“Senza parole, a questo punto è ovvio che anche il terremoto non sussiste, i morti non sussistono. Le case distrutte non sussistono. Praticamente la terra non si è neanche mossa. E noi che pensavamo addirittura un 6.3″. Dietro al sarcasmo di Gabriella c’è tutta la rabbia, espressa attraverso i canali dei social network, da parte di tanti aquilani. Quando sul web sono state diffuse le prime notizie relative alla sentenza d’Appello della commissione Grandi rischi le bacheche Facebook e Twitter si sono inondate di commenti di critiche feroci nei confronti di un dispositivo così diverso rispetto al primo grado. La Corte d’appello dell’Aquila, infatti, oggi. ha assolto Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Michele Calvi e ha rideterminato in due anni di reclusione la pena (sospesa) nei confronti di Bernardo De Bernardinis, della Protezione civile.
Erano stati tutti condannati in primo grado a 6 anni per omicidio colposo e lesioni colpose. De Bernardinis è stato ritenuto colpevole di questi reati con riferimento ad alcune delle vittime del sisma ed assolto per altre: da qui la riduzione della pena.
Soddisfatti i difensori degli altri imputati: “La sentenza ci gratifica perché sono state accolte le nostre tesi”, ha detto l’avvocato Franco Coppi. “Tuttavia – ha aggiunto – siamo molto dispiaciuti per i familiari delle vittime, e umanamente comprendiamo le loro reazioni”.
La vicenda della Commissione grandi rischi risale al 31 marzo 2009. Fu Guido Bertolaso a chiederne la convocazione”con l’obbiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili sull’attività sismica”. E’ quanto si legge nella nota stampa della Protezione Civile del 30 marzo 2009, nella quale si sottolineava che “non c’e’ nessun allarme in corso da parte del Dipartimento”.
Ed e’ di quello stesso giorno l’intercettazione tra Bertolaso e l’ex assessore alla Protezione Civile d’Abruzzo Daniela Stati nella quale Bertolaso le spiegava che “ho detto di fare una riunione li’ all’Aquila domani, su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni”. 6 giorni dopo il devastante terremoto che provoco numerose vittime.
Il pubblico in aula, dunque, ha accolto con cori e indignazione la lettura della sentenza: “Vergogna, vergogna!”, “Non finisce qui. Vergogna. Mafiosi. Uno Stato che non fa più giustizia, uno Stato che difende sé stesso”, tra pianti, urla, singhiozzi rabbiosi. “Ma c’è la legge divina di Dio, che vede tutto e che esiste tuttora”, è il commento di un padre che nel sisma del 6 aprile ha perso il figlio. “Ce li hanno ammazzati un’altra volta”, scrolla la testa dicendo così una parente delle vittime. Poi vanno via alla spicciolata ma raccontando a tutte le telecamere e i taccuini la loro “profonda indignazione”.
Rabbia, delusione, ma anche dolore da parte dei più giovani che questo pomeriggio hanno raggiunto la sede della Corte d’Appello per assistere alla sentenza sulla Commissione Grandi Rischi. Decine gli studenti dentro e fuori all’aula, coinvolti da alcuni professori delle scuole superiori che più volte hanno invitato i ragazzi ad assistere alle varie fasi del dibattimento. Anche qua indignazione e dolore.
Per L’Aquila martoriata dal terremoto e dalla schizofrenica follia di queste istituzioni resta, infine, una ferita indescrivibile.
Qui Italia, dove nessun responsabile paga.
Fonte: identitainsorgenti.com