Si avvicina il momento più atteso del tanto discusso processo sulla trattativa Stato-mafia: l'audizione di Napolitano al Colle. Giornalisti esclusi e sul piede di guerra: "Ci mettono il bavaglio". Ledomande dei pm Teresi e Di Matteo saranno sulla lettera del consigliere Loris D'Ambrosio. Al centro anche la minaccia di attentati e i documenti dei Servizi del 1993 e 1994. Ma il Presidente potrebbe anche rifiutarsi di rispondere. Restano fuori anche le scorte dei pm. E c'è chi sottolinea un'anomalia: la verbalizzazione dell'udienza non la farà il perito della corte ma un tecnico del Quirinale. Tra proteste e minacce di ricorsi, ecco chi ci sarà e come andrà...
Si avvicina il momento più atteso del tanto discusso processo sulla trattativa Stato-mafia: l'audizione di Napolitano al Colle. Giornalisti esclusi e sul piede di guerra: "Ci mettono il bavaglio". Le domande dei pm Teresi e Di Matteo saranno sulla lettera del consigliere Loris D'Ambrosio. Al centro anche la minaccia di attentati e i documenti dei Servizi del 1993 e 1994. Ma il Presidente potrebbe anche rifiutarsi di rispondere. Tra proteste e minacce di ricorsi, ecco chi entrerà al Quirinale...
LE PROTESTE DEI GIORNALISTI - Qualche giorno fa l'Ordine dei Giornalisti aveva definito l'assenza di taccuini e telecamere durante l'audizione al Quirinale "un vulnus costituzionale". Ora arriva la proposta: un pool di cronisti dei diversi tipi di media, che assista, in collegamento video o audio, alla testimonianza che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rendera' domani mattina al Quirinale ai giudici della seconda Corte d'Assise di Palermo, nell'ambito del processo per la trattativa Stato-mafia. Sarebbe questo "l'unico modo -sostiene il presidente dell'Unione cronisti, Guido Columba- per consentire che i cittadini, come è loro diritto costituzionale, siano informati in modo corretto, completo e tempestivo sull'udienza dai giornalisti che seguono da anni lo svolgimento dell'inchiesta". Tanto piu', ricorda il presidente dell'Unci, che "la testimonianza di Napolitano non è destinata alla secretazione". Dunque, "se si teme che al Quirinale si creino confusione e problemi di accesso per l'eccessiva affluenza di giornalisti, la soluzione è proprio quella del pool: un cronista in rappresentanza dei quotidiani, uno per le agenzie di stampa, uno per televisione, uno per la radio, uno per il mondo del web, e un cameraman per le riprese. Cinque giornalisti, che al termine dell'udienza si impegnano a riferire ciò che hanno visto o ascoltato agli altri colleghi, non costituiscono alcun problema logistico e consentono che gli organi di informazione possano fornire ai cittadini una ricostruzione veritiera della testimonianza del Presidente della Repubblica".
I PRESENTI - Esclusi i giornalisti, esclusi anche gli imputati. Non ci saranno né Mancino né Riina (in videoconferenza), nonostante avessero richiesto di assistere alla testimonianza di Napolitano. Per questo le difese hanno annunciato ricorso per la nullità del processo, come dichiarato da Luca Cianferoni, legale di Riina, in un'intervista ad Affaritaliani.it. Saranno invece presenti i legali. Per il “Centro studi Pio La Torre” ci sarà l’avvocato Ettore Barcellona, per l’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, Franco Coppi, per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Regione siciliana l’avvocatura dello Stato, per il Comune di Palermo l’avvocato Giovanni Airò Farulla, per l’associazione Libera l’avvocato Vincenza Rando, per l’associazione vittime della strage dei Georgofili l’avvocato Danilo Ammannato. Accanto a loro i legali degli imputati, gli avvocati Basilio Milio, Enzo Musco, Francesco Romito e Giuseppe Saccone per i generali dei carabinieri Antonio Subranni e Mario Mori e per l’ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno; per Marcello Dell’Utri saranno presenti i legali Giuseppe Di Peri e Pietro Federico; per l’ex ministro Nicola Mancino, Massimo Krog e Nicoletta Piergentili Piromallo; per i boss Totò Riina e Leoluca Bagarella l’avvocato Luca Cianferoni, mentre per il capomafia Antonino Cinà il difensore Giovanni Di Benedetto e Federica Folli; l'avvocato Manfredo Fiormonti per il pentito Giovanni Brusca: gli avvocati Francesca Russo e Roberto D'Agostino, infine, rappresenteranno Massimo Ciancimino. Insieme a loro ci sarà, ovviamente, la Corte d'Assise di Palermo con il presidente Alfredo Montalto e i magistrati. I due pm chiamati a fare le domande saranno Teresi e Di Matteo. Resteranno fuori, invece, gli uomini delle scorte ai magistrati. La sicurezza sarà garantita dagli uomini del Quirinale.
LE DOMANDE - Come ampiamente previsto, la testimonianza di Napolitano sarà acquisita in particolare su un punto, vale a dire la lettera dell'ex consigliere giuridico del Colle Loris D'Ambrosio (deceduto a processo già in corso), il quale scrisse al presidente esprimendo dubbi e timori sulla stagione delle stragi e l'inchiesta di Palermo. Dopo che Napolitano ha accettato di ricevere i pm al Colle, però lo spettro delle possibili domande si è allargato, includendo anche eventi del 1993 e del 1994. In particolare, la Corte d'Assise ha ritenuto rilevante il documento del Sisde che nell'agosto 1993 lanciava l'allarme su possibili attentati anche ai danni dello stesso Napolitano. La stessa Corte ha anche autorizzato il legale di Riina a porre domande sul tema, anche se il presidente della Corte Montalto potrà giudicare di volta in volta se le domande saranno legittime o meno. Ma non è scontato che Napolitano voglia rispondere e il Quirinale potrebbe alla fine far valere le sue prerogative costituzionali e rispondere solo a proposito della lettera di D'Ambrosio. E c'è chi sottolinea, a bassa voce, un'anomalia procedurale rispetto al solito. Vista anche l'eccezionalità della situazione, con l'audizione di un presidente della Repubblica, le cose non andranno proprio nel modo in cui vanno sempre. A registrare l'udienza infatti non sarà un perito della corte, come accade di solito, bensì un tecnico del Quirinale.
Fonte: affaritaliani.it