A cura di Francesca di NonSoloAnimali
1. ANTIBIOTICI
Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono responsabili del debole stato di salute degli animali. Senza i farmaci, quindi, non sarebbe possibile far funzionare alcun allevamento intensivo. Per produrre 1 chilogrammo di carne sono impiegati mediamente 100 mg di antibiotico. I farmaci rimangono spesso nei tessuti degli animali e arrivano nel piatto. Ciò significa che l’italiano medio che consuma circa 87 kg di carne ogni anno (senza considerare i consumi di prodotti ittici) ingerisce involontariamente quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti alla somministrazione di circa 4 terapie antibiotiche ogni anno. Il consumo di carne comporta rischi sanitari di cui si parla ben poco in Italia e di cui raramente i consumatori hanno consapevolezza: dal rischio di assumere antibiotici ‘a pranzo e a cena’, al rischio di venire a contatto con patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici.
Secondo l’Autorità alimentare europea, Efsa (European Food Security Authority), in molti casi i cibi di origine animale trasmettono all’uomo batteri resistenti agli antibiotici. L’ingestione continuata - tramite la carne - di questi medicinali può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e l’inefficacia degli antibiotici quando ne sorga la necessità. Il rischio è non avere la possibilità di guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più semplici a quelle che potrebbero avere esiti potenzialmente fatali. Tra questi patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici ci sono anche la Salmonella typhimurium e parathyphimurium (l’infezione si trasmette con le uova e la carne, soprattutto avicola e suina), lo Staphylococcus aureus, Campylobacter coli e jejuni. Ma i rischi maggiori sono quelli che potrebbe causare un altro batterio divenuto resistente: un particolare ceppo di Escherichia coli che provoca colite emorragica e insufficienza renale. La contaminazione del cibo (carne e latte bovino) avviene attraverso le feci dell’animale, ma anche tramite l’acqua. Il maggior fattore di rischio è rappresentato dal consumo di carne macinata di manzo cruda o poco cotta (hamburger disease), ma ne è stata dimostrata la presenza anche in carni di pollo, agnello e maiale.
2. BATTERISi potrebbe pensare che con la somministrazioni degli antibiotici in corso , la carne sia libera da batteri. Niente di più falso. I batteri sono all'ordine del giorno nella carne proveniente dagli allevamenti, inclusi i batteri resistenti agli antibiotici conosciuti anche come superbatteri . Quasi la metà delle carni di manzo, pollo, maiale e tacchino, in campioni testati nei negozi di alimentari degli Stati Uniti conteneva batteri stafilococco, tra cui il resistente batterio MRSA stafilococco ( meticillina-resistente Staphylococcus aureus ). Anche la carne di maiale testata dal Consumer Reports nel 2013, conteneva anche MRSA e altri quattro tipi di batteri resistenti .
3. PRODOTTI PER LA PULIZIADal momento che gli antibiotici non salvano la carne dai batteri, i produttori di carne sono sempre più creativi. Risale a qualche anno fa la scoperta di carne schiarita e fatta passare per" carne bovina magra finemente strutturato " ( LFTB ) conosciuta anche come Pink Slime, trattata con sbuffi di ammoniaca.
Ma c’ è un altro prodotto di pulizia utilizzato nella produzione di carne che sta cominciando a fare notizia : il cloro . Secondo il sito MeatPoultry.com , " il 99 per cento dei produttori di pollame americana" raffredda i polli "per immersione, in bagni di acqua clorurati - refrigeratori .
4. FARMACICirca il 45% dei suini Usa, il 30% del bestiame e una percentuale sconosciuta di tacchini sono “colorati” con il farmaco per l’asma, la ractopamina, prima della macellazione. Fino al 20% di ractopamina è ancora presente quando comprate quella carne.
Dal 1998, più di 1.700 americani amanti della carne di maiale sono stati “avvelenati” in questo modo. Per questo, la carne con ractopamina è vietata in 160 Paesi diversi tranne che negli Usa.
Dove è vietato: 160 Paesi tra cui Europa, Russia, Cina e Repubblica cinese.
5. RISCHIO MORBO MUCCA PAZZAIl primo caso nel 1986, quella della «mucca pazza» fu una delle peggiori emergenze sanitarie: 207 morti di encefalopatia spongiforme bovina (Bse), in Europa, per colpa del consumo di carne proveniente da bovini malati. A scatenare l’epidemia erano state le farine di pecora, un mix di carne e di ossa, che avevano trasmesso la malattia alle mucche e poi all’uomo. Dal 1° giugno 2013 le farine animali, bandite nel 2001 dall’alimentazione degli animali, sono tornate. Lo sapevate? A deciderlo è stata la Commissione europea. Il motivo principale è economico, costano meno delle farine di soia e rendono di più.
Il numero di animali colpiti dalla malattia ad oggi è di poco superiore ai 180.000 capi, quasi tutti in Gran Bretagna, qualche centinaio in Irlanda, Portogallo, Svizzera e Francia; poche unità o decine in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Liechtenstein, Austria e Italia. Sembra provato che il morbo si sia diffuso anche negli altri paesi a causa dell'utilizzo delle farine animali prodotte sul posto con parti di animali provenienti dalla Gran Bretagna per il consumo locale.
6. ORMONIIn alcuni paesi, come gli USA, il trattamento con ormoni è stato autorizzato negli allevamenti dei bovini da carne; in Italia malgrado il divieto, il fatto alimentare ha riportato una statistica che denuncia che nel 15% delle carni analizzate sono stati riscontrati ormoni. In pratica qualche allevatore fa il furbo.
7. METALLI PESANTIAnche dopo la cottura, rimangono nella carne i metalli pesanti (come l’arsenico ed il rame) contenuti sia nelle droghe veterinarie somministrate agli animali, sia nei pesticidi con cui viene trattato il foraggio.
Secondo i risultati di un’indagine pubblicata nel 2010 dall’Office of Inspector General negli Stati Uniti, gli allevatori, al posto di buttare via il latte prodotto dalle mucche medicate con antibiotici od altro, lo danno da bere ai vitellini. Il risultato è che quando successivamente la carne dei vitelli viene venduta al pubblico, questa contiene i residui delle droghe presenti nel latte che era stato loro somministrato. Viene citato in particolare il caso della Templeton Feed & Grain and Darr Feedlots, che recentemente aveva messo in commercio mucche destinate al consumo umano il cui fegato era contaminato con l’antibiotico sulfamethazina.
8. MONOSSIDO DI CARBONIOPerché la carne ha un colore così rosso ? Alcuni anni fa , le associazioni dei consumatori hanno cercato di fermare la pratica di "confezionamento in atmosfera modificata " ( MAP ) : esposizione di carne al monossido di carbonio per mantenere l’ aspetto fresco ma non hanno avuto successo . Oggi il 70 per cento delle confezioni di carne negli esercizi, sono trattati con monossido di carbonio per fari si che il colore rosso della carne ( ossimioglobina ) non si trasformi in un marrone o grigio ( metamioglobina ) attraverso l'esposizione all'ossigeno .
9. NITRITI E NITRATISempre per mantenere a lungo il colore rosso della carne negli scaffali dei supermercati, vengono usati nitriti e nitrati.
NITRATI: di per sé sono innocui ma in particolari condizioni possono trasformarsi in nitriti (lunghi periodi di conservazione, calore, pH acido). Questa percentuale si aggira normalmente intorno al 20-30% e li rende molto meno pericolosi dei nitriti.
NITRITI: hanno la capacità di legarsi all'emoglobina (la proteina del sangue che trasporta l'ossigeno nel nostro organismo) trasformandola in metaemoglobina e riducendo di conseguenza il trasporto di ossigeno ai tessuti.
Questo aspetto è particolarmente pericoloso per i bambini ed i neonati che assorbono maggiori quantitativi di nitriti dall'alimentazione. La scarsa ossigenazione può, in questi casi, provocare asfissia e difficoltà respiratorie.
La capacità dei nitriti di combinarsi con le ammine (composti organici presenti soprattutto negli alimenti proteici, come carne e salumi) genera sostanze cancerogene chiamate nitrosamine.
Queste sostanze si formano già nella cavità orale per opera di alcuni enzimi salivari. Nello stomaco viene invece secreta la vitamina C (o acido ascorbico) che impedisce la trasformazione delle ammine in nitrosammine, generando però acido nitrico, un potente agente mutageno. Inoltre se da un lato la presenza di vitamina C impedisce questa reazione dall'altro l'ambiente acido dello stomaco la favorisce.
Fonte: NonSoloAnimali