invece i dazi doganali sono stati inadeguati, incidevano poco e rendevano comunque conveniente la delocalizzazione o l'importazione dall'estero. Anziché chiedere i 9 euro sopracitati, chiedevano 50 centesimi, rendendo conveniente queste pratiche che hanno distrutto il mercato italiano, il nostro commercio, le piccole-medie imprese, che erano la ricchezza dell'italia, la spina dorsale dell'economia, categorie che stavano bene economicamente e facevano stare bene perché facevano girare l'economia! Con 800 euro al mese e l'affitto o il mutuo da pagare a girare sono solo le "scatole", ed il crollo dei consumi ha fatto chiudere altre aziende, una spirale di devastazione economica. Con l'UE poi abbiamo aggiunto alla concorrenza estera anche quella interna, dell'est europeo

DIETRO ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE OVVIAMENTE CI SONO LE POTENTI LOBBY, GRUPPI MULTINAZIONALI ALLA BASE DEI QUALI CI SONO LE BANCHE, LE POTENTISSIME BANCHE, GOLDMAN SACHS, JP MORGAN, MORGAN STANLEY E MOLTE ALTRE.

In molti casi la grande distribuzione ha iniziato anche a produrre (sempre nel sud del mondo) parte della merce in vendita.

E' CONVENUTO AGLI ITALIANI METTERSI IN MANO A QUESTE GRANDI MULTINAZIONALI? FAR CHIUDERE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI NEGOZIANTI, ETC?

Inizialmente facendo la spesa al supermercato risparmiavi, è innegabile, in questo modo hanno conquistato il mercato, sbaragliato la concorrenza del piccolo commerciante che non poteva competere. E quando hanno conquistato il mercato, i prezzi sono iniziati a lievitare...E OGGI SPENDIAMO, IN PROPORZIONE, MOLTO DI PIU' DI QUANTO SI SPENDEVA 30 ANNI FA PER FARE LA SPESA, PER SFAMARE UNA FAMIGLIA!!!

I produttori di arance vengono presi per il collo: "ti compriamo tutto il raccolto, ma a 5 centesimi al kg, ok? Altrimenti compro le arance tunisine che mi costano 3 centesimi al kg, prendere o lasciare?"  E SE NON VOGLIONO FAR MARCIRE I PRODOTTI LASCIANDOLI SUGLI ALBERI (raccoglierli senza venderli sarebbe solo un costo aggiuntivo) DEVONO ACCETTARE QUESTE CONDIZIONI... capite?

Poi ci meravigliamo se nei campi, a Rosarno, impiegano, per 10 euro al giorno, dei poveri disperati stranieri? Il produttore per riuscire a guadagnare qualcosa, e ben poco, con quei prezzi bassi, è COSTRETTO ad utilizzare manodopera sfruttatissima e utilizzare pesticidi per massimizzare il raccolto e aumentare il profitto.

Arance che poi arrivano sugli scaffali del supermercato a 2€ al chilogrammo!!! Se al produttore anziché arrivare 5 cent al chilo ne arrivassero 30, potrebbe certamente dare lavoro dignitoso ai lavoratori. Poi in alcuni territori c'è il problema della criminalità organizzata, ma la questione è quella.

CAPITE COSA è SUCCESSO?

Il popolo, ignaro, si è consegnato a queste lobby... e oggi se vogliamo mangiare, dobbiamo rivolgerci a loro. Almeno nel 90% del territorio italiano la situazione è questa! Immaginatevi cosa accadrebbe, nei grandi centri urbani - Roma, Milano, Torino, Napoli, etc etc - se di punto in bianco, chiudessero tutti i supermercati. Milioni di persone non saprebbero dove approvvigionarsi di cibo. Il potere che hanno queste lobby, se ci pensate, è IMMENSO!

UNA CLASSE POLITICA SERIA, CHE HA A CUORE LE SORTI DI QUESTO PAESE, AVREBBE IMPEDITO TUTTO QUESTO.

MA UNA CLASSE POLITICA DI DISONESTI INVECE PREFERIREBBE LUCRARE SU TUTTO QUESTO, INVESTENDO SOLDI PER PARTECIPARE AL BUSINESS, OPPURE INCASSANDO MAZZETTE MILIONARIE DA LOBBY CHE AVRANNO INTROITI MILIARDARI, PER SVENDERE IL PAESE.

GIUDICATE VOI QUAL è IL NOSTRO CASO...

Poi parlano di crisi, di superare la crisi, di posti di laovro...e la gente gli crede!
Ragazzi la situazione è grave, molto grave... e non potrà che peggiorare, è palese. Purtroppo però molti non lo capiscono.

Questo perché politici e mass media NON NE PARLANO, E ANZI OCCULTANO la questione, distraendo e deviando la colpa verso altre vicende, magari il barista sotto casa che non fa uno scontrino...

I grandi media si dividono in 2 categorie: quelli controllati direttamente dall'elite, e quelli controllati attraverso contratti pubblicitari: le grandi multinazionali investono ogni anno decine, se non centinaia, di milioni di euro in pubblicità, e sono gestite per lo più da poche, ma influenti agenzie. Se un giornale attacca un'azienda gestita dall'agenzia, rischia che questa non gli passi più la pubblicità... necessaria per sopravvivere. Se invece un media difende a spada tratta i loro interessi, anche a costo di mentire spudoratamente, magari ottiene maggiori investimenti... ecco spiegato il servilismo e l'intoccabilità di certi grandi marchi e/o gruppi.

Mi fermo qua, per ora, per evitare di dilungarmi ulteriormente, ma torneremo sulla questione. Collegatevi alla nostra pagina Facebook per restare aggiornati!

LA QUESTIONE DESCRITTA SOPRA è STATA UNA BELLA MAZZATA PER L'ITALIA E PER GLI ITALIANI, CHE SI SONO IMPOVERITI: il "ceto medio" che ci contraddistingueva è ormai venuto meno, ormai la divisione è sempre più tra ricchi e poveri, come nel terzo mondo. E' ciò che stiamo diventando.

Nel corso della storia, molte nazioni e popoli ricchi e potenti, hanno avuto un declino inarrestabile fino a raggiungere la povertà. Aree che un tempo erano prospere e ricche, oggi sono lande desolate dalla miseria, così come alcune zone dove oggi c'è benessere un tempo erano poverissime. E l'Italia, sta per avere il suo declino, deciso a tavolino da qualcuno.

Per arrivare al livello di declino raggiunto ovviamente non bastava quanto descritto sopra, pur essendo una grande mazzata. Le cause della crisi sono da ricercare nel sistema monetario, bancario e finanziario, ovvero nella mancanza di sovranità monetaria e l'assoggettamento a un debito pubblico inestinguibile, che ci costa 100 miliardi all'anno solo di interessi!! Soldi che dall'economia reale vengono sottratti e condotti nei caveau delle banche! In questo articolo di nocensura ci trovate descritte tutte le cause del declino.

Veritanwo


PS: La riproduzione dell'articolo è libera, però citate veritanwo come autore e fonte, con link attivo, come facciamo sempre noi, del resto, e tutti i blogger corretti nei confronti di chi dedica ore del proprio tempo alla scrittura di articoli per il bene comune...

Spero di aver espresso i concetti nel modo più chiaro e comprensibile possibile... perdonate eventuali refusi dovuti all'interruzione costante da parte del nipotino! ;-)


Fonte: veritanwo.altervista.org



domenica 22 marzo 2015

La Xylella secca gli ulivi del Salento, c’entra la Monsanto?

Che immagine tranquillizzante su una pagina Facebook della Monsanto!
Che immagine tranquillizzante su una pagina Facebook della Monsanto!
da Massimo Rodolfi

Non appena venni a conoscenza di questa terribile malattia, la Xylella fastidiosa, che sta decimando i bellissimi uliveti del Salento, confesso che la mia mente sospettosa pensò subito che non si trattava di un evento casuale, ma che dietro ci fosse la longa manu di qualcuna delle solite avide multinazionali senza scrupoli.
Come diceva Andreotti, che sicuramente se ne intendeva, a pensar male si fa peccato, ma ci si prende, almeno così sembrerebbe, stando agli ultimi sviluppi delle indagini della procura di Lecce, che sta indagando su come la Xylella fastidiosa, possa essere arrivata nel Salento.
Fra le poche ipotesi formulate, è presente quella rilanciata nel novembre 2013 dal Forum Ambiente e Salute, che a sua volta riprende un articolo di Riccardo Primiceri, pubblicato su OzaNews, secondo la quale, la Monsanto sarebbe coinvolta nella diffusione nel Salento della Xylella fastidiosa.
Ovviamente non pretendiamo di avere la palla di vetro al riguardo, ma solo porre alcuni interrogativi. Intanto, parrebbe che le autorità competenti fossero a conoscenza della diffusione di questo batterio killer, almeno dal 2010, perché la notizia è stata diffusa solo recentemente, quando ormai i focolai di epidemia nel Salento erano ampiamente diffusi?

sabato 21 marzo 2015

Usa, Monsanto rischia il blocco: troppi OGM, i parassiti sono diventati immuni


Quando l’uomo capirà di non poter sovvertire le leggi che regolano la Natura, sarà sempre troppo tardi!
Fortunatamente spesso è la Natura stessa a dimostrare all’uomo i rischi che si ottengono cercando di modificare il ciclo naturale delle cose. Come in America, dove recentemente è stato registrato un aumento della resistenza di un vorace parassita che sta letteralmente divorando interi campi di mai.
Non ci sarebbe nulla di anomalo, se non fosse che tali coltivazioni producono alimenti geneticamente modificati brevettati proprio per non essere intaccati da questa varietà di insetti – la diabrotica del mais – considerati tra le calamità peggiori che possano colpire una coltivazione.
Nel timore che per debellare l’invasione della diabrotica si scateni una vera guerra chimica, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense (EPA) ha deciso di imporre la riduzione delle coltivazioni di alimenti transgenici.
Nello specifico, verrà limitata la possibilità di piantare ripetutamente mais gm nelle aree fortemente attaccate dalla diabrotica: l’EPA chiede che nelle zone  dell’Iowa, dell’Illinois e del Nebraska (e in altre zone limitrofe), il 35% dei campi di mais transgenico venga sottoposto a coltura di altro tipo, andando a colpire principalmente tutte le coltivazioni di mais Monsanto, Dupont e Dow Chemical.

Vergognoso: Buttiamo il cibo per colpa dell’UE

Di Dioni - Riccardo Lautizi

Il contadino Italiano è costretto a gettare via i propri prodotti a causa di altri che ne entrano dall’ Europa SENZA ALCUN CONTROLLO!! Sarà un caso? Probabilmente no.
Questo rappresenta il fallimento dell’Italia, una disfatta vera e propria a vantaggio di chi si sta prendendo tutto di noi… Come può lo stato, stare in silenzio avanti a questi sprechi?
Poi magari ci tocca anche ascoltare tg i cui ci propinano servizi in cui bacchettano l’Italiano per gli innumerevoli sprechi di cibo che fa…
A permettete mi la domanda il ”premier italiano” 2014 dice: “l’Ue non è il nemico”,  ”l’Ue non è il problema”. Ciò che vedrete nel video è il frutto obsoleto di Assurde norme europee ci costringono letteralmente a buttare il nostro cibo per far entrare il loro. Uno spreco assurdo mai visto prima! La colpa è degli accordi sottoscritti dall’unione europea, con il conseguente ingresso di prodotti di altri paesi con diverse regole e con un altro costo del lavoro. VI PREGHIAMO DI VEDERE IL VIDEO. E’ tratto da una parte del servizio fatto su LA7 dalla trasmissione “La Gabbia”; resterete senza parole ma soprattutto indignati…

venerdì 6 marzo 2015

Monsanto ha importato la xilella killer in Puglia?


Un milione di alberi salentini colpiti dalla “Xylella fastidiosa”, che rischia di diffondersi anche sul resto del territorio nazionale, all’ombra di grossi interessi economici su cui indaga la procura
Monica Serra commenta così:
Ci sono soldi, grossi flussi di denaro e tanti interessi attorno al batterio killer che sta decimando gli ulivi salentini e che minaccia di colpire altri territori in Italia e in Europa. C’è un’inchiesta della procura di Lecce, un commissario per l’emergenza nominato dal governo (il comandante della forestale in Puglia Giuseppe Siletti), e la preoccupazione di tutte le associazioni ambientaliste e degli agricoltori e olivocoltori che dei frutti della terra ci campano.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce Elsa Valeria Mignone, da sempre in prima fila contro i reati ambientali, vuole vederci chiaro. Vuole capire quanti e quali interessi ci stanno dietro alla “Xylella fastidiosa” (così si chiama il batterio) e alla mattanza degli alberi. Per questo ha deciso di affidare gli accertamenti in corso anche al nucleo Tutela della spesa pubblica della polizia tributaria della guardia di finanza, che affiancherà gli uomini della nucleo investigativo della forestale nello svolgimento delle indagini. Se gli accertamenti sono diventati anche finanziari è chiaro che all’accusa fin qui ipotizzata, di “diffusione di una malattia delle piante o degli animali”, se ne potrebbe a breve aggiungere qualche altra.

giovedì 5 marzo 2015

Allerta salute per i pomodorini del Marocco

È stato notificato il ritrovamento di tossine prodotte da Escherichia coli in un lotto di pomodorini ciliegina

Si tratta di un serio pericolo per tutti i consumatori italiani. Il parlamentare del M5S Giuseppe L’Abbate ha fatto sapere che è stato notificato il ritrovamento in un lotto di pomodorini ciliegina, provenienti dal Marocco ed importati dalla Francia, di tossine prodotte da Escherichia coli:

L’allarme è giunto pochi giorni fa direttamente dalla Repubblica Ceca. Attraverso il Sistema di Allerta Rapido Europeo, il Paese mitteleuropeo ha notificato il ritrovamento in un lotto di pomodorini ciliegina, provenienti dal Marocco ed importati dalla Francia, di tossine prodotte da Escherichia coli. Una tossinfezione alimentare su cui i transalpini avevano già avvertito i mercati dove sono stati distribuiti i pomodorini, ovvero Germania, Slovacchia, Romania, Regno Unito ed Italia. Una allerta che ricorda gli avvenimenti del 2011 quando dei germogli crudi di soia contaminati da ceppi di Escherichia coli, pericolosi per la vita umana, furono riscontrati in maniera prevalente in Germania e Francia, provocando anche alcuni decessi.

venerdì 13 febbraio 2015

Arance choc: pagano 0,07€ al produttore e le vendono a 3.20€ !!!


Di Max Parisi - Il Nord

COLDIRETTI, DATI CHOC: UN CHILO DI ARANCE PAGATO 0,07 EURO AI PRODUTTORI CALABRESI, MADE IN ITALY COSI' MUORE.

"Per un chilo di arance prodotto nella piana di Rosarno vengono pagati meno di 7 centesimi al chilo del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta". Lo denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel suo intervento all'iniziativa 'Legalita', diritti, dignita'. Da Rosarno si puo'' sottolineando che questa situazione alimenta una intollerabile catena dello sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.

"E' intollerabile - stigmatizza Moncalvo - che per l'aranciata venduta sugli scaffali dei supermercati a 1,3 euro a bottiglia agli agricoltori arrivano solo 3 centesimi per le arance contenute".

Va poi "combattuto senza tregua il becero sfruttamento che - continua il presidente Coldiretti - colpisce la componente piu' debole dei lavoratori agricoli, ma anche le imprese agricole che subiscono la pressione e la concorrenza sleale di un contesto gravemente degradato".

E non solo. Coldiretti lancia anche l'allarme sui prodotti dell'agricoltura italiana: nel 2015 sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35 per cento in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25 per cento per gli agrumi, del 15 per cento per il vino fino al 50 per cento per il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico.Sono gli effetti del crollo dei raccolti Made in Italy che ha concorso a determinare un calo del Pil agricolo in termini congiunturali per il terzo trimestre consecutivo, sulla base dei dati Istat.

lunedì 2 febbraio 2015

SARDEGNA – LE CAMPAGNE ABBANDONATE TORNANO A PRODURRE CANAPA

SARDEGNA - Le campagne abbandonate tornano a produrre canapa
HO CERCATO IN PASSATO DI ANDARMENE DALLA SARDEGNA E ORA NON ME NE VOGLIO ANDARE PIU’. Francesco Peru, 35 anni, originario di Valledoria, in provincia di Sassari, il lavoro se l’è trovato da sé. Dopo la laurea in scienze della comunicazione e giornalismo le opportunità di scrivere si riducevano anno dopo anno e così è ripartito dalla terra, dall’appezzamento incolto di famiglia che si affaccia sul mare, nella valle del fiume Coghinas, e si è messo a coltivare la cannabis sativa. Quando Francesco ha spiegato a suo padre l’impresa, lui, pensionato che al massimo aveva coltivato pomodori e carciofi per l’industria conserviera sarda, si è messo a ridere, poi gli ha detto: «I terreni sono fermi, vedi tu». Allora si è messo in società con un amico Pier Francesco Oppo, 36 anni, anche lui una laurea in scienze della comunicazione inutilizzata, e hanno contattato e poi aderito ad AssoCanapa Sardegna, una aps che coltiva il sogno di trasformare la cannabis nel nuovo business ecosostenibile della Sardegna. Si tratta di una varietà di sementi selezionate di Cannabis sativa che hanno un quantitativo di thc inferiore allo 0,2%. «E’ un modo nuovo di interpretare la campagna -spiega Francesco – Quanto abbiamo investito? Considerato che un ettaro e mezzo di terreno ce l’avevamo già abbiamo speso 1200 euro, 600 euro a testa». Hanno comprato 60 chili di semi a dicembre da Assocanapa che è un rivenditore autorizzato.

domenica 1 febbraio 2015

Una manciata di gruppi privati possiede la maggior parte della terra in Europa

Dinamiche nascoste che pochi conoscono ma che sono state rivelate dal rapporto “Land concentration, land grabbing and people’s struggles in Europe”, 25 autori che hanno esaminato la situazione di 11 nazioni: una manciata di gruppi privati possiede un’estensione enorme di terre in Europa.

di Giovanni Fez

La concentrazione della terra in mano a pochi grandi gruppi privati non è solo un problema del Sud del mondo, bensì un’emergenza che coinvolge l’Europa con uguale intensità. E le battaglie (di cui quasi nessuno parla) che i piccoli agricoltori ancora combattono devono essere il segnale di quanto sia necessaria una politica transnazionale in grado di contrastare la concentrazione nelle mani di pochi di un bene che appartiene all’umanità.
Il rapporto “Land concentration, land grabbing and people’s struggles in Europe” spiega come quella che ormai si può chiamare “l’elite della terra” sia stata favorita e sostenuta da enormi iniezioni di fondi pubblici, proprio mentre per tutto il resto i fondi pubblici venivano tagliati. Nell’Europa orientale il fenomeno della concentrazione della proprietà si è enormemente accelerato negli ultimi decenni.
La concentrazione della terra nelle mani di pochi
I proprietari terrieri in Europa hanno tratto a questa concentrazione benefici che hanno eguali solo in paesi come Brasile, Colombia e Filippine, nazioni note per l’iniquità nella distribuzione delle terre. In Europa ci sono 12 milioni di aziende agricole; quelle la cui estensione supera i 100 ettari rappresentano solo il 3% del totale ma controllano il 50% della terra coltivata.

martedì 27 gennaio 2015

Migliaia di aziende agricole non riusciranno a pagare la stangata IMU


COLDIRETTI: MIGLIAIA DI AZIENDE AGRICOLE NON RIUSCIRANNO A PAGARE L'IMU, CHE SCADE LUNEDI' PROSSIMO (CURVA DI LAFFER)

"Migliaia di aziende agricole non riusciranno a rispettare la scadenza della prima rata dell'Imu", fissata per lunedi' prossimo dopo che la seconda sezione del Tar del Lazio ha deciso di non confermare la sospensiva del decreto che fissa il pagamento per le zone montane appunto entro il 26 gennaio. A lanciare l'allarme e' Coldiretti Emilia-Romagna sottolineando che una scadenza in tempi cosi' ravvicinati "viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente".

Inoltre, il problema di 'base' resta: "Far pagare l'Imu sui terreni in base all'altitudine in cui si trova il palazzo comunale introduce una inspiegabile disparita' di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario". L'applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto il 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori In Emilia-Romagna molti Comuni si trovano nel fondo valle e i terreni sono ad altitudini maggiori "e finiranno con il dover pagare l'Imu, mentre il loro vicino e' magari esentato perche' la casa del Comune si trova ad altezza superiore", tira dunque le somme Coldiretti.

lunedì 26 gennaio 2015

Agricoltura e fertilizzanti chimici: nel 2013 vendute 41mila tonnellate di prodotti

fertilizzanti_dati istat
Agricoltura in Italia: sempre meno fertilizzanti chimici nei campi. Anche se lieve, il 2013 registra un calo del consumo di sostanze chimiche. Questo quanto emerso da uno studio dell’Istat.
Il consumo di sostanze chimiche nell’agricoltura italiana sta lentamente calando. Agrofarmaci efertilizzanti chimici piacciono sempre meno. È questo quanto emerge dai dati diffusi dall’Istat e ricavati da un recente studio.
Secondo quanto riportato dall’Istituto nazionale di statistica, durante il 2013 sarebbero stati distribuiti in Italia poco più di 41 mila tonnellate di fertilizzanti, facendo segnare un -13,4% rispetto all’anno precedente.
Rispetto al 2012, alla diminuzione (-23,9%) dei concimi in generale (minerali, organici e organi minerali), si affiancherebbe però anche un incremento degli ammendanti (+3,3%) e dei substrati (+6,1%) e correttivi (+12,2%) che si confermano come il settore emergente.
La diminuzione è in linea con quanto si osserva da diversi anni, visto che nel periodo 2002-2013 i fertilizzanti sono calati complessivamente del 23,4%.

giovedì 22 gennaio 2015

Ogm, il parlamento europeo modifica la legge: gli Stati potranno decidere se coltivarli ma...

Approvata dal Parlamento Europeo la modifica alla direttiva sugli OGM che consentirà ai Paesi membri di vietare la coltivazione degli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio.

Da ilcambiamento.it

Ma è una buona notizia solo a metà, come sottolinea bene Greenpeace. «La norma infatti contiene lacune importanti e ci vorranno mesi per il suo recepimento in Italia, mentre dobbiamo difenderci subito dalmais transgenico della Monsanto - il MON810 - unicoOGM attualmente autorizzato per la coltivazione in Europa!».
In Italia ne è vietata la coltivazione, ma si tratta di un bando temporaneo, e visto le tempistiche di entrata in vigore di questa nuova norma europea, il bando attualmente in essere deve essere rinnovato.
Cosa dice la nuova legge sugli OGM?
Fra i punti critici il fatto che concede alle aziende biotech la possibilità di negoziare direttamente con i governi e non permette ai Paesi di usare motivazioni di carattere ambientale per giustificare ibandi nazionali. Le motivazioni con cui il governo può giustificare il bando "non devono, in nessun caso, confliggere con la valutazione di impatto ambientale" condotta dall'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). In altre parole i governi non possono basare i bandi su specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle coltivazioni OGM a livello nazionale, anche nel caso in cui questi rischi non siano stati presi in considerazione da parte della valutazione dell'EFSA.

mercoledì 21 gennaio 2015

Paghiamo cari i Limoni dal Cile e marciscono quelli in Sicilia!

limonefb



Sembra un paradosso, ma è così. I limoni li abbiamo in Italia, ma preferiamo farli arrivare da altri Paesi. La crescita, in questo senso è esponenziale.
La realtà dei fatti – commenta Coldiretti – è che, dati alla mano, oltre il 25 per cento dei limoni consumati in Italia è di importazione. Se nel 1995 l’Italia importava 17,8 milioni di chilogrammi di limoni, oggi le importazioni sono arrivate a superare i 103 milioni di chilogrammi. La produzione nazionale, nello stesso periodo, da poco meno di 700 milioni di chilogrammi è crollata a poco più di 300 milioni di chilogrammi, sotto i colpi di prezzi troppo bassi e delle importazioni“, conclude Coldiretti.
E le aziende siciliane, dove in Italia ci sono i limoni, muoiono:
Fra il 2000 e il 2010 ha chiuso i battenti più del 40% delle aziende agricole in Sicilia, che produce l’85% dei limoni italiani. La “riviera dei Limoni”, che attraversa Aci Castello, Acitrezza, Giarre e Roccalumera non fa eccezione: dai 6mila ettari e 135mila tonnellate del 2009 ai 5mila ettari e 120 mila tonnellate del 2011.”

mercoledì 14 gennaio 2015

Pesticidi. Contaminato il 56,9% delle acque di superficie e il 31% di quelle sotterranee.


Pesticidi. Contaminato il 56,9% delle acque di superficie e il 31% di quelle sotterranee. "Un cocktail di sostanze dagli effetti sconosciuti"

Rilevate 175 sostanze diverse. Presenza più diffusa nella pianura “padonoveneta”, ma anche perché c’è più monitoraggio. Molise e Calabria non hanno inviato i dati. L’Ispra: “L’Uomo, gli altri organismi e l’Ambiente sono esposti a un 'cocktail' di sostanze chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli effetti, per l’assenza di dati sperimentali”. IL RAPPORTO ISPRA 2014


Sono 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012. In cima alla lista, gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata, però, significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi.
 
Queste informazioni sono contenute nell’edizione 2014 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell'Ispra (Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale). L’Istituto realizza il Rapporto sulla base dei dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, con l’obiettivo di individuare eventuali effetti negativi non previsti nella fase di autorizzazione di queste sostanze.
 
Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome, con una copertura del territorio nazionale incompleta, soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali, e in maniera più accentuata per le acque sotterranee.


Le concentrazioni misurate sono spesso basse, ma la diffusione della contaminazione è molto ampia. Nel 2012, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31,0% dei 2.145 punti di quelle sotterranee.

giovedì 8 gennaio 2015

7 cose che dovreste sapere sugli OGM...

Probabilmente ogni persona assennata vuole sapere che cosa si sta realmente mangiando, giusto? Certo che sì. Questo è probabilmente il motivo per cui si legge l'etichetta degli ingredienti negli alimentari. Ma anche se si stanno facendo
scelte responsabili, in quel pasto ci potrebbero essere più cose di cui non  ti rendi conto. C'è un movimento che sta cercando di tenervi all'oscuro degli organismi geneticamente modificati (OGM) , per non parlare di una serie di altre minacce nel vostro cibo.
 Vi raccontiamo sette aspetti che si dovrebbe conoscere sugli OGM.

1. Un sacco di soldi vengono spesi per assicurarsi che non si etichettino i prodotti alimentari.
 Multinazionali come Dupont e Monsanto hanno speso milioni di dollari recentemente in Colorado e Oregon per contrastare le campagne per l'etichettatura del cibo per elencare gli ingredienti geneticamente modificati . [1] In Colorado, per esempio, queste due multinazionali parlano di fuori spesa per l'etichettatura degli OGM. Questi movimenti per l'etichettatura sono tutti parte della campagna 'Right to Know' (ndt diritto di sapere) ma a quanto pare i produttori non pensano che gli americani abbaiano il diritto di sapere cosa c'è nel loro cibo.

2. Le etichette sugli OGM non costano molto.
 Quelle stesse etichette a queste aziende, che hanno paura di svelare il contenuto, costerebbe in realtà circa due dollari l'anno,  non è un vero costo per il consumatore. [2] Le aziende vogliono il profitto, e se il prodotto che hai comprato da anni si rivela improvvisamente che è OGM , è probabile che si smetta di acquistarlo. Nel tentativo di fermare l'etichettatura pro-OGM, spot televisivi anche cercato di dire agli elettori che queste etichette gli costerebbero tra $ 400 e $ 800 dollari l'anno. Un rapporto ECONorthwest, tuttavia, ha dimostrato che la cifra è gonfiata ed errata. [3]

mercoledì 7 gennaio 2015

La terra chiama. Ecco come avviare un’azienda agricola

Sempre più giovani decidono di tornare alla terra. La crisi che pesa, le prospettive sempre meno legate a carriere improbabili, la riscoperta di valori e tempi che non siano più “usa e getta”: tutto questo sta portando ad una nuova generazione di gente “con i piedi per terra”. Allora, ecco qualche consiglio per chi volesse raccogliere la sfida.

di Giovanni Fez 

Ad accompagnarci in questo viaggio è Maria Letizia Gardoni, delegata nazionale Coldiretti Giovani Impresa. E’ a lei che abbiamo chiesto di fornire suggerimenti e consigli per chi voglia oggi pensare il proprio futuro legato alla terra.
Quali i presupposti e quali i primi passi?
«Per far nascere una impresa è prima di tutto prioritario avere un’idea intorno alla quale sviluppare un progetto senza fermarsi alla semplice visione bucolica. E senza accontentarsi delle ipotesi più tradizionali, ma considerando l’ampio spettro di opportunità offerte dal settore che, grazie allo strumento della multifunzionalità, ha esteso le sue competenze dalla produzione alla trasformazione e vendita di prodotti alimentari, dalla manifattura agricola fino all’offerta di servizi alle scuole come le fattorie didattiche, ma anche alle pubbliche amministrazioni per la cura del verde. E’ consigliabile, inoltre, confrontarsi con chi ha già fatto esperienze simili, visitando direttamente le aziende in Italia e in Europa; questo contribuisce a focalizzare l’idea e ad individuare le migliori soluzioni. Dopo aver verificato la tenuta dell’idea e averla trasferita in un progetto concreto con la collaborazione di esperti, vanno individuate le opportunità concrete che ci sono sul mercato in termini di località, aziende e professionalità. Non è raro trovare occasioni di acquisto soprattutto nelle aree interne o di montagna dove l’attività di coltivazione e di allevamento è più difficile, ma si possono cogliere opportunità per il turismo rurale. Inoltre occorre verificare le alternative dell’acquisto, dell’affitto o della semplice gestione aziendale considerato che sono molti gli agricoltori anziani che non hanno intenzione di cedere la propria azienda, ma sarebbero disponibili a collaborazioni. Verificare le eventuali ipotesi di dismissioni di terreni pubblici da parte delle autorità pubbliche. Successivamente, una volta individuato il fabbisogno finanziario complessivo, soprattutto per i giovani sotto i 40 anni di età, occorre appurare l’esistenza di agevolazioni per lo specifico progetto considerato. Le agevolazioni per la maggioranza sono di natura comunitaria e vengono erogate attraverso le regioni con la consulenza dei centri Caa avviati anche dalla Coldiretti. Per l’acquisto della terra alcune banche offrono condizioni specifiche anche grazie ad accordi con il Consorzio fidi Creditagri Italia, promosso dalla Coldiretti per la ricerca delle migliori condizioni di accesso al credito e che ha già garantito circa 300 milioni di euro di investimenti proprio a favore dei giovani agricoltori.  Dal punto di vista burocratico sono tre i passaggi fondamentali: apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate, iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio e iscrizione e dichiarazione presso l’Inps. Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale».

martedì 6 gennaio 2015

PERCHE’ I ROCKEFELLER CERCANO DI DISTRUGGERE GLI AGRICOLTORI?

Di William Engdahl*
Per gran parte del secolo scorso, la cultura pop occidentale ha sistematicamente denigrato e sminuito quella che dovrebbe essere la professione più onorevole di tutte. Chi lavora la terra giorno dopo giorno per produrre il cibo che mangiamo ha troppo spesso assunto lo stesso stato sociale della terra che dissoda. Nessuno si pone una semplice domanda: cosa faremo una volta che avremo fatto fuori tutti gli agricoltori? Alcuni ingenui cittadini diranno: “Ma abbiamo la produzione industrializzata; ormai non c’è più bisogno di lavoro agricolo manuale.”
E i numeri sono davvero notevoli. Prendiamo gli Stati Uniti. Nel 1950 la popolazione totale era di 151.132.000 persone, di cui 25.058.000 agricoltori: poco più del 12% della forza lavoro totale. C’erano 5.388.000 aziende agricole con una dimensione media di 87 ettari. Quarant’anni dopo, nel 1990, gli USA avevano una popolazione di 261.423.000, di cui meno di 3 milioni agricoltori: appena il 2,6% della forza lavoro. Il numero delle aziende si era ridotto a 2.143.150, ovvero una perdita del 60%, ma la dimensione media era diventata di 187 ettari.
PERCHE’ I ROCKEFELLER CERCANO DI DISTRUGGERE GLI AGRICOLTORI?
La rivoluzione agricola dei Rockefeller
A chi fra noi si rapporta con la carne, i latticini e gli ortaggi solo al supermercato, viene detto che questo è un grande successo: la liberazione di quasi 23 milioni di lavoratori agricoli verso impieghi urbani e una vita migliore.
Ma non ci vengono raccontati i veri effetti sulla qualità del cibo, prodotti dalla meccanizzazione e dall’industrializzazione dell’agricoltura in America da quando la Harvard Business School, grazie a donazioni della Fondazione Rockefeller, dette inizio al cosiddetto agrobusiness: la conversione dell’agricoltura in un business a puro fine di lucro e verticalmente integrato, sul modello del cartello petrolifero Rockefeller.

mercoledì 26 novembre 2014

Olio d'oliva italiano: invasione produzione straniera del 45% in un anno!

immagineL'indagine alimentare
OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA ITALIANO: INVASIONE DELLA PRODUZIONE STRANIERA DEL 45% IN UN ANNO
Per questo lo stesso Moncalvo chiede di mettere a punto una task force coordinata di controllo per l'attuazione delle norme contenute nella legge “salva olio” approvata dal Parlamento.
La Coldiretti lancia l’allarme, l’attacco all’olio italiano mette a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro

di Cinzia Marchegiani

L’olio extravergine d’oliva, uno dei prodotti italiani che fa grande e unica la dieta mediterranea sembra essere sotto attacco proprio dalla produzione estera  dell’olio, e dall’importazione di olive nella nostra penisola. Coldiretti scende in difesa di questo prodotto unico nel suo genere e patrimonio forse universale non solo dell’alimentazione ma della salute stessa. Le importazioni di olio di oliva dall’estero sono aumentate del 45% rispetto allo scorso anno con un Paese come la Spagna che ha addirittura quasi quadruplicato le spedizioni verso la Penisola (273 %), ma sul mercato è praticamente impossibile riconoscere il prodotto straniero per la mancanza di trasparenza in etichetta. Una vera invasione! Lancia il grido di allarme la Coldiretti proprio sulla base di questi dati Istat relativi ai primi sette mesi di questo anno 2014. Un trend che se mantenuto attesterà l’arrivo in Italia di olio extravergine al massimo storico con un valore pari al doppio di quello nazionale che registra un produzione attorno alle 300 mila tonnellate. E a fare i conti della serva è proprio il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “In altre parole due bottiglie su tre riempite in Italia contengono olio di oliva straniero ed occorre adottare tutte le misure necessarie per garantire trasparenza negli scambi, combattere i rischi di frodi e assicurare la possibilità di fare una scelta di acquisto consapevole ai consumatori italiani”. Per questo lo stesso Moncalvo chiede di mettere a punto una task force coordinata di controllo per l’immediata attuazione delle norme contenute nella legge “salva olio” approvata dal Parlamento.
Il richiamo in particolare, è riferito alle norme sul funzionamento del mercato e della concorrenza, dalla previa autorizzazione del Ministero delle Politiche agricole all’ammissione al regime di perfezionamento attivo nel caso di acquisto dai Paesi extra Ue di miscele di olio fino alla disciplina contro il segreto, che contempla l’accesso ai documenti degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera delle informazioni detenute attraverso collegamenti a banche dati elettroniche.
loading...
loading...