lunedì 3 novembre 2014

Ebola, il grido d'allarme di 300 medici italiani

Di seguito riportiamo la lettera aperta al ministro su Ebola, promossa da un medico lombardo e sottoscritta da 300 colleghi. Stando a quanto riferisce Il Giornale, fino ad oggi non ha ottenuto risposta.


Egregio Sig Ministro,
come Lei ben sa la malattia da virus ebola è attualmente diffusa in alcuni stati africani dove, a detta dell’ONU, la situazione è completamente fuori controllo. Ciò significa che i dati epidemiologici relativi a diffusione geografica, numero di infetti e di decessi non sono attendibili e sono molto probabilmente sottostimati.

Lei ha detto che non bisogna creare allarmismi, quindi noi medici non dobbiamo allarmarci né diffondere allarmismo tra i nostri pazienti, ma poiché a detta dell’OMS si tratta della «emergenza sanitaria più grave e seria vista nei tempi moderni» Lei ha il dovere di allarmarsi e di predisporre tutte le misure possibili per salvaguardare la salute pubblica.

Le misure da Lei adottate sono le stesse degli altri paesi occidentali, cioè messa in allerta del personale degli aeroporti ed isolamento dei casi sospetti. L’isolamento degli infetti può essere efficace solo se tempestivo, quindi se effettuato prima che questi entrino in contatto con altre persone.
Il paziente zero e più recentemente Craig Spencer, negli Stati Uniti, stavano benissimo al momento dello sbarco, ed hanno gironzolato tranquillamente per diversi giorni prima della comparsa della febbre, riuscendo a contagiare altre persone. Questo dimostra che le misure in atto non garantiscono l’individuazione precoce degli infetti, neanche nei paesi che devono limitarsi a controllare porti ed aeroporti.

L’Italia ha, come ulteriore ed esclusivo fattore di rischio rispetto agli altri paesi, un massiccio flusso continuo di immigrati dall’Africa, ed ogni sbarco può rappresentare il cavallo di troia che innesca la tragedia.
Probabilmente non succederà nulla, ma sicuramente non possiamo escludere che il dramma si realizzi, a meno che tutta la questione non sia altro che una grossa bufala montata ad arte.


La sola misura efficace è quella di mettere in quarantena chi proviene da zone a rischio, come hanno disposto nei giorni scorsi gli Stati di New York, New Jersey ed Illinois e come è stato fatto per i militari della base USA di Vicenza.

Le migliaia di disperati africani che ogni giorno approdano sulle nostre coste sono frequentemente di provenienza incerta, ed è sufficiente che uno solo di loro sia ammalato per contagiare sul barcone affollato tutti i compagni di viaggio; potrebbe essere buttato in mare, ed all’approdo gli altri risulterebbero apparentemente tutti sani, dato che il periodo di incubazione della malattia può superare i 20 giorni.

Prudenza vorrebbe che venissero tutti tenuti in osservazione per un periodo adeguato. Un mix micidiale di demagogia politica, irresponsabilità e pressappochismo preclude questa soluzione, ed i nuovi arrivati in parte si dileguano ed in parte vengono trasportati in varie città italiane, cioè non in posti isolati ma in località densamente popolate, dove è più facile e rapida l’eventuale diffusione del virus.

Immaginiamo quello che potrebbe accadere in Italia non ora ma fra un paio di mesi, quando potrebbero essere presenti casi di ebola e contemporaneamente sarà in atto l’epidemia influenzale: milioni di persone con febbre, congestione delle vie aeree, disturbi gastrointestinali, cioè con sintomi indistinguibili dai primi sintomi provocati dal virus ebola. I medici li lasceranno stazionare nelle loro sale d’attesa, liberi di contagiare chi è lì per altri problemi, sperando che si tratti di influenza e non di ebola, o dovranno andare a visitarli tutti a casa vestiti da astronauti?
Fornirete queste tute protettive a tutti gli operatori sanitari italiani o avete intenzione di mandarli allo sbaraglio con una semplice mascherina da verniciatore?

Cosa accadrà nei Pronto Soccorso? I pazienti con sintomi sospetti (centinaia di migliaia) dovranno essere inviati tutti all’ospedale Sacco di Milano o allo Spallanzani di Roma? Quanti posti letto hanno questi due centri specializzati? Va comunque ricordato che anche in centri specializzati il 50% dei contagiati muore, e che non sarà possibile coprire col silenzio questa emergenza come si sta facendo con la tubercolosi: qui i cadaveri potrebbero essere visibili sui bordi delle strade, e l’untore responsabile del dramma non sarà certamente il povero diavolo che il virus avrà utilizzato come vettore, ma chi gli avrà consegnato la licenza di uccidere consentendogli di circolare indisturbato per le nostre strade anziché tenerlo in quarantena come scienza e buon senso suggerirebbero.


Dott Giulio Scigliano.
(Lettera sottoscritta da altri 300 Medici lombardi)



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