La
polvere di vetro speciale (porous-walled glass microsphere) dovrebbe
assorbire parte del CO2, e soprattutto riflettere i raggi solari,
impedendo loro di giungere sulla Terra in eccesso.
Il punto è che gli esperimenti
(«limitati») sono condotti da qualche anno in segreto dal Savannah River
National Laboratory di Alken (South Carolina), un centro che appartiene
al Dipartimento dell’Energia (DOE): un ministero che si occupa anche di
realizzazioni militari, specie di quelle troppo «delicate» per apparire
sotto la sovrintendenza del Pentagono. Tipicamente, certi esperimenti
con materiale fissile e radiattivo cadono sotto la competenza del DOE.
Sembra che il progetto derivi da una
proposta di Paul Crutzen, chimico olandese e Nobel 1995 per studi «sulla
chimica dell’atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e
decomposizione dell’ozono», grazie ai quali è stato bandito in tutto il
mondo il CFC, gas di raffreddamento dei frigoriferi, colpevole del
leggendario «buco nell’ozono».
E’ dunque uno scienziato molto vicino
all’industria (quando si «scoprì» il buco dell’ozono, stava scadendo il
brevetto del CFC appartenente al colosso chimico canadese DuPont, della
famiglia Bronfman, che stava per perderne l’esclusiva). Inoltre, Crutzen
lavora tra il Max Plank Institut tedesco e Stanford, San Francisco.
Fanaticamente convinto delle colpe
dell’uomo nel causare l’effetto-serra, Crutzen propose di inondare la
stratosfera con grandi quantità di zolfo lanciato da Boeing 747, ciò che
secondo lui avrebbe raffreddato la Terra. Silenzio sugli effetti
collaterali di una simile inseminazione dell’altissima atmosfera: del
resto l’umanità colpevole va punita, per salvare il mondo. C’è chi però
sospetta altri scopi.
Patrick Michaels, docente di scienze
ambientali all’Università della Virginia, dice che i progetti di
inseminazione della stratosfera derivano dalle ricerche «degli
scienziati sovietici che negli anni ‘70 cercarono di mutare il clima nel
Nord della Russia, e persino di rovesciare il corso di certi fiumi».
E’ impossibile che l’apparato
scientifico-militare americano abbia trascurato un simile promettente
campo di guerra, una volta aperto dal nemico. Come si intuisce, tutto
questo porta molto vicino al fenomeno delle «scie chimiche», rilasciate
da aerei senza insegne la mattina prestissimo su USA ed Europa.
Una radio della Lousiana, KSLA News, ha
fatto condurre un ennesimo esame del materiale caduto a terra da scie
chimiche, trovando che conteneva alti livelli di Bario (6,8 parti per
milione) e piombo (8,2 ppm), oltre che tracce di arsenico, cromo,
cadmio, selenio e argento. Tutti metalli tranne uno, in genere tossici e
di rado presenti in natura.
Il Louisiana Deparment of Environmental
Quality ha riconosciuto che la quantità di bario è «molto insolita» (di
fatto, era sei volte il livello di tossicità ammesso dall’EPA,
l’Environmental Protection Agency), ma che «dimostrare la fonte» dalle
scie chimiche «è un altro paio di maniche».
Un governo democratico non può volere il
male dei suoi cittadini. Anche se in USA, come hanno stabilito varie
audizioni del Congresso il governo USA sperimentò agenti biologici su
239 aree popolate. Altre innovazioni pensate per il vostro bene sono già
in commercio.
Per esempio l’argento: noto per le sue
proprietà batteriologiche fin dai tempi dei Romani, esso viene oggi
aggiunto in forma di nano-particelle in calze e tute da ginnastica (come
deodorante), in certi bendaggi e prodotti di pulizia per la casa.
Sulle qualità nuove, impreviste, spesso
tossiche e super-attive che i metalli assumono quando finemente
polverizzati in nano-particelle (un nanometro è un miliardesimo di
metro) gli scienziati hanno moltiplicato gli allarmi.
Ora due ricercatori, Paul Westerhoff e
Troy Benn dell’Arizona State University, hanno presentato uno studio
alla American Chemical Society su un loro semplice esperimento condotto
su calzini impregnati di nano-argento, e già comunemente in commercio in
USA (evitano la puzza).
Lavando e rilavando i calzini, hanno
appurato che essi rilasciano nano-particelle di argento che finiscono
negli scarichi e infine nell’acqua di fiumi e laghi. Qui, non attaccano
solo i batteri colpevoli dei cattivi odori, ma aggrediscono anche
microbi benefici e pesci, interferendo in modo imprevisto, e ancora non
ben studiato, nei processi biochimici della vita.
I danni per l’ambiente – ed anche per
l’uomo: le nano-particelle superano la barriera delle fosse nasali che
filtra i particolati meno fini, finendo nei polmoni e nel circolo, e gli
effetti cancerosi dell’amianto sono dovuti allo sfarinameno in
micro-particelle – possono essere imponenti, quanto più si diffonde
l’uso commerciale di nano-materiali.
C’è anche il rischio che qualche Nobel
proponga di disseminare nano-particelle nell’alta atmosfera, per
salvarci dall’effetto-serra…
In questi ultimi anni, il traffico aereo è
aumentato e di molto. Sopra i 6.500 m (20.000 piedi) di quota tutto è
controllato, sotto tale quota no. Gli aerei che viaggiano al di sotto
dei 6.500 possono anche non presentare un piano di volo all’ENAV, perché
non è richiesto.
Tali aerei viaggiano in VFR ossia “volo a
vista” quindi l’ENAV non è a conoscenza dei piani di volo (qui ho i
miei forti dubbi……..). Praticamente, al di sotto di 6.500 m di quota,
ognuno fa quel che vuole. Ricordo, nel film “Il Muro Di Gomma” (sulla
strage di Ustica), una battuta di chi interpretava il fabbricante dei
DC-9. Questi faceva un paragone rispetto al traffico di Roma dicendo
:”Che gran caos che c’è nelle strade di Roma, ognuno fa quel che
vuole……e lassù è un po’ la stessa cosa”. Facciamo un ragionamento
semplice e logico: le scie di condensazione si possono formare al di
sopra degli 8.000 m, temperatura inferiore ai 40 gradi sotto zero,
umidità relativa al 70%.
Gli aerei “chimici” che noi vediamo
(ricordo che si vede la forma ad occhi nudo) non volano certo sopra gli
8.000 m. A volte non volano neanche a 6.000. A volte è già tanto se
arrivano ai 3.000-4.000 m. A quella quota non è possibile il verificarsi
delle scie di condensazione. Ne consegue una domanda: se a tale quota
non è possibile il verificarsi di scie di condensazione, che diavolo di
scie sono quelle che noi vediamo e che poi si espandono fino ad
“oscurare” il cielo sopra le nostre teste? Ovvio che non sono scie di
condensazione. C’è poi un altro aspetto da riportare: gli aerei droni,
ossia, senza piloti. Aerei che vengono guidati tramite satellite. Perché
poi questi voli non sono identificati dal radar AirNav ? Forse perché
sono militari e quindi hanno codici altamente criptati? Forse
semplicemente perché non devono essere identificati. Il problema è che i
nostri occhi identificano molto bene sia gli aerei che le scie.
Identificano molto bene il crimine che
questi signori in divisa stanno compiendo sulla popolazione mondiale.
Identificano molto bene quelle scie che alcuni si ostinano (in maniera
interessata) a chiamare scie di condensazione e che giustificano il loro
espandersi con la parola cristallizzazione dei vapori caldi emessi dai
motori. Il problema è che il sottoscritto non ha visto mai una
cristallizzazione che si espande, che non si scioglie (se di cristalli
vogliamo proprio parlare tipo quelli dei fiocchi di neve). Controllo
climatico, nuove armi, organismi geneticamente modificati, malattie
all’apparato respiratorio e alla pelle di origine “sconosciuta”,
mutazioni dell’organismo (Morbo di Morgellons) e chissà che altro.
Alzate gli occhi al cielo e ponetevi la domanda su cosa stanno facendo.
Luca Romalini