martedì 17 giugno 2014

Le carceri clandestine cinesi che l’occidente non vuol vedere

torture-cina
di Lorenzo Bianchi in esclusiva per antonioamorosi.it

Sono vere e proprie carceri clandestine e segrete, gestite però da poliziotti molto esperti di  torture. Nelle “galere oscure” finiscono prevalentemente, ma non solo, i militanti del movimento Falung Gong, perseguitati dal 1999, adepti di una pratica che teorizza la scoperta di una nuova energia fisica che sfocia anche nella saggezza e nell’illuminazione spirituale.
Buddisti anarchici che Jang Zemin bollò come “culto malvagio che diffonde la superstizione”.  Pechino ha firmato la Convenzione contro la tortura e i trattamenti disumani e degradanti. E nel gennaio dell’anno scorso ha varato una riforma del codice di procedura penale. Le nuove norme escludono dalle carte dei processi le confessioni e le dichiarazioni ottenute con la coercizione.
Nonostante l’innovazione, o forse proprio a causa della riforma, la “pratica della tortura è ancora estesa” in Cina. La denuncia sulle “galere segrete” è di Human Rights Watch ed è il pezzo forte di un rapporto firmato da Sophie Richardson, responsabile dell’organizzazione per la Cina. L’ultimo caso clamoroso risale alla fine di marzo e riguarda quattro difensori di praticanti del Falung Gong.
Il 20 gli avvocati Tang Jitian, Jiang Tianyong, Wang Cheng e Zhang Junjie sono andati al centro “di educazione alla legge” di Jiansangjian, nella Provincia dello Heilongjiang. Erano accompagnati da familiari di militanti del movimento detenuti nella struttura senza uno straccio di processo. Sono stati respinti immediatamente. I legali sono andati a passare la notte in un hotel vicino. Il risveglio è stato brusco.

Uomini in abiti civili li hanno costretti a salire su auto sprovviste di targhe e li hanno portati in un ufficio della polizia a Daxing. Zhang Junjie è stato colpito diverse volte con bottiglie piene d’acqua, anche quando era ormai crollato a terra. I suoi tre colleghi sono stati appesi al soffitto, con i polsi legati e le braccia dietro la schiena. Gli agenti, perché gli uomini di legge sono sicuri che fossero poliziotti, li hanno colpiti con calci e pugni al torace, alla testa, alla schiena e alle gambe.
A tutti sono stati comunicati provvedimenti di detenzione amministrativa che andavano da un minimo di 5 giorni a un massimo di 15. Zhang Junjie ha dovuto essere ricoverato in ospedale per una triplice frattura lombare. Tang Jitian e Jiang Tianyong avevano un “precedente specifico”. Nel 2011, durante la repressione della cosiddetta “rivolta dei gelsomini” furono arrestati e torturati.
Il 31 marzo l’Ufficio di Sicurezza Pubblica di Jiansanjiang ha diffuso una dichiarazione nella quale ha accusato i quattro legali di “aver incitato gli adepti del Falung Gong e i loro parenti a radunarsi per creare disordini, per gridare slogan del culto malvagio di fronte al Centro di educazione alla legalità” e di non meglio precisati “atti su internet”.
Più o meno per la stessa imputazione ossia “aver radunato una folla per disturbare l’ordine in uno spazio pubblico” è stata confermata in appello la condanna a 4 anni di galera inflitta a Xu Zhiyong, un docente di legge che nel 2012 scrisse un articolo intitolato “La Cina ha bisogno di un Movimento di Nuovi Cittadini”. Teorizzava la lotta alla corruzione, la trasparenza, assemblee pubbliche per discutere di politica e l’aiuto ai più deboli. Per Amnesty International William Nee, un esperto di istituzioni di Pechino, ha definito il dibattimento “una presa in giro della giustizia”. I seguaci di Zhiyong sono finiti in galera a dozzine.


Fonte: antonioamorosi.it

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