Di Andrea Telara
Titolari d'azienda, liberi professionisti, privati cittadini italiani. Tutti finiti nel mirino di Equitalia, la società pubblica (partecipata al 51% dall'Agenzia delle Entrate e al 49% dall'Inps) che, in quasi tutta la Penisola, ha il compito di riscuotere le tasse e i contributi non pagati.
"Non voglio assolutamente criminalizzare chi lavora alle dipendenze di questa società", dice Mapelli, "che non fa altro che applicare la legge e seguire delle procedure standard". Nel sistema italiano di riscossione delle imposte, però, secondo l'avvocato ci sono di sicuro molte cose che non funzionano, non fosse altro che un grosso difetto di comunicazione verso i contribuenti.
IPOTECA NASCOSTA. A dimostrarlo (a parte i casi drammatici degli imprenditori che si suicidano , dopo essere stati bersagliati dalle cartelle esattoriali), ci sono anche le storie di chi si rivolge ad Agenzia Debiti perché non sa più come arrabattarsi per regolarizzare le proprie pendenze col fisco.
C'è, per esempio, il caso del titolare di una media impresa manifatturiera che, pur non avendo mai avuto problemi con le banche, si è visto negare all'improvviso una importante linea di credito, correndo il rischio di chiudere i battenti dal giorno alla notte, o quasi. All'origine di tutta la vicenda c'era proprio una serie di cartelle esattoriali inviategli da Equitalia, che era già passata alle vie di fatto: aveva cioè iscritto un'ipoteca sugli immobili dell'imprenditore, senza che il diretto interessato neppure lo sapesse.
Sono proprio i difetti di comunicazione, le notifiche sbagliate o le procedure di riscossione incomprensibili, secondo Mapelli, a mettere nei guai molti titolari d'azienda già pesantemente provati dalla crisi economica.
COME INIZIA IL CALVARIO. Per quasi tutte le persone coinvolte in queste vicende, il copione è sempre lo stesso: per far quadrare il bilancio e onorare i propri impegni con le banche o i fornitori e i dipendenti, gli imprenditori con l'acqua alla gola (o in una situazione un po' traballante) accantonano prima di tutto il pagamento delle tasse, in molti casi dell'iva , poiché le procedure di riscossione del fisco hanno tempi più lunghi della media e permettono di respirare un po'.
I nodi, però, prima o poi vengono al pettine: al debito inziale con l'erario, viene infatti applicata una sanzione di almeno il 30%, a cui si ggiunge un tasso di mora del 5% circa ogni 12 mesi, più altri oneri se il contribuente richiedente il pagamento rateale della somma dovuta. E così, passati 6 o 7 anni dalla prima notifica, il debito si ingigantisce fino raggiungere cifre spesso superiori al doppio dell'importo originario.
Senza contare, infine, che i contribuenti bersagliati da diverse cartelle sono spesso vittime di errori o duplicazioni nelle notifiche e nelle iscrizioni a ruolo e rischiano non di rado di trovarsi a pagare una cifra ben superiore a quella realmente dovuta. Lo sa bene un libero professionista che si è rivolto ad Agenzia Debiti per sanare la proprie pendenze fiscali e ha visto ridurre la somma richiesta da Equitalia di oltre il 30%, da più 126mila a 80mila euro circa. La ragione? Le cartelle ricevute dal professionista, oltre che poco chiare, erano già prescritte o piene zeppe di errori.
Fonte: http://economia.panorama.it/Equitalia-cartelle-pazze-e-interessi-di-mora-Ecco-il-calvario-di-chi-non-ce-la-fa-piu
PS: Guarda il servizio delle Iene sulle Agenzie Debiti che promettono di salvare le persone indebitate e poi gli moltiplicano i problemi: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/367344/toffa-agenzia-debiti.html