«Quando cominciai a occuparmi della marijuana nel 1967, non dubitavo che si trattasse di una droga molto nociva che, sfortunatamente, veniva usata da un numero sempre maggiore di giovani incoscienti che non ascoltavano o non potevano capire i moniti sulla sua pericolosità. La mia intenzione era di descrivere scientificamente la natura e il grado di questa pericolosità. Nei tre anni successivi, mentre passavo in rassegna la letteratura scientifica, medica e profana, il mio giudizio cominciò a cambiare. Arrivai a capire che anch’io, come molte altre persone in questo paese, ero stato sottoposto a un lavaggio del cervello. Le mie credenze circa la pericolosità della marijuana avevano scarso fondamento empirico. Quando completai quella ricerca mi convinsi che la cannabis fosse considerevolmente meno nociva del tabacco e dell’alcool, le droghe legali di uso più comune».
Queste sono le parole con cui Lester Grinspoon apre il suo libro, “Marijuana, la medicina proibita”, scritto in collaborazione con James B. Balakar e pubblicato anche in Italia (Editori Riuniti, 2002).Ma chi è Lester Grinspoon, e com’è arrivato a queste conclusioni? Noto psichiatra statunitense, Grinspoon è professore emerito dell’Università di Harvard (Cambridge, Massachussets), ed oltre ad essere il primo medico negli USA a comprendere l’efficacia del carbonato di litio per la cura della psicosi maniaco-depressiva (disturbo bipolare), ed avere all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche, è stato uno dei protagonisti della rivalutazione delle proprietà terapeutiche della cannabis negli anni ’70. Il suo libro “Marihuana Reconsidered” del 1971 è stato recentemente ripubblicato dalla casa editrice dell’Università di Harvard come un classico.
Il più grande merito di Lester Grinspoon, è probabilmente stato quellodi non limitarsi a raccontare la propria verità, ma di analizzarla su basi empiriche perché possa essere compresa da tutti. Un proposito nato dalla voglia di comunicare a più persone possibili le prove chiare e nitide di anni di studi seri e non politicamente pilotati in materia, per fare in modo che chiunque potesse farsi un’opinione quanto più chiara e precisa su cosa sia la cannabis e cosa rappresenti e possa rappresentare per la medicina odierna. Dopo un fitto scambio di mail siamo riusciti a realizzare un’intervista a distanza, nella quale il dottore spiega la sua visione sul presente e futuro della cannabis terapeutica
Credo che il proibzionismo terribilmente distruttivo del secolo scorso sia virtualmente finito. La verità oggi è sotto gli occhi di tutti e non si tornerà indietro. Penso che oggi stiamo assistendo ad una serie di diverse culture di tutto il mondo che lottano per raggiungere un accordo con questo nuovo attore presente sulla scena mondiale; sarà un cambiamento che richiederà qualche anno ma alla fine porterà alla libertà di usare la cannabis dal punto di vista ricreativo, medico o per il rafforzamento di varie capacità umane. Sarà disciplinata in maniera da tutelarne l’utilizzo da parte dei giovani.
In America è stata legalizzata in 23 Stati dal punto di vista terapeutico. Cosa significa per i pazienti e per l’industria legata a questo tipo di farmaci?Visto che in ogni singolo Stato i politici si arrogano il diritto di scegliere per quali sintomi o patologie sia adatta, la situazione è molto diversa da Stato a Stato. Tuttavia con 23 Stati, oltre al Distretto della Columbia, che ne hanno legalizzato l’utilizzo come medicinale e il gran numero di persone che utilizzano la cannabis per altri motivi, l’industria correlata a questa pianta sta facendo enormi passi avanti nello sviluppo di nuovi ceppi, nuovi metodi di assunzione con una grande crescita in tutti gli aspetti.
La GW Pharmaceuticals ha dato notizia di aver fatto richiesta per un brevetto che prevede l’uso di THC e CBD per il trattamento dei gliomi. Che ne pensa?
Credo fermamente nelle capacità curative della cannabis nei confronti del cancro, ma penso che non siano sufficienti per sconfiggerlo da sole. Per questo penso che le persone che si affidano solo alla cannabis, evitando i moderni trattamenti che la medicina allopatica ha da offrire, stiano facendo un grande errore che forse può costare dal punto di vista della salute. D’altra parte la cannabis può essere molto utile come palliativo durante il trattamento del cancro perché è molto utile per la nausea, il dolore, la depressione e altri disturbi associati al cancro e al suo corretto trattamento oncologico.
Credo fermamente nelle capacità curative della cannabis nei confronti del cancro, ma penso che non siano sufficienti per sconfiggerlo da sole. Per questo penso che le persone che si affidano solo alla cannabis, evitando i moderni trattamenti che la medicina allopatica ha da offrire, stiano facendo un grande errore che forse può costare dal punto di vista della salute. D’altra parte la cannabis può essere molto utile come palliativo durante il trattamento del cancro perché è molto utile per la nausea, il dolore, la depressione e altri disturbi associati al cancro e al suo corretto trattamento oncologico.
Il CBD è attualmente in fase di test clinici per l’epilessia resistente ai farmaci tradizionali, il prossimo passo?Io penso che il prossimo passo della medicina cannabinopatica, compresa quindi anche l’epilessia, sia stabilire il giusto rapporto tra CBD e THC e terpeni per capire quale sia la formula ideale per il trattamento di disturbi compulsivi.
Qual è il motivo di 80 anni di repressione nei confronti di una pianta utilizzata dall’uomo da millenni?È una questione troppo complicata per essere spiegata in poche righe. Ad ogni modo credo che possa essere una domanda molto interessante per gli storici di domani che si guarderanno indietro come Charles Mackay fece a metà del 19esimo secolo scrivendo il libro “Extraordinary Popular Delusions”, dove l’autrice sottolinea le gradi delusioni del passato a livello culturale come la “tulipmania” (conosciuta anche come “la bolla dei tulipani” avvenuta a danni di migliaia di persone e spesso portata ad esempio come la prima bolla speculativa della storia, ndr) del 17esimo secolo nelle Fiandre.
Che differenza c’è tra la cannabis naturale ed i prodotti farmaceutici o cannabinoidi sintetici?Al giorno d’oggi non ci sono prodotti farmaceutici che possono competere con l’altissimo standard della medicina cannabinopatica e dei fiori di cannabis.
Cosa pensa dell’approvazione del Sativex in oltre 24 Paesi per trattare alcuni sintomi della sclerosi multipla?La GW Pharmaceuticals ha prodotto una forma liquida di marijuana al quale hanno dato il nome di Sativex. È molto più costoso delle infiorescenze di marijuana e non così utile. Una delle grandi qualità mediche del fumare o vaporizzare sta nel fatto che il paziente può calcolare il dosaggio con precisione l’inalazione di cannabis viene percepita così rapidamente che il paziente può smettere quando ha diminuito con successo i propri sintomi. Il Sativex è un preparato orale da assumere sotto la lingua nella speranza che la maggior parte sia assorbito dalla mucosa della bocca per avere effetto in circa 20 minuti. Ad ogni modo una parte, se non la maggior parte scenderà attraverso l’esofago e sarà assorbito come un farmaco da ingerire assunto per via orale richiedendo un’ora e mezza o due per dare sollievo. Questo vale per la sclerosi multipla così come per ogni altra patologia per la quale viene assunta marijuana. Io penso che una volta che tutti gli impedimenti legali saranno eliminati, il Sativex perderà nei confronti della marijuana naturale. Nella mia esperienza con coloro che hanno potuto utilizzare sia il Sativex, sia le infiorescenze, gli unici che hanno continuato ad utilizzare il farmaco erano coloro che erano intimiditi dall’illegalità dei fiori di cannabis.
Lei ha paragonato la marijuana a ciò che fu la penicillina negli anni ’40. È vero ancora oggi?Assolutamente. Però la penicillina di oggi non è quello che fu nel 1941quando la resistenza batterica rispetto a questa sostanza non era ancora nota. Ma, come la penicillina degli inizi, la cannabis è notevolmente atossica, abbastanza economica e davvero versatile. Queste caratteristiche le permettono di essere il farmaco miracoloso della nostra epoca proprio come la penicillina degli anni ’40.
In Italia la cannabis terapeutica è legale in alcune Regioni ma ancora pochi dottori la prescrivono e i farmaci sono molto costosi. Quale può essere la soluzione per i pazienti e il diritto di avere accesso al farmaco?Le leggi mettono i pazienti nella condizione di doversi approvvigionare presso il mercato nero o di doverla auto-coltivare. Il mio consiglio è di provare ad avere pazienza. La cannabis è qui per rimanerci e presto o tardi sarà ottenibile legalmente anche in Italia.
Mario Catania
Pubblicato sulla rivista Cannabis terapeutica, n°2 – settembre/ottobre 2014
Fonte: cannabisterapeutica.it
Tratto da: morasta.it