Angela Merkel vuole applicare in tutta l’Unione europea le rigorose misure di austerità imposte dalla troika su Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro. I quattro principali gruppi del Parlamento europeo hanno già approvato questo orientamento, ma per evitare di irritare gli elettori hanno stabilito di rinviare la decisione dopo il 25 maggio. Nessuno dei partiti al Parlamento ha giudicato opportuno suonare il campanello di allarme…
Dall’inizio della crisi nel 2008, l’Unione europea non ha cessato di estendere il suo potere in materia di controllo del debito e dei deficit degli stati membri. Tra i vari strumenti messi a punto, il “fiscal compact”, denominato ufficialmente Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (TSCG), è di gran lunga il più potente. Questo trattato poggia sull’impegno dei governi nazionali di ridurre drasticamente la spesa nei prossimi anni. L’Unione europea può ora imporre sanzioni agli Stati che non riescono a riequilibrare il deficit di bilancio in tempo. Il trattato prevede anche una riduzione del debito pubblico al ritmo di un ventesimo all’anno.
Dall’inizio della crisi nel 2008, l’Unione europea non ha cessato di estendere il suo potere in materia di controllo del debito e dei deficit degli stati membri. Tra i vari strumenti messi a punto, il “fiscal compact”, denominato ufficialmente Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (TSCG), è di gran lunga il più potente. Questo trattato poggia sull’impegno dei governi nazionali di ridurre drasticamente la spesa nei prossimi anni. L’Unione europea può ora imporre sanzioni agli Stati che non riescono a riequilibrare il deficit di bilancio in tempo. Il trattato prevede anche una riduzione del debito pubblico al ritmo di un ventesimo all’anno.
Per il Belgio, questo significa una riduzione della spesa fino a 13 miliardi di euro nei prossimi anni. Il trattato è stato ratificato nel maggio scorso dalla Camera e dal Senato e nel mese di dicembre dai parlamenti regionali. Ciò che colpisce è la grande unanimità della stragrande maggioranza dei partiti al potere, a tutti i livelli.
Negli ultimi anni l’Unione europea ha ampliato la sua capacità di armonizzare le politiche economiche e sociali degli Stati membri. Il cancelliere tedesco ha investito molto in tal senso e ha infine architettato il Patto Euro-Plus. Ogni anno, la Commissione europea valuta i piani di riforma dei governi europei e, in linea di principio, ha anche la facoltà di sanzionarli qualora ritenga non abbiano fatto abbastanza sforzi per migliorare la loro posizione. E’ questo il cardine della seconda parte del trattato di stabilità.
Il tassello mancante
Ma secondo Merkel, manca un “tassello”. Anche se l’Unione europea può emanare consigli e direttive, deplora che solo il 10% delle raccomandazioni europee siano attuate. Si tratta di questioni rilevanti di competenza nazionale: competitività e salari, occupazione e flessibilità, sistemi pensionistici e di disoccupazione, efficienza del settore pubblico, istruzione… Solo i paesi sotto la curatela della troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Commissione Europea) possono essere soggetti a obblighi di riforma: come nel caso della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo e di Cipro. Questi paesi hanno ricevuto l’ordine di privatizzare, ridurre i salari e il numero del personale, ridurre le pensioni, ecc. I paesi che non rispettano gli ordini della troika non riceveranno più assistenza sotto forma di prestiti a tasso preferenziale.
Quello che manca, secondo la Merkel, è uno strumento per rendere questo tipo di misure vincolanti anche per gli stati che non sono sotto tutela, vale a dire tutti gli altri paesi. Il cancelliere propone una sorta di accordo di competitività volontaria, una “troika soft”. Concretamente un accordo bilaterale tra uno stato membro e la Commissione, nel quale lo stato si impegna ad attuare le riforme strutturali in cambio di un sostegno finanziario. Un memorandum su misura per ogni stato.
Carota e bastone
Prendiamo il caso dell’indicizzazione automatica dei salari e delle indennità in Belgio. Tutti sanno che è una spina nel fianco della Commissione, un ostacolo alla competitività dell’economia belga e un esempio che potrebbe contaminare altri stati. Se il governo belga promette di rivedere l’indicizzazione automatica, di limitare l’indennità di disoccupazione nel tempo e di innalzare l’età pensionabile a 67 anni, il Tesoro belga potrebbe fare appello alla generosità dell’Unione europea. La formula esatta non è ancora stata definita, ma prevederà prestiti a bassi tassi di interesse. La carota e il bastone.
Allo stato attuale la Banca centrale europea non può prestare direttamente agli Stati, viene allora messa nella condizione di farlo attraverso l’istituzione di un nuovo fondo, ancora da definire, sul modello del FMI. La Commissione europea potrà quindi condursi nell’Unione europea come ha fatto il Fondo monetario internazionale nei paesi del terzo mondo, con il bombardamento dei programmi di aggiustamento strutturale. Potrà intervenire in tutte le questioni inerenti alla “competitività”, ambito piuttosto vasto: in particolare sul costo del lavoro, sulla flessibilità del mercato del lavoro, sulla liberalizzazione di alcuni settori e sul ridimensionamento della pubblica amministrazione.
Nel gennaio 2013, Angela Merkel ha parlato di un “anello mancante” al prestigioso meeting di Davos. Cosa ribadita nel dicembre dello stesso anno nel Consiglio europeo. Merkel sperava in una decisione di principio su quello che lei chiama “lo strumento della competitività” al vertice del marzo 2014. I media dicono che è tornata a mani vuote, alcuni addirittura parlano della “prima sconfitta di Merkel”. Ma la verità è che nessun capo di Stato o di governo ha voluto “accordi sulla competitività” prima delle elezioni europee. I 27 capi di Stato e di governo hanno quindi pregato Merkel di rimandare dopo il 25 maggio. Cosa effettivamente accaduta. La relazione del Consiglio di dicembre afferma che questi “accordi di partenariato per stimolare la crescita, l’occupazione e la competitività ” saranno congelati fino a ottobre. Tutti i governi, tutte le fazioni politiche, tutti i partiti sanno che saranno inseriti nell’ordine del giorno al vertice di giugno e finalizzati in occasione del Consiglio europeo di ottobre 2014. Ciò che è preoccupante è che nessuno dei partiti belgi al Parlamento europeo ha suonato il campanello d’allarme, quando le elezioni sarebbero l’occasione di fare scelte per il futuro attraverso un dibattito democratico.
* capolista del Partito del Lavoro del Belgio alle europee. Fonte: solidaire.org Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Fonte: resistenze.org
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