martedì 7 ottobre 2014

Scoop di Dagospia: Ecco cosa prevede l'accordo Berlusconi-Renzi

SUL LAVORO PREVEDE CHE I SENATORI FORZISTI ESCANO DALL’AULA AL MOMENTO OPPORTUNO, IN MODO DA EVITARE VOTI CHE AUTORIZZEREBBERO A PARLARE DI NUOVE MAGGIORANZE DI GOVERNO, CON CODA INCONTROLLABILE DI PASSAGGIO DA NAPOLITANO
SECONDO PUNTO DEL PATTO: APPROVATA L’ELIMINAZIONE DELL’ART. 18, RE GIORGIO POTRÀ FINALMENTE DIMETTERSI. RENZI E IL BANANA SONO D’ACCORDO PER FAR ELEGGERE ANNA FINOCCHIARO, ARTEFICE DELLE LEGGE SUL SENATO E SPONSORIZZATA DA GIANNI LETTA
NON POTEVA MANCARE UN ACCORDO SULLA RIFORMA DELLA MAGISTRATURA. DOPO LA RESPONSABILITÀ CIVILE DELLE TOGHE, L’OBIETTIVO FINALE È LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
INFINE, LA TV. L’ACCORDO È QUELLO DI NON FARSI CONCORRENZA SU INGAGGI E ACQUISTI, IN MODO DA TENERE LE SPESE DEL DUOPOLIO RAISET RIGIDAMENTE SOTTO CONTROLLO

BERLUSCONI VUOLE LA PRESIDENZA RAI MA PILATI NON CONVINCE IL PARTITO MEDIASET, AL POSTO DI GUBITOSI SI SCALDA CAMPO DALL’ORTO, PARCHEGGIATO DA PITTIBIMBO ALLE POSTE
DAGOREPORT
 L’avvertimento l’ha lanciato per primo Ferruccio de Bortoli nel suo editoriale di mercoledì scorso sul “Corriere” contro Renzie: “Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”.
Già, cosa c’è davvero nel patto del Nazareno, al di là dell’accordo sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale? Innanzitutto si tratta di un accordo fatto in vari tempi. Nell’incontro del 18 gennaio alla sede del Pd si è raggiunta piena condivisione sull’abolizione dell’articolo 18 e sul nuovo inquilino del Quirinale. Negli incontri successivi ci si è accordati sulle tv e sulla riforma della giustizia. Un lavoro che per il fronte Berlusconiano è stato condotto da Denis Verdini nel ruolo dell’attaccante e del “duro” della situazione, mentre Gianni Letta ha vestito i consueti panni dell’ammorbidente che chiude la trattativa.
 Sull’articolo 18 il punto è presto detto. Renzie ha sempre saputo di non avere i numeri in Senato e allora l’accordo prevede un soccorso azzurro che non crei problemi di nuove maggioranze con il Quirinale, ovvero l’uscita dall’Aula dei senatori di Forza Italia in modo da far abbattere il numero dei votanti.
Ben più delicato l’accordo sul successore di Re Giorgio, che sarà, fiato alle trombette, una donna. Una volta approvata la riforma del lavoro con l’ok di Bruxelles e Francoforte, Bella Napoli potrebbe decidere di dimettersi, all’inizio del 2015, ritenendo di aver garantito il garantibile. Renzie e il Banana hanno pronta la candidatura di Anna Finocchiaro, siciliana, classe 1955, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.
Renzie ha imparato ad apprezzarla in occasione della riforma del Senato, sulla quale l’ex magistrato ha avuto un ruolo importante e decisivo. Anche perché ha letteralmente dato ripetizioni alla ministra Boschi, invitandola a casa e spiegandole passo a passo come muoversi. Renzi ha apprezzato e mostra di non dimenticare.
 La Finocchiaro garantisce anche Forza Italia, o meglio, per lei garantisce Gianni Letta. Il gran ciambellano di Berlusconi ha un ottimo rapporto tanto con lei, quanto con una persona vicinissima alla Finocchiaro, Alessandro De Dominicis, un ingegnere che lavorava per il gruppo Finmeccanica.
 Il terzo punto all’ordine del giorno del patto del Nazareno riguarda i magistrati, nervo scoperto della carriera politica del condannato Silvio Berlusconi. Il ministro Andrea Orlando ha preparato una riforma della giustizia che Forza Italia ha giudicato all’acqua di rose, ma che nel suo impianto non è stata bocciata senza appello. Soprattutto, vi ha inserito un punto che sta molto a cuore ai berlusconiani come la responsabilità civile delle toghe che sbagliano.
L’altro punto qualificante di un intervento sulla giustizia riguarda la separazione delle carrieretra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Anche su questo c’è l’accordo tra Renzie e l’ex Cavaliere, ma si è deciso di pensarci più avanti, per non mettere troppa carne al fuoco contemporaneamente con le toghe.
Di sicuro, le recenti traversie giudiziarie del padre Tiziano hanno convinto Pittibimbo che sulla giustizia bisogna muoversi con i piedi di piombo, ma bisogna muoversi.
Il quarto capitolo del Patto, come intuito anche da De Bortoli, riguarda la Rai. Qui l’accordo tra Renzi e Berlusconi è per prima cosa di natura economica: vista la perdurante crisi della pubblicità bisogna che Rai e Mediaset tengano sotto controllo i costi senza farsi scherzi reciproci.
E allora, tanto per fare un esempio, se uno vuole andare da Urbano Cairo a La7 a incassare compensi stellari, che si accomodi pure, ma Rai e Mediaset stanno con il freno a mano tirato e non si fanno concorrenza su ingaggi e acquisti. La doppia politica di austerity Rai-Mediaset, questo il ragionamento di Berlusconi e Renzie, non può che far bene a entrambe le aziende.
Sul fronte delle poltrone, va detto che il presidente Anna Maria Tarantola potrebbe lasciare presto, per motivi personali, la presidenza di viale Mazzini. Al suo posto Palazzo Grazioli sta pensando di mettere l’ex membro dell’Authority Antonio Pilati, ma sul suo nome c’è da registrare la contrarietà del mondo Mediaset, per il quale Pilati rischia di essere troppo debole.
 La sedia che conta, comunque, è sempre quella del direttore generale. Luigi Gubitosi potrebbe andarsene con un beau geste per la fine dell’anno e al suo posto Renzie, con il via libera di Berlusconi, ha in mente di piazzare Antonio Campo dall’Orto, attualmente parcheggiato in Poste.
Il bello del Patto del Nazareno è che non ha una scadenza precisa e che nel corso di periodici incontri può sempre essere allargato a nuovi temi. Di sicuro, di carne al fuoco ne ha già parecchia.

FONTE: dagospia.com

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