lunedì 24 giugno 2013

Altro che crisi: il capo di Goldman Sachs si raddoppia lo stipendio


 Sapere che a questo mondo, che ancora sta attraversando la più pesante crisi economico-finanziaria da un secolo a questa parte, c’è qualcuno che può finalmente aumentarsi la paga addirittura raddoppiandola, è una buona notizia, no? Non stavamo tutti aspettando di vedere finalmente la fine della crisi? Adesso c’è la prova, la crisi è finita. Nessuna impresa seria potrebbe spingersi a raddoppiare lo stipendio ai propri amministratori se la crisi non fosse finita o se ci fosse ancora in giro una politica di rigore per rientrare da un debito colossale, sapendo che queste cose minacciano seriamente di far cadere di nuovo il paese in recessione.
E poi, non è mica uno solo che vede raddoppiarsi la paga per meriti acquisiti nel 2012, è praticamente tutta una categoria: quella dei banchieri delle grandi banche.
Corrono voci però che quella dei grandi banchieri non è una categoria qualunque, è una categoria che, come potere, se si mettono tutti assieme, ne hanno persino più del presidente Usa.
Infatti il “too big to fail” è praticamente ancora intatto, e nel 2008, quando a causa delle loro fantasiose manipolazioni sui derivati finanziari avevano messo le loro banche tutte nella condizione di crollare come pere mature sotto il peso delle perdite che loro stessi si procuravano foraggiando tutti gli speculatori del mondo (che intanto si arricchivano spropositatamente), loro hanno “fatto un fischio” e tutto il paese, a partire dal presidente (che allora era Bush, paladino della libertà del mercato) fino all’ultimo cittadino, hanno messo mano al portafoglio e hanno “scucito sull’unghia” una ciambella di salvataggio (il “Troubled Asset Relief Program”) della portata di 419/mliardi di dollari (solo per le banche, piu altri 300 ca. per altri soggetti) salvandoli tutti dal baratro meno uno (l’agnello sacrificale Lehman Brothers).

Ho usato l’ironia per riassumere la notizia della pioggia di milioni che i banchieri di affari si sono concessi a titolo di retribuzione per “autopremiarsi” dei brillanti risultati fatti ottenere lo scorso anno alle banche da loro guidate. Risultati che ormai lo sappiamo bene come fanno a conseguire. Sugli abusi trascorsi qualcosa sta ancora passando al vaglio di diverse procure negli Usa, ma finora le banche se la sono sempre cavata (Lehman Brothers a parte) con qualche multa che, messa a bilancio, al massimo, fa soffrire i soci, mentre i managers di regola (con poche eccezioni) se la ridono.
La rivista mensile “Bloomberg Markets”, del miliardario Bloomberg, padrone di giornali e televisioni, e sindaco di New York, riporta nel numero di questo mese una intera classifica dei 20 banchieri nord-americani primi della classe come retribuzione e, manco a dirlo, il primo è proprio lui, il solito Looyd Blankfein C.E.O. (Chief Operating Officers) cioè Amministratore Delegato, della più importante banca d’affari del mondo, l’arcinota e famigerata Goldman Sachs.
Blankfein, come totale dei compensi relativi all’anno 2012 (stipendio+bonus+provvidenze varie) si mette in tasca 26/milioni di dollari, cioè piu di due milioni al mese, con un incremento del 73,3% sull’anno precedente. Il secondo, John Stumpf, della Wells Fargo, si deve accontentare di “soli” 19,3 mln. ma con un incremento di appena il 7,8% (infatti l’anno scorso era terzo in questa classifica). Il terzo è Richard Fairbank, della Capital One Financial, con 17,5 mln., che addirittura perde 8,9% rispetto all’anno precedente quando era secondo in classifica. Al quarto posto arriva il primo canadese: Gordon Nixon della Royal Bank of Canada, con 12,6/mln. Al quinto posto c’è Brian Moynihan della Bank of America, con 12/mln. (quindi lui, che comanda il secondo colosso bancario d’America, si prende “solo” un milione tondo al mese), ma lui ha avuto un incremento del 71,4%, quasi uguale in termini percentuali a quello di Blankfein. Tuttavia Moynihan partiva da una posizione molto arretrata, l’anno scorso era solo quindicesmo. Infine, solo sesto in classifica, arriva quello che, tra i banchieri nord-americani è considerato il più brillante di tutti: Jamie Dimon, della JP Morgan Chase, il primo gruppo bancario americano. Lui si mette in tasca nel 2012 “solo” 11,5/mln di dollari, pari ad esattamente la metà dell’anno precedente, quando però era primo in classifica.
Ma Dimon doveva farsi perdonare la pesante perdita (circa 6,2 miliardi di dollari) sulle transazioni finanziarie registrata nel 2012 sulla piazza di Londra (vedasi al proposito Rinascita del 14 maggio 2012: “USA-BANKSTERS Il tonfo della J.P. Morgan Chase”). Si noti che a quel tempo la perdita pareva essere contenuta in due miliardi, ma, a conti fatti, il “buco” è stato due volte più largo. I soci di JP Morgan Chase hanno comunque perdonato il divo Jamie nella recente Assemblea annuale, lasciandogli, insieme alla poltrona di Amministratore Delegato, anche quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione.
Seguono gli altri 14 della classifica, chiusa al ventesimo posto da Robert Wilmers della M&T Bank, che per un intero anno di lavoro ha dovuto accontentarsi di “appena” 4 milioni.
Altra nota di rilievo è che da questa classifica è uscito completamente, dopo cinque anni, perchè licenziato, Vikram Pandit, della Citibank, il terzo gruppo bancario americano. La cronaca dello scorso mese di aprile riportava che Pandit: “has been booted by the Board” (cioè, il Consiglio d’Amministrazione gli ha dato un calcio nel sedere) dopo che il titolo Citigroup ha perso, durante il quinquennio sotto la sua guida, il 92% nella quotazione di borsa e Moody’s gli ha abbassatto il rating di due livelli.
Pandit, con Moynihan, che però lo scorso anno ha risalito la china, è stato uno dei meno aggressivi nella gestione delle transazioni finanziarie speculative. Ma la regola del moderno capitalismo finanziario è questa, se gli fai guadagnare milioni (non importa a spese di chi) ti coprono d’oro. Se gli fai perdere soldi, non ci sono scuse, un calcio nel sedere e avanti un altro.

Fonte: rinascita.eu
Sapere che a questo mondo, che ancora sta attraversando la più pesante crisi economico-finanziaria da un secolo a questa parte, c’è qualcuno che può finalmente aumentarsi la paga addirittura raddoppiandola, è una buona notizia, no? Non stavamo tutti aspettando di vedere finalmente la fine della crisi? Adesso c’è la prova, la crisi è finita. Nessuna impresa seria potrebbe spingersi a raddoppiare lo stipendio ai propri amministratori se la crisi non fosse finita o se ci fosse ancora in giro una politica di rigore per rientrare da un debito colossale, sapendo che queste cose minacciano seriamente di far cadere di nuovo il paese in recessione.
E poi, non è mica uno solo che vede raddoppiarsi la paga per meriti acquisiti nel 2012, è praticamente tutta una categoria: quella dei banchieri delle grandi banche.
Corrono voci però che quella dei grandi banchieri non è una categoria qualunque, è una categoria che, come potere, se si mettono tutti assieme, ne hanno persino più del presidente Usa.
Infatti il “too big to fail” è praticamente ancora intatto, e nel 2008, quando a causa delle loro fantasiose manipolazioni sui derivati finanziari avevano messo le loro banche tutte nella condizione di crollare come pere mature sotto il peso delle perdite che loro stessi si procuravano foraggiando tutti gli speculatori del mondo (che intanto si arricchivano spropositatamente), loro hanno “fatto un fischio” e tutto il paese, a partire dal presidente (che allora era Bush, paladino della libertà del mercato) fino all’ultimo cittadino, hanno messo mano al portafoglio e hanno “scucito sull’unghia” una ciambella di salvataggio (il “Troubled Asset Relief Program”) della portata di 419/mliardi di dollari (solo per le banche, piu altri 300 ca. per altri soggetti) salvandoli tutti dal baratro meno uno (l’agnello sacrificale Lehman Brothers).
Ho usato l’ironia per riassumere la notizia della pioggia di milioni che i banchieri di affari si sono concessi a titolo di retribuzione per “autopremiarsi” dei brillanti risultati fatti ottenere lo scorso anno alle banche da loro guidate. Risultati che ormai lo sappiamo bene come fanno a conseguire. Sugli abusi trascorsi qualcosa sta ancora passando al vaglio di diverse procure negli Usa, ma finora le banche se la sono sempre cavata (Lehman Brothers a parte) con qualche multa che, messa a bilancio, al massimo, fa soffrire i soci, mentre i managers di regola (con poche eccezioni) se la ridono.
La rivista mensile “Bloomberg Markets”, del miliardario Bloomberg, padrone di giornali e televisioni, e sindaco di New York, riporta nel numero di questo mese una intera classifica dei 20 banchieri nord-americani primi della classe come retribuzione e, manco a dirlo, il primo è proprio lui, il solito Looyd Blankfein C.E.O. (Chief Operating Officers) cioè Amministratore Delegato, della più importante banca d’affari del mondo, l’arcinota e famigerata Goldman Sachs.
Blankfein, come totale dei compensi relativi all’anno 2012 (stipendio+bonus+provvidenze varie) si mette in tasca 26/milioni di dollari, cioè piu di due milioni al mese, con un incremento del 73,3% sull’anno precedente. Il secondo, John Stumpf, della Wells Fargo, si deve accontentare di “soli” 19,3 mln. ma con un incremento di appena il 7,8% (infatti l’anno scorso era terzo in questa classifica). Il terzo è Richard Fairbank, della Capital One Financial, con 17,5 mln., che addirittura perde 8,9% rispetto all’anno precedente quando era secondo in classifica. Al quarto posto arriva il primo canadese: Gordon Nixon della Royal Bank of Canada, con 12,6/mln. Al quinto posto c’è Brian Moynihan della Bank of America, con 12/mln. (quindi lui, che comanda il secondo colosso bancario d’America, si prende “solo” un milione tondo al mese), ma lui ha avuto un incremento del 71,4%, quasi uguale in termini percentuali a quello di Blankfein. Tuttavia Moynihan partiva da una posizione molto arretrata, l’anno scorso era solo quindicesmo. Infine, solo sesto in classifica, arriva quello che, tra i banchieri nord-americani è considerato il più brillante di tutti: Jamie Dimon, della JP Morgan Chase, il primo gruppo bancario americano. Lui si mette in tasca nel 2012 “solo” 11,5/mln di dollari, pari ad esattamente la metà dell’anno precedente, quando però era primo in classifica.
Ma Dimon doveva farsi perdonare la pesante perdita (circa 6,2 miliardi di dollari) sulle transazioni finanziarie registrata nel 2012 sulla piazza di Londra (vedasi al proposito Rinascita del 14 maggio 2012: “USA-BANKSTERS Il tonfo della J.P. Morgan Chase”). Si noti che a quel tempo la perdita pareva essere contenuta in due miliardi, ma, a conti fatti, il “buco” è stato due volte più largo. I soci di JP Morgan Chase hanno comunque perdonato il divo Jamie nella recente Assemblea annuale, lasciandogli, insieme alla poltrona di Amministratore Delegato, anche quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione.
Seguono gli altri 14 della classifica, chiusa al ventesimo posto da Robert Wilmers della M&T Bank, che per un intero anno di lavoro ha dovuto accontentarsi di “appena” 4 milioni.
Altra nota di rilievo è che da questa classifica è uscito completamente, dopo cinque anni, perchè licenziato, Vikram Pandit, della Citibank, il terzo gruppo bancario americano. La cronaca dello scorso mese di aprile riportava che Pandit: “has been booted by the Board” (cioè, il Consiglio d’Amministrazione gli ha dato un calcio nel sedere) dopo che il titolo Citigroup ha perso, durante il quinquennio sotto la sua guida, il 92% nella quotazione di borsa e Moody’s gli ha abbassatto il rating di due livelli.
Pandit, con Moynihan, che però lo scorso anno ha risalito la china, è stato uno dei meno aggressivi nella gestione delle transazioni finanziarie speculative. Ma la regola del moderno capitalismo finanziario è questa, se gli fai guadagnare milioni (non importa a spese di chi) ti coprono d’oro. Se gli fai perdere soldi, non ci sono scuse, un calcio nel sedere e avanti un altro. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21631#sthash.BSfgOXSy.dpuf
Sapere che a questo mondo, che ancora sta attraversando la più pesante crisi economico-finanziaria da un secolo a questa parte, c’è qualcuno che può finalmente aumentarsi la paga addirittura raddoppiandola, è una buona notizia, no? Non stavamo tutti aspettando di vedere finalmente la fine della crisi? Adesso c’è la prova, la crisi è finita. Nessuna impresa seria potrebbe spingersi a raddoppiare lo stipendio ai propri amministratori se la crisi non fosse finita o se ci fosse ancora in giro una politica di rigore per rientrare da un debito colossale, sapendo che queste cose minacciano seriamente di far cadere di nuovo il paese in recessione.
E poi, non è mica uno solo che vede raddoppiarsi la paga per meriti acquisiti nel 2012, è praticamente tutta una categoria: quella dei banchieri delle grandi banche.
Corrono voci però che quella dei grandi banchieri non è una categoria qualunque, è una categoria che, come potere, se si mettono tutti assieme, ne hanno persino più del presidente Usa.
Infatti il “too big to fail” è praticamente ancora intatto, e nel 2008, quando a causa delle loro fantasiose manipolazioni sui derivati finanziari avevano messo le loro banche tutte nella condizione di crollare come pere mature sotto il peso delle perdite che loro stessi si procuravano foraggiando tutti gli speculatori del mondo (che intanto si arricchivano spropositatamente), loro hanno “fatto un fischio” e tutto il paese, a partire dal presidente (che allora era Bush, paladino della libertà del mercato) fino all’ultimo cittadino, hanno messo mano al portafoglio e hanno “scucito sull’unghia” una ciambella di salvataggio (il “Troubled Asset Relief Program”) della portata di 419/mliardi di dollari (solo per le banche, piu altri 300 ca. per altri soggetti) salvandoli tutti dal baratro meno uno (l’agnello sacrificale Lehman Brothers).
Ho usato l’ironia per riassumere la notizia della pioggia di milioni che i banchieri di affari si sono concessi a titolo di retribuzione per “autopremiarsi” dei brillanti risultati fatti ottenere lo scorso anno alle banche da loro guidate. Risultati che ormai lo sappiamo bene come fanno a conseguire. Sugli abusi trascorsi qualcosa sta ancora passando al vaglio di diverse procure negli Usa, ma finora le banche se la sono sempre cavata (Lehman Brothers a parte) con qualche multa che, messa a bilancio, al massimo, fa soffrire i soci, mentre i managers di regola (con poche eccezioni) se la ridono.
La rivista mensile “Bloomberg Markets”, del miliardario Bloomberg, padrone di giornali e televisioni, e sindaco di New York, riporta nel numero di questo mese una intera classifica dei 20 banchieri nord-americani primi della classe come retribuzione e, manco a dirlo, il primo è proprio lui, il solito Looyd Blankfein C.E.O. (Chief Operating Officers) cioè Amministratore Delegato, della più importante banca d’affari del mondo, l’arcinota e famigerata Goldman Sachs.
Blankfein, come totale dei compensi relativi all’anno 2012 (stipendio+bonus+provvidenze varie) si mette in tasca 26/milioni di dollari, cioè piu di due milioni al mese, con un incremento del 73,3% sull’anno precedente. Il secondo, John Stumpf, della Wells Fargo, si deve accontentare di “soli” 19,3 mln. ma con un incremento di appena il 7,8% (infatti l’anno scorso era terzo in questa classifica). Il terzo è Richard Fairbank, della Capital One Financial, con 17,5 mln., che addirittura perde 8,9% rispetto all’anno precedente quando era secondo in classifica. Al quarto posto arriva il primo canadese: Gordon Nixon della Royal Bank of Canada, con 12,6/mln. Al quinto posto c’è Brian Moynihan della Bank of America, con 12/mln. (quindi lui, che comanda il secondo colosso bancario d’America, si prende “solo” un milione tondo al mese), ma lui ha avuto un incremento del 71,4%, quasi uguale in termini percentuali a quello di Blankfein. Tuttavia Moynihan partiva da una posizione molto arretrata, l’anno scorso era solo quindicesmo. Infine, solo sesto in classifica, arriva quello che, tra i banchieri nord-americani è considerato il più brillante di tutti: Jamie Dimon, della JP Morgan Chase, il primo gruppo bancario americano. Lui si mette in tasca nel 2012 “solo” 11,5/mln di dollari, pari ad esattamente la metà dell’anno precedente, quando però era primo in classifica.
Ma Dimon doveva farsi perdonare la pesante perdita (circa 6,2 miliardi di dollari) sulle transazioni finanziarie registrata nel 2012 sulla piazza di Londra (vedasi al proposito Rinascita del 14 maggio 2012: “USA-BANKSTERS Il tonfo della J.P. Morgan Chase”). Si noti che a quel tempo la perdita pareva essere contenuta in due miliardi, ma, a conti fatti, il “buco” è stato due volte più largo. I soci di JP Morgan Chase hanno comunque perdonato il divo Jamie nella recente Assemblea annuale, lasciandogli, insieme alla poltrona di Amministratore Delegato, anche quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione.
Seguono gli altri 14 della classifica, chiusa al ventesimo posto da Robert Wilmers della M&T Bank, che per un intero anno di lavoro ha dovuto accontentarsi di “appena” 4 milioni.
Altra nota di rilievo è che da questa classifica è uscito completamente, dopo cinque anni, perchè licenziato, Vikram Pandit, della Citibank, il terzo gruppo bancario americano. La cronaca dello scorso mese di aprile riportava che Pandit: “has been booted by the Board” (cioè, il Consiglio d’Amministrazione gli ha dato un calcio nel sedere) dopo che il titolo Citigroup ha perso, durante il quinquennio sotto la sua guida, il 92% nella quotazione di borsa e Moody’s gli ha abbassatto il rating di due livelli.
Pandit, con Moynihan, che però lo scorso anno ha risalito la china, è stato uno dei meno aggressivi nella gestione delle transazioni finanziarie speculative. Ma la regola del moderno capitalismo finanziario è questa, se gli fai guadagnare milioni (non importa a spese di chi) ti coprono d’oro. Se gli fai perdere soldi, non ci sono scuse, un calcio nel sedere e avanti un altro. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21631#sthash.BSfgOXSy.dpuf

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